Sostienici! Rivista-Impresa-Sociale-Logo-Mini
Fondata da CGM / Edita e realizzata da Iris Network
ISSN 2282-1694
impresa-sociale-1-2013-cooperative-sociali-motivazioni-intrinseche-e-creazione-di-network

Numero 1 / 2013

Saggi

Cooperative sociali, motivazioni intrinseche e creazione di network

Giacomo Degli Antoni, Fabio Sabatini

Abstract

La letteratura di economia e psicologia del lavoro mostra che le motivazioni intrinseche influenzano significativamente la soddisfazione e la produttività dei lavoratori, in particolare nelle cooperative sociali. Mancano invece studi sul ruolo delle motivazioni intrinseche nella creazione di network mediante il coinvolgimento in queste organizzazioni. Attraverso una analisi empirica condotta su un dataset originale collezionato dagli autori, il presente studio intende contribuire a colmare questa lacuna con due risultati principali. Se ci riferiamo all’ampliamento del network in termini puramente quantitativi, ossia al numero di persone conosciute attraverso la cooperativa che entrano a far parte della propria sfera di amicizie, senza considerare il grado di familiarità che tali relazioni sottendono, scopriamo un effetto significativo sia delle motivazioni intrinseche sia di quelle estrinseche. Al contrario, quando esploriamo il grado di familiarità e l’effettiva presenza di mutuo supporto relativi alle relazioni instaurate con persone conosciute mediante la cooperativa, notiamo che un ruolo chiave è svolto dalle motivazioni intrinseche e, specificamente, di carattere ideale, mentre le motivazioni estrinseche perdono rilevanza.

L’analisi presentata in questo contributo è frutto di una ricerca sul campo condotta in collaborazione con “Consorzio Solidarietà Sociale” di Parma nel 2011. Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione della ricerca, chi vi ha partecipato e in particolare il presidente del Consorzio, Danilo Amadei.


The economics and labor psychology literature show that intrinsic motivations significantly affect workers’ satisfaction and productivity, particularly in social cooperatives. However, analyses of the effect of intrinsic motivations on the creation of relational networks thorough the involvement in social cooperatives still lack. Drawing on an original dataset collected by the authors, the present paper carries out an empirical analysis which fills this gap with two main results. With respect to the purely quantitative size of networks (i.e. the number of people met through the cooperative that becomes part of one’s own network of friends, without explicitly evaluating the degree of confidence characterizing the relations) a significant effect of both extrinsic and intrinsic motivations emerge. On the contrary, when the degree of familiarity of relations and the existence of concrete mutual support through the network are also considered, a key role of intrinsic motivations, particularly of ideal motivations, does emerge, while extrinsic motivations are no longer significant.

Introduzione

Gli effetti socio-economici del coinvolgimento in cooperative e della diffusione di tale tipo di imprese sul territorio sono stati considerati in diversi contributi di carattere empirico che hanno analizzato la stabilità occupazionale (Bonin, Jones, Putterman, 1993; Craig, Pencavel, 1992, 1994; Burdìn, Dean, 2009), il grado di disuguaglianza del reddito e la salute (Ben-Ner, Ren, Flint Paulson, 2011; Erdal, 2012; Freundlich, Gago, 2012; Perotin, 2012), la creazione di fiducia (Sabatini, Modena, Tortia, 2012).

Il presente studio aggiunge un tassello a questo mosaico indagando gli effetti che la partecipazione in una precisa tipologia di cooperative, le cooperative sociali[1], produce sul network relazionale degli individui. Il network relazionale è considerato sia in termini meramente quantitativi (quante persone incontrate attraverso il coinvolgimento in cooperativa sono entrate a far parte della propria cerchia di amici), sia nei suoi aspetti qualitativi, ovvero valutando il grado di familiarità e mutuo supporto che caratterizzano le relazioni. Analisi con obiettivi analoghi sono state realizzate da Wollebaeck e Selle (Wollebaeck, Selle, 2002), Prouteau e Wolff (Prouteau, Wolff, 2004) e Degli Antoni e Sabatini (Degli Antoni, Sabatini, 2013). I primi due contributi, tuttavia, si concentrano sulla partecipazione volontaria in associazioni (senza considerare le cooperative sociali) e trascurano l’aspetto qualitativo dei network. Il contributo di Degli Antoni e Sabatini (Degli Antoni, Sabatini, 2013) compara gli effetti sui network derivanti dalla partecipazione in cooperative sociali e in associazioni di volontariato.

La letteratura teorica, ha individuato due principali canali che consentono alle cooperative di incidere positivamente sulle reti di relazioni degli individui in esse coinvolti. In primo luogo, queste organizzazioni sono caratterizzate da un modello di governance democratico e inclusivo (Birchall, 2013; Borzaga, Tortia, 2010; Negri Zamagni, 2012), che prevede una struttura multi-stakeholder con rappresentanti di interessi diversi inclusi nel consiglio. Ciò può facilitare la creazione di legami all’interno dell’organizzazione (Degli Antoni, Portale, 2011) e fra membri dell’organizzazione ed esponenti della comunità locale. Inoltre, l’attività di networking che connota queste organizzazioni non ha in genere il mero scopo di migliorare la performance economica dell’impresa, ma quello di favorire il perseguimento di obiettivi di carattere generale, connessi alla creazione di coesione sociale e welfare locale (Borzaga, Ferri, Sabatini, 2012; Dasgupta, 2012; Sabatini, Modena, Tortia, 2012). Queste riflessioni appaiono particolarmente rilevanti se si considera che sono state riprese da policy makers a livello nazionale e internazionale al fine di sostenere la necessità di promuovere politiche pubbliche a supporto del movimento cooperativo. Un esempio rappresentativo è il discorso tenuto nel febbraio del 2002 all’European Cooperative Convention a Bruxelles dall’allora Presidente della Commissione Europea Romano Prodi che sottolineò l’importanza delle cooperative nel rafforzamento del tessuto produttivo e nella creazione di capitale sociale[2]

