Epstein M.J., Yuthas K. (2014), Measuring and Improving Social Impacts. A Guide for Nonprofits, Companies, and Impact Investors, Berrett-Koehler Publishers.
Il tema dell’impatto sociale, dalla sua definizione agli strumenti di misurazione, è ampiamente dibattuto, soprattutto negli ultimi anni; possono mutare le prospettive, gli interlocutori, gli strumenti ed i contesti di applicazione (i casi studi si moltiplicano) ma rimane invariata l’esigenza di capire quali metodologie possano effettivamente garantire la generazione, gestione e misurazione di un impatto sociale.
Marc Epstein e Kristi Yuthas, autori del volume Measuring and Improving Social Impacts. A Guide for Nonprofits, Companies, and Impact Investors, più che proporre un percorso di comprensione su cosa si intenda per impatto sociale forniscono utili strumenti gestionali e decisionali. Il volume si pone come una guida per operatori di enti nonprofit, organizzazioni for profit ed investitori d’impatto; l’impatto sociale è declinato a trecentosessanta gradi con un taglio trasversale in grado di essere recepito da diverse prospettive. Il target è decisamente executive e non accademico, gli autori non si soffermano su costrutti o ipotesi di ricerca, ma - con un linguaggio semplice e diretto - si rivolgono agli operatori, esperti e non, del sociale largamente inteso.
Il testo parte dall’assunzione che ogni tipo di organizzazione è in grado di produrre un impatto sociale (sia negativo che positivo); i meccanismi di misurazione dell’impatto dipendono dagli obiettivi prefissati e dalla capacità di governare un processo nella sua interezza. Gli autori pongo particolare enfasi sulla differenza tra impatti non intenzionali ed intenzionali, che derivano dalla capacità di prefiggersi obiettivi chiari e concreti, poiché controllare un impatto significa innanzitutto avere leve di generazione, crescita e sviluppo di una determinata azione.
Attraverso l’impiego di un modello denominato dagli autori Social Impact Creation Cycle il volume si articola in cinque parti, che rispondono a specifiche domande:
- Su cosa vogliamo investire?
- Quale problema vogliamo risolvere?
- Quali sono i passi da compiere?
- Come si misura il successo delle nostre iniziative?
- Come possiamo aumentare l’impatto generato?
Il primo punto (“su cosa investire”) è sicuramente cruciale. Dove e come orientare uno sforzo (sia economico che sociale) dipende soprattutto dalla capacità di comprendere non solo il contesto in sé, ma anche quali siano gli interlocutori migliori e quali siano gli investitori/investimenti più appropriati. A questo proposito gli autori forniscono un elenco dettagliato delle principali motivazioni sul “ritorno” di un investimento in attività ad impatto sociale. Esse si basano su ritorni di tipo identitario (reciprocità dei gesti, soddisfazione personale, reputazione), ritorni di processo (accumulo di conoscenza, esperienza e relazioni), ritorni sulla società (benessere sociale e ambientale) e ritorni economico-finanziari (profitto e aumento del valore economico di una determinata azione) che - a differenza dei classici ambiti d’investimento - rientrano nei cosiddetti investimenti pazienti, con un ritorno che necessita di un tempo maggiore rispetto ad altri settori.
Dall’analisi dei problemi che si intendono risolvere emerge un concetto fondamentale: la vera difficoltà di generazione e misurazione di un impatto sociale è frutto di una scarsa attenzione a ciò che effettivamente si vuole ottenere. Una chiarezza di obiettivi (macro e micro) è il punto di partenza di ogni progetto/azione. Avere obiettivi chiari e determinati permette di costruire azioni e processi utili al raggiungimento di uno scopo preciso, senza disperdersi in conseguenze non intenzionali. Quindi un buon progetto di impatto sociale richiede un tempo di elaborazione e un modello strategico ad hoc sul quale costruire un determinato numero di azioni.
Dal modello si passa al processo: gli autori spronano i lettori a testare le proprie attività attraverso un semplice schema logico. Si inizia con la determinazione di un numero finito di obiettivi, si sviluppa poi un modello che metta in luce il modo con cui si intendono raggiungere questi obiettivi ed infine si valida empiricamente il modello attraverso la messa in pratica di una serie di azioni. Il test permette di valutare cosa funziona, cosa modificare o ricalibrare. A seguito di queste valutazione si può iniziare a capire cosa misurare e quali siano i dati utili per comprendere una certa attività nel suo complesso. Se non si valida il proprio modello d’azione, si rischia di perdersi di informazioni e raccolta dati poco utili ai fini del raggiungimento di un determinato obiettivo.
Il punto successivo riguarda la misurazione del successo di un’iniziativa. Gli autori individuano tre motivazioni principali a sostegno della “misurazione” dell’andamento di un progetto: “si misura per imparare” (capire le proprie performance e testare le assunzioni di un’azione), “si misura per fare” (guidare i comportamenti o comunicare determinati valori) e “si misura perché è una responsabilità” (riportare le proprie performance o costruire relazioni). Dopodiché si entra nello specifico dei metodi di misurazione dell’impatto con particolare attenzione - sia in termini teorici di modello che di casi studio - al Social Return on Investment (SROI) con una serie di esempi dettagliati.
L’ultima parte del volume riguarda le modalità attraverso cui un progetto può crescere ed espandersi. Un progetto o un’attività ad impatto sociale, dalla nascita fino alla maturità, si sviluppa secondo uno schema suddiviso in fasi, che vanno dalla fase emergente fino alla fase evoluzionaria. Questa distinzione è utile in quanto ad ogni fase corrispondono specifiche metriche, obiettivi e modalità di gestione della crescita. Secondo gli autori la crescita di un progetto, a prescindere dalle diverse fasi in cui si trova, può avvenire in tre modi: attraverso l’introduzione di un’innovazione (di prodotto, di processo o di business), attraverso un processo di scalabilità dell’attività o attraverso un programma di leva che sfrutta positivamente l’interazione con altre organizzazioni (simile al modello di advocacy) oppure l’aiuto che un’organizzazione esperta può dare a nuovi soggetti.
In conclusione, si tratta di un volume completo consigliato ad esperti e non esperti di impatto sociale. Ponendosi le giuste domande e utilizzando uno specifico framework per sviluppare la propria idea, risulta più facile implementare una strategia ad hoc e comprendere appieno quali siano i dati e le metriche effettivamente utili per aumentare l’efficienza e l’efficacia di un progetto di impatto sociale.