Angelo Gasparre (2012), Logiche organizzative nel welfare locale. Governance, partecipazione, terzo settore, Franco Angeli, Milano.
Nel tempo della crisi dove si indirizzano le relazioni tra pubblica amministrazione e terzo settore? E’ un tema sul quale forse non si riflette ancora abbastanza ma che traccerà definitivamente la capacità del terzo settore di dimostrare di saper essere molto di più di quella sorta di “parastato a basso costo” che da molte parti si continua più o meno esplicitamente a pensare.
Il volume di Angelo Gasparre prova ad analizzare e sistematizzare, anche in un percorso di sviluppo storico, l’evoluzione delle relazioni tra pubblica amministrazione e terzo settore; dapprima delineandone un complesso quadro di analisi teorica e successivamente definendone modelli e confini per una rilettura concreta delle vicende attuali. Rilettura che lo stesso autore applica anzitutto alle ricche e complesse relazioni fra terzo settore e pubblica amministrazione nella città di Genova, un’esperienza diretta che lo ha visto coinvolto per oltre un decennio.
L’analisi dello scenario attuale non è confortante: il passaggio dal welfare state alla welfare society, attuato attraverso una crescente dichiarazione di “partecipazione” e di “governance” ai processi di programmazione pubblica, non ha trovato chiaro riscontro nella pratica. Per usare le parole di Gasparre: “da un lato è evidente la crescita di occasioni di partecipazione alle arene di governance da parte di una molteplicità di soggetti espressione della società civile ma, dall’altro, la maggiore formalizzazione di percorsi partecipativi oggi non corrisponde necessariamente ad un reale cambiamento nelle caratteristiche di fondo della regolazione delle politiche sociali”.
Possiamo allora considerare già passata (e sostanzialmente fallita) anche la “stagione della partecipazione”? Forse no, ma occorre un ulteriore sforzo di analisi e di ricerca che affini la capacità di distinguere con precisione la partecipazione dichiarata - che lascia intatti i processi decisionali della Pubblica Amministrazione - e quella realmente praticata.
Gasparre prova a farlo proponendo due direttrici: la prima consiste nell’elaborare uno schema di analisi che, al fine di superare la dicotomia government/governance, metta a fuoco la “regolazione dei processi” nel welfare locale; la seconda, diretta conseguenza della prima, consiste in una verifica puntuale della partecipazione alla regolazione da parte dei diversi soggetti della società civile. Una partecipazione alla regolazione che non è fatta solo di nuovi luoghi (tavoli, consulte, osservatori) ma anche di nuove logiche organizzative entro le quali questi sono agiti.
La regolazione dei processi non è la loro mera regolamentazione, è piuttosto - nelle parole dell’autore - “sinonimo di strutturazione o coordinamento dell’azione inteso come modo di prodursi e di svilupparsi del processo d’azione”. Assumere dunque la prospettiva della regolazione significa concentrarsi sul modo di produrre le regole che caratterizzano il processo di programmazione del welfare. E’ un passare dalla focalizzazione sugli attori ai processi che determinano la “scrittura” delle regole di coordinamento dell’azione nel contesto della programmazione. Le domande da porsi, in questo schema di analisi, conclude dunque Gasparre sono: “Come avviene questo processo? Che caratteristiche ha? A quali criteri si ispira? A quali obiettivi tende? Che contenuto hanno queste regole? Chi partecipa al processo di ‘scrittura’ e in che modo?”.