L’analisi degli effetti del coinvolgimento in cooperative sociali sulla rete di relazioni degli individui è di particolare interesse alla luce dei recenti contributi che hanno mostrato un effetto benefico dei network relazionali sul well-being. La ricchezza dei network è significativamente e positivamente correlata alla felicità dichiarata (Becchetti, Pelloni, Rossetti, 2008; Bruni, Stanca, 2008; Sarracino, 2010, 2013), all’autostima (Ellison, Steinfield, Lampe, 2007; Steinfield, Ellison, Lampe, 2008), alla salute fisica e mentale (Brown, Scheffler, Seo, Reed, 2006; Folland, 2006; Fiorillo, Sabatini, 2011), al reddito (Robison, Siles, Jin, 2011) e allo spirito imprenditoriale (Bauernschuster, Falck, Heblich, 2010).

Nell’analizzare l’impatto del coinvolgimento in cooperative sociali sul contesto relazionale degli individui, particolare attenzione sarà dedicata al ruolo che, per quanto concerne i lavoratori, hanno le motivazioni relative alla scelta di intraprendere/accettare il lavoro in cooperativa. In particolare si farà riferimento alla distinzione fra motivazioni estrinseche ed intrinseche (Titmuss, 1970; Deci, 1971, 1972, 1975; Frey, 1992, 1997). La letteratura esistente mette in evidenza che la distinzione fra questi due tipi di motivazioni non è sempre chiara, e che in molti casi esse emergono contestualmente (Frey, 1997, p. 14). Tuttavia, di seguito condividiamo l’impostazione proposta dallo stesso Frey (Frey, 1997), secondo cui è utile, al fine di interpretare fenomeni economicamente e socialmente rilevanti, la semplice possibilità di distinguere fra attività intraprese dagli individui (principalmente) per il gusto stesso di realizzarle - motivazioni intrinseche, e attività svolte (principalmente) in vista di un compenso esterno - motivazioni estrinseche. In questa prospettiva, seguendo Deci (Deci, 1971, p. 105), definiamo intrinsecamente motivato a svolgere una certa attività colui che decide di intraprenderla senza nessuna ricompensa eccetto la soddisfazione per lo svolgere l’attività in sé.

Precedenti studi riferiti a cooperative sociali hanno analizzato l’effetto che le motivazioni hanno sulla soddisfazione per il lavoro (Borzaga, Tortia, 2006; Depedri, Tortia, Carpita, 2012), sulla soddisfazione per la creatività sul posto di lavoro (Sacchetti, Tortia, 2013) e sul livello di produttività e salario dei lavoratori (Becchetti, Pelloni, Rossetti, 2012), rivelando un effetto positivo del grado di motivazioni intrinseche su soddisfazione, produttività e salario dei lavoratori. Riguardo al ruolo delle motivazioni rispetto alla creazione di reti, riferendosi a volontari impegnati in associazioni, Degli Antoni (Degli Antoni, 2009) ha mostrato come le motivazioni intrinseche, e in particolare quelle di carattere ideale, abbiano un effetto rilevante sulla creazione di relazioni basate su fiducia e affidabilità. Il presente contributo conferma, in riferimento ai lavoratori di cooperative sociali, il ruolo significativo delle motivazioni nel favorire l’ampliamento del network relazionale degli individui e il ruolo particolare delle motivazioni di carattere intrinseco rispetto alla creazione di legami basati su fiducia e affidabilità.

Il contributo si articola in quattro paragrafi. Il secondo paragrafo presenta il dataset, gli indici riferiti alla dimensione e alla qualità dei network e le variabili utilizzate per studiare il ruolo delle motivazioni. Il terzo paragrafo presenta i risultati dell’analisi empirica. L’articolo si conclude con una breve discussione dei risultati.

