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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  15 minuti
Argomento:  Esperienze
data:  17 luglio 2023

Coprogettare per la salute e il benessere a Bologna

Luca Negrogno

Un'esperienza di coprogettazione in atto in un quartiere di Bologna è l'occasione per riflettere sul significato degli strumenti partecipativi, sul rischio che essi non riescano a sfuggire dalla path dependence e sulle condizioni che possono invece liberare le potenzialità della collaborazione.


Uno studio di caso al Quartiere Navile

In concomitanza con il Decreto Ministeriale 77/2022 e con la riorganizzazione della Sanità Territoriale da esso prevista, è in corso un processo di “territorializzazione della sanità”1 che comporta forme innovative di incontro tra servizi (sociale, sanitario, socioeducativo, scolastico, culturale, di comunità, ecc.), Enti di Terzo settore e cittadinanza attiva. Nel Quartiere Navile della Città di Bologna esiste una già consolidata esperienza di confronto tra attori simili, nato all’interno del Gruppo di Lavoro della Casa della Salute (ora Casa di Comunità) sorto nel 2017 in seno al Consiglio di Quartiere; si tratta di un gruppo aperto alla cittadinanza che riunisce tecnici della sanità, esperti di promozione della salute, rappresentanti delle forze politiche e sindacali, referenti di enti di terzo settore e cittadini attivi.

All’interno del nuovo quadro normativo cittadino - definito dal Patto per l’Amministrazione Condivisa e con il sostegno scientifico della ricerca-azione promossa da AUSL, Comune di Bologna e Università di Bologna sull’Equità nel diritto Salute2 dove si è sottolineato il valore della prossimità, dell'integrazione e della partecipazione come vettori per il rafforzamento di un approccio comunitario in salute, orientato alla riduzione delle diseguaglianze -, il Gruppo di Lavoro della Casa della Salute/Comunità Navile ha avviato dal 2022 un percorso di autoformazione e ricerca. Tale percorso, realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna - ha come obiettivo prioritario quello di contribuire alla declinazione a livello locale al processo di territorializzazione della sanità. Il progetto di ricerca-azione condiviso prevede una serie di ambiti, alcuni dei quali coinvolgono anche l’Istituzione Minguzzi della Città Metropolitana di Bologna, finalizzati a produrre apprendimenti istituzionali a partire dall’approfondimento dei rapporti tra servizi e territorio. Le azioni previste infatti sono tese a favorire la riflessività degli operatori impegnati negli ambiti coinvolti, rafforzare l’integrazione tra politiche e aree di servizi, la creazione di “comunità di cura”3 anche nell’intreccio con azioni culturali e aggregative gestite dal tessuto associativo locale e nell’apertura di momenti pubblici, di confronto con la cittadinanza; l’obiettivo è contrapporre ad astratte e pervasive “retoriche partecipative” processi reali di tematizzazione di bisogni “sommersi”, di monitoraggio comunitario delle pratiche e delle politiche realizzate dai servizi4.

La prima fase della coprogettazione a Gorki

Il 19 settembre 2022 il Quartiere Navile ha aperto il bando di coprogettazione per la gestione degli spazi siti presso il Centro civico W. Michelini, in via Gorki 12 al piano terra, denominati "ex poliambulatorio". Al bando si è presentata una sola cordata di associazioni, stimolata a partecipare dopo un incontro conoscitivo aperto alla cittadinanza promosso dall’Ufficio Reti del Quartiere. Alla cordata appartenevano alcune associazioni storiche che da tempo hanno ubicato le loro sedi all’interno di quegli spazi con l’aggiunta di nuovi soggetti non precedentemente presenti. Questo gruppo di associazioni, che si era lievemente assottigliato dopo il primo incontro pubblico, ma continuava ad essere più ampio del precedente gruppo di assegnatari degli spazi, ha presentato un progetto dal titolo: “C’è vita su al Gorki. Progettare e sostenere comunità del Possibile”. Il progetto recupera le attività basilari che le associazioni già svolgevano negli spazi messi a bando e ne aggiunge altre, con l’obiettivo di valorizzare le azioni a carattere artistico e culturale e il loro ruolo nello stimolare la costruzione di reti con ricadute in termini di inclusione sociale e benessere. Il progetto si propone inoltre di offrire sponde e spazi aggregativi decentrati alla Casa della Comunità e alla Microarea di Pescarola (un’altra area del Quartiere Navile), accogliere spazi di elaborazione, collaborazione e aggregazione per la cittadinanza nelle aree esterne. Inoltre, il progetto intende costruire una collaborazione sistematica con gli organismi sociali, sanitari e le loro equipe in un’ottica di conoscenza epidemiologica e lettura preventiva di bisogni esistenti, attraverso: 1) l’utilizzo degli spazi per incontri di lavoro e iniziative seminariali, sia interne che aperte alla cittadinanza, da parte dei medici di base e professionisti delle Case della Salute o di Comunità presenti in zona; 2) il partenariato con il Dipartimento Salute Mentale per sperimentare il modello denominato “Recovery College”5.

