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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  3 minuti
Argomento:  Libri
data:  14 ottobre 2020

Un diritto per il Terzo settore. Studi sulla riforma

Redazione

Un libro di Antonio Fici per chi desidera approfondire il percorso culturale che ha portato al Codice del terzo settore, a partire dalle profonde radici costituzionali sui cui si poggia la Riforma. Un contributo a costruire il "diritto del Terzo settore" senza il quale la Riforma rimane monca e inattuata.

 


Un diritto per il Terzo settore. Studi sulla riforma, nuovo libro che Antonio Fici per Editoriale scientifica, è una lettura sicuramente utile per chi necessita di informazioni analitiche sulle previsioni della riforma del terzo settore, inclusi gli aspetti relativi all’impresa sociale cui sono dedicati ei capitoli 3 e 4; d’altra parte, ricondurre questa pubblicazione al genere della manualistica sarebbe senz’altro assai riduttivo. Infatti, Un diritto per il Terzo settore è soprattutto altro: è una riflessione sul significato culturale della Riforma e sugli intenti che l’hanno originata, un tentativo di collegare le specifiche previsioni normative al senso sottostante, a partire dai principi generali che ispirano la riforma e ai fondamenti costituzionali sui quali si poggia.

Insomma, seguendo il ragionamento dell’Autore, ancor prima di inoltrarsi nei tecnicismi e nei complicati equilibri tra favor e doveri sui quali il Codice del Terzo settore si sviluppa, è importante leggere le norme alla luce degli obiettivi ben enunciati dalla Riforma, a partire dal suo incipit che motiva l’iniziativa con la volontà di “sostenere l'autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l'inclusione e il pieno sviluppo della persona, a valorizzare il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa, in attuazione degli articoli 2, 3, 18 e 118, quarto comma, della Costituzione” (Legge 106/2016, art. 1). Il libro si sviluppa quindi nell’intento, dichiarato in premessa, di consolidare una teoria giuridica che consenta di elaborare un “vero e proprio, autonomo diritto vivente del terzo settore”. In assenza di questo sforzo, si andrebbe incontro al rischio che le previsioni più intimamente legate alla peculiarità della natura del Terzo settore – non a caso l’autore cita proprio gli articoli 55 e 56, spesso oggetto di riflessione su Impresa Sociale – siano rilette in senso limitativo, con l’esito di depotenziarle. Il libro si gioca quindi su un continuo dialogo tra aspetti normativi, significati della norma e riferimenti all’operato del terzo settore, nella convinzione che “non potrebbe mai esserci terzo settore senza diritto del terzo settore: il successo del primo dipende inevitabilmente dall’affermarsi del secondo”.

Coerentemente con questa ipotesi, l’Autore propone in apertura un’analisi delle basi costituzionali del diritto del Terzo settore in forte sintonia con le riflessioni sviluppate anche nel numero 1/2020 di Impresa Sociale, rinvenendo il fondamento dell’azione del terzo settore, prima ancora che nell’alta legittimazione dell’art. 118 comma 4 – il principio di sussidiarietà riaffermato in modo quanto mai potente anche nella recente sentenza 131 della Corte costituzionale – nei principi fondamentali che la Costituzione pone a base della nostra convivenza e quindi la contemporanea definizione dei diritti dell’uomo – personali e nelle formazioni sociali – e dei doveri di solidarietà operata nell’articolo 2 e dell’impegno a rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono lo sviluppo della persona e la partecipazione alla vita del Paese, come affermato dall’art. 3. Insomma, se la sussidiarietà dell’art. 118 ben delinea come ciò deve avvenire, il terzo settore si sostanzia primariamente come luogo ove i cittadini si responsabilizzano per attuare le previsioni costituzionali che più di ogni altra descrivono un Paese attento alle condizioni dei suoi cittadini.

Come prima richiamato, Un diritto per il terzo settore dedica una specifica attenzione al tema dell’impresa sociale. Tra i molti contenuti, di particolare interesse il tentativo di sviluppare talune ipotesi applicative di tale normativa, dalle società miste pubblico private per la gestione di attività di interesse generale in forma di impresa sociale (ha fatto scuola, a tal proposito, il caso di Lecco), alle imprese sociali come strumento per soggetti quali fondazioni di origine bancaria o BCC per gestire interventi di interesse generale insieme a enti di terzo settore o anche per enti di terzo settore a carattere volontario, che possono realizzare attraverso imprese sociali controllate specifiche attività a carattere imprenditoriale. Di grande interesse anche il capitolo in cui le imprese sociali sono studiate da punto di vista dei diversi stakeholder – cittadini, utenti, lavoratori, volontari, finanziatori, altri enti di terzo settore e non – esplorando come le caratteristiche dell’impresa sociale la portino ad essere soggetto in grado di accogliere una pluralità di istanze di diversi stakeholder: “L’impresa sociale… diventa una forma organizzativa del terzo settore particolarmente attraente per molte categorie di soggetti. Può interessare tanto chi è alla ricerca di un modello d’impresa non speculativo ispirato ai principi e ai valori del terzo settore, quando chi intende trasformare il proprio ente di terzo settore da “erogativo” a “imprenditoriale”.


Antonio Fici, Un diritto per il terzo settore. Studi sulla riforma, Editoriale scientifica, Napoli 2020, ISBN 978-88-9391-838-1. 193 pagine, 14.24 euro su Editoriale scientifica.com

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