Una cooperativa sociale bolognese reagisce alla crisi: ripensa e trasforma i servizi, trova forme nuove per le attività che proseguono, si immerge ancora di più nel contesto comunitario in cui opera.
Open Group ai tempi del Coronavirus deve far fronte a diverse sfide, come la maggioranza delle realtà del terzo settore: avere uno sguardo strabico che ci permetta di gestire nel migliore dei modi l’oggi, ma anche di guardare avanti, che ci indichi quali scenari poter immaginare per il futuro e che effetti avranno sui nostri servizi e sulle persone che ogni giorno accogliamo ed incontriamo. Ed in questo, immaginare quali nuove competenze dovremo acquisire.
Molte attività di Open Group sono state sospese, altre proseguono, altre ancora si sono profondamente trasformate. Ci sono educatori ed operatori che stanno continuando a lavorare nelle comunità, nei centri di accoglienza o nell’unica attività di inserimento lavorativo rimasta aperta, la lavanderia industriale che lava indumenti e biancherie per case di riposo, altri che stanno accedendo al Fondo di Integrazione salariale ed altri ancora che stanno reinventando il loro modo di lavorare, di stare vicino ad utenti e famiglie in maniera diversa, sperimentando una “distanza terapeutica” a distanza… Tutto questo grazie a persone che in questa situazione hanno fatto emergere più che mai il proprio senso di responsabilità e le loro profonde motivazioni etiche.
Tutte le strutture di accoglienza sono attive; i migranti, le mamme con i loro bambini, i minori e le persone con problemi di dipendenze restano in comunità (una nostra collega ha lanciato #iorestoincomunità, perché fin da subito è stato chiaro che il nostro mondo non esisteva nei racconti dei media) con educatrici e educatori che organizzano per loro nuove attività e nuovi modi di stare insieme, nel rispetto delle distanze e delle regole. Mascherine, guanti, creatività, nervi saldi e consapevolezza. Il tempo è cambiato, le aule scolastiche, le attività sportive con gli educatori, gli amici, i colloqui e gli incontri con i servizi e i parenti, i fine settimana in famiglia hanno ceduto il posto alle lezioni online, agli incontri coi familiari e ai servizi in videochiamata. Eppure, anche in questo tempo sospeso, in comunità non ci si annoia. Gli educatori hanno trasformato il modo di lavorare: dopo il caffè del mattino le lezioni online partono puntuali e gli spazi comuni si aprono a nuove attività e all’inaspettato: si prepara una pizza, una torta di compleanno, un piatto del paese d’origine; si dipinge e creano oggetti, prima di un po’ di attività motoria, della partitella in giardino, dei film scelti insieme e della sfida a carte prima di dormire. Sempre, c’è la videochiamata del volontario che pur da lontano è vicino e che continua a sostenere i ragazzi.
Il tempo è cambiato anche per le strutture per persone senza fissa dimora, che fin da subito abbiamo trasformato in strutture aperte 24 ore su 24 per dare uno spazio di vita sicuro a chi non ha casa. Gli operatori così sono al lavoro, dopo una riorganizzazione che ha reso possibile il prolungamento dell’orario di apertura.
I servizi con maggiori caratteristiche di prossimità sono quelli che non hanno mai smesso di funzionare e sono diventati fin da subito servizi in prima linea; l’Unità di Strada continua a garantire supporto con il suo furgone attrezzato occupandosi della salute delle persone più ai margini, che oggi con la chiusura degli ingressi in comunità terapeutiche rischiano più di altri di essere lasciate sole e di essere a rischio per la loro salute e per quella dei cittadini.
Da subito, appena è scattato il lockdown, è cominciata la reinvenzione digitale, trasversale su tutti i servizi, un processo già avviato da tempo in Open Group, ma che ha avuto un incredibile accelerazione anche qualitativa.
Prima di tutto la chiusura dei nostri uffici (circa 50 persone): in due giorni abbiamo permesso a tutti di lavorare da casa, tutti i nostri documenti erano già in cloud, l’accesso ai nostri programmi gestionali facilmente attuabile da casa. E qui un pensiero… ma una volta finito tutto questo, avremo ancora bisogno di una sede così grande, dovremo per forza far spostare 50 persone da casa all’ufficio con un impatto ambientale di un certo tipo o potremmo pensare altro? La relazione, il vedersi e prendere il caffè davanti alla macchinetta scambiando due chiacchiere è per noi vitale, ma forse c’è una terza strada…
ABC Digitale, il nostro portale dedicato allo sviluppo della cultura digitale e all’acquisizione di competenze da parte di tutti i cittadini, sta raccontando tutte le sperimentazioni nel mondo virtuale: dal lavoro a distanza e online del settore Infanzia, quello dei digital coach del settore Disabilità, le tante attività digitali dei nostri educatori dei centri giovanili, dei centri anni verdi e dei centri di aggregazione, la scuola online di italiano L2 per i beneficiari delle nostre strutture di accoglienza nata in brevissimo tempo.