Tra le azioni e gli strumenti previsti nel progetto, vi sono l’organizzazione di un ciclo di seminari su “Come si costruisce comunità oggi”, l’istituzione di una radio, l’organizzazione di mostre fotografiche, iniziative di street art, trekking urbani, spettacoli, laboratori artistici, musicali, di artigianato; la presentazione di libri (presso il bar adiacente) sui temi della medicina narrativa, sui modelli comunitari di recovery, sul welfare culturale. Altre importanti azioni previste e ipotizzate nel progetto sono la ricerca partecipativa, attraverso interviste e questionari qualitativi a segmenti specifici di popolazione del quartiere; l’attività di sportello sociale e portierato, i laboratori teatrali e di espressione narrativa aperti alla cittadinanza; l’organizzazione di spettacoli e assemblee di quartiere incontri con esperti, aperti alla cittadinanza, su temi di attualità relativi alla salute e al benessere; la collaborazione con la vicina biblioteca.

Le associazioni presenti nel gruppo sono caratterizzate da una notevole varietà, sia dal punto di vista della forma associativa, sia dal punto di vista delle attività prevalenti: alcune sono associazioni di tipo artistico, teatrale e musicale, altre sono associazioni di volontariato, impegnate in attività di automutuoaiuto tra caregiver o in altre forme di supporto alle fragilità (principalmente impegnate nel campo delle tossicodipendenze). Il Gruppo di Lavoro Casa della Salute/Comunità si inserisce in questo contesto e supporta il gruppo di associazioni attraverso le attività di ricerca-azione sopra menzionate, con l’idea che questo progetto costituisca una delle articolazioni del processo di “territorializzazione della sanità” implicato e sintetizzato dalla transizione dall’idea di Salute all’idea di Comunità. L'istituzione Minguzzi della Città Metropolitana di Bologna aderisce al progetto per “contribuirvi attivamente… svolgendo un compito di supporto alle attività e di monitoraggio per ciò che concerne gli aspetti conoscitivi della costruzione di comunità". In specifico, “propone di svolgere la rilevazione dell'impatto prodotto dalle attività di welfare culturale sulla condizione di benessere della popolazione, in collaborazione con altri soggetti pubblici interessati a implementare esperienze di integrazione sociosanitaria sul territorio” (dalla “Lettera di adesione dell’Istituzione Minguzzi”, 2022). L’Istituzione Minguzzi collabora già attivamente con il Gruppo di Lavoro della Casa della Salute/Comunità con l’obiettivo di sostenere il percorso di integrazione sociosanitaria e le dimensioni "partecipative" del rapporto tra welfare culturale e benessere di comunità.

La convenzione tra la rete dei soggetti proponenti e il Quartiere è stata siglata a fine giugno 2023. La prima fase di coprogettazione si è chiusa con la definizione di un programma di iniziative, la partecipazione di tutti gli Enti di Terzo settore coinvolti; tali iniziative comprendono le attività sociali e come indicato nella convenzione, gli “interventi rivolti a persone fragili e sole, ai nuclei monofamiliari ed alle categorie a rischio di fragilità relazionale (quali ad esempio famiglie, adolescenti, donne migranti, anziani fragili e caregiver), l’animazione della piazzetta Maccaferri per famiglie, bambini ed adolescenti, prevedendo il coinvolgimento delle realtà istituzionali (Istituto Comprensivo 4, Biblioteca Corticella Luigi Fabbri, Casa di Quartiere Villa Torchi ecc.), l’attivazione di un presidio nel Centro Civico W. Michelini, nella Piazzetta, Maccaferri e nell’area adiacente, per la cura e la rigenerazione urbana, anche attraverso l’organizzazione di giornate di impegno civico”. Queste iniziative si concretizzano in parte attraverso le attività che il gruppo delle associazioni coinvolte già svolgeva, ma anche nella previsione di ulteriori attività da sviluppare insieme. Nella convenzione sono inoltre indicate la ripartizione degli spazi tra le varie associazioni costituenti il raggruppamento e le modalità di utilizzo degli spazi pubblici, come l’adiacente teatro civico. Nella convenzione si specifica anche che “ai progetti e alle attività previste possono altresì partecipare soggetti istituzionali aderenti (Città Metropolitana, Istituzione Minguzzi ecc.), nonché altri soggetti pubblici e/o privati potenzialmente interessati e con i quali condividere futuri momenti di approfondimento e di proposta” come, ad esempio, il Gruppo di Lavoro della Casa della Salute/Comunità Navile.

