Andrea Tittarelli intervista Armida Susanna Tancredi, Responsabile Impact Design e Evaluation nella Direzione Impact di Intesa Sanpaolo. Un'occasione per fare il punto sui lavori in corso sul tema della valutazione da parte di uno dei maggiori soggetti filantropici del nostro paese.
Armida Susanna Tancredi è Responsabile Impact Design e Evaluation nella Direzione Impact di Intesa Sanpaolo. Insieme allo staff dell’ufficio si occupa di sviluppo di prodotti di finanza d’impatto, presidio e sviluppo di metodologie di valutazione dell’impatto sociale dei finanziamenti al non profit e dei finanziamenti inclusivi ai privati, nascita di convenzioni, fondi di garanzia e partenariati con enti istituzionali, presidio e gestione delle attività ESG di Banca dei Territori (inclusi crowdfunding e crowdlending) e creazione di nuovi prodotti e servizi per il terzo settore. Il suo percorso formativo vanta il Master specialistico NP&COOP: “Management delle Imprese Sociali, Non Profit e Cooperative” della SDA School of Management Bocconi, il Master Universitario MARTES “Management delle Relazioni Bancarie nel Terzo Settore” targato LIUC – Università Carlo Cattaneo e il Percorso Executive in “Sustainability and Impact Leadership” (in progress) organizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano. Da sempre la sua Mission è supportare le Organizzazioni Non profit e le Aziende Purpose Oriented nel generare impatto sociale, utilizzando gli aspetti aziendali classici come strumento per massimizzarne gli effetti sulle comunità.
Armida, a cosa riconduci la passione profonda per l’ecosistema dell’economia civile? Qual è l’avvenimento che nel tuo percorso ricordi come “divinatorio”?
Devo ammettere che non c’è stato un vero e proprio momento cardine. Sono cresciuta in una famiglia con forti ideali e questo ha gradualmente inspessito il mio senso di giustizia e l’attitudine a prendermi fattivamente cura degli altri. Un momento sicuramente importante è stato il mio primo incontro con un’associazione del Terzo Settore, avevo circa 13 anni: mi è sembrata la naturale e pragmatica evoluzione dei valori in cui ho sempre creduto.
A questo fattore interno aggiungo quello di contesto: Foggia, la mia città natale in cui ho vissuto per 18 anni, ha delle disuguaglianze stratificate ed elevate molto evidenti, soprattutto a chi le vive e subisce ogni giorno. Questo porta talvolta a confrontarsi con una mentalità che considera complesso muoversi nella legalità, preferendo espedienti meno faticosi nel breve periodo, ma deleteri sul contesto nel medio-lungo periodo. Ed è lì che comprendi che c’è bisogno di ricostruzione e di tutta l’energia sociale che può essere sprigionata da un settore che ha obiettivi comunitari molto forti e che può davvero fare la differenza, anche nelle sue forme più spontanee.
Come in un gioco di sovraimpressioni, matchiamo le due categorie “Impresa Sociale” e “Sud” (sappiamo che sei nata a Foggia e hai affrontato studi Accademici di primo livello a Lecce): cosa ti viene in mente su due piedi?
Se pensiamo al Sud Italia, pensiamo a un territorio in cui il la carenza occupazionale è tra le più elevate d’Europa. In questo contesto, il ruolo dell’Impresa Sociale non è solo quello di contribuire al miglioramento del contesto generale e restituire opportunità ai singoli, ma anche di svolgere un ruolo critico per la tenuta del tessuto socioeconomico. Questo può avvenire creando una forte connessione con le comunità locali, con le loro tradizioni culturali e con l’indotto turistico; può essere una necessità che diviene virtù, come nel caso dell'inclusione sociale e dell'integrazione dei migranti; può stimolare una profonda reattività con il settore pubblico e privato, divenendo il soggetto trainante proprio in relazione ai vuoti di welfare spesso presenti; può infine innescare una nuova mentalità, come nel caso dei terreni sottratti alla criminalità organizzata: questo non solo consente di rimettere a frutto una parte del territorio con benefici economici, ecologici, occupazionali, ma è fondamentale per mostrare alle persone che esiste un’alternativa e questo fa tutta la differenza del mondo quando occorre restituire speranze e cambiare la cultura. Un investimento in grado di far leva su alcuni di questi fattori non può che generare effetti virtuosi multipli e attirare o preservare la permanenza di giovani con visione e talento.
Nel curriculum si legge di un’esperienza lavorativa transitoria in un Istituto di Credito - Banca Prossima – con mansioni “classiche” di assistenza alla clientela e Gestione portafoglio clienti. Racconta un po’...
Per quattro anni ho avuto la splendida opportunità di lavorare quotidianamente a contatto con le Organizzazioni non profit, dalla piccola associazione sportiva alla chiesa di quartiere, dalla scuola paritaria alla grande RSA. Il servizio prestato non riguardava soltanto la vendita di prodotti e servizi bancari, tutt’altro: la differenza la faceva, e la fa ancora, l’attività di accompagnamento con cui insieme al cliente si ragiona sulle progettualità future, si strutturano sistemi di rendicontazione e previsione economica, si trasmettono conoscenze finanziarie indispensabili per gestire al meglio gli aspetti aziendali, grazie anche ai quali la mission può essere raggiunta. Ognuna di queste esperienze è come un pezzo di puzzle, un insieme di esigenze e punti di vista grazie ai quali ho costruito una visione d’insieme articolata a cui attingo frequentemente per il ruolo che svolgo oggi. Il settore non profit è accomunato dall’assenza di scopo di lucro, ma al suo interno è composto da soggetti dimensionalmente e strutturalmente molto diversi che meritano lo stesso livello di cura e supporto. La forza della Direzione Impact oggi - e di Banca Prossima ieri – è sempre stata quella di avere delle persone esclusivamente dedicate a questo specifico segmento dell’economia, piccolo ma con un enorme peso specifico.