Lavoriamo per non lasciare da sole a casa le persone con disabilità: il gruppo dei Digital Coach del settore Disabilità è al lavoro per supportare le persone con disabilità e le loro famiglie dopo che sono stati chiusi i centri diurni e i laboratori protetti; siamo consapevoli che questi momenti fatti in remoto (accanto comunque agli incontri individuali che abbiamo continuato a fare per alcuni utenti particolarmente complessi) sono un momento prezioso nella vita di queste persone e rappresentano un momento molto importante anche per le loro famiglie che partecipano ed hanno modo di trovare nell’educatore del proprio figlio un valido sostegno. I Digital Coach stanno lavorando da casa con PC, tablet e smartphone, per continuare online le attività che svolgevano già nelle Aule Digitali dei servizi Disabilità di Open Group. Le aule sono state aperte per favorire lo sviluppo della comunicazione in persone con autismo, gravi disturbi del linguaggio, assenza di linguaggio parlato o limitazioni di vario tipo. Tutto ciò ha portato a un miglioramento delle autonomie e alla partecipazione sociale delle persone ospiti, sostenute da device che possono facilitare il loro scambio con il centro e con le famiglie.
Abbiamo attivato videochiamate di gruppo per far capire ai ragazzi che possono continuare a vedersi e ad interagire anche a distanza per non perdere il senso della comunità e inclusione. Durante le videochiamate ci si scambiano i saluti, si fanno delle chiacchere vedendosi in diretta, si svolgono attività ludico ricreative (indovinelli, karaoke, caccia al tesoro…). Tutti partecipano alle attività proposte in chat e anche ai “compiti a casa” con canzoni, disegni, video, ricette.
Io resto a scuola, a studiare italiano L2: se la scuola si è spostata online, con registri elettronici per i compiti e le interrogazioni in videochat, anche la scuola di italiano L2 deve fare i conti con la distanza, così insegnante e scuola si sono trasferite on-line, e qui si invitano gli studenti, i beneficiari ospiti delle strutture di accoglienza che gestiamo. Il settore integrazione di Open Group, in particolare l’équipe del Progetto SIPROIMI, dedicato all’accoglienza di persone titolari di protezione internazionale, hanno lanciato un nuovo sito per poter continuare le attività di insegnamento della lingua italiana: l’insegnante di italiano che lavora sulle strutture di accoglienza fa lezione ai beneficiari attraverso le video chiamate Whatsapp: i materiali per le lezioni sono costruiti attraverso la piattaforme online Padlet, fruibile da smartphone in pochi clic. Ci sono video e canzoni, ma anche quiz e giochi da fare direttamente dal telefono. Per raccogliere tutto questo materiale abbiamo creato un sito #IoRestoaScuola che propone tante attività per studiare l’italiano in questi tempi complicati e “passare bene il tempo”. C’è anche uno spazio dedicato a idee per trascorrere il tempo, guardando un film o leggendo un buon libro. L’aspetto più importante – in questi giorni più che mai – è dare stimoli contro la noia e mantenere un contatto costante, per combattere l’isolamento e la solitudine. Stiamo lavorando, anche con la collaborazione di DICO – Didattica dell’Italiano per la Cultura Orale, alla progettazione di strumenti sempre più semplici, ricchi e che possano includere tutti. Stanno continuando anche i corsi L2 per i ragazzi stranieri inseriti nella scuola pubblica media e superiore: il lavoro è in corso a Bologna e a San Lazzaro e coinvolge circa 300 studenti stranieri che non possono seguire i programmi della loro classe. Materiali creati ad hoc per farli esercitare da casa, attraverso piattaforme digitali, e per alleggerire il lavoro delle loro famiglie. Il tutto viene elaborato con l’aiuto di mediatori linguistico-culturali che guidano telefonicamente le famiglie e gli studenti all’accesso e all’utilizzo della didattica a distanza.