Dataset e principali variabili di interesse

Il Dataset

L’analisi empirica si basa su un dataset originale raccolto nel 2011 mediante la somministrazione di un questionario a lavoratori, volontari, “lavoratori svantaggiati” (termine inteso ai sensi della legge 381 del 1991), utenti e familiari di utenti e di lavoratori svantaggiati di un campione di cooperative sociali consorziate al “Consorzio Solidarietà Sociale” di Parma attraverso cui le organizzazioni sono state contattate (di seguito con il termine “lavoratori” ci riferiremo esclusivamente ai lavoratori non svantaggiati). Delle 37 cooperative sociali aderenti al “Consorzio Solidarietà Sociale”, che rappresentano una significativa parte delle 78 attive in Provincia di Parma, 17 hanno di fatto accettato di prendere parte alla ricerca. Di queste, 12 sono di tipo A, 1 di tipo B e 4 a oggetto misto (A+B). In totale sono stati raccolti questionari compilati da: 32 volontari in 12 cooperative (2.7 volontari per organizzazione in media, minimo 1, massimo 5 e deviazione standard 1.5), 106 lavoratori in 17 cooperative (6.2 in media per organizzazione, Min. 1, Max. 15 e Dev.st. 4.5), 18 lavoratori svantaggiati in 4 cooperative di tipo B o A+B (4.5 lavoratori svantaggiati in media, Min. 1, Max. 9 e Dev.st. 3.7), 17 utenti in 3 cooperative (5.7 in media, Min.2 e Max.9 e Dev.st. 3.5), 29 famigliari di utenti e 4 di lavoratori svantaggiati in 10 cooperative (ai fini dell’analisi, i familiari degli utenti e dei lavoratori svantaggiati sono considerati insieme e definiti “familiari” - 3.3. in media, Min. 1, Max. 7 e Dev.st. 1.9). Nei questionari somministrati ai diversi soggetti coinvolti (di lunghezza diversa, dalle 101 domande nel questionario per i lavoratori alle 55 del questionario per i familiari di utenti e lavoratori svantaggiati) sono contenute domande relative sia ad aspetti socio-demografici, sia, in particolare, all’esperienza relativa al coinvolgimento in cooperativa. Gli intervistati sono stati selezionati in modo casuale. I questionari sono stati distribuiti presso la cooperativa e compilati a casa. Un questionario per ogni organizzazione è stato inoltre distribuito a una persona in grado di fornire informazioni relative alle caratteristiche principali della cooperativa di appartenenza.

Nonostante i dati raccolti non siano rappresentativi a livello nazionale o regionale, essi riflettono comunque una situazione osservata in una Provincia di 445.283 abitanti (http://www.statistica.parma.it/) e caratterizzata da un tessuto sociale ricco di associazioni di welfare sociale e con un numero significativo di cooperative sociali[3].

Le principali variabili di interesse

Per misurare l’impatto sui network relazionali, seguendo il contributo di Degli Antoni (Degli Antoni, 2009) e Degli Antoni e Sabatini (Degli Antoni, Sabatini, 2013), si è scelto di concentrarsi su 3 indici. Il primo, denominato Ampiezza network, si basa su una domanda volta a cogliere quante persone incontrate dopo l’ingresso in cooperativa sono entrate a far parte della cerchia di amicizie degli intervistati. Il secondo e il terzo indice fanno esplicitamente riferimento al grado di familiarità che caratterizza le relazioni formate attraverso il coinvolgimento in cooperativa. L’indice denominato Legami forti è costruito come media standardizzata[4] delle risposte a quattro domande:

‘‘Quante sono le persone, complessivamente parlando, che lei ha conosciuto attraverso il suo coinvolgimento in cooperativa a cui lei:

  1. Parlerebbe di eventuali problemi familiari
  2. Affiderebbe i propri familiari (bambini/anziani)
  3. Chiederebbe un aiuto per gestire casa nel caso andasse in vacanza
  4. Darebbe/riceverebbe assistenza reciproca o collaborazione in attività come fare la spesa, accompagnare bambini o anziani a determinate attività, ecc…”.

L’indice denominato Legami deboli è costruito come media standardizzata delle risposte a tre domande:

“Quante sono le persone, complessivamente parlando, che lei ha conosciuto attraverso il suo coinvolgimento in cooperativa, con cui esiste un rapporto di collaborazione abituale come:

  1. Telefonate per chiedere informazioni o consigli
  2. Svolgere piccole commissioni
  3. Chiedere un aiuto per trovare lavoro”.

Le motivazioni in ingresso sono state misurate riferendosi alle seguenti domande poste ai lavoratori:

“Rispetto alla sua scelta di intraprendere/accettare il suo lavoro in cooperativa, quanto hanno contato i seguenti aspetti, da 1 (pochissimo) a 7 (moltissimo):

  • Motivazioni di carattere ideale (Variabile Mot_ideale)
  • Il desiderio di sentirmi utile per gli altri (Mot_utilità_sociale)
  • Il desiderio di ampliare il numero delle mie conoscenze e/o amicizie (Mot_amici)
  • La ricerca di un riconoscimento sociale (Mot_riconoscimento).”

A partire da queste quattro domande si sono quindi costruiti due indici sintetici, Mot_intrinseche e Mot_estrinseche, ottenuti come media aritmetica rispettivamente delle prime due e delle ultime due domande precedenti.

Evidenza empirica

Statistiche descrittive

In termini di statistiche descrittive, se si guarda alla totalità del campione, sembra che il coinvolgimento nelle cooperative sociali produca un effetto complessivamente positivo sul network relazionale delle persone coinvolte. Riguardo alla variabile relativa agli effetti sull’ampiezza del network, circa il 60% degli intervistati dichiara di aver conosciuto, grazie all’ingresso in cooperativa, almeno una persona con cui ha poi stretto un rapporto di amicizia. Rispetto all’avvio di relazioni di mutuo supporto su cui si basa la costruzione dei due indicatori sintetici Legami forti e Legami deboli, osserviamo che in 6 tipi di relazioni su 7, oltre il 50% dei partecipanti all’indagine ha dichiarato valori positivi (ovvero di aver conosciuto attraverso la cooperativa almeno un’altra persona con cui ha instaurato il legame basato su fiducia e affidabilità citato nella domanda). Per 3 di questi indicatori la percentuale sale attorno al 70% dei rispondenti.