I locali del Centro Civico sono concessi dal Quartiere al Raggruppamento concessionario in comodato d'uso gratuito: il canone annuo complessivo di euro 3.300,00 dovuto in relazione alla concessione degli spazi si ritiene compensato dall'attività sociale e di interesse pubblico che il gruppo di associazioni svolgerà nell'ambito dei progetti e delle attività presentate; questo anche in considerazione della rilevante utilità sociale e dei servizi sussidiari del piano delle attività presentato, in relazione al radicamento delle associazioni presenti nel territorio del Quartiere Navile e al loro lavoro di “aggancio” delle fasce deboli delle popolazione. Sono a carico del gruppo di associazioni, invece, le spese inerenti alle utenze (attraverso un meccanismo di valutazione forfettaria svolta dal Quartiere, sempre in virtù dell’utilità sociale delle iniziative), allo smaltimento dei rifiuti, all’organizzazione e alla gestione economico-normativa di tutto il personale eventualmente impegnato nella gestione delle attività, nonché tutti gli adempimenti di legge previsti nei confronti dei lavoratori.

Le prospettive aperte dalla “Carta Etica”

Sia il Raggruppamento di Enti di Terzo Settore sia il Quartiere garantiscono il rispetto della “Carta Etica”, un interessante strumento per lo sviluppo delle prospettive future della coprogettazione. La Carta Etica indica i due quadri teorici fondamentali in cui il raggruppamento di Enti si colloca, indicati dalla stessa come “rilevanti per la storia dei Servizi a Bologna”: “quello dell’empowerment, definito da Bruna Zani, Augusta Nicoli e Anna Marcon6 come capacità di auto-espressione, di progettualità e di azione migliorativa, e quello del welfare culturale, definito da Giacomo Manzoli e Roberta Paltrinieri come una via possibile per forme innovative di risposte a bisogni individuali e collettivi”7. La Carta richiama il valore della coprogettazione come strumento del lavoro di comunità e ne colloca le azioni all’interno degli obiettivi di equità in salute. I principi fondamentali della Carta Etica vengono così declinati:

«1) una interpretazione ampia di welfare culturale, inteso sia come politiche rivolte a rendere la fruizione e la produzione culturali accessibili, sia come strumento per diffondere una cultura del welfare.

2) La coprogettazione è uno degli strumenti di cui l’amministrazione si avvale. Tale strumento è a disposizione dei servizi già esistenti: rappresenta una occasione di apertura a progettualità che vengono da altre istituzioni, funziona come stimolo a una maggiore integrazione sociosanitaria.

3) Gli obiettivi di benessere della co-progettazione e della funzione degli spazi saranno individuati volta per volta di concerto con il quartiere.

4) Riguardo all’accessibilità alle azioni di fruizione e produzione culturale che negli spazi si svolgeranno, riteniamo importante riflettere su precise leve d’accesso utilizzabili in caso di popolazioni fragili, da definire con i servizi sociosanitari, come ad esempio il Social Prescribing.

5) Si intende il processo sia soggetto a monitoraggio da parte di ente terzo, scientificamente autorevole e sufficientemente estraneo alle dinamiche specifiche di quartiere (in questo caso l’Istituzione Minguzzi della Città Metropolitana di Bologna, che ha tra le altre sue funzioni lo studio di dinamiche comunitarie). Il monitoraggio può comportare la possibilità biunivoca di richiesta collettiva di momenti consultivi, e di somministrazione di strumenti di verifica, quali questionari e interviste qualitative. (...) il Quartiere si impegna a favorire un incontro con altre realtà circostanti il complesso Gorki o comunque afferenti possibili target comuni di popolazione: vedi circolo B Brecht, sala Candilejas, Circolo Anpi, Case di comunità, Centro giovanile Zeta, parrocchie, scuole.

