Un progetto finanziato da Impresa Sociale Con i bambini opera in ottica comunitaria a Ramacca e Palagonia, due comuni dell'entro terra siciliano. Questo innesca processi partecipativi da cui scaturiscono molteplici attività, ma soprattutto restituisce al territorio fiducia nel cambiamento possibile.
Come è possibile apportare dei reali cambiamenti sociali in un ambito delicato come quello della povertà educativa nel difficile territorio dell’entroterra siciliano? La domanda lascia qualche dubbio persino agli stessi siciliani. Marginalità geografica, carenza di infrastrutture e servizi, penuria di opportunità di lavoro e di crescita, radicata e generalizzata sfiducia del cittadino. Sono solo alcune tra le caratteristiche insite in Ramacca e Palagonia, due Comuni interni della Provincia di Catania dove si è appena concluso un lungo progetto di 28 mesi denominato “Ubuntu. Io sono perché noi siamo".
La sfida, per la cooperativa sociale Project Form promotrice del progetto (finanziato dall’impresa sociale “Con i bambini” nell’ambito del “Bando per le Comunità educanti 2020”) era quella di affrontare i fenomeni della dispersione scolastica, emarginazione sociale e criminalità giovanile non come somma di casi, ma come problema sociale e scolastico territoriale, attivando una comunità educante formata da attori realmente connessi e operanti in rete, sostenendo politiche di ri-organizzazione dei servizi socio-educativi; il tutto in una logica di comunità, che mira a superare l’idea che ciascuno degli attori si dedichi alla propria specifica attività al di fuori di una visione di sistema.
Si ripercorrono ora i principali elementi del progetto, per poi interrogarsi su quali siano le eredità che esso lascia sul territorio di Ramacca e Palagonia.
Innanzitutto, le alleanze. Ubuntu è stato reso possibile grazie a una rete di alleanze territoriali che ha unito enti pubblici, scuole e realtà del terzo settore, ovvero i Comuni di Ramacca e Palagonia, la GR GROUP Soc. coop. soc., l’Associazione culturale Archeorama, la Montessori Società cooperativa sociale onlus, la Ali Blu Società cooperativa sociale, la Ermes Comunicazione Società cooperativa, l’Istituto comprensivo Giovanni Blandini di Palagonia, l’Istituto comprensivo Ottavio Gravina De Crujllas di Ramacca e l’Istituto comprensivo Gaetano Ponte di Palagonia.
Insieme, questi attori hanno messo in atto un percorso che ha coinvolto oltre 500 bambini e ragazzi, centinaia di genitori, insegnanti, educatori, operatori e cittadini con un obiettivo preciso: sradicare il tipico “spirito di lamentela”, provare a far rinascere la fiducia nella possibilità di costruire il proprio futuro e il desiderio di essere protagonisti e non più solo spettatori. Ubuntu l’ha fatto coinvolgendo ragazzi e famiglie nei processi decisionali, nei tavoli di coprogettazione e nelle missioni di comunità. Lavorare nei quartieri come Burgu di Ramacca e ex Convento di Palagonia è stato il primo passo. Qui sono stati avviati percorsi di rigenerazione urbana ed ecologica, ma anche relazionale e intergenerazionale. Le scuole si sono aperte al territorio, si è lavorato sulla riscoperta del valore dei beni comuni e sono sorte nuove forme di cittadinanza attiva. Ecco, nel concreto, alcune delle azioni realizzate nell’ambito di Ubuntu:
Ora il progetto è concluso ed è quindi necessario interrogarsi su cosa esso lasci a Ramacca e Palagonia. Stando ai risultati, ai numeri, alle testimonianze di operatori e cittadini, alla rinnovata vivacità territoriale che ne è seguita in termini di iniziative d’ordine sociale e comunitario, è possibile ritenere che si siano effettivamente creati i presupposti per un cambiamento mediante una tessitura non imposta dall’alto ma generata dal basso, un lavoro fatto di ascolto, partecipazione, rigenerazione urbana, coprogettazione e pratiche di solidarietà condivisa.
Mentre si chiude il ciclo formale di Ubuntu, lo spirito del progetto e le iniziative intraprese continuano ad essere presenti. Questo esito ci conferma che è possibile, quindi, apportare dei reali cambiamenti sociali anche in zone apparentemente marginali come la Sicilia interna; e questo è stato possibile lavorando non solo sulla realizzazione di specifiche attività, ma generando e diffondendo fiducia, sulla possibilità di una Sicilia diversa, dove la scuola è di tutti, la città è di chi la abita, l’educazione è davvero un bene comune e le prospettive di cambiamento sono percepite come reali e diventano il motore che muove l’azione e che rende fattibili le cose. Perché, come dice Ubuntu, nessuno si salva da solo. Ma insieme tutto diventa possibile.
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