Tuttavia, emergono alcune rilevanti differenze (Tabella 1) fra le diverse categorie di individui inclusi nel campione (sebbene senza considerare ancora alcun controllo di eventuali effetti dovuti, ad esempio, a livello di istruzione o tempo di permanenza in cooperativa). Facendo riferimento ai valori medi, si rileva un dato decisamente più elevato per i lavoratori svantaggiati rispetto a tutte le altre categorie di soggetti per quanto riguarda la variabile puramente quantitativa relativa al network creato in cooperativa (Ampiezza network). Quando invece si considera la qualità delle relazioni instaurate, stringendo il cerchio intorno a relazioni che implicano un mutuo supporto effettivo fra soggetti, si osserva che i lavoratori presentano i valori medi più elevati, rispetto agli indici sintetici relativi sia ai legami forti sia ai legami deboli. Valori sensibilmente più bassi si riscontrano per i lavoratori svantaggiati, gli utenti e i familiari, mentre i volontari si collocano nel mezzo fra queste categorie e quella dei lavoratori. Infine, se si guarda alla percentuale di individui che hanno avviato, attraverso il contatto con la cooperativa, almeno con una persona le relazioni di mutuo supporto cui si riferiscono gli indici Legami forti e Legami deboli, osserviamo valori sostanzialmente sopra al 50% in quasi tutti gli indicatori per i lavoratori, i volontari e gli utenti. Valori generalmente inferiori si rilevano in relazione ai familiari. Per quanto riguarda i lavoratori svantaggiati, emergono percentuali decisamente basse e in molti casi rivelatrici di uno scarso impatto della partecipazione in cooperativa sulla creazione di reti effettivamente finalizzate a relazioni di mutuo supporto (Tabella 1).

Tabella 1: Coinvolgimento in cooperative sociali e creazione di network.


La tabella riporta i valori medi dell’indice Ampiezza network e i valori medi e, in parentesi, la percentuale di soggetti che ha dichiarato valori maggiori di 0, in relazione alle singole componenti utilizzate per costruire le variabili Legami forti e Legami deboli
[5]

Dato il limitato numero di osservazioni relative a volontari, lavoratori svantaggiati, utenti e familiari, e data la diversità dei questionari somministrati che non consente una analisi multivariata approfondita rispetto in particolare a utenti, lavoratori svantaggiati e familiari, l’analisi empirica di seguito proposta si concentra principalmente sui lavoratori.

Osservando le motivazioni relative alla decisione dei lavoratori di intraprendere/accettare il lavoro in cooperativa, si nota che, in media, emerge una netta prevalenza di motivazioni di carattere intrinseco (Figura 1). In una scala da 1 a 7, i lavoratori segnalano in media come prevalenti le motivazioni legate alla volontà di sentirsi utili (media 5.52), seguite da quelle di carattere ideale (5.38), e, con valori decisamente inferiori, le motivazioni connesse alla volontà di un riconoscimento sociale (3.39) e di ampliare il proprio network di amicizie (2.96).

Figura 1: “Rispetto alla sua scelta di intraprendere/accettare il suo lavoro in cooperativa, quanto hanno contato i seguenti aspetti, da 1 (pochissimo) a 7 (moltissimo)?”

Nel prossimo paragrafo si approfondisce l’analisi delle determinanti della creazione di network attraverso il coinvolgimento in cooperativa da parte dei lavoratori, con particolare attenzione al ruolo delle motivazioni.

Analisi econometrica

L’analisi econometrica è condotta implementando stime OLS. In tutte le regressioni gli standard error sono clusterizzati tenendo conto dell’appartenenza dei vari gruppi di lavoratori a singole cooperative. In questo modo si tiene conto della possibilità che le osservazioni possano essere indipendenti tra i diversi gruppi (in questo caso formati dai lavoratori appartenenti alle singole cooperative), ma non all’interno dei singoli gruppi.

La Tabella 2 mostra l’analisi dei fattori che influenzano la creazione di network in relazione ai lavoratori delle cooperative sociali. Le variabili dipendenti sono i 3 indici: Ampiezza network, Legami forti e Legami deboli. Le variabili indipendenti di maggiore interesse data l’impostazione di questo contributo si riferiscono alle motivazioni che hanno indotto i lavoratori a intraprendere/accettare il lavoro in cooperativa (Mot_ideale, Mot_utilità_sociale, Mot_riconoscimento, Mot_amici). Tutte le regressioni includono poi una serie di variabili di controllo (si veda l’Appendice per una descrizione precisa di tutte le variabili e per le statistiche descrittive):

  • variabili socio-demografiche, ovvero l’età, il sesso, il livello di educazione (una variabile dummy che assume valore 1 se il rispondente è laureato)[6];
  • il numero di anni da cui il rispondente lavora in cooperativa;
  • caratteristiche dell’organizzazione, ossia il numero di anni da cui l’organizzazione è attiva, l’area all’interno della quale opera (dummy che assume valore 1 se la cooperativa opera solo all’interno della Provincia di Parma), il numero di lavoratori, il tipo di cooperativa (due dummy che colgono se la cooperativa è di tipo A o di tipo B) e il settore di attività in cui la cooperativa lavora.

Tabella 2: Le determinanti della creazione di network (robust standard errors in parentesi; * significatività al 10%; ** significatività al 5%; *** significatività all’1%).

I risultati riportati in Tabella 2 rivelano che le motivazioni hanno un ruolo rilevante nell’influenzare l’effettiva creazione di network da parte dei lavoratori attraverso il loro coinvolgimento in cooperativa. Questo ruolo è tuttavia diverso a seconda del tipo di motivazione e del tipo di relazioni effettivamente sviluppate dai lavoratori. Non tutte le motivazioni hanno rilevanza nel favorire la creazione di reti una volta entrati in cooperativa e motivazioni diverse influenzano in modo differente i tre indici Ampiezza network, Legami forti e Legami deboli.

