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ISSN 2282-1694
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Numero 0 / 2013

Recensioni

Fair Trade Organizations and Social Enterprise. Social Innovation through Hybrid Organization Models

Sara Rago

Benjamin Huybrechts (2012), Fair Trade Organizations and Social Enterprise. Social Innovation through Hybrid Organization Models, Routledge, London.

In che modo gli imprenditori riescono a connettere concretamente tra loro il Nord e il Sud del mondo? Quali sono le soluzioni organizzative attraverso cui un movimento sociale come il Commercio Equo e Solidale può entrare nei mercati mentre contemporaneamente tenta di trasformare quegli stessi mercati? È possibile avviare un’impresa sostenibile e che sia contemporaneamente coerente con i principi del Commercio Equo e Solidale? Quali tipi di modelli organizzativi consentono il perseguimento degli obiettivi ibridi connessi al Commercio Equo e Solidale? Queste sono le principali domande cui si propone di trovare una risposta il libro di Benjamin Huybrechts “Fair Trade Organizations and Social Enterprise. Social Innovation through Hybrid Organization Models” (trad. ita. “Le organizzazioni del Commercio Equo e Solidale e l’impresa sociale. L’innovazione sociale attraverso modelli organizzativi ibridi”).

L’idea alla base del Commercio Equo e Solidale (CES) è quella di usare il commercio come strumento per raggiungere la mission sociale di supportare i piccoli produttori del Sud del mondo. Nato come mercato orientato ad una clientela di nicchia, con il passare degli anni il CES ha conosciuto una grande diffusione, crescendo in visibilità e quote di mercato, fino ad arrivare alla realizzazione del marchio “Fairtrade” (www.fairtradeitalia.it).
A partire da un excursus storico che ben descrive le origini del movimento del CES, l’autore introduce la prospettiva di osservazione attraverso cui si sviluppa l’intero testo: il Commercio Equo e Solidale inteso come concetto innovativo ed ibrido e, pertanto, non esente da paradossi a livello organizzativo legati alle diverse dimensioni che definiscono. Lo sviluppo del CES ha portato con sé un ampliamento nella casistica delle forme imprenditoriali adottate. Il bisogno di modelli organizzativi originali che consentano il perseguimento di obiettivi ibridi viene evidenziato basandosi sullo studio di quattro concetti tra loro collegati: il movimento cooperativo, l’economia sociale, l’economia solidale e l’imprenditorialità sociale, l’innovazione sociale e l’impresa sociale. Anche se tutti e quattro i concetti contribuiscono a far luce su come il perseguire obiettivi ibridi implichi l'adozione di specifici modelli organizzativi, secondo l’autore l’approccio dell’impresa sociale risulta essere quello che abbraccia più ampiamente la gamma di modelli organizzativi osservati nel CES.

