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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  2
Argomento:  Economia
data:  27 novembre 2020

Vaccino Covid e irrazionalità dei mercati finanziari

Giorgio Liotti

Da come i mercati azionari hanno reagito agli annunci circa i possibili vaccini contro il Covid-19 vi è da temere che gli interessi predatori della finanza siano predominanti rispetto al benessere collettivo: una lezione da tenere ben presente anche nel dibattito sulla finanza sociale.


Il 9 novembre 2020, la notizia da parte dell’azienda farmaceutica Pfizer di aver messo a punto un vaccino anti-covid-19 (con efficacia pari al 90%) ha creato – giustamente – un grande entusiasmo nella popolazione mondiale circa la possibilità, in un futuro prossimo, di sconfiggere questa malattia.

Il giorno 17 novembre, un’altra azienda farmaceutica (Moderna), ha annunciato che, dai dati preliminari, il vaccino messo a punto ha un’efficacia contro il Covid pari al 94,5%.

Questi annunci seguono la sperimentazione in Russia del vaccino Sputnik V e di quello cinese nello Stato di San Paolo del Brasile.

Ora, se da un lato, la corsa al vaccino contro una malattia che ha già fatto un milione di morti rappresenta senza dubbio una buona notizia, dall’altro lato, qualche dubbio sugli aspetti finanziari della vicenda balza subito agli occhi.

I mercati finanziari – ci raccontano i teorici liberali – rispecchiano la credibilità delle imprese che ne fanno parte. Un‘impresa il cui valore delle azioni cresce costantemente, è segno che il “mercato” ha fiducia nella gestione della stessa e sui risultati economici che essa riuscirà a conseguire nel futuro. Queste valutazioni dovrebbero essere fatte sulla base di fattori oggettivi e risultati tangibili. Se, in qualche misura, tale regola può essere vera, quando si parla di vaccino covid 19 sembra che i mercati finanziari rispondano con una certa irrazionalità; sembra che il solo effetto annuncio di aver dei buoni risultati riguardo l’efficacia del vaccino abbiano determinato uno spostamento abnorme di risorse verso i titoli di queste aziende farmaceutiche.

Analizzando il grafico dell’andamento del valore massimo delle azioni Pfizer nelle ultime due settimane, dal 2 al 16 novembre (fontehttps://it.investing.com/equities/pfizer-historical-data).

Di fondamentale importanza è l’andamento del valore delle azioni nei giorni precedenti e successivi all’annuncio sul vaccino. Nel giorno dell’annuncio notiamo una crescita di oltre 5 dollari del valore massimale delle azioni (si passa da 36,72 a 41,85 dollari per azione). Per fare un piccolo esempio, un investitore che avesse investito 1.000.000 di dollari il giorno 6 novembre, avrebbe ottenuto 27.210 azioni della Pfizer. Se questo stesso investitore avesse venduto le azioni il giorno feriale successivo, ossia il 9 novembre, avrebbe ottenuto 1.138.738 dollari, con un guadagno netto di 138 mila dollari grazie ad un semplice effetto “annuncio”. Ed è quello che ha fatto il CEO (Albert Bourla) dell’azienda il 9 novembre vendette le azioni in suo possesso della società, ottenendo un guadagno di 5,6 milioni di dollari. Dal giorno successivo, si assiste ad una veloce decrescita del valore delle azioni che ritornano in linea con l’andamento dei giorni precedenti all’annuncio. Nello stesso giorno dell’annuncio il CEO

La stessa azienda Moderna ha visto il valore massimo delle sue azioni crescere da 90 a 100 dollari grazie all’”effetto annuncio”.

Qui si crea il problema dell’irrazionalità dei mercati su un tema delicato come il covid-19. Infatti, sembra che le analisi sul valore azionario di queste società non sia basato su prospettive concrete di guadagno (ricordiamo che i risultati sui due vaccini sono ancora preliminari e che devono ancora superare una serie di controlli e autorizzazioni), ma solo dalla capacità delle stesse di paventare una futura soluzione del problema. Ma se i mercati finanziari rispondono in modo così irrazionale all’effetto annuncio, forse, c’è il rischio concreto che la corsa ai vaccini sia caratterizzata più da speculazioni finanziarie di brevissimo periodo (si parla di ore se non di minuti circa il sali-scendi del valore delle stesse) che non dalla finalità di far uscire il mondo da un incubo senza fine. Data la drammaticità della situazione, c’è il rischio che gli interessi privatistici e predatori della finanza siano predominanti rispetto al benessere collettivo del vaccino: una lezione da tenere ben presente anche nel dibattito sulla finanza sociale.

Rivista-impresa-sociale-Giorgio Liotti Università degli Studi di Napoli

Giorgio Liotti

Università degli Studi di Napoli

Dipartimento di Scienze politiche, Ricercatore di economia politica.

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