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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  2 minuti
Argomento:  Economia
data:  14 gennaio 2021

... Ma non parliamo di "finanziare"!

Gianfranco Marocchi

L'espressione "finanziare" si usa con disinvoltura, anche in contributi scientifici, per indicare atti tra loro molto diversi: il mettere a disposizione risorse per pagare un servizio acquistato, il donare, il prestare, l'investire. Questa singolare ambiguità non giova alla chiarezza del dibattito e va evitata.


Già Marco Musella aveva segnalato nel numero 1/2020 di Impresa Sociale la singolare vaghezza di uno dei termini in questi anni più evocati anche da chi studia l’impresa sociale: finanzia / finanziare è un’espressione che, anche in articoli scientifici viene utilizzata, senza ulteriori specificazioni, per indicare fenomeni tra loro molto diversi.

  1. “Lo Stato finanzia il welfare con il Fondo Nazionale Politiche Sociali” significa che quelle risorse vengono pagate, spese, sono una voce di conto economico, sono un costo per l’ente che finanzia e se vengono impiegate per servizi esternalizzati, originano un ricavo per le imprese sociali che gestiscono i servizi. Chi finanzia – l’ente pubblico, in questo esempio adempiendo ad un compito istituzionale, ma potrebbe essere un soggetto diverso: una famiglia, un ente privato – ha l’aspettativa che a fronte di tali risorse sia offerto quanto pattuito, sta quindi acquistando un servizio dietro pagamento di un corrispettivo.
  2. “La fondazione finanzia un progetto dell’impresa sociale” significa che queste risorse vengono donate; non sono un ricavo per vendita di servizi, ma costituiscono comunque una voce del conto economico. Il donatore – la fondazione, in questo esempio, ma qualsiasi altro soggetto – è mosso dall’aspettativa di vedere realizzato un progetto specifico o in generale di potenziare le attività dell’impresa sociale cui eroga la propria liberalità.
  3. “La banca finanzia le imprese sociali” significa che quelle risorse vengono prestate, la banca le impresta a imprese che poi le restituiranno pagando un interesse. Quelle risorse non sono per l’impresa sociale un ricavo, ma una voce di passivo patrimoniale, un credito di breve periodo laddove si tratti di un anticipo di fatture o contributi o di medio periodo laddove si tratti di un mutuo; ma vanno poi rese a chi le ha erogate. Grazie a queste risorse, chi le riceve può far fronte a obbligazioni dell'oggi (es. pagare gli stipendi) anche se esse sono relative ad azioni che genereranno ricavi domani (ad esempio tra qualche mese, quando il cliente pubblico o privato effettivamente pagherà); non sono "soldi in più", solo soldi il cui incasso viene anticipato grazie al prestito. Chi finanzia, la banca, ha l’aspettativa che le risorse vengano restituite e che gli interessi vengano pagati.
  4. “Il socio finanzia le imprese sociali capitalizzandole” significa che quelle risorse vengono investite, entrano a far parte del capitale di rischio e quindi del passivo patrimoniale e il socio legittimamente ne attende, salvo rovesci economici, la restituzione il giorno in cui sciogliesse il proprio legame con l’impresa e nel frattempo che contribuiscano al perseguimento della mission di impresa, sia per gli aspetti mutualistici – rendere più solido e duraturo il posto di lavoro suo e degli altri soci – sia per quelli solidaristici. Chi finanzia, il socio, ha l’aspettativa che le risorse vengano messe a frutto e, a fronte della propria partecipazione all’investimento collettivo, di poter contribuire ad esercitare un potere di orientamento dell’impresa all’interno dei suoi organi.

Sono quattro oggetti diversi, accomunati da un atto - il flusso di denaro – che però ha cause, caratteristiche, finalità, motivazioni, aspettative e implicazioni diverse; in ciascuno dei significati sopra richiamati la parola “finanziare” rappresenta un’azione diversa tanto per chi accorda le risorse quanto per l’impresa sociale che le riceve.

E, a ben vedere, anche all’interno di ciascuno dei quattro macro significati, vi possono poi essere sfumature ulteriori, che andrebbero indagate. Ad esempio, se esploriamo il terzo significato, finanza come prestito, possiamo avere soggetti finanziari più o meno interessati all’eticità dell’uso che viene fatto del denaro dato a credito, come possono essere diverse le intenzioni e le aspettative del donatore, ecc. Ma quello che è certo che utilizzare un termine unico – e spesso passando in uno stesso saggio con naturalezza dall’uno all’altro – per tutti questi significati costituisce una imprecisione veramente singolare.

Perché è invalso l’uso di una terminologia ambigua? Semplice pressapochismo?

In parte sì, in parte una ideologia strisciante che ha accompagnato gli anni duemila. Dare lo stesso nome a questi diversi oggetti fa sorgere l’idea che siano intercambiabili. Il “finanziamento” di un tipo può calare perché aumenta il finanziamento di un altro tipo. Tanto per fare un esempio, meno risorse degli enti pubblici per “finanziare” (pagare) i servizi di welfare, più risorse da parte di soggetti finanziari per “finanziare” (imprestare soldi a) le imprese sociali, come se fosse più o meno la stessa cosa.

Una modesta proposta, per quello che può valere: bandire quantomeno da questa rivista e, auspicabilmente, dal dibattito scientifico, questa ambiguità.

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Gianfranco Marocchi

Impresa Sociale

Nel gruppo di direzione di Impresa sociale, è anche vicedirettore di Welforum.it. Cooperatore sociale e ricercatore, si occupa di welfare, impresa sociale, collaborazione tra enti pubblici e Terzo settore.

Tempo di lettura:  2 minuti
Argomento:  Economia
data:  14 gennaio 2021
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