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ISSN 2282-1694
Tempo di lettura:  3 minuti
Argomento:  Terzo settore - Attualità
data:  15 luglio 2020

Regione Toscana: la legge sul Terzo settore rilancia i rapporti collaborativi tra Enti pubblici e Terzo settore

Gianfranco Marocchi

Pochi giorni dopo la sentenza 131/2020 della Corte costituzionale, la Regione Toscana marca un altro passo nella costruzione dei rapporti collaborativi tra EEPP e TS. La LR sul Terzo settore rappresenta un passo decisivo per l'implementazione locale di coprogrammazione e coprogettazione


Pochi giorni dopo la sentenza 131/2020 della Corte costituzionale, la Regione Toscana marca un altro passo di grande importanza nella costruzione dei rapporti collaborativi tra Enti pubblici e Terzo settore. Il 14 luglio il Consiglio regionale della Toscana ha infatti approvato la legge “Norme di sostegno e promozione degli enti del terzo settore toscano”.

Si tratta di un testo di grande spessore e rilievo.

Il Capo IV della legge dedica alcuni articoli ai temi della coprogrammazione e coprogettazione: strumenti non solo pienamente legittimi – cosa comunque a questo punto indiscutibile per effetto della sentenza 131/2020 – ma anche in qualche modo “ordinari”: rispetto alla coprogrammazione negli ambiti di interesse generale – non solo welfare, quindi, ma il complesso degli ambiti citati nella Riforma del terzo settore - la legge prevede infatti all’art. 9 che l’ente pubblico motivi “le esigenze che eventualmente impediscono l'attivazione di tale istituto”; in altre parole, in ogni situazione in cui non emergano motivi espliciti ed evidenti per escludere il terzo settore dalla programmazione delle strategie di intervento, questo va coinvolto; e questo va fatto con procedimenti di evidenza pubblica perché anche se in questo caso non sono in gioco aspetti economici, è doveroso che chiunque sia in grado di contribuire con le proprie esperienze e analisi alla lettura dei bisogni e alla definizione degli interventi, possa farlo.

Per quanto riguarda poi gli aspetti operativi che discendono dalla coprogrammazione, la legge toscana riesce ad andare correttamente alla radice delle scelte tra strumenti competiti e strumenti collaborativi: se il modo migliore per mettere in atto le strategie è acquistare servizi pagando un corrispettivo (esternalizzazione) si procede, come evidenzia l’articolo 12, utilizzando il codice degli appalti; se i bisogni individuati richiedono, per essere affrontati al meglio, di dare vita ad alleanze di più soggetti, a partenariati che condividono scelte e responsabilità, lo strumento è quello della coprogettazione. A questo proposito, coerentemente con quanto affermato dalla Corte costituzionale, si evidenzia come fondamento procedurale la legge sul procedimento ammnistrativo 241/1990. Dunque due sono le strade, entrambe legittime, entrambe trasparenti e rispettose dell’evidenza pubblica, ma profondamente diverse nel significato, nelle forme, nei procedimenti: competizione e appalti ai sensi del d.lgs. 50/2016 per acquistare servizi, collaborazione regolata dalla 241/1990 per dare vita a partenariati collaborativi.

La legge toscana è attenta anche a delineare, in coerenza con l’art. 55 del Codice del Terzo settore e con la 241/19990 i passaggi fondamentali in una coprogettazione, fornendo così un utile supporto agli amministratori locali. Tra gli aspetti richiamati vi è il fatto che l’avvio di procedimenti di coprogettazione possa avvenire anche in seguito alla proposta di uno o più enti di terzo settore – ovviamente rendendo tale proposta oggetto di iniziativa di evidenza pubblica e quindi aprendo al coinvolgimento di soggetti diversi dal proponente – ma valorizzando così la capacità del Terzo settore di essere soggetto attivo nell’individuazione di possibili interventi, pur giustamente rimarcando il compito in carico alla pubblica amministrazione di definire obiettivi e caratteristiche essenziali dei progetti; la legge legittima inoltre i procedimenti con carattere più marcatamente partecipativo, specificando che la coprogettazione può avvenire a partire “dalla proposta o dalle proposte” individuate – legittimando quindi anche procedimenti selettivi che portino alla costituzione di tavoli di lavoro plurali - sino alla formulazione di un progetto condiviso. Il tutto nell’ambito di un procedimento che in ogni fase garantisce la trasparenza dei criteri e delle scelte.

Al di là di questo, la legge individua una pluralità di forme di coinvolgimento del Terzo settore, chiamato a coprogrammare nell’ambito del Piano di inclusione e del Piano integrato di salute e valorizzato attraverso la Consulta regionale del Terzo settore cui spetta il compito di esprimere pareri e sulla normativa regionale, di promuovere iniziative conoscitive circa il Terzo settore, iniziative di sensibilizzazione e di monitorare lo stato di attuazione della legge.

 

È singolare come il quadro generale sui temi della collaborazione sia evoluto in modo decisivo in meno di 20 giorni e a questo processo andranno dedicate ulteriori riflessioni in successivi contributi. Sino al 26 giugno i pur tanti enti locali che stavano utilizzando modalità collaborative lo facevano in un quadro non privo di incertezze, reso nervoso dal noto parere del Consiglio di Stato. In pochi giorni il quadro si è ribaltato. La storica sentenza della Corte costituzionale 131/2020 ha dissolto le apprensioni normative, la legge della Regione Toscana ha inaugurato le azioni istituzionali che favoriscono la più amplia implementazione dei principi collaborativi, auspicando che nel corso dei prossimi mesi sia seguita da altre Regioni, a partire da quelle in cui le esperienze collaborative si sono maggiormente sviluppate.

Infine, una notazione prettamente politica. Il testo è approdato in Consiglio dopo un preesame in commissione con voto favorevole della maggioranza di centrosinistra e astensione delle opposizioni. Segno che su questi temi si è riusciti a costruire un consenso ampio, al di là degli schieramenti; non è un caso che anche le grandi leggi del 1991 su volontariato e cooperazione sociale siano passate con l’appoggio dei blocchi allora contrapposti. In un sistema a maggioranze volatili, politicamente instabile, il fatto che su questi temi si riescano a costruire intese che sfuggono alle contrapposizioni di parte è garanzia di riforme durature.

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Gianfranco Marocchi

Impresa Sociale

Nel gruppo di direzione di Impresa sociale, è anche vicedirettore di Welforum.it. Cooperatore sociale e ricercatore, si occupa di welfare, impresa sociale, collaborazione tra enti pubblici e Terzo settore.

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