Il comunicato del consorzio Gesco di Napoli, che a seguito di un concorso per l'assunzione di operatori da parte dell'ASL NA1, vede mancare una commessa in cui per molti anni sono stati occupati 300 propri lavoratori.
Durante l'evento inaugurale della Biennale della Prossimità di Napoli, un gruppo di lavoratori del Consorzio Gesco ha chiesto la parola per denunciare la propria situazione. Dopo molti anni di attività presso l'ASL NA1, l'azienda decide di indire un consorzio e assumere direttamente il personale, determinando così la cessazione del rapporto con la cooperativa e di fatto il licenziamento dei 300 lavoratori. Altre assunzioni sono previste nei prossimi mesi. Quella delle reinternalizzazioni di servizi è una tendenza non isolata, spesso frutto di pressioni sindacali o politiche - 300 "posti pubblici" sono un capitale comunque ben spendibile - che spesso evidenzia una concezione del rapporto con la cooperazione sociale di tipo "usa e getta": magari dopo anni in cui si sono evocati i tasti del partenariato, del coinvolgimento, della corresponsabilità, tutto ciò viene dimenticato a partire da altre urgenze. Tutto ciò contribuisce tra l'altro a far percepire il lavoro sociale nelle cooperative come qualcosa di precario, su cui non vale la pena di investire o che è più prudente lasciare appena possibile, contribuendo alle problematiche trattate nel numero 2 di quest'anno. Si riporta di seguito il comunicato letto dai lavoratori ieri.
"Oggi denunciamo l’espulsione dal lavoro di 300 operatori della cooperazione sociale, donne e uomini arrabbiati costretti a lasciare il loro lavoro dopo moltissimi anni di impegno e sacrificio in integrazione con l’azienda sanitaria ASL NA 1.
Saranno abbandonati sofferenti psichici, persone anziane e affette da patologie della terza età, persone con disabilità che perderanno i loro punti di riferimento.
L’azienda ASL NA 1 che legittimamente assume vincitori di concorso non crea nuovo lavoro, depotenzia un servizio, e sostituisce lavoratori con altri lavoratori e di fatto ne provoca il licenziamento.
Oggi sono 300, domani oltre 1000 che operano nei servizi sociosanitari e assistenziali. Professionisti ed esperti di lavoro sociale, di un modello di cura radicato sui territori, patrimonio di conoscenze ed esperienze che sarà sottratto ai territori. Un danno a carico degli utenti, delle famiglie, della comunità e che metterà in crisi un importante pezzo di welfare a Napoli e l’intero sistema di servizi che ruota intorno al consorzio Gesco.
Siamo qui per testimoniare che il lavoro sociale non è solo uno slogan, per ribadire che lavoro sociale significa impegno collettivo per il bene della comunità. Ricordare che le scelte non riguardano solo un fatto amministrativo e burocratico ma hanno a che fare con una visione politica della cura hanno a che fare con la vita delle persone, con il diritto alla salute , con il diritto al lavoro.
E che noi della cooperazione sociale questo lavoro lo facciamo da oltre 30 anni!
Quando l’assistenza sociale in Italia era ferma all’Ottocento e alla legge Crispi, gli operatori di Gesco c’erano. Erano al Rione Traiano accanto ai ragazzi che si perdevano nella droga, erano nelle mense proletarie, erano nei manicomi per aiutare i sofferenti psichici a riacquistare la dimensione della libertà e della socialità, erano a sperimentare e diffondere sui territori e con i territori quel modello di cura integrato di operatività sociale che ha permesso di attuare lo spirito della legge Basaglia e di trasformare la psichiatria in salute mentale.
C’erano quando in Italia fu creato il sistema di welfare misto e alle cooperative sociali fu chiesto di occuparsi delle persone più fragili, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, delle persone malate e degli anziani soli.
C’erano quando s’iniziò a parlare di riduzione del danno nelle tossicodipendenze, o a impegnarsi seriamente per contrastare la tratta di esseri umani e dello sfruttamento.
Gesco c’era quando si aprivano le case famiglia per i sofferenti psichici, quando per i senza dimora si crearono le unità di strada. E c’era tra i migranti, come pure nei territori di guerra per portare aiuti ai profughi.
Durante il Covid, sono stati gli operatori Gesco a resistere negli ospedali nei servizi socio sanitari e assistenziali. Non si sono mai sottratti, mai.
E oggi quegli stessi operatori vengono trattati come numeri inutili, da sostituire. Il loro lavoro, il loro impegno, il loro bagaglio di competenze e di passioni è un apporto che non può essere lasciato andare senza aver fatto ogni tentativo per evitarlo.
Per questo siamo qui a testimoniare il nostro impegno sociale, individuale e collettivo, quello di un gruppo di cooperative sociali, quello di Gesco e a chiedere con forza che il “c’era” possa trasformarsi in “c’è”, ancora. E che siano ripristinate condizioni di legalità e giustizia dove venga riconosciuto il lavoro sociale in questa città, dalle istituzioni e dalla Asl, per continuare a sostenere che il Welfare non è un lusso. Oggi,
allargheremo la mobilitazione per difendere il ruolo della cooperazione, delle forze sociali dal quale non si può prescindere nella costruzione di un welfare, una sanità vicina alle persone e ai territori."
Impresa Sociale è una risorsa totalmente gratuita a disposizione di studiosi e imprenditori sociali. Tutti gli articoli sono pubblicati con licenza Creative Commons e sono quindi liberamente riproducibili e riutilizzabili. Impresa Sociale vive grazie all’impegno degli autori e di chi a vario titolo collabora con la rivista e sostiene i costi di redazione grazie ai contributi che riesce a raccogliere.
Se credi in questo progetto, se leggere i contenuti di questo sito ti è stato utile per il tuo lavoro o per la tua formazione, puoi contribuire all’esistenza di Impresa Sociale con una donazione.