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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  5 minuti
Argomento:  Ricerca empirica
data:  06 agosto 2024

Comunità intraprendenti all'opera: i community hub

Caterina De Benedictis

I community hub - coworking, spazi aggregativi, luoghi culturali, spazi recuperati, ecc. - sono una delle espressioni delle comunità intraprendenti; sono luoghi ad alta intensità relazionale dove si attivano processi di coprogettazione e coproduzione di interventi, tali da superare la dicotomia tra produttori e fruitori.


I community hub come Comunità Intraprendenti

I community hub sono i protagonisti dell’ultimo report presentato da Euricse nell’ambito della seconda fase della ricerca “Comunità intraprendenti alla ricerca di pratiche di trasformazione sociale”. Il progetto di ricerca sulle Comunità Intraprendenti  si inserisce in un ampio dibattito, a livello sia nazionale che internazionale, sulla capacità delle organizzazioni di economia sociale e solidale di incentivare la partecipazione della società civile alla produzione e alla gestione di servizi pubblici o di interesse generale e di contribuire alla definizione di nuove politiche di sviluppo orientate a innescare una trasformazione socio-economica che porti al miglioramento delle condizioni di vita delle comunità locali.

In tale contesto, le Comunità Intraprendenti sono da intendersi come «tutte quelle pratiche di trasformazione sociale frutto di processi di organizzazione dal basso da parte di gruppi di persone o organizzazioni che si attivano all’interno del proprio territorio per sperimentare collettivamente soluzioni innovative di sviluppo socio-economico dal cui successo può dipendere il futuro della loro comunità» (Euricse 2020, p. 9). Tre sono gli elementi distintivi di queste organizzazioni e comuni ai diversi modelli di Comunità Intraprendenti: i) sono il risultato di un processo di auto-organizzazione della comunità, o di parte di essa (auto-organizzazione); ii) le attività che svolgono sono orientate a migliorare la sostenibilità sociale ed economica della comunità di appartenenza e non solo dei soci dell’organizzazione (beneficio comunitario); iii) la gestione dell’organizzazione e/o la realizzazione delle sue attività sono portate avanti attraverso il coinvolgimento attivo dei membri della comunità (partecipazione comunitaria).

In questo senso, i community hub sono una delle diverse tipologie di Comunità Intraprendenti individuate da Euricse. Insieme ai community hub si considerano, infatti, le imprese di comunità (Euricse, 2024a), le comunità a supporto dell’agricoltura (CSA) (Euricse, 2023a), le comunità energetiche rinnovabili (CER) (Euricse, 2023b), gli empori solidali, le portinerie di quartiere, le food coop e i fablab.

Il principale elemento distintivo dei community hub è l’attivazione di processi di rigenerazione urbana, che non sono da intendersi come mera azione di trasformazione fisica e spaziale dell’uso della città, ma soprattutto come azioni capaci di contribuire attivamente a una rigenerazione anche di tipo sociale, culturale ed economica dei luoghi dove nascono e operano (Galdini, 2008). I community hub sono luoghi multifunzionali, polivalenti, contenitori di attività variegate e attori sociali diversi, in cui si sviluppano, a partire dalle necessità locali, servizi per la comunità attraverso la sua partecipazione attiva in un’ottica di co-creazione e abilitazione di progettualità (Euricse, 2022).

I community hub, dunque, sono Comunità Intraprendenti che ai tre elementi distintivi messi precedentemente in evidenza, aggiungono il tema dell’attivazione di processi di rigenerazione urbana e sociale. Si rende infatti evidente, al giorno d’oggi, che rigenerare un territorio significa attivare un processo sociale complesso, in cui si prevede un sempre più ampio coinvolgimento delle comunità (Ostanel, 2016). Attivando, al tempo stesso, processi di rigenerazione community based e community led, i community hub assumono un ruolo di rilievo come attivatori sociali (Calvaresi e Lazzarino, 2018), grazie al loro radicamento nei territori e alla loro capacità di ascolto e coinvolgimento delle comunità locali.

I community hub: una fotografia del fenomeno

I community hub sono spazi complessi da definire, poiché fungono da incubatori di innovazione sociale e sviluppo locale, creati per e con le comunità di riferimento, sempre considerando la “relazione persone-comunità-spazi” (Bocco et al., 2018, p. 80). Al loro interno convivono realtà sociali e attività molto diverse e sii presentano, per questo, come spazi multifunzionali che riescono ad aggregare realtà eterogenee. È questa versatilità che li contraddistingue come luoghi di sperimentazione che valorizzano le energie presenti nel territorio, avviando processi di sviluppo locale attraverso il riuso degli spazi e il coinvolgimento attivo della comunità locale.