6) Il quartiere si impegna a favorire la connessione delle attività in coprogettazione con gli altri progetti di ricerca-azione che insistono su questo tema come la già citata ricerca sulle diseguaglianze di salute e a considerare i luoghi di Gorki come possibile ambito di utilizzo di recenti innovazioni che possono contribuire al raggiungimento dei nostri medesimi obiettivi come i “mediatori di salute di comunità» (Carta Etica, 2023, pag. 2).

L’esperienza della coprogettazione negli spazi interni ed esterni del Centro Civico in via Gorki si presenta come occasione di approfondimento sui processi di territorializzazione del welfare, di riformulazione dell’azione pubblica verso obiettivi di promozione della salute e come possibile ambito di riflessione e verifica sui nodi problematici della pratica stessa della coprogettazione. Da una parte è possibile che la pratica della coprogettazione, se interpretata non come mero strumento di distribuzione/allocazione meccanica di risorse pubbliche, sia uno degli strumenti che permettono di “costruire comunità”, attraverso processi di “coinvolgimento, identificazione, nascita di relazioni (...) attorno all’analisi degli elementi maggiormente significativi per le persone, il contesto” e “gli scopi a cui volta per volta ci si riferisce”. Alla base di questo sta la consapevolezza che le comunità non sono fatte di omogeneità, ma di complessità, conflitti, varietà, da far emergere e coltivare. D’altra parte, è evidente una relazione intrinseca tra i processi di integrazione che riguardano i servizi sociali, sanitari ed educativi (e i segmenti di ciascun servizio al loro interno) e il protagonismo della comunità. Il legame tra questi due aspetti si declina attraverso l’apertura di forme inedite di vita in relazione, la possibilità di voice, lo sviluppo di capabilities e di “possibilità di aspirare”, l’emersione di bisogni altrimenti indicibili nell’ambito del “privatismo”8 - che sia intra e interfamiliare, intergenerazionale, spaziale - e delle dimensioni consumistiche-produttivistiche a cui sembra essere spesso ridotto lo spazio pubblico.

Tenendo conto di queste potenziali interazioni, vediamo come approfondire la riflessione sulla coproduzione rappresenti un modo per tematizzare efficacemente la partecipazione: vale a dire considerando la creazione di comunità come obiettivo in sé e non come fattore strumentale per il raggiungimento di finalità aziendali già pianificate di efficientamento della governance o di riduzione dei costi (si veda Consoloni, Quaranta, 20219) - tutte modalità attraverso cui il tema della partecipazione rischia spesso di essere declinato all’interno dei servizi. Costruire comunità è invece l’orizzonte più alto entro cui l’epistemologia e la prassi di ogni prestazione, organizzazione, azienda e istituzione dovrebbero inscriversi. Per fornire un elemento più concreto, è possibile osservare come, nella densa articolazione di un percorso di coprogettazione orientato al benessere, sia possibile risignificare le idee di malattia, salute, relazioni, territorio, prossimità, sfidando l’egemonia dei saperi tecnicistici e le semplificazioni ad essa conseguenti. Attraverso un simile percorso è possibile indagare i processi volti alla costruzione di relazioni efficaci e di messa in comune delle responsabilità “pubbliche” come occasioni per contrastare l’incorporazione stessa delle diseguaglianze di salute. Con “incorporazione”10 si intende qui il modo in cui la salute e la malattia, il benessere e il malessere, si iscrivono nelle storie di esclusione, di marginalizzazione, di oppressione sistematica e di solitudine; ossia come i modi di intendere la salute e malattia ci raccontino, all’interno delle storie di vita, anche di determinati modelli di sviluppo, di vita urbana, di frammentazione, di impoverimento culturale e umano delle comunità11. In questa direzione, tematizzare la centralità di temi come quello di “partecipazione” ed “equità” nella salute in questo processo di coprogettazione ci permette di collocare l’azione in un orizzonte etico che sarebbe invece difficile mantenere se parlassimo solo di assegnazione di spazi.

