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ISSN 2282-1694
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Numero 3 / 2020

Recensioni

Bene comune, partecipazione e democrazia

Felice Scalvini

Enzo Pezzini (2019), Bene comune, partecipazione e democrazia, Ecra, Roma.


È illuminante e particolarmente utile il libro “Bene comune, partecipazione e democrazia” di Enzo Pezzini, pubblicato per i tipi di ECRA, la casa editrice del Credito cooperativo. Illuminante perché colloca nella giusta prospettiva, storica e concettuale, le relazioni tra due grandi filoni di pensiero sociale – quello cooperativo e quello cattolico – che hanno segnato profondamente ormai quasi due secoli di storia. Utile in quanto offre una base di riflessione per comprendere come la cooperazione, per propria natura, risulti essere un fenomeno caratterizzato da un costante rapporto di scambio con i contesti comunitari entro i quali si sviluppa. Subendo influssi e al tempo stesso influenzando a sua volta l’habitat culturale e sociale, tanto a livello locale quanto nel più ampio scenario delle evoluzioni sociali, economiche e politiche che hanno caratterizzato gli ultimi due secoli.

Pezzini, forte della sua esperienza di studioso, ma anche di cooperatore collocato in privilegiati punti di osservazione del movimento cooperativo (è stato, tra l’altro, per oltre quindici anni responsabile dell’ufficio di Confcooperative presso l’Unione Europea), analizza con lucidità le dinamiche che hanno visto convergere in varie forme l’esperienza cooperativa e l’azione sociale del mondo cattolico. Una consonanza costruita innanzitutto sul piano dottrinario, dove la Chiesa ha richiamato l’esperienza e l’azione cooperativa con sempre maggiore forza nei documenti che hanno segnato, a partire dell’enciclica Rerum Novarum sino alla Laudato Si’, il progressivo dispiegarsi della sua dottrina sociale. Fatto peraltro da considerarsi quasi naturale, se si tiene conto che quando Leone XIII prende di petto la questione sociale siamo nel 1891. Vi sono quindi alle spalle vari decenni di dibattito e spesso di dure contrapposizioni tra socialisti di impronta marxiana e socialisti comunitari, che rappresentano il primigenio ceppo da cui è scaturita l’esperienza cooperativa. Quest’ultimi peraltro spesso ispirati da una forte motivazione religiosa (come i Probi Pionieri di Rocherdale) anche se non necessariamente cattolica. 

Dopo una prima parte dedicata ad illustrare in modo documentato questo percorso, nella seconda, abbandonato il registro storico, vengono messi a confronti i testi della dottrina cattolica e della dottrina cooperativa riguardo ai principi chiave di riferimento: il personalismo, la sussidiarietà, la solidarietà, il bene comune, la partecipazione, la destinazione universale dei beni. Ne esce un quadro denso di coincidenze, assonanze e indicazioni convergenti, particolarmente suggestivo e illuminante. Anche perché appare chiaro come i principi possano – e quindi debbano – essere applicati attraverso specifiche e definite prassi operative, tipiche dei meccanismi di funzionamento dell’impresa cooperativa, anziché essere semplicemente evocati. Senza la rigorosa linea applicativa, dettata dall’esperienza e dalla prassi cooperativa, il richiamo ai valori risulta essere addirittura fuorviante. Finendo spesso per rappresentare una sorta di giustificazione aprioristica rispetto a prassi e comportamenti palesemente difformi e talora deteriori. Riguardo a questa questione l’analisi di Pezzini propone di fatto un rigoroso metodo di valutazione, molto utile per analizzare l’azione dei cooperatori ed in particolare dei dirigenti. Si tratta di verificare se i valori enunciati, a cui dicono di ispirarsi, si siano tradotti nella concreta attuazione dei principi cooperativi di riferimento. Questo all’interno delle singole cooperative, ma anche nei rapporti tra cooperative e nelle organizzazioni di rappresentanza, nonché, naturalmente nei rapporti con le comunità di riferimento. Diversamente risulterà opportuno qualche approfondimento e un coerente adeguamento della rotta.

Il rapporto tra dottrina sociale della Chiesa e cooperazione segna dunque una linea di riflessione e di condotta esigente che risulta ben identificabile grazie anche all’esempio di molti leader che hanno saputo, attraverso la loro azione, coniugare le due fonti di ispirazione e farle divenire un potente fattore di innovazione sociale e promozione umana nel corso di momenti storici e in contesti molto differenti. A costoro è dedicata la terza parte del libro e Pezzini ce ne offre una carrellata, attraverso diverse epoche – dalle origini ai tempi più recenti – e vari paesi – dal Regno Unito al Canada, dall’Italia all’Americo Latina, all’Ucraina, alla Germania ed altri ancora.

Una panoramica che potrà rappresentare sicura fonte di ispirazione, come tutto il libro, per chi oggi continua a vivere con passione e vere motivazioni ideali l’esperienza cooperativa.


DOI: 10.7425/IS.2020.03.08

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