Assifero e Ashoka Italia pubblicano la traduzione italiana di “Accogliere la complessità..". un rapporto che offre utili spunti metodologici per superare modelli lineari di finanziamento dedicati a progetti / attività / output e il dualismo donatore-beneficiario e ad adottare un approccio sistemico.
In un mondo globalizzato e interconnesso, l’umanità si trova ad affrontare sfide estremamente complesse. Si pensi agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, 17 obiettivi universali e interdipendenti tra loro, condivisi dagli Stati membri dell’ONU che riassumono le urgenze più pressanti per l’intero pianeta. Sono sfide complesse che richiedono risposte sistemiche, basate sulla consapevolezza che qualsiasi azione presa per agire su uno degli obiettivi presuppone il coinvolgimento di più soggetti e di influenzare diversi sistemi esistenti.
Quando si affrontano questo tipo di sfide, una risposta efficace va inquadrata quindi entro un concetto definito come “cambiamento sistemico”, caratterizzato da strategie che affrontano le cause profonde dei problemi con un approccio collaborativo, in grado di modificare e trasformare permanentemente modelli culturali, comportamentali, abitudini, regole e dinamiche di potere esistenti.
Poiché vanno alle radici di un problema, le iniziative di cambiamento sistemico hanno un potenziale d’impatto molto grande e si distanziano dai meccanismi lineari di finanziamento, focalizzati sui progetti, sulle attività, sugli output, che caratterizzano le modalità in uso da praticamente tutti i donatori italiani pubblici e privati.
“Accogliere la complessità. Verso una comprensione condivisa del finanziamento e supporto al cambiamento sistemico” mette in luce e approfondisce questi aspetti, offrendo cinque principi di base per supportare il cambiamento sistemico e per far evolvere le modalità di finanziamento comunemente utilizzate. Non si tratta di un elenco di soluzioni replicabili “in fotocopia”, ma di spunti metodologici che forniscono le basi per iniziare a costruire un linguaggio comune e sviluppare metodologie e processi volti a finanziare il cambiamento sistemico.
Realizzato da Ashoka, una rete internazionale di imprenditori sociali innovativi che promuovono il cambiamento sistemico, Skoll Foundation e altri sei partner, e tradotto in italiano da Assifero, l’associazione italiana delle fondazioni e enti filantropici, e Ashoka Italia, questo rapporto si fonda sulla collaborazione di tre diversi gruppi: i donatori (qualsiasi individuo o organizzazione che dona risorse ai leader dei cambiamenti sistemici, sotto forma sia monetaria sia di sostegno di altro tipo, come l’assistenza tecnica o l’accesso alle reti), gli intermediari (oltre ai donatori stessi, questa categoria include le organizzazioni e individui che raccolgono e indirizzano le risorse a supporto di soggetti che lavorano per il cambiamento sociale) e i “leader del cambiamento sistemico” (qualsiasi individuo o organizzazione, come imprese sociali, fondazioni di comunità, cooperative di comunità ecc., che guida il cambiamento sistemico). I cinque principi, corredati di esempi concreti, sono espressione della sintesi della letteratura esistente e degli spunti emersi da 60 interviste con donatori, intermediari e leader dei cambiamenti sistemici, a testimonianza dell’approccio fortemente collaborativo nella realizzazione del rapporto.
Accogliere una mentalità sistemica significa essere consapevoli che il sistema che si vuole cambiare è complesso, dato che coinvolge diversi attori e portatori di interesse, tra cui il donatore stesso, e va compreso appieno prima di essere “affrontato”. Per questo motivo, è necessario che i donatori e gli intermediari lavorino fin da dall’inizio con gli altri attori coinvolti per comprendere il sistema che si vuole cambiare. Inoltre, una mentalità sistemica comporta l’abbandono dell’abitudine a far rientrare i problemi all’interno del proprio quadro interpretativo ma rimodellare la propria organizzazione per assicurarsi che sia flessibile e pronta a sostenere strategie diverse, anche attraverso lo sviluppo di competenze sempre nuove. Bisogna quindi abbandonare l’idea di “così si è sempre fatto” ed essere disponibili a muoversi verso territori inesplorati; questo comporta, per coloro che finanziano il cambiamento sistemico, assumersi dei rischi e rinunciare al controllo ex ante e al potere di orientamento totalizzante delle iniziative, e promuovere, internamente e con i leader del cambiamento sistemico, una cultura dove l’insuccesso non è un elemento penalizzante, ma un’esperienza da cui imparare e ripartire.
