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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  5 minuti
Argomento:  Interviste
data:  07 marzo 2022

La scommessa dell'impresa "contributiva"

Andrea Tittarelli

Andrea Tittarelli intervista Luca Pereno di (RI)Generiamo, che ci propone alcune riflessioni sull'evoluzioni del ruolo dell'impresa, chiamata a superare la logica del "no" (non inquinare, non sfruttare, ecc.) e a pensarsi come soggetto capace di contribuire a costruire valore economico, sociale e ambientale.


Bentornati alle “colonne del Bene Comune”. In questa nuova occasione ho il piacere di incontrare Luca Pereno.

Nato e cresciuto a Torino, si è laureato in Lettere e Tecniche della Comunicazione all'Università di Torino e ha ottenuto la Maitrise en information et communication all'Università Jean Moulin di Lione.

Ha visitato più di 50 paesi con lo zaino in spalla e ha partecipato a progetti di volontariato in America Centrale e Latina, Asia e Africa. Fin dalle sue prime esperienze professionali ha unito la sua grande passione per la tutela dell'ambiente e l'impegno sociale.

Luca è attualmente coordinatore per lo sviluppo sostenibile in Leroy Merlin Italia e presidente dell'Associazione Bricolage nel Cuore. Nel giugno 2020 è co-fondatore di (RI)GENERIAMO, di cui è attualmente uno degli amministratori, una società benefit nata con l'obiettivo di generare nuove economie, attraverso la rigenerazione di persone, prodotti e perimetri.

1. Luca, cos’è che ha intrecciato alla tua vita la sensibilità ambientale e quella sociale? C’è, nella tua storia, un momento “iniziatico”?

Penso non ci sia stato un momento particolare, ma un percorso molto naturale, senza fratture o “conversioni”. Ho avuto una grande fortuna: sono nato in una famiglia nella quale questi temi sono sempre stati al primo posto, con i miei genitori impegnati nel sociale e la montagna al centro delle nostre vacanze. Probabilmente aver avuto la possibilità di accompagnare mia mamma mentre faceva volontariato presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza è stato molto più formativo che il mio percorso universitario o professionale.

2.Una definizione, accompagnata da una visione personale, in merito al fenomeno “responsabilità sociale d’impresa”.

Più che di "responsabilità" mi piacerebbe iniziare a parlare di “generatività sociale d’impresa”. Oggi, infatti, non è più sufficiente per un’impresa limitarsi alla responsabilità; è importante ma non sufficiente se non si diventa “contributivi”. Il rischio infatti è quello nel limitarsi all’azienda del NO: l’azienda che non inquina, l’azienda che analizza i propri impatti, l’azienda che non consuma risorse naturali, … Dobbiamo andare oltre e diventare l’azienda del Sì: contribuire e generare valore non solo economico ma anche ambientale, sociale e umano. Per concretizzare questo obiettivo sono necessari coraggio, creatività e volontà di costruire reti.

3.Apri una panoramica sulle prassi d’avanguardia della CSR (Corporate social responsability) in Italia e traccia scenari futuri.

Sinceramente questa è una domanda che mi mette in difficoltà! Non perché non ci siano esempi virtuosi, ma perché il più delle volte questi sono lontani dai riflettori. Penso infatti a molti dei nostri fornitori che - pur essendo piccole o medie realtà che non hanno sviluppato programmi di CSR - sono delle eccellenze in ambito ambientale o per il radicamento sul territorio. Oggi siamo inondati da premi, convegni, tavole rotonde che facilitano chi ha possibilità di investire in comunicazione, di mettersi in luce. Bisognerebbe invece avere il coraggio di andare oltre alla “personalizzazione” della CSR, ai casi specifici, e iniziare a lavorare in maniera sinergica su dei temi comuni. È questo che auspico per il futuro.

4.Nel perimetro della CSR, quali sono le sinergie possibili/auspicabili tra mondo Profit e Impresa Sociale?

Anche in questo caso è assolutamente necessario andare oltre al tradizionale rapporto che vede da una parte l'Azienda, una sorta di principe rinascimentale, come erogatore di fondi e che destina una parte dei propri fondi per attività sociali e dall’altra l’ente del terzo settore che beneficia di queste donazioni. Questo, a mio parere, è un rapporto che non è destinato a durare nel tempo e soprattutto - anche se utile - non genera valore. Personalmente ho un modello che, molto modestamente, abbiamo cercato di seguire: San Francesco che abbraccia il lebbroso. Secondo me è questo il modello al quale dobbiamo tendere come aziende. Francesco, infatti, non si limita a fare l’elemosina al lebbroso: malgrado le difficoltà lo abbraccia. Questo abbraccio rappresenta effettivamente la sua rivoluzione: non aiutare il povero, come facevano già numerosi ordini monacali, ma farsi povero. E per noi rappresentanti del mondo profit questa è la difficoltà più grande. Ciò non vuol dire che dobbiamo impoverire le nostre aziende, anzi dobbiamo lavorare per accrescerne il valore, ma non possiamo raggiungere questo obiettivo se non ci “facciamo comunità”.