Il Quartiere Navile nelle mappe delle disuguaglianze di salute

Il quartiere Navile presenta varie caratteristiche peculiari sul piano delle Disuguaglianze di Salute, come ha messo in luce il Report del Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale dell’Università di Bologna (CSI Unibo). Il Quartiere è caratterizzato dalla presenza di una serie di circostanze che costituiscono forti fattori di esposizione al rischio di fragilità sociale, particolarmente concentrati in alcune delle aree statistiche che lo compongono, le quali ne disegnano una mappa allarmante in termini di fragilità urbana. Per “indicatori di esposizione” si intende “determinanti sociali, concepiti come fattori di rischio per lo sviluppo di certe condizioni di salute, o per un utilizzo non efficace dei servizi sanitari”, sono stati creati degli indicatori di vulnerabilità territoriale divisi in tre categorie: vulnerabilità demografica, sociale ed economica, da cui vengono prodotti tre indici sintetici e un indice cumulativo di fragilità. Rispetto a questi indicatori la ricerca del CSI mette in luce in particolare che a Navile si trovano:

  1. l’area con la percentuale maggiore di famiglie con reddito sotto il 60% della mediana;
  2. l’area con la percentuale maggiore di figli/e di residenti stranieri;
  3. l’area con la percentuale maggiore di abitanti residenti in comparti di Edilizia Residenziale Pubblica (ERP);
  4. l’area con la maggiore percentuale di minori in famiglie monogenitoriali (non coabitanti) sul totale dei minori al 31/12/19.

Anche gli indicatori di esito riportano dati allarmanti, sintetizzati da quelli sull’incidenza di mortalità, dei tumori, del diabete e delle malattie cardiovascolari, che a Navile presentano valori complessivamente superiori rispetto alla media cittadina, in alcuni casi con punte del 20%.

Rispetto all’utilizzo dei servizi, risultano varie peculiarità che identificano il Quartiere Navile come una delle zone in cui c’è “maggior ricorso alle prestazioni sanitarie pubbliche, presenza di comorbidità e accessi al PS per condizioni che potrebbero essere gestite dalla medicina del territorio” a cui sono legate probabilmente un “maggior uso non efficace dei servizi, un’inadeguata prevenzione e/o presa in carico della popolazione in campo sociale e sanitario. Si ipotizza anche un maggior uso della specialistica privata e dei farmaci a pagamento”. In particolare, i dati più allarmanti del quartiere riguardano:

  1. l’alto numero di accessi complessivi al PS e di accessi al PS per motivi non urgenti (codici bianchi e verdi);
  2. l’alto numero di ricoveri (anche nell’ambito della salute mentale) e di accessi alla specialistica ambulatoriale (ASA);
  3. l’alto numero di interventi dei Servizi Sociali in Area Tutela Minori in rapporto a decisioni dell’autorità giudiziaria;
  4. percentuali più alte rispetto alla media cittadina di persone anziane che usufruiscono di servizi come le case residenza per anziani, servizi semiresidenziali e l’assistenza domiciliare socioassistenziale.

La presenza di “aree con indicatori negativi ricorrenti” è stata tra gli elementi che hanno spinto il CSI a selezionare il Quartiere Navile per un approfondimento qualitativo della ricerca, da cui sono emerse importanti correlazioni tra la limitata condizione di benessere e la presenza di elevati tassi di precarietà lavorativa ed economica, la carenza di spazi aperti alla cittadinanza in cui possano rinforzarsi reti di sostegno comunitario e appartenenza, la scarsa disponibilità di trasporti, luoghi di aggregazione, servizi comunitari. A questo approfondimento della ricerca ha corrisposto l’avvio dell'esperienza della Microarea a Pescarola, sempre all’interno del Quartiere Navile12.

Le sfide della seconda fase di coprogettazione

Come si evince dalla ricerca Euricse “Il nuovo welfare collaborativo in Italia: co-programmazione e co-progettazione come strumenti di innovazione del welfare locale” (Fazzi 2023)13, il regime di coprogettazione viene istruito dalle Pubbliche Amministrazioni in casistiche molto diversificate (definizione di servizi, innovazione in campi prima gestiti da appalti o convenzioni, attribuzione di spazi, ecc.). Negli ultimi anni stanno emergendo evidenze qualitative su molteplici dimensioni di path dependence («dipendenza dal percorso», vale a dire la tendenza delle innovazioni ad essere condizionate da elementi della storia passata delle configurazioni istituzionali entro le quali si svolgono e da elementi di contesto non sempre tematizzati nel processo innovatore stesso, dunque non facilmente osservabili) che determinano esiti molto differenziati in termini di produzione di connessioni comunitarie forti o deboli, innovazione o meno nel paniere dei servizi offerti, approfondimento della qualità della programmazione, attivazione di forme innovative di voice e di protagonismo comunitari. Inoltre, la letteratura oggi esistente evidenzia i possibili rischi di un uso impropriamente estensivo dei termini giuridici relativi alla “coprogettazione”, laddove essa rischia di essere la titolazione tanto ambiziosa quanto ambigua che sostituisce qualsiasi tipo di chiamata a formare una cordata di soggetti d’interesse, anche quando non esistono veri processi di condivisione degli obiettivi o anche quando, da parte delle pubbliche amministrazioni, si punta alla realizzazione di "servizi" senza adeguato investimento in risorse e professionalità.