Per sostenere il cambiamento sistemico, un punto fondamentale rimane non vincolare le risorse allo svolgimento di una lista di attività previste dal progetto, ma supportare e finanziare le visioni trasformative dei leader dei cambiamenti sistemici. Costruendo un rapporto basato sulla fiducia reciproca, i donatori possono essere sicuri che i leader del cambiamento sistemico sanno di cosa hanno bisogno e possono sostenerli nelle loro sperimentazioni e nel loro percorso di scoperta, senza penalizzare gli eventuali insuccessi, che, in realtà, vanno visti come cambi di rotta e esperienze da cui imparare. Si tratta quindi di considerare l’evoluzione degli interventi come elemento strutturalmente legato ad obiettivi di cambiamento, il cui raggiungimento può richiedere l’adozione di strade e vie diverse, e non come un elenco di azioni predefinite da spuntare, da cui non ci si può discostare, inserite in “gabbie progettuali” che fin, dall’inizio, condizionano il finanziamento alla realizzazione di una sequenza specifica e particolareggiata di attività (quasi che ciò garantisse la chiarezza delle idee del soggetto finanziato). Se i donatori non possono, almeno allo stato attuale a causa di proprie regolamentazioni interne, fornire finanziamenti su missione, del tutto svincolati da microoutput / attività, possono comunque strutturare il sostegno ai leader del cambiamento sistemico in modo da permettere loro di raggiungere gli obiettivi preposti, collegando il sostegno a tappe fondamentali e risultati decisi insieme invece che a singole attività con un output preciso e prestabilito unilateralmente.
Anche i metodi di valutazione vanno studiati in base al percorso che si vuole intraprendere: devono infatti essere cuciti su misura, prevedendo l’utilizzo di diversi strumenti esistenti (theory of change, canvas, lead user method…) o sviluppati ad hoc, e vanno definiti insieme ai leader del cambiamento sistemico.
Infine, per costruire un ambiente abilitante per il cambiamento sistemico, i donatori dovrebbero mettere a disposizione dei leader del cambiamento sistemico risorse per esplorare nuove soluzioni da condividere anche con altri durante il proprio percorso, facilitarli nella collaborazione con altri leader e creare le giuste strutture di incentivazione.
Il rapporto tra donatore e leader del cambiamento sistemico è, per sua natura, iniquo poiché il primo dispone di risorse, finanziare e non, necessarie al secondo per concretizzare la propria visione per il cambiamento sistemico. I donatori devono quindi ribaltare questa dinamica di potere, costruendo con coloro che supportano un partenariato tra pari, in cui entrambe le parti portano in campo risorse- finanziarie, intellettuali, relazionali, umane – diverse, ma ugualmente necessarie per il lavoro comune volto al cambiamento sistemico.
Alla base di questo rapporto ci deve essere l’ascolto. Solo in questo modo i donatori possono comprendere appieno la visione e i bisogni dei leader del cambiamento sistemico e fornire supporto mirato, finanziario ma non solo: sostegni non monetari come la partecipazione a reti, la condivisione di conoscenze, il supporto per sviluppare competenze specifiche già acquisite dal donatore sono in molti casi estremamente preziosi.
I cambiamenti sistemici non avvengono dall’oggi al domani e nemmeno in 12 o 24 mesi. Per questo motivo, i donatori dovrebbero assicurare il sostegno ai leader del cambiamento sistemico per almeno tre anni, meglio se ripetibile per altri tre. Solo così questi ultimi sono in grado di sviluppare un piano di lungo termine che possa permettere loro di raggiungere la loro missione. La flessibilità anche in questo caso rimane un punto centrale: se si vogliono mettere obiettivi di breve termine, bisogna sempre assicurarsi che restino rilevanti in un mondo in continua trasformazione. Inoltre, i donatori devono considerare che il percorso per portare avanti la visione dei leader dei cambiamenti sistemici non è lineare e può prevedere delle “deviazioni” lungo la strada: la maggiore conoscenza del problema e del sistema che si vuole cambiare porta infatti a rivalutare la propria strategia in corso d’opera, capire se le misure e iniziative adottate fino a quel momento rimangono valide oppure se è necessario apportare dei cambiamenti.
I modelli di sistema che si vogliono cambiare sono complessi e coinvolgono numerosi attori e portatori di interesse. Per questo motivo, i donatori dovrebbero essere disponibili a collaborare con altri donatori coordinando le loro azioni per migliorarne l’efficacia, oltre che facilitare ed incentivare la collaborazione tra i leader dei cambiamenti sistemici, rafforzando i rapporti con i vari portatori d’interesse rilevanti per il sistema. Il confronto tra idee e visioni differenti è il valore aggiunto delle collaborazioni.
Il rapporto completo è scaricabile anche qu
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