  1. E come si colloca, in questo discorso, l’iniziativa (RI)GENERAIAMO, di cui tu sei uno dei promotori?

In questo contesto nasce l’esperimento di (RI)GENERIAMO, una impresa benefit nata dalla collaborazione tra la Cooperativa Sociale Agricoltura Capodarco, l’Associazione Bricolage del Cuore, l’impresa sociale ConVoi Lavoro, la Cooperativa Liberitutti con il sostegno di Leroy Merlin. (RI)GENERIAMO promuove un’attività di impresa al servizio delle persone, dell’ambiente, della collettività. Questa visione si ritrova nei progetti che (RI)GENERIAMO ha avviato nella prima fase della propria vita, progetti fortemente inclusivi e di rilevante valore sociale - comunque orientati verso principi di sostenibilità economica e capaci di integrarsi con i meccanismi imprenditoriali di gruppi multinazionali. E forse, proprio quest’ultima rappresenta la sfida più ambiziosa di (RI)GENERIAMO, perché puntando a contaminarsi con le tradizionali dinamiche commerciali, intende dimostrare la competitività sul mercato di una formula sostenibile, inclusiva ed innovativa. Non da ultimo (RI)GENERIAMO nasce dalla contaminazione reciproca del mondo profit e nonprofit che, allo stesso livello, hanno deciso di costruire un percorso comune.

  1. Concretamente, di cosa si occupa questa (RI)GENERIAMO?

Alcuni esempi concreti delle attività: Terra inclusiva riguarda la produzione di piante aromatiche (rosmarino, salvia) attraverso VivaIO, un progetto con ragazzi con disabilità mentale e soggetti psichiatrici (le piantine sono adesso disponibili in tutti i Negozi Leroy Merlin di Roma); Generaliter, una rete di sartorie sociali che realizza, partendo anche dal recupero di scarti di tessuti, shopper o prodotti per l’arredo tessile casa così come mascherine ad uso civile utilizzando prodotti certificati; L’Energia del Bosco, il primo progetto in Italia a introdurre un accordo decennale dove la gestione forestale è finalizzata non solo a produrre legname ma anche a sviluppare servizi ecosistemici forestali che hanno come obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2 da parte delle aziende; I FormidAbili, un progetto pilota sull’inclusione lavorativa di persone vulnerabili all’interno dei Negozi, dei Makers Caffè o per la cura delle aree verdi di Leroy Merlin Italia.

7.Dove porterà la tendenza all’ibridazione segnata dalle Benefit Corporation, tra mondo del profitto e Terzo Settore?

Non vedo altre soluzioni per una costruzione del nostro futuro: questo è un modello che spinge le aziende a migliorare e a sviluppare un’economia “più buona”, inclusiva e rispettosa dell’uomo e dell'ambiente e a stimolare il terzo settore ad evolversi.

8.Chiudiamo con un focus sul green: che ruolo sta assumendo e come si muove il comparto delle multinazionali nella dinamica della transizione ecologica?

Il tema green in questi ultimi anni ha beneficiato di una maggiore sensibilità e quindi, se sommato alla consapevolezza che un impegno ambientale ha degli impatti positivi sull’impresa, ha facilitato l’introduzione e l’adozione di questi temi presso le “famigerate” multinazionali. Per assurdo, anche perché facilitate dalle proprie risorse, sono queste imprese che ad oggi si stanno posizionando in maniera più forte e concreta. La difficoltà più grande sarà quella di passare dalla “transizione” alla “conversione” ecologica, intesa in senso più ampio e integrale. Ed è su questo punto che dobbiamo impegnarci, anche come singoli lavoratori, a fare evolvere le nostre Aziende. E non solo!

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Andrea Tittarelli

Università di Perugia

Imprenditore sociale con l'incarico di Presidente presso la cooperativa "La Semente" e manager del nonprofit nel ruolo di Direttore Generale in seno alla Federazione di Angsa (Associazione Nazionale Genitori di Soggetti Autistici). Insegna "Impresa sociale e service design" presso il Dipartimento di Scienza Politiche dell'Università degli Studi di Perugia.

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