Nella prima parte del testo, in particolare, Huybrechts analizza i differenti modelli organizzativi di impresa sociale implementati nei diversi paesi europei, con un particolare approfondimento delle esperienze di Belgio, Francia, Regno Unito e Italia attraverso la combinazione di una pluralità di approcci metodologici: analisi della letteratura e di documenti esistenti, interviste al management e approfondimento tramite case study. Inoltre, un’ulteriore evidenza emersa è che se le imprese sociali pioniere del CES erano in larga misura organizzazioni non profit basate sul lavoro volontario, con il tempo esse si sono sempre più diversificate in termini di forme giuridiche, modelli di governance e pratiche organizzative. Questi modelli diversificati sembrano riflettere la natura ibrida dello stesso CES, attraverso diverse combinazioni di attività commerciali (commercio dei prodotti del CES), mission sociale (sostegno ai produttori) e un più o meno esplicito messaggio politico (spesso espresso attraverso attività educative e di advocacy). La diversità dei modelli organizzativi nel campo del CES viene successivamente analizzata attraverso tre elementi costitutivi, ovvero forma giuridica, struttura e modello di governance. Sulla base dell’osservazione e dell’analisi delle combinazioni di questi tre elementi, l’autore costruisce una tassonomia che include cinque categorie imprenditoriali: imprese sociali individuali, imprese sociali a matrice commerciale la cui proprietà è in capo al management, imprese sociali basate sul volontariato, cooperative multistakeholder e strutture di gruppo. Tali categorie vengono poi approfondite, illustrate e distinte sulla base di una serie di variabili tra cui regione, età, dimensione, risorse, obiettivi, attività e profili dei leader; da questa seconda fase di analisi, ne deriva che le realtà basate principalmente sul volontariato sono anche quelle che sono state fondate da leader spinti da una motivazione fortemente politica, si basano su risorse di natura non commerciale e si focalizzano principalmente sulla dimensione socio-politica del CES. Dall’altra parte, le realtà più di stampo imprenditoriale si fondano sulle vendite, sull’esperienza commerciale e si focalizzano principalmente sulla dimensione economica del CES. Infine, a metà strada tra i due gruppi già descritti, è possibile trovare le cooperative multistakeholder e i gruppi, in cui sono coinvolti leader con profili diversi che al contempo uniscono un interesse sia per la dimensione politica che economica dell’attività del CES.

Nella seconda parte del libro, invece, il punto di osservazione del fenomeno trattato è costituito dal quadro teorico di riferimento. Al fine di comprendere come e perché le imprese del CES adottano modelli diversi, infatti, sono disponibili vari approcci teorici all’interno della cornice degli studi organizzativi, tra cui in particolare i nuovi approcci istituzionali in economia e sociologia. A partire dalla descrizione delle origini e delle caratteristiche principali di ogni approccio, viene condotta un’analisi comparativa sia sui presupposti chiave che sul contributo degli approcci individuati allo studio delle diverse imprese sociali del CES e dei modelli ibridi. Da un lato, il nuovo istituzionalismo economico permette di comprendere come la natura ibrida possa essere espressa in termini di beni economici in base alle diverse tipologie giuridiche e strutture di governance delle imprese sociali del CES. Dall’altro lato, il nuovo istituzionalismo sociologico si focalizza sull’influenza esercitata dalle istituzioni – intese in senso ampio – sulle organizzazioni. Ciò implica un’analisi delle tendenze normative in materia di CES nonché delle loro conseguenze sui modelli organizzativi delle imprese sociali. L'autore quindi esamina come queste tendenze normative sono applicate a livello locale e si intrecciano con influenze coercitive e mimetiche, rivelando importanti differenze tra i quattro paesi oggetto di studio. Tali differenze storiche e geografiche, infatti, spiegano molto della diversità esistente nel campo di azione del CES. Attraverso l’analisi dei casi studio che rappresentano i diversi modelli organizzativi viene inoltre mostrato come tali modelli siano sia influenzati dall’ambiente in cui si sviluppano che in grado di condizionare ed individuare nuove vie di sviluppo delle imprese sociali emergenti del CES. I modelli organizzativi vengono interpretati come un “bricolage istituzionale” destinato a raccogliere legittimità e, quindi, risorse provenienti dalle diverse parti interessate. La biodiversità dei modelli viene interpretata come risultato delle diverse strategie adottate dalle imprese sociali del CES per adattarsi ad ambienti specifici.

La terza e ultima parte del testo di Huybrechts si focalizza sul tema della gestione dell’ibridazione all’interno del CES. Per ciascun modello organizzativo individuato, l’autore ne evidenzia le opportunità e le difficoltà derivanti, analizzandone anche il contributo allo sviluppo del CES. Attraverso un excursus che ripercorre i differenti modelli, evidenziando le modalità di evoluzione da un modello all’altro (cd. “traiettorie organizzative”), l’autore conclude fornendo raccomandazioni agli attuali e futuri imprenditori del CES su come cogliere le opportunità, superare i dilemmi derivanti dalla natura ibrida e gestire i loro rapporti con le altre imprese sociali e i propri stakeholder.

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