Un editoriale, otto saggi, una recensione. Temi classici, che vanno ai fondamenti dell'esistenza delle imprese sociali, l'innovazione, il welfare e il mercato; ricerca empirica, confronti internazionali e una recensione. Tutto questo nel numero 2/2020 di Impresa Sociale.
E' uscito oggi, 15 giugno 2020, il secondo numero dell'anno di Impresa Sociale.
Le imprese sociali stanno contribuendo in modo decisivo alla tenuta di un Paese provato che cerca di rialzarsi, tra improbabili piani di rilancio e una persistente dimenticanza del ruolo del Terzo settore. E, paradossalmente, invece di cogliere l'urgenza di salvaguardare un'infrastruttura sociale strategica per il nostro Paese, sembra quasi emergere una sorta di compiacimento la crisi, quasi fosse un'occasione per una salutare selezione naturale delle imprese migliori. Questo il messaggio dell'Editoriale curato dalla redazione che apre il nuovo numero della rivista.
Gianfranco Marocchi rilancia un tema classico: perché, quando e a quali condizioni un’impresa sociale che svolge una qualsiasi attività dovrebbe realizzarla meglio rispetto ad una impresa for profit? E cosa, precisamente, dovrebbe riuscire a fare che un’impresa for profit non riesce a realizzare (o che realizza in modo peggiore o meno conveniente)? E perché dovrebbe essere così?
Andrea Bernardoni ragiona su welfare e mercato: le imprese sociali non sono chiamate a adottare logiche di mercato che non sono loro proprie, bensì, come hanno fatto in passato, a svolgere una funzione trasformativa della società: promuovere l’innovazione dal basso del welfare e al tempo stesso impegnarsi affinché l’acceso ai servizi, nuovi e vecchi, sia un diritto per tutti i cittadini piuttosto che un privilegio per pochi.
Carlo Borzaga ed Eddi Fontanari espongono i dati sulla situazione finanziaria delle coperative sociali italiane. I risultati non confermano nessuna delle tesi che negli ultimi anni hanno monopolizzato il dibattito e che sostengono l'inadeguatezza delle imprese sociali nel reperire i mezzi finanziari necessari a sostenerne la crescita. I dati evidenziano al contrario la disponibilità del patrimonio e della liquidità necessari per sorreggere le politiche di investimento grazie alla quali queste imprese sono state in grado di resistere alla crisi iniziata nel 2008.
Maurizio Busacca offre una review e una classificazione dei filoni di studio sull'innovazione sociale, documentandone allo stesso tempo i limiti. Mentre nella fase di emersione di questo concetto una certa indeterminatezza è stata funzionale alla sua diffusione, ora si avverte la necessità di porre mano alla debolezza teorica del concetto di innovazione sociale, anche perché ciò rischia di riversarsi nella confusione delle politiche che la sostengono.
Andrea Bassi e Alessandro Fabbri, dopo avere richiamato il nuovo ruolo delle tecnologie digitali nel finanziamento di progetti sociali, studiano due casi di campagne di crowdfunding; al di là dei casi specifici è l'occasioe per riflettere su punti di forza e potenziali criticità di questi strumenti.
Laura Berardi, Giulia Bellante e Michele Rea propongono un confronto internazionale sulla regolamentazione della trasparenza, accountability e valutazione dell’impatto sociale per gli enti del terzo settore confrontando le normative e le prassi di USA, Canada, Uk e Italia.
Silvia Sacchetti e Giada Marchesin presentano una ricerca sul sistema delle scuole musicali in Trentino, affrontando punti di forza e criticità del loro rapporto con l'istituzione provinciale e l'intrecciarsi di dimensioni diverse - educativa, artistico culturale, sociale relazionale, ed economica.
Giulia Galera pubblica un ampio report di ricerca, frutto di analisi bibliografica e di interviste a testimoni privilegiati, per riflettere sul nostro sistema sanitario, su come ha reagito alla crisi Covid e al ruolo attuale e potenziale del Terzo settore.
Simone Poledrini recensisce il libro di Luca Fazzi Costruire l’innovazione nelle imprese sociali nel terzo settore (2019).
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