Sostienici! Rivista-Impresa-Sociale-Logo-Mini
Fondata da CGM / Edita e realizzata da Iris Network
ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  5 minuti
Argomento:  Terzo settore
data:  04 ottobre 2022

Costruttori d’infrastrutture sociali. Il ruolo delle fondazioni di comunità.

Michele Bianchi

Il ruolo delle fondazioni di comunità era ben noto da tempo ma la crisi pandemica le ha poste ancor di più in prima linea. Dopo la crisi sanitaria, le fondazioni hanno lavorato per fornire le infrastrutture sociali per rilanciare i sistemi di welfare comunitario locale.


Nel corso degli ultimi due anni, il ruolo del terzo settore è emerso con preminenza e chiarezza all’interno della società, contribuendo a tamponare le falle strutturali del sistema socio-sanitario sconvolto dalle condizioni senza precedenti del poste dal Covid-19 e dai lockdown. Nel corso di questi due anni, ho avuto modo, come ricercatore universitario che si occupa di enti del terzo settore, di conoscere alcune di queste realtà facenti capo alla sfera di Cariplo in Nord Italia e Fondazione con il sud nel meridione. Molti di questi risultati ispirano la riflessione che viene qui ospitata dalla sezione Forum di Impresa Sociale e che rientra nel più ampio lavoro che la rivista stessa e K-City stanno conducendo al fine di concettualizzare e modellare il tema delle “infrastrutture sociali”. Nel corso degli anni di ricerca sul terzo settore, ho trovato che il tema delle “infrastrutture sociali” sia molto legato a quello delle fondazioni di comunità, a prova di ciò ne è il fatto che nel corso delle interviste con alcuni dei dirigenti di queste fondazioni il tema fosse ricorrente e pregnante all’interno della loro visione sul ruolo delle fondazioni nelle loro comunità. Da questi spunti si sviluppa questa mia riflessione che offro a tutti gli addetti ai lavori sul ruolo cruciale delle fondazioni di comunità nella strutturazione delle infrastrutture sociali nei territori, soprattutto, alla luce dei fatti che hanno sconvolto le nostre vite negli ultimi due anni. 

Le fondazioni di comunità in Italia 

Doverosa è una piccola introduzione al mondo delle fondazioni di comunità in Italia; ispirate alle similari organizzazioni nate in Nord America un secolo fa, le fondazioni di comunità mirano a investire risorse e raccogliere consistenti fondi da reinvestire sul proprio territorio per accrescere il benessere delle comunità che lì vi vivono. 
Fondazione Cariplo, con sede a Milano, ha dato battesimo a ben 16 fondazioni locali tra le varie provincie lombarde oltre a quella di Novara e Verbano-Cusio-Ossolana. Similarmente, sempre nell’area Nord Italia, Fondazione San Paolo, con sede a Torino ha dato vita a Fondazione Comunitaria Savonese, Fondazione della Riviera dei Fiori, Fondazione della Comunità di Mirafiori, Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta e Fondazione di Comunità del Canavese. Nell’area del Nord-est, la Fondazione di Venezia ha favorito la costituzione di quattro realtà nella provincia veneziana: Fondazione Santo Stefano, Fondazione della Comunità Clodiense, Fondazione Terra d’Acqua e Fondazione Riviera Miranese. Nel Sud Italia, Fondazione con il Sud ha supportato la nascita di sei fondazioni: Agrigento e Trapani, Messina, Napoli centro, San Gennaro, Val di Noto e Salerno. Per quanto riguarda invece le fondazioni nate indipendentemente da strutture sovra-territoriali si ha Fondazione della comunità di Malnate, Fondazione di Comunità Vicentina, Fondazione di Comunità della sponda sinistra del Piave, Fondazione della Comunità del Territorio di Cerea Onlus, Fondazione della Comunità Veronese e MUNUS Onlus Fondazione della Comunità di Parma.

Nel corso degli anni, è divenuto primario il loro ruolo di supporto al terzo settore sostenendo non solo singole iniziative ma anche la formazioni di reti e forme di co-progettazione. Al fine di comprendere il loro ruolo nella concettualizzazione delle infrastrutture sociali, è necessario prima comprendere il lavoro svolto durante il periodo dei lockdown. 

