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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  3 minuti
Argomento:  Esperienze
data:  02 aprile 2021

Coopfond: la sfida della sostenibilità

Simone Gamberini

Coopfond, il fondo mutualistico di Legacoop, ha sottoposto i 436 interventi di sostegno alle cooperative ad una valutazione finalizzata a verificare in che misura essi contribuiscano al raggiugimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, anche con lo scopo di allocare in modo più efficiente ed efficace le proprie risorse.


Sostenibilità, non solo a parole. Qualcuno potrebbe pensare che un’impresa che – come una cooperativa – nasce con valori solidaristici ben chiari sia naturalmente orientata alla sostenibilità. Ma lo è sempre? In tutte le proprie azioni? Coopfond ha deciso di non darlo per scontato e di prendere sul serio la sfida della sostenibilità andando ad analizzare intervento per intervento per scoprire se siano in linea, e quanto, con gli obiettivi dell’Agenda 2030.

Il Fondo mutualistico di Legacoop lo ha fatto all’interno del proprio Bilancio di sostenibilità utilizzando il modello Impact Management Project (IMP), nato dalla collaborazione di oltre 2000 organizzazioni sensibili al tema della gestione e misurazione degli impatti ancora poco conosciuto in Italia ma già applicato in altri contesti, grazie al quale si intende accompagnare le imprese cooperative nella definizione di strategie tese alla sostenibilità.

Analizzare ciò che effettivamente aiuta la sostenibilità e che cosa no, è fondamentale oggi più che mai. Secondo il rapporto compilato da ISTAT nel 2020 che riporta le informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia, si riscontra, rispetto a 10 anni prima, una quota di indicatori in miglioramento pari al 61,1%, una quota del 17,8% invariata mentre il 21,1% peggiora. Tuttavia, riducendo i termini di confronto all’anno precedente, troviamo miglioramenti registrati per il 48,1% degli indicatori, mentre il 29,7% sono invariati e il 22,2% segnalano un peggioramento.

Un quadro non idilliaco su cui la pandemia sicuramente non ha impattato positivamente, rendendo la strada ancora più in salita. Effetti negativi si sono registrati soprattutto per gli aspetti sociali, per la diminuzione dei redditi (SDG 1), i peggioramenti in termini di approvvigionamento di cibo (SDG 2) e di accesso ai servizi sanitari (SDG 3) ed educativi, oltre che sul tema della violenza di genere (SDG 5). Trovare la strada per collegare obiettivi di business e obiettivi di sostenibilità è in questo quadro ancora più importante.

Ascoltati in profondità i propri stakeholder, Coopfond ha individuato i 7 Sustainable Development Goals più vicini ai propri temi prioritari, ovvero: il 2 (sconfiggere la fame), il 7 (energia pulita e accessibile), l’8 (lavoro dignitoso e crescita economica), il 10 (ridurre le disuguaglianze), l’11 (città e comunità sostenibili), il 12 (consumo e produzione responsabili) e il 17 (partnership per gli obiettivi) e a questi ha collegato i propri interventi, riclassificandoli in base al modello IMP.

Attraverso questo strumento Coopfond mira ad allocare in modo efficiente ed efficace le risorse a disposizione, a adeguarsi alle principali best practice internazionali adottando un riferimento conosciuto e legittimato dal mondo finanziario e, in ultimo, ad adeguarsi in maniera progressiva alla metodologia per classificare in modo sempre più puntuale l’impatto delle proprie attività.

Tre le domande che guidano la classificazione, generando quattro categorie. Se l’intervento non contribuisce positivamente a neanche un obiettivo di sviluppo sostenibile, rappresenta un elemento che può causare danni. Se contribuisce ma non serve a migliorare il contesto da un punto di vista della sostenibilità, è semplicemente un intervento che limita i danni. Se lo migliora, ma il contributo non è consistente e misurabile, ha benefici per le persone e il pianeta. Se è invece anche consistente e misurabile contribuisce a individuare una soluzione.

Su questa griglia Coopfond ha misurato i 436 interventi nel proprio portafoglio, tutte azioni a sostegno di cooperative, del loro decollo, del loro sviluppo o della loro ripartenza dopo un momento di difficoltà. Quasi tutti interventi utili anche se in forme diverse per la sostenibilità. Con una piccola eccezione: un 4,32% degli importi complessivamente investiti (pari a 19,5 milioni) sono andati nel corso degli anni ad interventi che hanno causato o che possono causare danni. Ed è utile saperlo, anche per evitare che alcune scelte si ripetano in futuro.

La maggior parte delle risorse investite da Coopfond, ben l’85%, è andata ad interventi finalizzati a evitare danni, grazie alla natura stessa delle imprese, naturalmente dedite a soddisfare i bisogni espressi dai soci (di lavoro, servizi, casa, ecc.), alla mutualità e infine alla governance partecipativa. Nel dettaglio fanno parte di questa categoria 177 interventi che contribuiscono all’obiettivo numero 8 (lavoro dignitoso e crescita economica), 30 interventi che contribuiscono all’obiettivo numero 2 (sconfiggere la fame), 5 per l’obiettivo 12 (consumo e produzione responsabili) e 1 per l’obiettivo 11 (città e comunità sostenibili).

Il 6,56% degli investimenti realizzati dal Fondo sono andati invece ad interventi con benefici per le persone o il pianeta. Si tratta di workers buyout (WBO) o destinati al sostegno della produzione di energie rinnovabili, che coprono tutti i 7 goal, soprattutto per il lavoro dignitoso e crescita economica (52 interventi) e per ridurre le disuguaglianze (46). Il restante 4% riguarda interventi che contribuiscono a individuare una soluzione, concentrati in cooperative sociali per l’obiettivo 8 (lavoro dignitoso e crescita economica), 10 (ridurre le disuguaglianze) e 2 (sconfiggere la fame).

Rivista-impresa-sociale-Simone Gamberini Coopfond S.p.A.

Simone Gamberini

Coopfond S.p.A.

Direttore generale di Coopfond spa, Fondo Mutualistico di Legacoop, dal gennaio 2020. Vicepresidente di Cooperare spa e membro del Cda di Coop Alleanza 3.0. Direttore Generale di Legacoop Bologna dal 2015 al 2019. Dal 1994 si occupa della promozione di cooperative nel settore delle Industrie Culturali e Creative. Dal giugno 2008 è presidente dell’Istituto nazionale per lo studio e il controllo dei tumori e delle malattie ambientali “B. Ramazzini”.Dopo una esperienza amministrativa in qualità di Sindaco del Comune di Casalecchio di Reno (2004-2014), rientra nel modo cooperativo per occuparsi dei progetti di innovazione e trasformazione Digitale delle imprese cooperative. Nel 2015 è nominato Direttore generale di Legacoop Bologna ed è coordinatore del Progetto Biennale dell’Economia Cooperativa. Coordina e promuove i progetti Coopstartup e Going Digital Legacoop. Dal gennaio 2020 viene nominato Direttore generale di Coopfond spa.

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