Se ci riferiamo all’ampliamento del network in termini puramente quantitativi, ossia al numero di persone conosciute attraverso la cooperativa che i rispondenti includono fra le loro amicizie, scopriamo un effetto significativo sia delle motivazioni intrinseche sia di quelle estrinseche. I lavoratori più motivati dal desiderio di sentirsi utili per gli altri, ma anche quelli desiderosi di ricevere approvazione sociale dalla loro scelta lavorativa, sperimentano un impatto maggiore sull’ampiezza del loro network relazionale grazie alla cooperativa (Tabella 2, regressione 1). Anche quando consideriamo insieme il livello di motivazione intrinseca ed estrinseca (Tabella 2, regressione 2) troviamo che i lavoratori con motivazioni maggiori, siano esse di carattere intrinseco o estrinseco, sono anche quelli che beneficiano di un maggiore ampliamento del loro network attraverso l’esperienza in cooperativa.

Al contrario, quando esploriamo il grado di familiarità e l’effettiva presenza di mutuo supporto dietro alle relazioni instaurate con persone conosciute attraverso la cooperativa, notiamo che un ruolo chiave è svolto dalle motivazioni di carattere intrinseco e, specificamente, di carattere ideale. La probabilità di costruire legami forti, basati su fiducia e affidabilità nel collaborare in attività che richiedono un significativo grado di confidenza, è maggiore per i lavoratori che iniziano la loro esperienza in cooperativa motivati da ragioni di carattere ideale (Tabella 2, regressione 3). Nessun effetto significativo emerge in questo caso per le motivazioni di carattere estrinseco (Tabella 2, regressione 3 e 4). Una simile tendenza si riscontra nella creazione di legami tali da consentire collaborazioni in attività caratterizzate da un minor livello di confidenza (variabile Legami deboli). I lavoratori intrinsecamente e, in particolare, idealmente motivati, sperimentano una maggiore facilità anche nel creare rapporti di collaborazione basati su un minor grado di familiarità (Tabella 2, regressione 5 e 6).

Il risultato relativo alla irrilevanza delle motivazioni estrinseche in relazione ai due indici Legami forti e Legami deboli appare interessante se si considera che nessun effetto significativo emerge in relazione alla motivazione che induce i lavoratori a entrare in cooperativa proprio al fine di ampliare il numero di conoscenze e amicizie (Mot_amici). In termini di capacità di accrescere il proprio network relazionale basato su legami contraddistinti da effettiva fiducia e affidabilità risultano avvantaggiati i lavoratori che entrano in cooperativa mossi da motivazioni intrinseche e di carattere ideale.

L’analisi riportata in Tabella 2 evidenzia inoltre una maggiore creazione di legami da parte dei lavoratori maschi rispetto alle femmine (variabile Femmina) e dei più giovani (al crescere dell’età, al netto dei vari controlli che includono il periodo di tempo trascorso in cooperativa, sembra ridursi l’effetto registrato sui network - variabile Età). Da ultimo, essere impiegati in cooperative che operano solo a livello locale (provinciale) offre meno opportunità di creare legami rispetto a quanto accada a lavoratori di cooperative impiegate in territori più estesi.

Conclusioni

Gli studi empirici hanno mostrato che, nelle cooperative sociali, le motivazioni intrinseche migliorano la soddisfazione per il lavoro e la produttività. A oggi, tuttavia, nessuna analisi aveva ancora indagato il ruolo delle motivazioni intrinseche nella creazione di network attraverso il coinvolgimento in cooperative sociali. Colmando questa lacuna, il presente contributo evidenzia due aspetti peculiari del rapporto tra le motivazioni a intraprendere/accettare il lavoro in cooperative sociali e la capacità di creare nuove reti da parte dei lavoratori. Le motivazioni intrinseche, in particolare quelle di carattere ideale, favoriscono la creazione di legami tali da consentire la collaborazione in attività che richiedono vari livelli di familiarità. Lavoratori intrinsecamente e idealmente motivati sviluppano più facilmente relazioni con persone con cui sarebbero pronti a:

  • parlare di problemi familiari; chiedere aiuto per gestire casa in caso di assenza; affidare i propri familiari; assistersi reciprocamente nella cura di bambini o anziani (per quanto concerne le attività che richiedono un grado di confidenza più elevato);
  • chiedere informazioni o consigli; chiedere aiuto per trovare lavoro; aiutarsi per svolgere piccole commissioni (per quanto riguarda i legami relativi ad attività connotate da un minor grado di famigliarità).

Di contro, quando si considera il puro aspetto quantitativo, ovvero l’inclusione di persone nel proprio network senza soffermarsi su aspetti che richiedono una relazione di mutuo supporto effettivo, emerge un ruolo positivo sia delle motivazioni estrinseche (in particolare la ricerca di un riconoscimento sociale) sia delle motivazioni intrinseche (in questo caso, in particolare, la volontà di sentirsi utili agli altri).

