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Fondata da CGM / Edita e realizzata da Iris Network
ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  2 minuti
Argomento:  Attualità
data:  08 aprile 2022

Guerra e sviluppo umano

Marco Musella

La guerra, creatrice per definizione di "dolori non necessari", rappresenta l'opposto dello sviluppo umano come immaginato da Sen e dalla Nussbaum. Come è difficile, oggi, parlare ai giovani di teorie che guardano in modo positivo alla possibilità di un miglioramento delle nostre condizioni!


Ho iniziato da qualche settimana il corso di Teoria dello sviluppo umano che, da un po’ di anni a questa parte, tengo nel secondo semestre per studenti dei corsi di laurea incardinati nel Dipartimento di scienze politiche. Quest’anno, più passa il tempo, più provo delle strane sensazioni, una sorta di imbarazzo, nell’insegnare le idee seniane, un approccio alternativo allo sviluppo economico che tanto mi appassiona perché non perde di vista la stella polare dell’uguaglianza e della giustizia, senza sacrificare la libertà. È anche, dal mio punto di vista, il fondamento più bello e significativo che si può dare alle imprese sociali e alla partecipazione attiva delle persone alle sorti del mondo in cui vivono!

Quest’anno, però, non è facile; non lo è stato neanche nei due anni in cui la pandemia ha limitato la nostra libertà di essere e di fare, ha condizionato il nostro consumare e produrre beni relazionali; ma quest’anno c’è la guerra!

La visione di Sen è tutta centrata su uno sguardo che volge al positivo, nel quale si ragiona su come far fiorire la vita, la vita umana e non solo essa: si pensi a quanto Martha Nussbaum ha sottolineato l’importanza di riconoscere uno spazio di potenzialità di vita agli animali e al mondo vegetale. Nella prospettiva seniana e del Capability Approach (https://hd-ca.org/), come preferiscono alcuni definire questa teoria, si propongono indicazioni chiare su come le politiche, tutte le politiche, vadano orientate nella direzione di allargare lo spazio della possibilità di scelta di individui e collettività piuttosto che nella direzione di fornire loro quantità di beni materiali sempre maggiori.

Non è facile tutte le volte che entro in aula provare a declinare i diversi concetti dello sviluppo umano e del cosiddetto Capability Approach rispetto a una situazione che si fa ogni giorno più drammatica: vediamo immagini atroci che ad ogni ora le nostre televisioni ci propongono senza più filtri, sentiamo litigare le persone su come è meglio procedere, immaginiamo il grido di chi soffre e muore soffocato dal tuonare delle armi. I nostri cuori e le nostre menti non sembrano davvero disposte a ragionare di crescita, benessere, sviluppo.

Qualche anno fa, in un convegno sui temi dello sviluppo sostenibile, Aldo Masullo, un filosofo napoletano illustre che all’età di novant’anni continuava a impartire insegnamenti di grande spessore a chi amava frequentare le sue conferenze e i convegni nei quali era invitato, diede dello sviluppo umano una definizione che mi colpì, ma che trovai sul momento difficile da collegare a quelle più comunemente usate nella letteratura sul tema. Masullo parlò dello sviluppo umano come “emancipazione dal dolore” e disse che, pure essendo vero che l’uomo non potrà mai emanciparsi totalmente dal dolore, non possiamo non collegare lo sviluppo alla capacità di limitare l’impatto del dolore sulla vita umana. Avevo dimenticato quanto ho notato l’altro giorno nell’aula leggendo insieme agli studenti la lista delle 10 Capabilities fondamentali della Nussbaum. Nella lista, al n. 4 “Sensi, immaginazione pensiero” la Nussbaum sottolinea, tra l’altro, che la dignità umana si costruisce se le persone sono “in grado di avere esperienze piacevoli e di evitare dolori non necessari…” e mi sono ricordato della definizione che Masullo diede in quel convegno del 2018! Il mio pensiero e la riflessione collettiva che è nata nell’aula dopo la mia lettura del testo sono andati immediatamente alla guerra e alla quantità di dolore non necessario che essa sta provocando in Ucraina in particolare, ma anche in Russia e, in qualche modo, nelle nostre case e in tutto il mondo. Ogni guerra provoca dolori non necessari e più esteso è il conflitto armato, più ampia è la disponibilità di armi che uccidono, più sono coinvolte le armi della propaganda, maggiori sono i dolori che si accumulano nel mondo.

Se mai fosse possibile avere una rappresentazione grafica della evoluzione della quantità di dolore nel mondo nel 2022, mi sono detto, essa registrerebbe un balzo verso l’alto e una successiva tendenza sistematica alla crescita ogni giorno che si aggiunge ai precedenti di questa maledetta guerra!

Rivista-impresa-sociale-Marco Musella Università degli Studi di Napoli "Federico II"

Marco Musella

Università degli Studi di Napoli "Federico II"

Professore ordinario di Economia Politica presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università degli Studi di Napoli "Federico II". Presidente di Iris Network. È co-direttore scientifico della rivista Impresa Sociale.

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