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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  2 minuti
Argomento:  Libri
data:  31 luglio 2020

Libro - Leadership femminile e cooperazione

Redazione

Andrea Bassi e Paola Miolano hanno recentemente pubblicato per Franco Angeli “Leadership al femminile e cooperazione”, liberamente disponibile per il download. La leadership delle cooperative riproduce le discriminazioni di genere o riesce a superarle, proponendo modelli diversi?


Andrea Bassi e Paola Miolano hanno recentemente pubblicato per Franco Angeli “Leadership al femminile e cooperazione”, liberamente disponibile per il download.

La ricerca approfondisce il tema della disparità di genere ai vertici delle imprese, con particolare riferimento al mondo cooperativo. Lo studio analizza se e in che misura l’ingresso di milioni di donne nel mondo del lavoro abbia trovato corrispondenza nella possibilità di occupare posizioni apicali e dirigenziali. L’ambito di indagine concerne lo sviluppo del fenomeno in Italia con un approfondimento sull’Emilia-Romagna.

I dati sull’occupazione in cooperativa ci mostrano un panorama variegato che non sempre conferma l’aspettativa di un’equa distribuzione di donne ai vertici aziendali delle cooperative. In media il 52% degli assunti in cooperativa in Italia sono donne, mentre le quote femminili in posizioni apicali o nel CDA si attestano intorno al 24%. A livello regionale la fotografia è molto simile: il 53% dei cooperatori regionali è donna, ma sono donne solo il 18% dei Consiglieri di amministrazione, il 15% dei Presidenti e il 18,5% dei Vicepresidenti. È invece più positivo il dato registrato circa la distribuzione di genere delle posizioni dirigenziali tra le cooperative sociali; la quota di lavoratrici è molto più alta (intorno al 78% in Emilia-Romagna), ma anche le posizioni dirigenziali sono prevalentemente femminili - pur se non nella stessa proporzione della forza lavoro - in quota pari al 61%.

Ma perché persistono, nella generalità delle aziende e anche nel mondo cooperativo, fattori di discriminazione? Questo non avviene, generalmente - almeno tra le cooperative - a causa di espliciti pregiudizi (cosa che, in ogni caso, le cooperatrici intervistate spesso hanno sofferto in alcuni momenti della loro carriera lavorativa), ma per limiti e barriere che le donne debbono affrontare per poter gestire i ruoli di maggiore responsabilità, che consistono nella disponibilità di tempo derivante dalla difficoltà nel conciliare lavoro e vita familiare. Le intervistate madri, infatti, sono state in condizione di ricoprire ruoli dirigenziali nei casi in cui hanno potuto fruire di un rilevante aiuto da parte della famiglia, in particolar modo dai nonni; mentre per coloro che non hanno avuto la possibilità di usufruire di questo supporto, il rientro in azienda ha comportato diminuzione dell’orario di lavoro e conseguentemente anche di responsabilità aziendali. Il tema della disponibilità di tempo è, secondo quanto emerge dal lavoro di Bassi e Miolano, il vero nocciolo della questione di genere nel contesto lavorativo; ricoprire posizioni di vertice richiede spesso totale dedizione – e questo, ricordano gli autori, è oltremodo enfatizzato nel mondo cooperativo - e solo chi può permettersi tale “lusso”, può aspirare ad una carriera che procede verso i ruoli apicali.

Gli autori evidenziano come la questione di genere nella dirigenza del mondo cooperativo investa anche il tema dei modelli di leadership; le dirigenti intervistate esprimono valutazioni critiche circa la tendenza di alcune donne giunte in posizioni apicali di imitare lo stile maschile, facendo propri stili di direzione e di comportamenti rigidi e autoritari. Al contrario la leadership femminile dovrebbe caratterizzarsi per atteggiamenti – peraltro profondamente intrecciati con i valori cooperativi – quali la “capacità di ascolto”, la ricerca di forme di confronto più “paritarie ed orizzontali” anche oltre le gerarchie, la capacità di valorizzare la “creatività” delle persone, di “coinvolgere” e di “includere”.

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