I risultati discussi in questo contributo aprono due possibili ipotesi di ricerca. La prima, richiederebbe di ampliare l’indagine, possibilmente costruendo un campione rappresentativo a livello regionale o nazionale, così da consentire anche una analisi econometrica condotta su un maggior numero di osservazioni che consenta un grado più elevato di generalizzazione dei risultati. Si potrebbe inoltre verificare se il risultato ottenuto trova conferma quando si considerino anche i lavoratori di altre organizzazioni cooperative, quali le cooperative di lavoro o di consumo, simili in termini di modelli di governance alle cooperative sociali, ma diverse rispetto agli obiettivi specifici perseguiti. 

Appendice

Tabella A1: Legenda variabili

Tabella A2: Statistiche descrittive

Bauernschuster S., Falck O., Heblich S. (2010), “Social Capital Access and Entrepreneurship”, Journal of Economic Behavior & Organization, 76(3), pp. 821-833. http://dx.doi.org/10.1016/j.jebo.2010.09.014

Becchetti L., Castriota S., Tortia E.C. (2012), “Productivity, Wages, and Intrinsic Motivations”, Small Business Economics, http://dx.doi.org/10.1007/s11187-012-9431-2

Becchetti L., Pelloni A., Rossetti F. (2008), “Relational Goods, Sociability, and Happiness”, Kyklos, 61(3), pp. 343-363. http://dx.doi.org/10.1111/j.1467-6435.2008.00405.x

Ben-Ner A., Ren T., Flint Paulson D. (2011), “A Sectoral Comparison of Wage Levels and Wage Inequality in Human Services Industries”, Nonprofit and Voluntary Sector Quarterly, 40(4), pp. 608-633. http://dx.doi.org/10.1177/0899764010365012

Birchall J. (2013), “The Potential of Co-operatives during the Current Recession; Theorizing Comparative Advantage”, JEOD Journal of Entrepreneurial and Organizational Diversity, 2(1), pp. 1-22. http://dx.doi.org/10.5947/jeod.2013.001

Bonin J.P., Jones D.C., Putterman L. (1993), “Theoretical and Empirical Studies of Producer Cooperatives: Will Ever the Twain Meet?”, Journal of Economic Literature, XXXI (September), pp. 1290-1320.

Borzaga C., Ferri G., Sabatini F. (2012), Editorial, JEOD Journal of Entrepreneurial and Organizational Diversity, 1(1), pp. 1-6. http://dx.doi.org/10.5947/jeod.2011.001

Borzaga C., Solari L. (2001), “Management Challenges for Social Enterprises”, in Borzaga C., Defourny J. (a cura di), The Emergence of Social Enterprise, Routledge, London and New York.

Borzaga C., Tortia E.C. (2006), “Worker Motivations, Job Satisfaction, and Loyalty in Public and Nonprofit Social Services”, Nonprofit and Voluntary Sector Quarterly, 35(2), pp. 225-248. http://dx.doi.org/10.1177/0899764006287207

Borzaga C., Tortia E.C. (2010), “The Economics of Social Enterprises. An Interpretive Framework”, in Becchetti L., Borzaga C. (a cura di), The Economics of Social Responsibility. The World of Social Enterprises, Routledge, London.

Brown T.T., Scheffler R.M., Seo S., Reed M. (2006), “The Empirical Relationship between Community Social Capital and the Demand for Cigarettes”, Health Economics, 15(11), pp. 1159-1172. http://dx.doi.org/10.1002/hec.1119

Bruni L., Stanca L. (2008), “Watching alone: Relational Goods, Television and Happiness”, Journal of Economic Behavior & Organization, 65(3-4), pp. 506-528. http://dx.doi.org/10.1016/j.jebo.2005.12.005

Burdìn G., Dean A. (2009), “New Evidence on Wages and Employment in Worker Cooperatives Compared with Capitalist Firms”, Journal of Comparative Economics, 37, pp. 517-533. http://dx.doi.org/10.1016/j.jce.2009.08.001

Craig B., Pencavel J. (1992), “The Behaviour of Worker Cooperatives: the Plywood Companies of Pacific Northwest”, The American Economic Review, 82(5), pp. 1083-1105.

Craig B., Pencavel J. (1994), “The Empirical Performance of Orthodox Models of the Firm: Conventional Firms and Worker Cooperatives”, The Journal of Political Economy, 102(4), pp. 718-744.

Dasgupta P. (2012), “New Frontiers of Cooperation in the Economy”, JEOD Journal of Entrepreneurial and Organizational Diversity, 1(1), pp. 7-20. http://dx.doi.org/10.5947/jeod.2012.001

Deci E.L. (1971), “Effects of Externally Mediated Reward on Intrinsic Motivation”, Journal of Personality and Social Psychology, 18(1), pp. 105-115. http://dx.doi.org/10.1037/h0030644

Deci E.L. (1972), “Intrinsic Motivation, Extrinsic Reinforcement and Inequity”, Journal of Personality and Social Psychology, 22(1), pp. 113-120. http://dx.doi.org/10.1037/h0032355

Deci E.L. (1975), Intrinsic Motivation, Plenum Press, New York.

Degli Antoni G. (2009), “Intrinsic Vs. Extrinsic Motivations to Volunteer and Social Capital Formation”, Kyklos, 62(3), pp. 359-370. http://dx.doi.org/10.1111/j.1467-6435.2009.00440.x

Degli Antoni G., Portale E. (2011), “The Effect of Corporate Social Responsibility on Social Capital Creation: an Empirical Study on Participation in Social Cooperatives”, Nonprofit and Voluntary Sector Quarterly, 40(3), pp. 566-582.

