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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  4 minuti
Argomento:  Impresa sociale
data:  29 gennaio 2023

Acqua e siccità: nuove prospettive per l’economia sociale?

Alessandro Fabbri

L'economia sociale è sempre stata sensibile nel cogliere nuove sfide e bisogni sociali. Oggi aumenta la consapevolezza di quanto l'acqua costituisca un aspetto fondamentale; quale ruolo può assumere l'economia sociale?


L’anno 2022, da poco terminato, secondo l’autorevole parere del CNR è stato il più caldo e siccitoso della storia recente del nostro Paese[1], con un corollario di pesanti danni all’agricoltura e, indirettamente, ad altre attività economiche. Ciò è particolarmente vero per la Pianura Padana, di fatto il core economico dell’Italia, ed anche se in taluni momenti si sono verificate piogge non trascurabili (e talvolta fin troppo concentrate), è stato riconosciuto che esse non bastano a riequilibrare la diminuzione totale di precipitazioni rispetto agli scorsi anni[2]. Del resto, l’attuale inverno è comunque caldo in maniera drammaticamente anomala: in Italia ciò è testimoniato dall’Appennino quasi totalmente privo di neve, ma anche all’estero sono state rilevate temperature eccessivamente elevate ovunque, dai Paesi baltici e scandinavi fino alla Spagna[3]. Più in generale, in parallelo con il global warming, alcuni esperti asseriscono che la siccità, alternata a violente e potenzialmente dannose “bombe d’acqua”, diventerà un fattore strutturale del nostro clima e del nostro ambiente, e che l’Italia deve prepararsi a fronteggiare stabilmente tali fenomeni.

Se ciò costituisce anzitutto un rilevante avvertimento per i nostri policy maker, a tutti i livelli istituzionali, anche la società civile deve sentirsi chiamata in causa, fino al suo livello più “micro”, ossia il singolo cittadino con i suoi comportamenti quotidiani, specialmente in estate. Ma questa nuova situazione, ad avviso di chi scrive, al tempo stesso rappresenta una sfida rilevante per il variegato mondo dell’economia sociale.

Anzitutto, è noto che molte organizzazioni umanitarie, italiane ed internazionali[4], operano nei Paesi in via di sviluppo per diffondere tecniche sostenibili di estrazione, raccolta, conservazione ed uso dell’acqua. Sono quindi detentrici di un patrimonio di conoscenze che forse sarebbe opportuno “riportare a casa”, ossia reintrodurre nei nostri contesti urbani e rurali, naturalmente dopo un’attenta valutazione delle differenti condizioni di partenza e in una prospettiva sinergica con le istituzioni pubbliche e con le comunità del territorio.

In secondo luogo, altri Enti di Terzo Settore potrebbero utilizzare il loro radicamento capillare per farsi portatori di buone pratiche generalizzate non solo sul consumo, ma anche sulla raccolta dell’acqua, valorizzando le parti della propria mission già orienta verso tale scopo. Ad esempio, l’ANCeSCAO, associazione di secondo livello che aggrega anziani in varie attività tra cui la coltivazione degli orti, è uno degli ETS che a partire dal suo patrimonio di competenze e attività, ha iniziato ad agire in questo senso in taluni contesti locali[5], studiando forme di coltivazione orticola “a prova di siccità” e con un uso responsabile di acqua; il passaggio successivo potrebbe essere il passaggio dalle attuali sperimentazioni a programmi standardizzati di istruzione e formazione da diffondere a livello nazionale, cercando il più possibile la collaborazione di altre realtà di Terzo Settore e naturalmente delle associazioni di categoria, come CIA e Coldiretti.

Un’altra prospettiva di intervento potrebbe essere costituita dalla costruzione di piccoli e piccolissimi bacini per la raccolta delle acque piovane e dalla riattivazione di quelli preesistenti e trascurati negli ultimi decenni. In altre parole, alcune imprese sociali potrebbero specializzarsi in questo genere di lavori e nelle connesse opere di canalizzazione ed irrigazione dell’acqua raccolta, naturalmente rispettando tutti i più avanzati standard ambientali, ed anche in questo caso in collaborazione con le istituzioni pubbliche e le associazioni di categoria, che stanno già elaborando progetti in proposito[6]. In un senso molto lato si tratterebbe anche di un “ritorno alle origini”, cioè all’epopea di quelle associazioni e cooperative di braccianti che dalla fine dell’Ottocento si impegnarono nelle bonifiche di terreni acquitrinosi e malsani lungo il Po e non solo.

Tuttavia, è anche possibile che questi accorgimenti non bastino a garantire il fabbisogno idrico del nostro Paese e che si renda necessario un ricorso sempre più massiccio e sistematico, lungo tutta la penisola, a procedimenti di desalinizzazione dell’acqua marina. Il fatto che la scorsa estate nel Polesine si sia fatto ricorso ad un dissalatore espressamente richiesto e fatto giungere dalla Spagna[7] suona come un campanello d’allarme, un monito per quello che può essere il nostro destino. Del resto, già da molti anni Barcellona riceve buona parte del suo fabbisogno idrico da un impianto di desalinizzazione operante lungo la costa[8], ed è noto quanto spesso la città venga citata come realtà urbana all’avanguardia in molti ambiti da politici ed accademici: sarebbe quindi opportuno iniziare a pensare di prendere spunto dal capoluogo catalano anche in questo particolare e vitale aspetto della convivenza umana.