Se tale rischio non viene efficacemente tenuto in considerazione, i percorsi di coprogettazione possono generare frustrazione e malcontento tra i soggetti coinvolti e da parte dei cittadini a cui tali servizi sono dedicati, a causa della distanza esistente tra le dichiarazioni di un’amministrazione condivisa, le pratiche e la loro reale influenza sui temi di coprogettazione. D’altra parte, esiste tuttavia anche il rischio che la stessa società civile si inserisca in simili processi senza modificare le proprie prassi, mantenendosi cioè in un'ottica competitiva e individualistica, interpretando come importanti solo le risorse messe a bando e non i processi che si possono sviluppare dalle interazioni e dalla riflessività che possono prodursi tramite la coprogettazione. Questi rischi confermano, del resto, ciò che una vasta letteratura degli ultimi 20 anni ha ampiamente ribadito sul tema della partecipazione comunitaria, ossia il fatto che la partecipazione sembra essersi sviluppata sia come retorica pubblica”, sia come una modalità “precostituita” di interventi promossi dai servizi, e che configura l’attuale rapporto tra cittadinanza e istituzioni.

Come aveva individuato Vando Borghi nel 200614, la partecipazione è un termine “sovraccaricato di valenze simboliche e di aspettative”, “utilizzato con significati diversi e anche contraddittori”, che spesso non porta con sé chiare e definite indicazioni “sulle forme concrete che l’innovazione istituzionale dovrebbe assumere”. Di conseguenza è parte costitutiva della decisione politica sviluppare processi in cui la territorializzazione sia non solo mera localizzazione spaziale ma “mediazione simbolica, cognitiva e pratica, tra la materialità dei luoghi e l’agire sociale” (De Matteis, Governa)15, in cui la governance non si risolva in mero meccanismo di depauperamento, sterilizzazione e privatizzazione dell’azione pubblica, in cui l’attivazione corrisponda ad una sperimentazione di democrazia. Declinare in quadri valoriali democratici la partecipazione comporta, invece, la possibilità che in essa emergano forme di “razionalità processuali”, cioè riflessioni frutto di voci anche contrastanti, e non manipolate dall’“alto” per allineare l’emersione di problemi alla disponibilità di soluzioni precedente pianificate o in quadri concettuali standardizzati. Si tratta di una “politica dell’interpretazione dei bisogni”, che conferisca agli spazi deliberativi l’autorità di mettere in questione “la definizione delle premesse degli interventi e le modalità di concreta erogazione dei servizi”, che sia “orientata alla promozione delle capacità dei cittadini”, che sia verificabile.

Affinché ci sia una voice fattuale nella determinazione di bisogni (nel “problem setting”), nella messa in questione delle modalità operative dei servizi, nella valutazione dei risultati, è importante che questi processi siano accompagnati da forme pubbliche, evidenti, svolte in forme generalizzate, di monitoraggio, di produzione di dati finalizzati alla maturazione di saperi condivisi. La maturazione di saperi, emergendo da una messa in questione popolare dei problemi e della loro definizione, è già una critica alla “neutralità della descrizione dei fenomeni sociali con cui le istituzioni sono chiamate a interagire” (Giullari, De Angelis). Si tratta di sviluppare forme di “mapping collaborativo” nella prospettiva di favorire un “apprendimento istituzionale”, ibridando “i significati attribuiti alla realtà dalle istituzioni pubbliche” e “quei saperi non codificati che le persone maturano nel corso della propria esperienza di vita. Molti quesiti restano aperti, ma dalla loro formulazione si intravedono le tracce per favorire una redistribuzione di poteri decisionali tra gli attori locali” (Giullari, De Angelis)16.