Degli Antoni G., Sabatini F. (2013), “Disentangling the Relationship between Nonprofit and Social Capital: the Role of Social Cooperatives and Social Welfare Associations in the Development of Networks of Strong and Weak Ties”, EconomEtica working paper, 48. http://www.econometica.it/wp/wp48.pdf, http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2265884

Degli Antoni G., Sacconi L. (2009), “A Theoretical Analysis of the Relationship between Social Capital and Corporate Social Responsibility: Concepts and Definitions”, in Sacchetti S., Sugden R. (a cura di), Knowledge in the Development of Economies, Institutional Choices under Globalisation, Edward Elgar, Cheltenham UK and Northampton USA.

Depedri S., Tortia E.C., Carpita M. (2012), “Feeling Satisfied by Feeling Motivated at Work: Empirical Evidence in the Italian Social Services Sector”, in Heiskanen J., Henry H., Hytinkoski P., Koppa T. (a cura di), New Opportunities for Co-operatives: New Opportunities for People, University of Helsinki, Mikkeli.

Erdal D. (2012), “Employee Ownership and Health”, paper presented at the workshop “Cooperatives and Public Health”, Edinburgh: Scottish Enterprise, 08th May.

Ellison N.B., Steinfield C., Lampe C. (2007), “The Benefits of Facebook “Friends”: Social Capital and College Students' Use of Online Social Network Sites”, Journal of Computer-Mediated Communication, 12(4), article 1. http://dx.doi.org/10.1111/j.1083-6101.2007.00367.x

Evers A. (2001), “The Significance of Social Capital in the Multiple Goal and Resource Structure of Social Enterprises”, in Borzaga C., Defourny J. (a cura di), The Emergence of Social Enterprise, Routledge, London and New York.

Fiorillo D., Sabatini F. (2011), “Quality and Quantity: the Role of Social Interactions in Individual Health”, Social Science and Medicine, 73(11), pp. 1644-1652. http://dx.doi.org/10.1016/j.socscimed.2011.09.007

Folland S. (2006), “Value of Life and Behavior toward Health Risks: an Interpretation of Social Capital”, Health Economics, 15(2), pp. 159-171. http://dx.doi.org/10.1002/hec.1022

Frey B.S. (1992), “Tertium Datur: Pricing, Regulating and Intrinsic Motivation”, Kyklos, 45(2), pp. 161-184. http://dx.doi.org/10.1111/j.1467-6435.1992.tb02112.x

Frey B.S. (1997), Not Just for The Money. An Economic Theory of Personal Motivation, Edward Elgar, Cheltenham UK and Brookfield USA.

Freundlich F., Gago M. (2012), “Cooperative Employment Density, Social Capital and Public Health: Evidence from Gipuzkoa Province, the Basque Country”, paper presented at the workshop “Cooperatives and Public Health”, Edinburgh: Scottish Enterprise, 08th May.

Istat (2003), Le organizzazioni di volontariato in Italia, Istat, Roma.

Istat (2005), Le cooperative sociali in Italia, Istat, Roma.

Kawachi I., Kennedy B.P., Lochner K., Prothrow-Stith D. (1997), “Social Capital, Income Inequality, and Mortality”, American Journal of Public Health, 87(9), pp. 1491-1498. http://dx.doi.org/10.2105/AJPH.87.9.1491

Negri Zamagni V. (2012), “Interpreting the Roles and Economic Importance of Cooperative Enterprises in a Historical Perspective”, JEOD Journal of Entrepreneurial and Organizational Diversity, 1(1), pp. 21-36. http://dx.doi.org/10.5947/jeod.2012.002

Paldam M. (2000), “Social Capital: One or Many? Definition and Measurament”, Journal of Economic Survey, 14(5), pp. 629-653. http://dx.doi.org/10.1111/1467-6419.00127

Perotin V. (2012), “Good, Sustainable Jobs in the Community”, paper presented at the conference “Cooperatives for a better world”, Venice, San Servolo: Euricse (European Research Institute on Cooperative and Social Enterprises), 15-16th March.

Prouteau L., Wolff F.C. (2004), “Relational Goods and Associational Participation”, Annals of Public and Cooperative Economics, 75(3), pp. 431-463. http://dx.doi.org/10.1111/j.1467-8292.2004.00258.x

Putnam R.D., Leonardi R., Nanetti R.Y. (1993), Making Democracy Work, Princeton University Press, Princeton.

Robison L.J., Siles M.E., Jin S. (2011), “Social Capital and the Distribution of Household Income in the United States: 1980, 1990, and 2000”, Journal of Socio-Economics, 40(5), pp. 538-547. http://dx.doi.org/10.1016/j.socec.2011.04.004

Sabatini F., Modena F., Tortia E. (2012), “Do Cooperative Enterprises Create Social Trust?”, EERI Research Paper Series, 10/2012. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2155778

Sacchetti S., Tortia E.C. (2013), “Satisfaction with Creativity: A Study of Organizational Characteristics and Individual Motivation”, Journal of Happiness Studies, http://dx.doi.org/10.1007/s10902-012-9410-y

Saisana M., Tarantola S. (2002), “State-of-the-Art Report on Current Methodologies and Practices for Composite Indicator Development”, EUR20408EN, European Commission-Joint Research Centre, Ispra.