I community hub sono, quindi, luoghi ad alta intensità relazionale, in grado di mettere al centro sia gli attori sociali sia i beneficiari degli interventi, attivando processi di co-progettazione e co-produzione dei servizi, superando così la tradizionale separazione tra produttori e fruitori (Andorlini, Basile e Marmo, 2019). Grazie alla loro natura, non solo i community hub sono in grado di valorizzare le risorse materiali e immateriali presenti a livello locale, ma attraverso l’interazione che essi creano tra i diversi attori del territorio e la comunità locale sono capaci di produrre nuovo valore socioeconomico che ridistribuiscono all’interno della stessa comunità.

Oggi, i community hub sono un fenomeno in continua espansione sul territorio nazionale. Dal 2021 al 2023, secondo i dati raccolti da Euricse (2024b), si assiste ad una crescita del fenomeno pari al 140%, seppur in maniera disomogenea sulla penisola. La distribuzione geografica vede, infatti, una concentrazione delle esperienze mappate soprattutto al Nord (72%), segue poi il Mezzogiorno e le Isole (21%) e, infine, il Centro Italia (7,5%), dove questo modello è ancora poco diffuso.                             

Una delle possibili spiegazioni sia della crescita esponenziale che della concentrazione di queste esperienze al Nord è legata alla grande diffusione del modello “Case di Quartiere”, che a partire da Torino (8) è oggi molto diffuso nei vari quartieri della città di Bologna (33) e a Torino (8), anche se rilevanti risultano le omonime esperienze di Latina (5) e Brindisi (10).

Le diverse esperienze di community hub condividono gli stessi obiettivi di rigenerazione urbana e sociale, ma per raggiungerli adottano strategie diverse, così come diverse sono le attività che realizzano in funzione dei bisogni e degli interessi della propria comunità locale di riferimento. Tra queste, è possibile distinguere alcune attività prevalenti, cioè che ritornano più spesso nei differenti community hub mappati: i) attività di coworking; ii) messa a disposizione di spazi per incentivare l’aggregazione e la socialità tra i soggetti che frequentano lo spazio; iii) erogazione di servizi di welfare; iv) promozione e organizzazione di eventi culturali; v) trasformazione di aree urbane dismesse in spazi pubblici di aggregazione e socialità; vi) erogazione di servizi di carattere educativo, sia formali che informali.

I community hub: le specificità del modello

Per studiare il modello dei community hub, la ricerca è stata svolta in due fasi. La prima fase di analisi è stata condotta attraverso la realizzazione di interviste semi-strutturate che hanno permesso l’emersione di alcuni temi fondamentali, oggetto di ampia discussione all’interno del report di Euricse: i) il modello di governance, ii) le forme e gli strumenti di partecipazione della comunità, iii) i rapporti con il territorio circostante. La seconda fase dell’analisi empirica è stata dedicata ad approfondire ulteriormente gli elementi messi in luce attraverso la realizzazione di cinque studi di caso: CasciNet (MI), Cult – Community Hub (PG), ViviamoLaq (AQ), Beeozanam (TO), MareMemoriaViva (PA), poi arricchiti dal confronto con altre esperienze, tra cui spiccano senza dubbio quelle delle Case del Quartiere di Bologna e Brindisi.

Sulla base di quanto detto finora, tre sono dunque le principali riflessioni su cui occorre puntare l’accento.

Innanzitutto, come anticipato, i community hub sono esperienze di rigenerazione di luoghi non solo da un punto di vista fisico, ma anche sociale. Ne sono esempi emblematici le esperienze delle Case del Quartiere di Bologna e di Brindisi. A Bologna, la trasformazione dei Centri Sociali Anziani in Case di Quartiere ha significato dare nuova vita a spazi esistenti, integrandoli con nuove realtà associative. A Brindisi, la rigenerazione ha coinvolto spazi inutilizzati, trasformandoli in centri di innovazione e sviluppo comunitario. In entrambi i casi, i community hub hanno riattivato luoghi, rendendoli centri vitali di incontro e collaborazione. Questi casi dimostrano come i community hub siano capaci di trasformare i luoghi, ridefinendo il loro ruolo nella società.

In secondo luogo, da diverse esperienze emerge la capacità dei community hub di porsi come attori che “abitano i margini”, facendo da cassa di risonanza per i contesti più problematici e riuscendo a catalizzare intorno a sé le energie indispensabili per rispondere ai bisogni e alle richieste delle comunità di riferimento. Un esempio emblematico, in questo senso, è rappresentato dall’ecomuseo MareMemoriaViva di Palermo. L’ecomuseo è situato sulla costa sud-est del golfo di Palermo, in un'area che, nonostante la vicinanza al centro storico della città, possiede caratteristiche socio-demografiche tipiche delle periferie, come la marginalità geografica e sociale, caratterizzata da una forte disuguaglianza economica ed educativa. La posizione geografica di MareMemoriaViva è simbolica della marginalità, poiché la zona ha subito negli anni una significativa violenza ambientale, che ha acuito le disuguaglianze sociali. Questa situazione di marginalità ed emarginazione è una delle sfide che il community hub affronta, cercando di dare voce e visibilità a queste problematiche attraverso progetti artistici, culturali e sociali. I community hub come MareMemoriaViva rappresentano una risposta innovativa e inclusiva alla marginalità spaziale e sociale creando, attraverso l’offerta di luoghi di espressione e partecipazione, un ponte tra comunità e istituzioni, per dare vita a un percorso di rigenerazione condivisa dei territori marginalizzati.