I possibili sviluppi: il “Tavolo di confronto permanente per Corticella”

A partire da queste riflessioni, le associazioni che hanno avviato la coprogettazione degli spazi del Civico 12, la Casa della Salute/Comunità, l’Ufficio Reti, il Consiglio di Quartiere e il Servizio Sociale di Comunità, nell’ambito del calendario del Gruppo di Lavoro del Quartiere Navile che si occupa della Casa di Comunità - da sempre attento alla dimensione di declinazione di benessere territoriale al di fuori delle mura e degli specialismi della Casa stessa -, hanno deciso di convocare il “Tavolo di confronto permanente per Corticella”, la “microarea” del Quartiere Navile in cui si situa il complesso Gorki. L’obiettivo del Tavolo è quello di socializzare gli esiti del percorso di coprogettazione intrapreso fino a questo punto e ragionare sugli strumenti per allargare la partecipazione di altri soggetti del terzo settore e della comunità riguardo al futuro del Centro Civico e di “Corticella”. Il fine è anche quello di riflettere insieme sulle connessioni che mancano, su quelle che sono da costruire e su contenuti e finalità nuove da immettere sul territorio.

A questo scopo il gruppo ha proposto alcune tracce su cui lavorare: effetti e potenzialità del percorso di apertura al territorio della Casa della Salute in vista della sua trasformazione in Casa della Comunità; la costruzione in comune di uno strumento di rilevazione dei bisogni di salute e benessere nel quartiere; la costituzione di un gruppo permanente di ascolto reciproco tra istituzioni del Quartiere, cittadinanza e associazioni per migliorare la cura e l’attenzione alla qualità della vita delle persone che vivono in quartiere; il bisogno di elaborare metodi con cui raccogliere efficacemente proposte e azioni che arrivano “dal basso”. Questo primo momento di incontro, finalizzato alla costituzione di un gruppo che perduri nel tempo, vuole funzionare come un tavolo di “monitoraggio comunitario”, uno strumento di valutazione sia in termini narrativi che tecnici, dei processi da cui possono emergere nuovi saperi e nuove evidenze. Detto in altri termini, il tentativo del Tavolo è anche quello di promuovere un diverso processo di valutazione delle pratiche che parta dalle esperienze stesse messe a confronto, scardinando così approcci valutativi strutturati “dall’alto” in modo standardizzato.

Interagendo con il tessuto sociale e aggregativo dell’area Corticella nel suo complesso (Biblioteca, Ludoteca, istituti scolastici, Parrocchia, rappresentanti attività commerciali, Arci, Anpi, centro giovanile, centro anziani, Rete associativa Ingorki), vogliamo valorizzare il denso tessuto relazionale ed esistenziale che si genera in queste esperienze, relativizzando la funzione di mera “redistribuzione” del processo. L’obiettivo dell’incontro è quello di avviare una riflessione sui fattori profondi e qualitativi che favoriscono o limitano "l'integrazione di risorse, competenze e conoscenze utili alla realizzazione degli interventi delle pubbliche amministrazioni con quelle del capitale sociale, sia quello espresso dai soggetti del terzo settore, sia quello civico espresso dai soggetti della cittadinanza attiva” (Comune di Bologna, “Definizione di profili procedurali e gestionali delle attività di coprogettazione con i soggetti del terzo settore e la cittadinanza attiva “ Deliberazione di Giunta 2021/43).

In questa ottica di confronto allargato, ci sembra altresì importante instaurare e mantenere uno scambio con altri soggetti che in altri territori e in altre esperienze, sempre in area metropolitana bolognese, hanno avuto già modo di produrre conoscenza dalla pratica, per approfondire insieme quali sono i metodi affinché realmente le esperienze di coprogettazione permettano di "sperimentare prima di consolidare; coinvolgere per evolvere; interpretare e non duplicare; non (risolversi) solo (in) procedure"17. L’incontro di mercoledì 19 luglio alle ore 17.30 presso gli spazi di Via Gorki 10 si inserirà nel quadro del percorso di ricerca, formazione e approfondimento svolto dal Quartiere Navile in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna e con l’Istituzione Minguzzi della Città Metropolitana.

 

1 N. Duvoux, N. Vezinat (a cura di), “La santé sociale”, Puf, Paris, 2022 (devo questo riferimento alla segnalazione di Sara Vallerani).

2 Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale - Università di Bologna (a cura di), “L’equità nel diritto alla salute: il contrasto alle disuguaglianze nella città di Bologna”, in collaborazione con Comune di Bologna, AUSL di Bologna, Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, 2023.

