Le fondazioni culturali operative svolgono in prima persona attività di tutela, conservazione e valorizzazione. Possono gestire musei, biblioteche, archivi, centri culturali, siti archeologici, o organizzare eventi, mostre, concerti, e altre iniziative culturali.
Tra le colline della Maremma, vicino a Capalbio, è possibile visitare sentieri costeggiati da sculture monumentali e coloratissime. È il Giardino dei Tarocchi, opera dell’artista franco-americana Niki de Saint Phalle, ispirata da Antoni Gaudí. La gestione ed il finanziamento del Giardino sono affidati alla fondazione che è stata creata dall’artista stessa nel 1997. Il suo compito è garantire che il parco resti intatto, fruibile anche per le generazioni future.
Il Giardino dei Tarocchi è un esempio di fondazione culturale operativa, un ente senza scopo di lucro che gestisce direttamente un bene culturale, con autonomia organizzativa ed economica.
In Italia queste realtà spesso rappresentano casi virtuosi di gestione, innovazione e sostenibilità, dimostrando come la cultura possa essere valorizzata in modo efficace e duraturo.
A differenza delle fondazioni erogative, che si limitano a finanziare progetti di terzi, le fondazioni culturali operative svolgono in prima persona attività di tutela, conservazione e valorizzazione. Possono gestire musei, biblioteche, archivi, centri culturali, siti archeologici, o organizzare eventi, mostre, concerti, e altre iniziative culturali. Le loro caratteristiche principali sono:
Molte delle esperienze più riuscite del settore si collocano nelle grandi città d’arte.
Le fonti di entrata più comuni sono:
Le grandi fondazioni bancarie, come Cariplo e Compagnia di San Paolo, destinano una parte significativa del loro budget alla cultura, contribuendo in modo sostanziale al panorama culturale italiano.
Rispetto alla gestione diretta da parte di enti pubblici, la fondazione offre notevoli benefici: maggiore flessibilità nelle assunzioni, apertura alle partnership (collaborazione con imprese, sponsor, enti internazionali, grazie a un assetto più agile), autonomia nelle politiche tariffarie (libertà di sperimentare biglietti dinamici, abbonamenti e formule innovative. capacità di reinvestire gli utili). Infatti, pur essendo enti non profit, le fondazioni reinvestono gli avanzi di gestione nel miglioramento dei servizi e nella valorizzazione del patrimonio.
I fattori di successo più ricorrenti delle fondazioni sono:
Secondo i dati ACRI (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa), in Italia operano oltre 1.500 fondazioni di origine culturale e artistica, con un impatto stimato di diversi miliardi di euro in termini di valore economico generato e migliaia di occupati diretti e indiretti.
Le fondazioni museali non si limitano a produrre cultura, ma attivano filiere di servizi collegati: turismo, editoria, ristorazione, organizzazione di eventi.
Il modello fondativo garantisce autonomia finanziaria e capacità di autofinanziamento, nello specifico le fondazioni culturali operative hanno la capacità di generare entrate proprie in modi che le istituzioni pubbliche tradizionali non sempre riescono a sfruttare. Tra questi:
La Fondazione Musei Civici di Venezia, ad esempio, ha avuto nel 2024 38 milioni di euro di ricavi propri.
Il FAI, fondato nel 1975 sul modello del National Trust britannico, è una fondazione senza scopo di lucro. la cui missione è tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano. Entrate 2024: Circa 35,9 milioni di euro da donazioni individuali, pari a circa il 68% delle entrate totali.
Dal punto di vista organizzativo, le fondazioni culturali presentano strutture di governance ibride: Consigli di amministrazione composti da rappresentanti pubblici, privati e del mondo accademico, con un forte ricorso a professionalità manageriali. Questa formula consente decisioni più rapide, la possibilità di sperimentare strategie di marketing e comunicazione innovative, nonché di attrarre direttori e curatori con esperienza internazionale. Fondazione Palazzo Strozzi, ad esempio, è spesso citata come best practice di collaborazione pubblico–privata: il Comune di Firenze resta proprietario dell’immobile, ma la fondazione dispone della piena autonomia nella programmazione culturale e nella gestione economica.
Le fondazioni culturali richiedono competenze gestionali, piani a lungo termine e trasparenza, ed i casi virtuosi dimostrano che la cultura può essere gestita in modo imprenditoriale pur restando no profit. Dai colli della Toscana al cuore di Milano o Roma, queste realtà non solo conservano il patrimonio, ma lo rendono vivo, fruibile e capace di generare valore economico e sociale.
Il successo delle fondazioni culturali non si misura solo in termini economici, che è già buona soprattutto per capacità di autofinanziamento, ma anche nella valorizzazione e manutenzione dei beni e nella capacità di produrre impatto sociale.
L’azione delle fondazioni, non solo quelle culturali, se condotta con rigore, trasparenza e responsabilità, rappresenta un pilastro imprescindibile dell’economia responsabile, un settore che merita pieno sostegno e tutela da parte di tutte le istituzioni.
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