Un appello lanciato da 100 imprenditori sociali e rispetto al quale è aperta una sottoscrizione, con sei proposte concrete e a costo zero per evitare che le imprese sociali, tra le infrastrutture portanti del nostro Paese, siano travolte dalla crisi.
Nell’affrontare l’emergenza economica e sociale causata da Covid-19 il Governo ha concentrato gli interventi adottando misure di sostegno delle famiglie e delle imprese. Ammortizzatori sociali in deroga, bonus alle famiglie, moratori del rimborso dei debiti bancari, garanzia pubblica sui nuovi finanziamenti e spostamento in avanti delle scadenze fiscali sono tutti interventi sacrosanti nella situazione che stiamo vivendo. Per reagire alla devastazione causata dalla pandemia, tuttavia, i trasferimenti monetari da soli non sono sufficienti. Servono nuove politiche in grado di cambiare la traiettoria di sviluppo della società, i cui limiti erano già evidenti prima del coronavirus.
Vanno in questa direzione le proposte contenute nell’appello presentato al Governo da 100 imprenditori sociali Ricostruiamo il Paese! Proposte – a costo zero – per rafforzare le infrastrutture sociali, sottoscrivibile su Change.org
In Italia vi sono oltre 20.000 imprese sociali, con più di 500.000 occupati e oltre 12 miliardi di valore della produzione aggregato impegnate nel welfare, nella cultura e nell’inserimento lavorativo di oltre 50.000 persone svantaggiate. Sono imprese che stanno dando un contributo importante nell’affrontare la crisi indotta da Covid-19, impegnate nella gestione dell’emergenza sanitaria e sociale. In poche settimane hanno modificato la propria offerta di servizi e si sono impegnate per assicurare servizi essenziali ai cittadini e alle comunità in cui operano, ponendo particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione.
Sono organizzazioni in prima linea nel contrasto della pandemia e nello stesso tempo stanno pagando un importante prezzo economico. Molte di queste realtà hanno registrato un crollo del fatturato dell’80% e registreranno forti perdite di bilancio nel 2020 che rischiano di provocare il default di molte imprese. Le più colpite sono quelle che inseriscono al lavoro persone svantaggiate – in larga parte disabili e persone con disturbi psichici – che, perdendo il lavoro garantito dalle imprese sociali, rischiano di essere definitivamente espulsi dai processi produttivi e di inclusione sociale.
Superata l’emergenza le imprese sociali potranno dare un importante contributo alla riorganizzazione del sistema sanitario ed alla ricostruzione del sistema economico ponendo attenzione alle persone più fragili, ai bisogni ed alle risorse presenti nella comunità. La ricostruzione del Paese, infatti, non sarà solo una questione di risorse disponibili ma anche di modelli e di strumenti utilizzati.
Queste imprese, tuttavia, sono in grande difficoltà economica e rischiano di non poter dare il giusto contributo alla ricostruzione del Paese. Per superare questa fase di grande criticità gli imprenditori sociali non chiedono risorse aggiuntive o contributi a fondo perduto ma un radicale cambio di rotta nelle relazioni tra Terzo settore e amministrazioni pubbliche, mettendo da parte i miti del mercato e della concorrenza – che hanno caratterizzato i primi venti anni del duemila – e costruendo un nuovo modello centrato sulla collaborazione tra attori pubblici e società civile che metta al centro delle politiche pubbliche le persone più fragili, come i lavoratori svantaggiati, che la crisi da Covid19 sta espellendo dai processi produttivi, economici e sociali.
Questo cambio di rotta si concretizza in alcune misure che gli imprenditori sociali chiedono di adottare, in tempi rapidi, a Governo e Parlamento.
Introdurre la proroga sino al 30 giugno 2023, anche in deroga alle normative in materia di contratti pubblici, di tutti i seguenti atti qualora già scaduti o in scadenza prima di tale data:
Le proroghe si intendono a condizioni invariate fatti salvi eventuali adeguamenti derivanti da rinnovi contrattuali.
Stabilire che, al fine di promuovere il coinvolgimento della società civile nell’emergenza da Covid19 e nella ricostruzione del Paese:
Stabilire che, al fine di garantire la qualità del lavoro e la qualità dei servizi in ambito educativo, scolastico, socioassistenziale, sociosanitario, sanitario, socioeducativo e delle politiche attive del lavoro sia nel periodo dell’emergenza Covid-19 che nel periodo successivo all’emergenza, i contratti tra amministrazioni pubbliche e enti privati gestori si adeguano automaticamente al rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative.
Definire, inoltre, che le rette dei servizi educativi e scolastici, socioassistenziali, sociosanitari, sanitari e socioeducativi si adeguano automaticamente nella componente del costo del lavoro al rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative.
Stabilire che, al fine di tutelare i percorsi di inserimento lavorativo di persone svantaggiate ai sensi dell’art. 4 della legge 381/1991 o dell’art. 112 del d.lgs. 50/2016, in caso di sospensione di attività causata dalle misure di contenimento dell’emergenza Covid-19 realizzate da imprese sociali che inseriscono al lavoro persone svantaggiate ai sensi dell’art. 4 della legge 381/1991 o dell’art. 112 del d.lgs. 50/2016 le pubbliche amministrazioni corrispondono comunque il pagamento dell’importo contrattualmente dovuto, attingendo alle risorse iscritte a bilancio preventivo per l’esecuzione del contratto, a condizione che le imprese interessate attivino percorsi formativi o laboratoriali per tutti i propri lavoratori e mantengano in funzione le strutture produttive, anche sulla base di una rimodulazione concordata con le amministrazioni pubbliche, che sia finalizzata soprattutto a costruire opportunità di inclusione lavorativa per le persone che, a seguito dell'emergenza Covid-19, si trovano in condizione di marginalità sociale, economica e lavorativa.
Stabilire che, al fine di tutelare i percorsi di inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, nella ricostruzione del Paese le amministrazioni pubbliche e le società controllate dalle amministrazioni pubbliche ogni anno applichino l’Art. 112 del d.lgs. 50/2016 in procedure di appalto e concessione che rappresentano almeno un decimo del valore delle procedure totali poste in essere nell’anno.
Estendere a tutte le organizzazioni del Terzo settore le misure di sostegno finanziario e fiscale previste dai diversi provvedimenti adottati dal governo per fronteggiare l’emergenza da Covid19 – moratoria dei debiti bancari, moratoria dei versamenti fiscali e interventi a sostegno della liquidità.
Leggi il Manifesto “Ricostruiamo il Paese. Proposte a costo zero per rafforzare le infrastrutture sociali”
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