A oltre trent’anni dalla nascita, Impresa Sociale cambia di nuovo pelle. Lo richiedono l’evoluzione delle tecnologie e delle forme di comunicazione, non meno che un diverso e più complesso quadro delle tematiche relative all’imprenditoria sociale.
Quando nell’ottobre del 1990 uscì il numero zero, redigemmo a sei mani - Carlo Borzaga e Stefano Lepri ed io – un editoriale tutto teso a dar conto del perché di un’iniziativa editoriale centrata su un tema e, soprattutto, con un titolo che appariva ai più quanto meno eccentrico e per molti versi velleitario, se non addirittura improprio. Non vi erano mondi realmente sintonizzati sulla nostra lunghezza d’onda, al di fuori di chi, sul campo stava concretamente sperimentando un nuovo modo di gestire attività imprenditoriali in chiave sociale. Per il resto, dall’accademia agli operatori economici tradizionali, tutti consideravano l’impresa sociale un ossimoro poco utile, tanto sul piano pratico che su quello concettuale.
In questi trent’anni molta acqua è passata sotto i ponti e crediamo di aver fatto la nostra parte per farla scorrere. L’impresa sociale è ormai ampiamente sdoganata, al punto di essere al centro dell’attenzione nella ricerca di nuove vie per superare la crisi, delle Istituzioni governative, soprattutto quelle europee. Come avremo modo di approfondire in questo primo numero della nuova serie, il Parlamento, la Commissione, il Comitato economico e sociale europeo, con diversi documenti e provvedimenti, hanno ormai chiarito che l’imprenditoria sociale rappresenterà, nei prossimi anni, una delle prospettive rilevanti per il futuro dell’Europa.
Missione compiuta dunque per la nostra rivista? Direi proprio di no. Mai come in questo momento di riconoscimento e sviluppo, appare necessario approfondire, confrontarsi, discutere, tanto sul piano teorico quanto su quello pratico. Le sfide per l’imprenditoria sociale si sono accresciute, al pari dei rischi di deviazione o, più semplicemente, di banalizzazione come dimostra la recente proposta di modifica della normativa italiana comparsa e poi ritirata all’interno della legge di stabilità. Rispetto al divenire delle cose non pretendiamo, in ragione della nostra primogenitura, di offrire l’unica visione possibile. Siamo però fermamente intenzionati a difendere e promuovere una interpretazione esigente dell’imprenditoria sociale, fortemente ancorata ad assetti proprietari ed istituzionali pienamente coerenti con la sua vocazione e sottoposta ad una adeguata e rigorosa, specifica normativa.
Intendiamo quindi non sbiadire, anzi, se ne saremo in grado, vogliamo rinvigorire la caratteristica di rivista militante che sempre ha accompagnato Impresa Sociale. Cercheremo quindi di affiancare a riflessioni di lunga lena, interventi e note più legate alla contingenza. Confidiamo inoltre di riuscire ad essere una buona palestra per i giovani studiosi e ricercatori che, sempre più numerosi, si stanno cimentando intorno ai temi dell’imprenditoria sociale.
Abbiamo infine l’intenzione di sfruttare al meglio le opportunità che la formula on line ci offre. In particolare in una sezione “documenti” cercheremo di offrire una panoramica aggiornata di quanto sui fronti più disparati viene oggi prodotto sulle materie di cui ci occupiamo. Allo stesso modo puntiamo anche sul forum di discussione per accorciare le distanze tra comunità scientifica e addetti ai lavori, oltre alla presentazione di casi studio relativi a imprese sociali innovative.
Ripartiamo dunque con la determinazione e l’entusiasmo della prima ora, contenti che la bandiera che per primi abbiamo sventolato sia oggi issata da una pluralità un tempo inimmaginabile di soggetti. Questo fatto ci dà ancora più forza e determinazione. Confidiamo di saper essere per tutti buoni compagni di viaggio. Di questo viaggio entusiasmante che riteniamo sia destinato a continuare e a intercettare sempre più persone, idee, risorse, al servizio di un comune disegno di solidarietà e cittadinanza.