In che maniera la desalinizzazione può interessare il mondo dell’economia sociale? Due potenziali ambiti potrebbero essere relativi alle grandi quantità di energia necessarie ad implementare il processo (quale che sia la modalità prescelta) e agli scarti di lavorazione che esso produce, denominati comunemente “salamoia” (brine, in inglese), pericolosi per l’ambiente a meno che non si adottino procedimenti costosi di riciclaggio[9]. Per il primo aspetto, l’economia sociale può dare un contributo partecipando allo sviluppo di energie rinnovabili, purché vengano concretizzate alcune opportunità che la legislazione italiana ha concesso ad un livello per ora solo generale, come già osservato in un precedente articolo. Per il secondo aspetto, invece, si potrebbe concepire il coinvolgimento di alcune imprese sociali nel trattamento e nel recupero degli scarti di lavorazione dell’acqua salata, evitando un loro smaltimento dannoso per l’ambiente (come purtroppo succede nei Paesi del Golfo Persico) e trasformando queste sostanze in materiali utili. Infatti, come osservato da studiosi autori di un articolo scientifico del 2019 commissionato dall’ONU, “dalla melma si potrebbero inoltre recuperare sali, metalli e altri elementi in percentuali significative: magnesio, gesso, cloruro di sodio, di calcio, di potassio, di bromo, di litio...” [10]. L’imprinting etico e pro-sociale di queste imprese può costituire una prima ed importante garanzia circa la correttezza e l’effettivo rispetto dell’ambiente. Certo, per svolgere nel modo migliore tali operazioni occorre un bagaglio iniziale di significative conoscenze scientifiche e tecnologiche ed una dotazione di macchinari, aspetti sui quali si rende necessario un robusto mix di incentivi pubblici e di sostegni da parte delle organizzazioni di rappresentanza. In un certo senso si tratterebbe di replicare, con materiali diversi e ad un livello scientifico più impegnativo, le esperienze costituite dalle imprese sociali che si sono cimentate con successo nella raccolta e nello smaltimento dei RAEE[11].

Per ora queste prospettive ancora lontane per il nostro Paese, ma è noto che il mondo dell’economia sociale ha sempre avuto la capacità di cogliere i cambiamenti e di sviluppare, o di agevolare, le innovazioni necessarie a fronteggiarli; potrebbe essere una sfida che l’economia sociale inizierà ad affrontare in questo nuovo anno?

[1] Cfr. https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/clima/2022/12/27/cnr-il-2022-e-per-litalia-lanno-piu-caldo-della-storia_52917c6d-cc34-4600-9e12-9f7556f3ef73.html (ultimo accesso: 06.01.2023).

[2] Cfr. https://www.legambiente.it/comunicati-stampa/emergenza-clima-il-2022-anno-nero/ (ultimo accesso: 06.01.2023).

[3] Cfr. https://www.corriere.it/cronache/23_gennaio_05/inverno-piu-caldo-sempre-europa-sembra-estate-c18b9fd6-8ce3-11ed-8af7-148d8b1b948e.shtml (ultimo accesso: 06.01.2023).

[4] Cfr. https://www.redcross.org/about-us/news-and-events/news/2018/red-cross-works-to-bring-clean-water-to-people-all-over-the-worl.html, https://www.arcsculturesolidali.org/progetti/sostegno-allo-sviluppo-dellagricoltura-urbana-e-sub-urbana-nella-citta-di-pinar-del-rio-attraverso-lutilizzo-di-sistemi-di-irrigazione-efficienti/ e https://www.aics.gov.it/news/2017/16553/ (ultimo accesso: 06.01.2023).

[5] Cfr. https://www.ancescao.it/orti/1534-crisi-siccita-ancescao-emilia-romagna-e-podere-stuard-per-una-corretta-gestione-dell-acqua e https://www.ancescao.it/orti/1566-un-orto-a-prova-di-siccita-contro-la-crisi-climatica (ultimo accesso: 03.01.2023).

[6] Cfr. https://www.polesine24.it/home/2023/01/02/news/contro-la-siccita-tanti-laghetti-212394/ (ultimo accesso: 03.01.2023).

[7] Cfr. https://www.rainews.it/tgr/veneto/articoli/2022/06/emergenza-cuneo-salino-a-taglio-di-po-entra-in-funzione-il-dissalatore-993d7514-7f2a-4869-b494-6d2ffd5c635c.html (ultimo accesso: 06.01.2023).

[8] Cfr. https://www.water-technology.net/projects/barcelonadesalinatio/ (ultimo accesso: 06.01.2023).

[9] Cfr. https://www.focus.it/ambiente/ecologia/dissalatori-di-acqua-di-mare-e-salamoie (ultimo accesso: 06.01.2023).

[10] Ivi.

[11] Cfr. https://www.karpos.pn.it/i-nostri-servizi/gestione-rifiuti/ritiro-e-recupero-r-a-e-e/ e https://www.ilgermoglio.fe.it/ambiente/ (ultimo accesso: 04.01.2023).

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Alessandro Fabbri

Università di Bologna

Professore associato di Sociologia generale presso l'Universitas Mercatorum di Roma.

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