Un nuovo ruolo durante e dopo il Covid

Un elemento comune che emerge dalle varie interviste raccolte con i direttori delle fondazioni coinvolti nelle mie ricerche su Community Development e terzo settore durante la pandemia, mostra come il ruolo sociale delle fondazioni di comunità sia accresciuto durante il periodo di lockdown. La loro decennale esperienza sul campo e il prestigio acquisito nel relazionarsi, non solo con il terzo settore, ma anche con gli enti pubblici ed ampi strati del settore for profit ha permesso a queste organizzazioni di poter giocare un ruolo chiave nei loro territori. Quello che traspare dalle informazioni e dai racconti dei direttori è la concretizzazione del tanto trattato capitale sociale. Anni ed anni d’incontri, collaborazioni, fiducia costruita con i fatti e reputazione consolidata dai responsi dei progetti sono stati messi in campo nel corso dei lockdown al fine di convertire, con repentina rapidità, le funzioni delle fondazioni in catalizzatori di risorse al fine di ridistribuire in maniera veloce ed efficace. I lockdown, soprattutto il primo, hanno posto in evidenza un aspetto conosciuto ma che è emerso con ancor maggior criticità nel corso della pandemia: i servizi pubblici sono vincolati da una massa di burocrazia che li rende delle macchine gestionali lente e con difficoltà nel leggere la realtà. Come detto, non è questo un aspetto che scopriamo oggi ma che, ahinoi, è noto da tempo, come è consolidato ormai il fatto che il terzo settore può agire come settore più aderente alla realtà e con meccanismi meno complessi per rispondere ai problemi. Potrebbe sembrare retorica ma questo è ciò che è avvenuto nel corso dei lockdown quando le fondazioni hanno saputo leggere per tempo dinamiche di fragilità e crisi sociali (costituzione e supporto a reti di solidarietà, riaperture centri estivi, povertà educative e tecnologiche) sapendo agire con i propri strumenti sui propri territori. Su tutti il tema del supporto alle strutture mediche, quando nel primo lockdown in molti volevano sostenere i presidi ospedalieri, non si aveva coscienza del fatto che queste strutture burocratiche non hanno i mezzi, in molti casi, di ricevere donazioni pecuniarie e qualora possono devono passare per lunghe procedure burocratiche. Le fondazioni hanno intercettato questo bisogno, usato il proprio capitale sociale per centralizzare le raccolte fondi e poi andare a negoziare coi i produttori di materiale medico e sanitario l’acquisto di consistenti partite per dare una soluzione rapida e concreta ai reparti in difficoltà. Successivamente, le fondazioni sono state tra gli attori più attivi per la definizione di progetti e piani per la lotta alle nuove fragilità sociali ed economiche, spronando attori pubblici, profit e non-profit al rafforzamento di quelle reti necessarie alla realizzazione di azioni e soluzioni sui territori. 

La visione sull’infrastrutturazione sociale 

Come già indicava Bandera[1], le fondazioni di comunità non sono meri erogatori di contributi ma partecipano attivamente alla definizione delle reti di welfare locale e al miglioramento del benessere di comunità. In questo senso, il tema della costituzione di infrastrutture sociali era già nei lori piani di azione, le fondazioni hanno spinto alla formazione di reti permanenti di collaborazione tra enti del terzo settore ed altri settori, supportano la formazione di progetti a finalità ed impatto sociale, ambiscono a contribuire allo sviluppo locale. Il tutto non solo attraverso le erogazioni ma anche costituendo strumenti di crescita e co-progettazione che forniscono strumenti di azione agli enti e modellano nuovi ragionamenti ed approcci anche nell’ente pubblico. La fondazioni forniscono risorse, strutture e reti necessarie allo svolgimento delle attività socio-economiche dei soggetti attivi nelle comunità che lavorano per il loro interesse. 
L’eredità del periodo dei lockdown è una nuova e rafforzata consapevolezza delle fondazioni rispetto al loro ruolo. Come evidenziato nella sezione precedente, le fondazioni si sono trovate ad essere snodi cruciali di risorse ed informazioni utili all’implementazione di azioni dirette per arginare le crisi sanitarie, sociali ed economiche. Hanno sperimentato direttamente (forse mai come prima) il valore del capitale sociale che hanno sviluppato negli anni, ponendo questo con forza sui tavoli istituzionali e all’interno degli spazi pubblici di dibattito delle comunità al fine di guidare i processi di welfare locale. Hanno da subito letto le dinamiche della realtà dettando punti fondamentali delle agende politiche in tema di welfare; il loro obiettivo primario non è stato solo generare azioni, finanziare progetti con erogazioni o stimolare il dibattito ma il porre con forte accento il tema delle reti locali come centrali. Ciò che emerge con più forza da questi due anni di crisi sanitaria (seguita dalle drammatiche conseguenze della guerra e del rincaro prezzi) è che il welfare locale, inteso come collaborazione tra pubblico e terzo settore, non può più procedere per progetti a singhiozzi ma necessita di una visione di processo complessiva, di reale co-progettazione e di definizione degli obiettivi con un riconoscimento forte del ruolo sociale del settore non-profit. In questa cornice, le fondazioni hanno un ruolo fondamentale, non solo per la loro evidente capacità finanziaria che nessun altro ente del terzo settore può pareggiare, ma anche per il ruolo che si sono conquistate durante il periodo dei lockdown ponendo il tema dei processi e delle reti di welfare come fondamentale e rinsaldando il proprio ruolo di costruttori di infrastrutture sociali con collaborazione e co-progettazioni in sinergia con i diretti interessati.

Footnotes

  1. ^ Bandera, Lorenzo. 2017. «Il ruolo delle Fondazioni di comunità per l’infrastrutturazione sociale del Mezzogiorno». In Terzo Rapporto sul secondo welfare in Italia, a cura di Franca Maino e Maurizio Ferrera, 221–44. Torino: Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi.
Rivista-impresa-sociale-Michele Bianchi Università degli Studi di Parma

Michele Bianchi

Università degli Studi di Parma

Postdoctoral Research Fellow, Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell'Università degli Studi di Parma.

Sostieni Impresa Sociale

Impresa Sociale è una risorsa totalmente gratuita a disposizione di studiosi e imprenditori sociali. Tutti gli articoli sono pubblicati con licenza Creative Commons e sono quindi liberamente riproducibili e riutilizzabili. Impresa Sociale vive grazie all’impegno degli autori e di chi a vario titolo collabora con la rivista e sostiene i costi di redazione grazie ai contributi che riesce a raccogliere.

Se credi in questo progetto, se leggere i contenuti di questo sito ti è stato utile per il tuo lavoro o per la tua formazione, puoi contribuire all’esistenza di Impresa Sociale con una donazione.