3 M. Belluto, M. Consoloni, D. Da Mosto, M. Neri, S. Vallerani, “Comunità di cura e spazi urbani: retoriche pubbliche, limiti e potenzialità della partecipazione comunitaria”, Tracce Urbane. Rivista Italiana Transdisciplinare Di Studi Urbani, 9(13), Roma, 2023

4 come scrive F. De Biase in “Rimediare/Ri-mediare. Saperi, tecnologie, culture, comunità, persone”: “Si è creata e diffusa una retorica della partecipazione portata a bandiera del protagonismo, dell'inclusione e dell’accesso mentre spesso le          pratiche partecipative si sono limitate a proclami, interazioni banali, condivisioni strumentali e superficiali che ben poco hanno a che fare con veri processi partecipativi”. Si veda F. De Biase (a cura di), “Rimediare Ri-Mediare. Saperi, tecnologie, culture, comunità, persone”, Franco Angeli, Milano, 2020.

5 si veda F. Lucchi (a cura di), “Coproduzione e Recovery. Un progetto presso i Servizi di salute mentale della provincia di Brescia”, Erickson, Trento, 2018.

6 Si veda “Aspetti teorico-storici del costrutto di empowerment”, di Maria Augusta Nicoli, Bruna Zani, Anna Marcon, in M. A. Nicoli, V. Pellegrino (a cura di), “L’empowerment nei servizi sanitari e sociali”, Il Pensiero Scientifico, Roma, 2011.

7 Si veda G. Manzoli, R. Paltrinieri (a cura di), “Welfare culturale. La dimensione della cultura nei processi di Welfare di Comunità”, Franco Angeli, Milano, 2021.

8 Nel senso indicato da O. De Leonardis, “In un diverso welfare. Sogni e incubi”, Feltrinelli, Milano, 2002

9 M. Consoloni, I. Quaranta, “Lockdown dall’alto, comunità dal basso: ripensare la cura in tempo di pandemia”, in “Civiltà e Religioni”, n. 7, 2021.

10  T. Csordas, "Incorporazione e fenomenologia culturale", Antropologia. Rivista fondata da Ugo Fabietti, 3: 19-42, 2003

11 R. Marya, R. Patel, “Infiammazione. Medicina, conflitto e disuguaglianza”, Feltrinelli, Milano, 2022.

12 si veda Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale - Università di Bologna (a cura di), “Promuovere salute a Pescarola (Bologna)” disponibile su: https://centri.unibo.it/csi/it/agenda/corso-elettivo-salute-globale-determinanti-sociali-e-strategie-di-primary-health-care/presentazione-pescarola-elettivo-2020.pdf

13 L. Fazzi e al. “Il nuovo welfare collaborativo in Italia: co-programmazione e co-progettazione come strumenti di innovazione del welfare locale”, EURICSE, Trento, 2023

14 V. Borghi, “Tra cittadini e istituzioni. RIflessioni sull’introduzione di dispositivi partecipativi nelle pratiche istituzionali locali”, La Rivista delle Politiche Sociali, Roma, 2006

15 G. Dematteis, F. Governa, “Ha ancora senso parlare di identità territoriale?”, Relazione per il Convegno “La nuova cultura delle città”, Bologna, 5 - 7 novembre 2002,

16 B. GIullari, G. De Angelis, La democrazia dei dati: Conoscenza e azione pubblica, Mimesis, Milano, 2019

17 Si veda a proposito: A. Santuari, D. Cocchianella, D. Di Memmo, “La co-progettazione nel Comune di Bologna. La “banalità” del metodo di lavoro”, Welforum.it, 2021, disponibile su: https://www.welforum.it/la-co-progettazione-nel-comune-di-bologna/

Rivista-impresa-sociale-Luca Negrogno

Luca Negrogno

Ha studiato Sociologia presso l’Università di Urbino “Carlo Bo” dove ha poi conseguito un Dottorato di Ricerca con una tesi sulla partecipazione di utenti e familiari nei servizi di salute mentale. Collabora con l’Istituzione Gian Franco Minguzzi della Città Metropolitana di Bologna occupandosi di formazione e ricerca nel campo delle politiche sociosanitarie e dei servizi di salute mentale.

Tempo di lettura:  15 minuti
Argomento:  Esperienze
data:  17 luglio 2023
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