Veniamo all’oggi; quali sono e da quali principi sono animati gli strumenti di valutazione d’impatto dei finanziamenti al nonprofit che utilizzate? Cosa dicono i risultati dei monitoraggi?
L’input di realizzare un sistema di valutazione sociale è partito alcuni anni fai proprio dai nostri gestori. Occuparsi di Terzo Settore avendo a disposizione strumenti di misurazione meramente economici è molto limitante: la nostra rete di colleghi, pur svolgendo un ruolo commerciale, percepiva chiaramente quanto una rappresentazione di questo tipo non fosse in grado di fotografare il reale contributo al benessere del Paese. Non si tratta di esternalità positive, ma di un intervento intenzionale con cui compensare vuoti di mercato o offrire opportunità negate a una parte più o meno ampia di cittadinanza. Da questa considerazione è partito il progetto che abbiamo lanciato ufficialmente a gennaio 2022: un questionario ex-ante quanti-qualitativo compilato dai clienti che ricevono credito con l’obiettivo di rappresentare gli effetti potenziali che le organizzazioni genereranno sulle comunità di riferimento, anche grazie al nostro contributo consulenziale. Data l’eterogeneità delle realtà a cui ci riferiamo, abbiamo sviluppato una serie di indicatori trasversali a cui si affiancano indicatori di settore, creati con l’obiettivo di valorizzare l’impatto specifico conseguente al tipo di attività svolta dall’Organizzazione (es. cultura, sport, welfare, etc.). Quest’anno abbiamo molti obiettivi che ci appassionano profondamente: lavoreremo per migliorare il questionario ex-ante anche grazie alle evidenze e i suggerimenti raccolti lo scorso anno, studieremo degli indicatori sintetici e avvieremo la progettazione della rilevazione ex-post. Siamo consapevoli dell’importanza del nostro lavoro e di una corretta impostazione metodologica, entrambi elementi indispensabili con cui restituire un’immagine aggregata basata su un campione molto ampio e, per questo, potenzialmente rappresentativo della direzione che Il Terzo Settore vorrà intraprendere.
Per quanto riguarda l’impact investing, da dove veniamo e dove saremo domani?
Veniamo da una situazione di diversi anni fa, in cui il mondo della sostenibilità era molto piccolo con, da un lato, gli operatori tradizionali poco interessati all'impatto prodotto e, dall’altro, operatori specializzati che consideravano il proprio impatto evidente, anche senza produrre una comunicazione specifica o una quantificazione. Con la presa di coscienza generale della rilevanza dei fattori sociali, quel mondo è molto cresciuto e si è scoperta l’importanza di far emergere molto di quanto già esistente. Nel macro mondo della sostenibilità c'è stata, e c'è ancora, molta confusione: criteri ESG, impatto, output, outcome e tassonomie; e la stessa definizione di impatto non è omogenea tra gli stessi operatori accademici e all’interno del mondo consulenziale. Per le banche si aggiunge una ulteriore questione di rischio legata ai fattori ESG che rende il panorama ulteriormente complesso. Dove andiamo? Probabilmente verso un maggior ordine nelle definizioni e nelle misure. Non dimentichiamo che anche gli standard contabili evolvono continuamente, e non c'è motivo di credere che la stessa cosa non accadrà anche alle rendicontazioni di impatto sociale e ambientale, sotto la spinta dell'evoluzione del mondo e dell'esperienza fatta per tentativi ed errori. E ci teniamo a offrire il nostro contributo per la costruzione di questo percorso.
Cosa sta germogliando dagli attuali processi di incubazione dei nuovi prodotti e servizi per Imprese Sociali e Terzo Settore in generale?
Credo che questa sia una sfida non banale a cui lavorare con professionalità e umiltà. Molte Organizzazioni hanno idee meravigliose, personalità visionarie e competenti nel proprio campo, ma necessitano di un approccio maggiormente strutturato. Come banca avremo la responsabilità di affiancarli perché sono loro i primi a chiedercelo. Stiamo irrobustendo il nostro servizio di consulenza complementare al credito per affiancarle nella costruzione dei progetti, attività di business plan, valutazioni economico-finanziarie, piani di comunicazione. Servendo migliaia di clienti, in questi quindici anni abbiamo conosciuto tanti casi di successo che possono diventare modelli interessantissimi da replicare. Al contempo continueremo a lavorare per agevolare l’accessibilità al credito immaginando un sistema per migliorare le condizioni di accesso correlandole all’impatto generato e, in ultimo, ma non per importanza, sosterremo il Terzo Settore nel creare collaborazioni fruttuose con le amministrazioni pubbliche, con il mondo della filantropia e con imprese profit orientate alla creazione di valore sociale.
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