Una riflessione sulla vocazione delle Università, il cui impegno verso il mondo non dovrebbe esaurirsi nella (residuale) "Terza misione", ma dovrebbe investire tanto l'ambito della didattica, quanto quello della ricerca. In questo emerge il ruolo delle reti, come IRIS, che offrono opportunità di collaborazione tra Atenei.
Sabato 23 aprile ho partecipato, come membro della rete RUNIPACE della Federico II di Napoli, alla tavola rotonda conclusiva del convegno internazionale della rete CUCS (Coordinamento Universitario per la Cooperazione e lo Sviluppo). Il CUCS è promosso dalla Conferenza dei Rettori (CRUI) per aggregare le riflessioni e le azioni del mondo universitario relative allo sviluppo sostenibile. Alla Tavola rotonda, oltre RUNIPACE e CUCS, partecipava la RUS (Rete Università per lo Sviluppo Sostenibile), anch’essa promossa dalla CRUI come rete di coordinamento e condivisione tra tutti gli Atenei italiani impegnati sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale.
La mia riflessione forse può dare qualche spunto anche alla nostra rete di istituti di ricerca sull’impresa sociale, al nostro Iris network, nella prospettiva di trovare momenti di collaborazione con altre reti come le tre di cui ho detto in precedenza.
Il punto di partenza del mio breve intervento era racchiuso in un titolo: “Oltre la terza missione”. È noto che finalmente si è data attenzione maggiore alla capacità delle Università di dialogare costruttivamente con il mondo esterno e si è dato, a questo ruolo che le università esercitano da sempre, il nome di Terza missione (e per noi la parola terza non è certo segno di un vero riconoscimento, ma mettiamo per ora da parte questo problema che accumuna terzo settore e terza missione).
Nel mio intervento ho provato a mettere in evidenza che la cooperazione universitaria legata ai temi dello sviluppo sostenibile, della pace e della cooperazione e le reti che su questi temi operano, devono avere l’ambiziosa prospettiva di intraprendere un cammino di coinvolgimento non solo nella cd. Terza missione, ma anche sul fronte della Ricerca e della Didattica.
Sul fronte della Didattica, per dire in poche parole cose che meriterebbero ben altro approfondimento, la cooperazione tra le università italiane dovrebbe provare ad aver voce in capitolo sui temi della progettazione e riprogettazione dei percorsi formativi e di alta formazione dell’università. Pace, obiettivi - ben 17 come ben sappiamo - dello sviluppo sostenibile, cooperazione sono temi che richiedono nuove competenze e nuovi profili professionali, come diciamo da molto tempo noi che lavoriamo per una innovazione dei percorsi di formazione e di alta formazione che possa facilitare l’attuazione della riforma del terzo settore e rendere il welfare più attento ai bisogni delle persone e l’impresa sociale un vero strumento di cambiamento. I temi della sostenibilità e della cooperazione, come quelli della solidarietà e dell’impegno civico (tutti temi che nutrono la pace) dovrebbero, val la pena sottolineare, entrare maggiormente nei percorsi universitari e, in qualche modo, in tutti i percorsi, perché la formazione dei professionisti del domani non sia avulsa dalla formazione di donne e uomini in grado di partecipare responsabilmente alla costruzione di una società più coesa e di un mondo migliore.
Sul fronte della Ricerca – anche qui sarebbe necessario ben altro approfondimento - ho provato a lanciare una provocazione. Superare la logica di premiare così tanto l’“eccellenza”, che fa rima con competizione selvaggia, per sposare davvero la cooperazione e la collaborazione. Le reti, ogni rete tra università italiane, meriterebbe un sostegno e una possibilità di fiorire e portare frutti di conoscenza e apprendimento. Le reti, tutte le reti aperte, anche quelle tra università e tra centri di ricerca, sono capitale sociale! Esse favoriscono aumento della conoscenza, coesione e sviluppo. Anche quelle reti interdisciplinari oggi molto penalizzate nelle strategie di finanziamento della ricerca andrebbero riconosciute e sostenute. Solo un cambio di rotta su questo fronte può garantire pluralismo, democraticità nella e della ricerca e rinuncia a quel conformismo accademico che è preludio della fine del “ricercare”, della omologazione e appiattimento dell’attività di ricerca su temi, ideologie dominanti e prodotti specifici.
Naturalmente non ho trascurato l’importanza delle Reti tra università per la realizzazione di una proficua Terza missione. Già oggi il CUCS, così come la RUS e RUNIPACE - ma potremmo dire la nostra stessa rete Iris - cerca di contribuire allo sviluppo sostenibile e alla pace coltivando nella ricerca, nella sperimentazione, nella consulenza, i tanti “semi” di pace e di sviluppo umano che sono sparsi nelle decine di migliaia di realtà italiane della società civile organizzata, delle organizzazioni non governative e delle imprese sociali che operano nel contrasto al disagio, alla sofferenza, alle diseguaglianze locali e globali, alla povertà educativa. Questo contributo delle nostre Reti deve continuare e rafforzarsi, ancor di più oggi che una guerra sconvolge l’Europa e il mondo in modo preoccupante. Si raccoglieranno domani i frutti di ciò che si è seminato oggi.
Chi partecipa alle reti di cooperazione universitaria preferisce provare a dare contenuti e sostanza al sogno di un mondo che raggiunge gli obiettivi dello sviluppo sostenibile piuttosto che all’incubo di cercare di sopravvivere al meglio in un mondo attraversato da guerre, carestie e conflitti di ogni tipo.
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