Sostienici! Rivista-Impresa-Sociale-Logo-Mini
Fondata da CGM / Edita e realizzata da Iris Network
ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  3 minuti
tag:  Dati
data:  13 ottobre 2020

Censimento non profit 2018, prime riflessioni

Gianfranco Marocchi

Dall'aggiornamento dei dati Istat sulle organizzazoni non profit emergono molte conferme: la crescita del settore nel suo complesso e il ruolo occupazionale trainante dell'impresa sociale. Ma anche alcuni risultati meno scontati, che si prestano ad interpretazioni diverse.


La scorsa settimana l’Istat ha rilasciato l’aggiornamento al 31 dicembre 2018 dei dati relativi alle Istituzioni Non Profit, un universo in parte (ma non del tutto) sovrapponibile con quello degli Enti di Terzo settore. Qui, tra i molti spunti offerti dai dati, ci si limita a svilupparne uno relativo alle imprese sociali, premettendo ovviamente che si tratta di considerazioni relative a tendenze che hanno caratterizzato il periodo pre-Covid e che quindi potrebbero essere state modificate dagli eventi successivi.

L’ultimo triennio di dati Istat ci restituisce alcune conferme

Gli Enti non profit continuano a crescere nel loro complesso, aumentando di 7 mila unità dal 2016 al 2017 e di 9 mila unità dal 20107 al 2018; diminuiscono nell’ultima rilevazione solo in una regione (Molise) mentre l’anno prima erano diminuiti solo in Puglia e Sardegna.

Crescono anche i lavoratori in essi impiegati, di ben 32 mila unità dal 2016 al 2017 e di 8700 dal 2017 al 2018, quando diminuiscono solo in Valle d’Aosta, Basilicata, Calabria e Sicilia.

Le cooperative sociali partecipano in modo significativo a questo processo di crescita con alcune specificazioni.

La prima è che i lavoratori aumentano di 10655 unità: questo significa che la crescita degli occupati nelle cooperative sociali bilancia la stabilità o meglio una piccola diminuzione nelle altre forme giuridiche e in specifico nelle associazioni dove gli occupati calano del 3%.

La seconda è che per la prima volta, da quando queste serie storiche sono raccolte, tale aumento dimensionale si accompagna ad una pur lieve diminuzione del numero di enti; quasi impalpabile, si tratta di 13 unità, ma sicuramente diverso dagli anni precedenti in cui il numero di cooperative sociali cresceva.

Crescita delle dimensioni complessive del fenomeno, come testimoniato dall’aumento di lavoratori, con diminuzione del numero di enti si traduce facilmente in un indizio della presenza di fenomeni, seppur lievi, di concentrazione: meno cooperative più grandi, con il risultato di “portare in positivo” il numero di occupati complessivi del non profit che altrimenti nell’ultimo anno sarebbe sceso.

Ovviamente questo non ci dice come questo modello si realizzi: in che misura per processi di fusione, in che misura grazie al fatto che un certo numero di cooperative più grandi cresce assorbendo spazi di mercato di altre, sino a portarle all’estinzione. E lascia aperta ogni considerazione sulle relazioni tra tali sviluppi e la valutazione del fenomeno della cooperazione sociale in quanto tale: si tratta di un consolidamento auspicabile che fa venire meno una certa tendenza al frazionamento su unità irragionevolmente piccole, o rappresenta una dinamica “cannibale” in cui soggetti più grandi attuano processi di espulsione dal mercato degli altri?

Il numero medio di lavoratori ovviamente cresce e questo si verifica in quasi tutte le regioni; emergono invece talune criticità locali ad esempio in Sicilia, dove pur essendo presenti nell’ultimo biennio 71 cooperative in più vi sono oltre 2 mila lavoratori in meno, circa 1000 per anno; o in Basilicata, dove diminuiscono sia le cooperative che i lavoratori.

Un’ultima notazione riguarda i modelli di sviluppo delle istituzioni non profit a livello territoriale. È noto che la dimensione delle imprese sociali del nord Italia (43 lavoratori nel nordovest, 51 nel nordest) è mediamente più alta rispetto a quella delle imprese del Mezzogiorno (14 al sud, 13 nelle isole) con il Centro in posizione intermedia (32 lavoratori); e le dimensioni nel centro nord crescono di più di una unità all’anno nell’ultimo biennio, mentre la dimensione media è stabile al sud e in discesa nelle isole. Ma l’aspetto che va sottolineato è che ciò si verifica con una quota di cooperative sociali al centro nord che rispetto al totale delle istituzioni non profit è meno che dimezzata rispetto al sud: al nord le cooperative sociali sono il 3% circa delle istituzioni non profit, al sud sono il 7%, nelle isole l’8%. Tale dinamica invece non appare rispetto ai lavoratori delle cooperative sociali, che sono abbastanza uniformemente oltre al 50% dei lavoratori totali.

Insomma, emerge un modello del nord con cooperative più grandi e molti altri enti di terzo settore che però hanno ciascuna un numero limitato di lavoratori; un modello nel mezzogiorno con cooperative sociali più piccole, meno altre istituzioni non profit che però tendono ad essere di dimensioni relativamente maggiori. Insomma, un nord dove è più chiaro chi fa impresa e chi svolge altre funzioni, e un mezzogiorno con una certa commistione e sovrapposizione. Le cooperative del Nordovest hanno circa 30 volte più occupati che la media delle istituzioni non profit non cooperative, quelle del nordest quasi 50 volte più occupati; al sud e nelle isole tale rapporto è rispettivamente di 20 e di 15 volte: tutti gli enti sono più piccoli, ma le cooperative sociali si distanziano meno dalle altre organizzazioni non profit. Anche in questo caso il dato si presta a diverse interpretazioni, e non è che un punto di partenza.

Rivista-impresa-sociale-Gianfranco Marocchi Impresa Sociale

Gianfranco Marocchi

Impresa Sociale

Nel gruppo di direzione di Impresa sociale, è anche vicedirettore di Welforum.it. Cooperatore sociale e ricercatore, si occupa di welfare, impresa sociale, collaborazione tra enti pubblici e Terzo settore.

Tempo di lettura:  3 minuti
tag:  Dati
data:  13 ottobre 2020
Sostieni Impresa Sociale

Impresa Sociale è una risorsa totalmente gratuita a disposizione di studiosi e imprenditori sociali. Tutti gli articoli sono pubblicati con licenza Creative Commons e sono quindi liberamente riproducibili e riutilizzabili. Impresa Sociale vive grazie all’impegno degli autori e di chi a vario titolo collabora con la rivista e sostiene i costi di redazione grazie ai contributi che riesce a raccogliere.

Se credi in questo progetto, se leggere i contenuti di questo sito ti è stato utile per il tuo lavoro o per la tua formazione, puoi contribuire all’esistenza di Impresa Sociale con una donazione.