Il lavoro educativo con ragazzi e giovani non può certo fermarsi in tempo di quarantena. L’adolescenza è una fase di crescita delicata e complessa rispetto alla costruzione di sé, della propria identità, della propria immagine. È importante per noi dare il più possibile una continuità educativa e relazionale per sostenere, far riflettere, divertire e aggregare i ragazzi. Ci siamo quindi attrezzati per continuare ad accompagnarli anche a distanza portando avanti le attività ordinarie dei nostri servizi e aggiungendone altre più idonee al nuovo contesto. Certamente la tecnologia e i media digitali sono già parte integrante del bagaglio professionale di chi lavora con gli adolescenti: strumenti, contenuti, prevenzione e sviluppo di competenze. Questo periodo dà l’opportunità di approfondire e interagire più profondamente con i linguaggi e gli spazi che utilizzano i ragazzi per comprenderli meglio ed essere contemporaneamente antenna di eventuali comportamenti disfunzionali.
Abbiamo attivato il progetto Get your facts straight! progetto di media literacy incentrato sulle fake news e la loro diffusione nei social media. Si rivolge sia ai giovani che agli adulti, perché nel particolare momento che stiamo vivendo il fenomeno della falsa informazione e i suoi effetti toccano tutti in prima persona: da quando è iniziata l’epidemia del COVID-19 il numero di fake news è cresciuto esponenzialmente. Attraverso alcuni webinar in diretta seguiti dal proprio dispositivo, i partecipanti imparano a identificare le fake news, riconoscendo le notizie vere da quelle manipolate, nonché le ragioni politiche e commerciali che vi stanno dietro. Si spera che grazie a ciò possano diventare più consapevoli del pericolo che la disinformazione rappresenta per la loro sfera privata, per la società e per la democrazia.
All’interno dei centri di aggregazione giovanile abbiamo proposto spazi virtuali per incontrare i ragazzi e le ragazze che frequentano i Centri e in generale gli adolescenti del territorio in questa situazione delicata: Whatsapp, Meet, Hangout, Skype, Facebook e Instagram sono gli ambienti virtuali usati. L’idea è continuare a mantenere rapporti e legami con i ragazzi e le ragazze che hanno frequentato gli spazi del centro e che in questo periodo difficile si trovano costretti a casa. Un punto di ascolto virtuale, laboratori online, video tutorial e poi ancora contest e corsi, recensioni e ricette dalla cucina di Spazio Eco (un ristorante gestito da Open, oggi ovviamente chiuso, ma che sta producendo ricette e video da condividere con i nostri ragazzi). Con l’hashtag #ioinquarantena sono in corso due contest: uno narrativo e uno fotografico, aperti dal 1 aprile fino al 15 maggio.
Ci sono poi i servizi legati più direttamente allo stato di emergenza. Dal 23 marzo Open Group è coinvolta nel servizio spesa attivato dalla Fondazione Policlinico Sant’Orsola grazie alle donazioni della campagna “Più forti insieme”. Il servizio prevede l’acquisto e la consegna della spesa (anche a domicilio) per i medici e il personale ospedaliero del Policlinico Sant’Orsola e di tutto il personale sanitario Ausl impegnato in padiglioni ospedalieri Covid. Il progetto è realizzato in collaborazione con Coop Alleanza 3.0 e UpDay. Ogni mattina riceviamo circa 30 richieste. I nostri operatori, volontari, fanno la spesa e poi i tassisti di CotaBO si occupano della consegna a domicilio. La nostra agenzia di comunicazione Be-open sta documentando invece per il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi il duro lavoro di medici, infermieri e operatori. Un’équipe formata da un videomaker e un giornalista, supportati da un fonico, sta girando per le corsie dell’ospedale: dal pronto soccorso alla pediatria, fino a malattie infettive e terapia intensiva. In ogni reparto si indaga l’impatto della malattia Covid-19 sul lavoro e la vita del personale sanitario. Interviste e immagini sono pubblicate sulla pagina Facebook del Policlinico.
Infine, Open Group è da alcuni mesi protagonista, insieme ad Eventeria, della rigenerazione di uno scalo ferroviario, vicino alla stazione centrale di Bologna, DumBO, uno spazio destinato a cultura, sociale, sport e arte. Ora che tutti gli eventi pubblici sono stati sospesi, DumBO è stato teatro, il 21 marzo, di un concerto in diretta streaming (e solo streaming) organizzato con RoBOt Festival, all’interno del programma #laculturanonsiferma lanciato dall’Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna.
Per Open Group sociale, cultura, digitale sono fili indispensabili per tessere il nostro futuro. Che non può essere identico al passato.
Open Group è cooperativa sociale bolognese con oltre 700 lavoratori, 400 dei quali soci. Vedi qui tutte le attività di Open Group
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