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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  3 Minuti
Argomento:  Attualità
tag:  Covid-19
data:  05 febbraio 2021

Le grandi cooperative di fronte all'emergenza Covid

Laura Galassi

Il World Cooperative Monitor ha tra le altre cose approfondito l'azione delle grandi cooperative di fronte all'emergenza Covid: una testimonianza di come la cooperazione sia stata parte attiva per rispondere alla pandemia, approfondita anche attraverso uno studio di caso.


Cosa stanno facendo le grandi cooperative per affrontare la crisi legata al Covid? Il World Cooperative Monitor 2020, realizzato da Euricse e dall’International Cooperative Alliance e presentato lo scorso 20 gennaio in un webinar con 250 partecipanti da tutto il mondo, nella sua nona edizione non poteva non occuparsi dello sconvolgente evento che ha segnato il 2020 e causato ferite profonde anche nel mondo cooperativo.

Il settore è stato ovviamente colpito dalla crisi Covid a tutti i livelli e in tutti i continenti. Nonostante le difficoltà però, esso ha saputo far emergere anche le sue doti innovative e di resilienza. L’adattabilità e la flessibilità dimostrate durante la recente crisi economica, sono quindi emerse nuovamente durante l’anno appena trascorso e i primi mesi di quello in corso.

Ovviamente, per proporzioni e conseguenze, lo shock economico e sociale causato dalla pandemia è qualcosa di mai accaduto prima e quindi è difficile comparare la situazione attuale con il passato. In ogni caso, nonostante l’inevitabile recessione, le cooperative in tutto il mondo hanno saputo adattarsi alla situazione, puntando con decisione su misure che rendessero il loro business più sostenibile e continuando offrire il proprio aiuto alla società. Dalle opportunità di telelavoro, all’aumento delle paghe per i lavoratori che sono rimasti operativi durante i lockdown, all’offerta di servizi di conciliazione: queste sono solo alcune delle risposte cooperative alla pandemia. Si possono citare anche l’accorciamento delle filiere produttive per impedire l’inflazione in ambito agricolo o la fornitura di beni essenziali alle persone più vulnerabili durante i periodi di chiusure totali.

Come è comprensibile, le dimensioni dell’organizzazione fanno la differenza quando si tratta delle misure introdotte per fronteggiare l’emergenza. Il team del World Cooperative Monitor ha approfondito, con la collaborazione dell’International Cooperative Entrepreneurship Think Tank (ICETT), attraverso un sondaggio dei suoi membri, come le grandi cooperative stanno affrontando la pandemia. Il risultato è stato la conferma del ruolo chiave che i valori e i principi cooperativi giocano e giocheranno nella risposta immediata e futura alla crisi Covid.

Alcuni esempi di questo approccio sono, nel settore bancario, la scelta dell’olandese Rabobank di posticipare i pagamenti degli interessi su prestiti e mutui, e la riduzione dei tassi da parte dell’indiana Buldana Urban Cooperative Society. Le cooperative di acquisto hanno messo in piedi sistemi di supporto finanziario ma anche collette alimentari, mentre in ambito agricolo la Indian Farmers Fertilieser Co-operative Limited ha organizzato la consegna di dispositivi di sicurezza in diverse regioni.

Il Monitor mette poi in evidenza il caso studio della cooperativa Società mutualistica per artisti SMART. Nata in Belgio nel 1998, ma ora presente anche in Italia e in altri 8 Paesi, l’impresa ha 35 mila soci impiegati soprattutto nei settori della cultura e ama definirsi come un’impresa condivisa, dato il modello di business su cui ha deciso di fondarsi, caratterizzato da trasparenza e governance partecipativa. L’idea alla base della cooperativa è di offrire ai lavoratori del settore consulenza sulle questioni burocratiche, come quelle di tipo amministrativo, contabile e finanziario, in modo da permettergli di concentrarsi solo sul loro lavoro creativo. Allo stesso tempo, SMART assicura ai suoi aderenti un doppio sostegno: quello legato allo status di dipendenti che percepiscono un salario e quello della mutualità.

Un sostegno che è diventato cruciale durante la pandemia, visto che il settore culturale e creativo è stato tra i più colpiti in Europa. Lo stesso Parlamento europeo ha sottolineato che il comparto dello spettacolo soffre costitutivamente di un forte precariato, peggiorato dal fatto che gli artisti sono stati tra i primi a subire le conseguenze del lockdown. SMART non si è limitata a studiare la difficoltà della situazione – ha stimato un crollo delle attività dei suoi soci tra il 10 e il 90%, equivalente alla perdita di 90 mila giorni lavorativi dall’inizio della crisi – bensì si è attivata per rispondere a questa difficile situazione con il lancio del “Corona Plan”. Questo piano, del valore di 5 milioni di euro, offre misure compensative per la cancellazione delle attività e, al tempo stesso, sostegni per la ripartenza.

L’iniziativa è stata promossa inizialmente in Belgio e Francia, ma la prima bozza è stata sviluppata negli uffici di Milano, visto che la Lombardia è stata tra le regioni più colpite durante la prima ondata. Oltre alla compensazione delle perdite, il piano punta ad anticipare finanziamenti per attrezzature e marketing agli artisti che stanno cercando di far ripartire le loro attività. Inoltre, l’iniziativa è strutturata in modo che possa essere rinforzata dai contributi di altri attori, come istituzioni private e singoli cittadini, nella convinzione che vincere la partita contro la crisi sia tutt’altro che facile, ma che questa non sia una motivazione sufficiente per non tentare di proteggere i più vulnerabili.

Il caso studio SMART, quindi, testimonia come la pandemia abbia cambiato la quotidianità delle grandi cooperative, ma anche come le misure introdotte e le risposte adottate abbiano dimostrato, ancora una volta, la grande resilienza del modello cooperativo.

Il numero limitato di dati a disposizione sulle conseguenze economiche e sociali dell’epidemia impedisce di disegnare un ritratto dello scenario globale dai contorni precisi. Da qui l’appello dei ricercatori di Euricse e di ICA a governi e istituzioni private a condurre indagini più approfondite su quali siano le reali necessità delle cooperative emerse durante la seconda ondata. Dando per scontata la necessità di politiche a lungo termine, a breve termine l’accesso alla liquidità sembra essere la priorità delle piccole-medie cooperative, mentre le organizzazioni più grandi avranno bisogno anche di un maggiore supporto logistico.

Siamo di fronte a una sfida epocale – è la riflessione finale che emerge dal focus sul Covid del World Cooperative Monitor - che però è anche un’opportunità di dimostrare l’importanza di sviluppare un’economia più sociale e la validità del modello cooperativo. Proprio per monitorare a medio termine la reazione delle cooperative a questa crisi senza precedenti, nella prossima edizione del rapporto, la decima, i ricercatori proporranno un ulteriore approfondimento sul Covid. In questo modo si conferma la volontà di studiare il movimento cooperativo accostando ai dati sul fatturato, focus tematici legati all’attualità, agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e ai diversi settori nei quali le cooperative sono attive.

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Laura Galassi

Euricse

Giornalista professionista. Responsabile comunicazione di Euricse, l’istituto europeo di ricerca sull’impresa cooperativa e sociale, ha lavorato a lungo come freelance per il quotidiano L’Adige e il settimanale Vita Trentina. Ha collaborato all’ufficio stampa della Fondazione Edmund Mach, ente di ricerca internazionale negli ambiti di agricoltura, alimentazione e ambiente.

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Argomento:  Attualità
tag:  Covid-19
data:  05 febbraio 2021
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