In ultima istanza, per promuoverne un pieno sviluppo e per tenere conto di tutte le potenzialità del modello, risulta indispensabile provare a concepire i community hub come attori di politiche pubbliche. Come si è visto, i community hub sono attori emergenti nel panorama delle politiche di rigenerazione urbana e sociale delle città. Questi spazi non sono semplicemente luoghi di aggregazione, ma veri e propri protagonisti di una nuova stagione di politiche pubbliche. I community hub rappresentano un nuovo modello innovativo di partecipazione e di essere comunità, contribuendo significativamente alla costruzione di politiche più inclusive e condivise. Secondo una visione classica, un attore di politiche pubbliche è un soggetto che identifica problemi e propone soluzioni. I community hub incarnano perfettamente questo ruolo, operando a livello locale per riattivare spazi e creare impatto sociale. Un esempio emblematico è il caso di Beeozanam, centro comunale polivalente torinese, gestito attraverso un Patto di collaborazione tra la città metropolitana di Torino, l’Associazione Beeozanam e altre realtà del territorio. A tal proposito è interessante notare la nascita e lo sviluppo di strumenti di amministrazione condivisa, capaci di facilitare il processo di costituzione e crescita di spazi come i community hub. Tra questi, spiccano, appunto, i patti di collaborazione, ovvero strumenti atti alla costruzione di relazioni tra cittadini, istituzioni e beni comuni. I patti di collaborazione promuovono un modello di democrazia partecipativa, dove il rapporto tra le parti è basato sulla fiducia reciproca e non sull’autorità. Questo tipo di accordo non è solo un atto amministrativo, ma una vera e propria costruzione di relazioni.

I Community hub, quindi, sono più che semplici spazi: sono attori di politiche pubbliche capaci di trasformare le città e le comunità. Affinché questo accada, tuttavia, è necessario riconoscerli e valorizzarli attraverso un ecosistema collaborativo, capace di costruire politiche più inclusive e partecipative e, di conseguenza, in grado di determinare un maggiore ed effettivo impatto sul territorio di riferimento.

In un momento di crisi dei luoghi di democrazia istituzionale, i community hub emergono come nuove forme di aggregazione sociale e culturale capaci di rispondere alla mancanza di spazi per l'interazione civica e di offrire un'alternativa ai tradizionali luoghi di partecipazione. Questa dinamica è evidente non solo per i community hub, ma per tutte le tipologie di Comunità Intraprendenti, che diventano sempre più essenziali per il rafforzamento, e talvolta la creazione, del tessuto sociale delle comunità.

 

Bibliografia

Euricse, (2022). Le Comunità intraprendenti in Italia, Euricse Research Reports, n. 23|2022. Autori: J. Sforzi, C. Burini, C. De Benedictis, L. Bettani, D. Gaudioso. Trento | Euricse.

Euricse, (2024a). Le imprese di comunità in Italia. Tratti distintivi e traiettorie di sviluppo, Euricse Research Reports, n. 36|2024. Autori. J. Sforzi, A. Spalazzi, L. Bettani, C. De Benedictis, S. Scarafoni.

Euricse, (2024b). I community hub: spazi multifunzionali tra rigenerazione urbana e rigenerazione sociale, Euricse Research Reports, n. 37|2024. Autori: J. Sforzi, C. De Benedictis, S. Scarafoni. Trento: Euricse.

Euricse, (2023a). L’agricoltura supportata dalla comunità in Italia, Euricse Research Reports, n. 33|2023. Autori: J. Sforzi, C. De Benedictis, A. Piccoli, A. Rossi. Trento: Euricse.

Euricse, (2023b). Le comunità energetiche rinnovabili in Italia, Euricse Research Reports, n. 32|2023. Autori: J. Sforzi, C. De Benedictis, N. Magnani, L. Sapochetti, I. Tani. Trento: Euricse.

Bocco, A., Tranquillo, N., Caliri, G., & Lazzarino, E. (2018). Community hub e rigenerazione urbana: qualche nota interdisciplinare. Territorio, 84, 1, pp. 79-86.

Calvaresi, C., & Lazzarino, E. (2018). Caratteri, attori e politiche dei Community hub. Un dialogo con i protagonisti. Territorio, 84, pp. 87-92, DOI: 10 3280/TR2018-084013.

Galdini, R. (2008). Reinventare la città: strategie di rigenerazione urbana in Italia e Germania, Milano, Franco Angeli.

Ostanel, E. (2016). Se la rigenerazione urbana è un processo sociale, CheFare, https://www.che-fare.com/almanacco/territori/rigenerazioni/rigenerazioe-urbana-processo-sociale

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Caterina De Benedictis

Euricse

Ricercatrice junior presso Euricse.

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