Sarracino, F. (2010), “Social Capital and Subjective Well-Being Trends: Comparing 11 Western European Countries”, Journal of Socio-Economics, 39(4), pp. 482-517. http://dx.doi.org/10.1016/j.socec.2009.10.010

Sarracino, F. (2013) “Determinants of Subjective Well-Being in High and Low Income Countries: do Happiness Equations Differ across Countries?”, Journal of Socio-Economics, 42, pp. 51-66. http://dx.doi.org/10.1016/j.socec.2012.11.006

Steinfield C., Ellison N.B., Lampe C. (2008), “Social Capital, Self-Esteem, and Use of Online Social Network Sites: A Longitudinal Analysis”, Journal of Applied Developmental Psychology, 29, pp. 433-445.

Titmuss R.M. (1970), The Gift Relationship. From Human Blood to Social Policy, Allend and Unwin, London.

Uphoff N. (1999), “Understanding Social Capital: Learning from the Analysis and Experience of Participation”, in Dasgupta P., Serageldin I. (a cura di), Social Capital: A Multifaceted Perspective, World Bank Pubblications, Washington D.C.

Wollebaeck D., Selle P. (2002), “Does Participation in Voluntary Associations Contribute to Social Capital? The Impact of Intensity, Scope, and Type”, Nonprofit and Voluntary Sector Quarterly, 31(1), pp. 32-61. http://dx.doi.org/10.1177/0899764002311002

Footnotes

  1. ^ Le cooperative sociali «hanno lo scopo di perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini» (legge n. 381 del 1991) e si dividono in tre tipologie principali. Le cooperative sociali di tipo A sono impegnate in attività rivolte all’offerta di servizi socio-sanitari ed educativi, gestendo asili nido, residenze protette, centri diurni, presidi sanitari, comunità o prestando assistenza domiciliare a una ampia gamma di utenti, la maggior parte dei quali si trova in condizioni di disagio o fragilità sociale. Le cooperative sociali di tipo B sono impegnate in attività volte all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Possono svolgere qualsiasi attività imprenditoriale, in campo industriale, agricolo, artigianale, commerciale e di servizi, purché riservino una parte dei posti di lavoro (non meno del 30%) a soggetti svantaggiati (es. disabili fisici, psichici e sensoriali, alcolisti, altre persone che, per povertà o per la perdita di una precedente occupazione, si trovano estromesse dal mercato del lavoro ecc.). Le cooperative sociali a oggetto misto (A+B) svolgono entrambi i tipi di attività citate.
  2. ^ Il concetto di capitale sociale ha ricevuto crescente attenzione nella letteratura socio-economica e politologica a partire dal contributo di Putnam et al. (Putnam, Leonardi, Nanetti, 1993). E’ oggi sostanzialmente riconosciuta la natura multidimensionale di questo concetto (Paldam, 2000), in particolare, la letteratura spesso distingue fra capitale sociale strutturale e cognitivo (Kawachi, Kennedy, 1997; Uphoff, 1999; Degli Antoni, Sacconi, 2009). Il capitale sociale strutturale riguarda principalmente le reti di relazioni formali e informali facenti capo ai singoli agenti. Il capitale sociale cognitivo ha invece a che fare con norme, attitudini e credenze che contribuiscono all’adozione e diffusione di comportamenti cooperativi mutuamente benefici. In questo contributo si considera essenzialmente l’impatto della cooperazione sociale sulla dimensione strutturale del capitale sociale.
  3. ^ Parma si classifica nona fra le province italiane in termini di numero di associazioni volontarie per abitante (con 7.3 associazioni per 10,000 abitanti) (Istat, 2003) e trentasettesima per numero di cooperative sociali per abitante (14.6 per 100,000 abitanti) (Istat, 2005).
  4. ^ Questa procedura crea indicatori standardizzati i cui valori variano tra 0 e 1 e riduce l’influenza eventuale di outliers (Saisana, Tarantola, 2002, p. 11), i quali sembrano poter caratterizzare i nostri indicatori.
  5. ^ Legami forti: persone conosciute attraverso la cooperativa con cui il rispondente: 1. Parlerebbe di eventuali problemi familiari; 2. Affiderebbe i propri familiari (bambini/anziani); 3. Chiederebbe un aiuto per gestire casa nel caso andasse in vacanza; 4. Assistenza reciproca o collaborazione in attività come fare la spesa, accompagnare bambini o anziani a determinate attività, ecc.; Legami deboli: persone conosciute attraverso la cooperativa con cui esiste per il rispondente un rapporto di collaborazione come: 1. Telefonate per chiedere informazioni o consigli; 2. Svolgere piccole commissioni; 3. Chiederebbe un aiuto per trovare lavoro.
  6. ^ Si noti che nessun cambiamento significativo (ad eccezione della perdita di significatività della variabile Mot_utilità_sociale, che già era debolmente significativa, nella regressione 1) si riscontra sostituendo a questa dummy una variabile dummy che colga i soggetti che hanno conseguito il diploma di scuola superiore o una variabile che misuri il livello di istruzione da 1 (nessuna istruzione) a 6 (formazione post laurea).
Sostieni Impresa Sociale

Impresa Sociale è una risorsa totalmente gratuita a disposizione di studiosi e imprenditori sociali. Tutti gli articoli sono pubblicati con licenza Creative Commons e sono quindi liberamente riproducibili e riutilizzabili. Impresa Sociale vive grazie all’impegno degli autori e di chi a vario titolo collabora con la rivista e sostiene i costi di redazione grazie ai contributi che riesce a raccogliere.

Se credi in questo progetto, se leggere i contenuti di questo sito ti è stato utile per il tuo lavoro o per la tua formazione, puoi contribuire all’esistenza di Impresa Sociale con una donazione.