“Non ho mai smesso di ragionare. Impresa sociale e biodiversità imprenditoriale” è una raccolta di scritti e pensieri di Carlo Borzaga curata da Gianfranco Marocchi; è l’ultima opera di Carlo Borzaga, il grande padre dell’impresa sociale italiana. Il libro si divide in otto capitoli: il pluralismo delle forme di impresa, la rilevanza della cooperazione, contro l’assimilazione dell’impresa sociale, il lungo cammino dell’impresa sociale, l’economia sociale e le politiche europee, politiche per l’impresa sociale, impresa sociale e paradigma collaborativo e scritti sulla malattia. Scritti sulla malattia sono riflessioni personali sul senso dell’essere studioso e essere persona e vale come una sorta di testamento spirituale su cosa significa impegnarsi nella società e essere responsabili di sé stessi oggi. Le altre parti contengono invece ampie parti del pensiero di Carlo che esprimono la sua teorizzazione sull’impresa sociale, l’importanza di costruire una cornice politica adeguata a sostenere e permettere di sviluppare questa forma di impresa e le sue preoccupazioni sul recente dibattito sull’imprenditorialità sociale e la deriva liberista del concetto di impresa sociale. Il pensiero di Borzaga è sempre stato di difficile collocazione nel dibattito italiano e la sua rilevanza di studioso ed economista ha trovato il pieno riconoscimento soprattutto a livello internazionale, dove i suoi scritti costituiscono ancora oggi oggetto di citazione e riflessione costante. In Italia la sua figura era anomala, non inquadrabile all’interno della discussione molto manichea che vede da un lato i sostenitori della sussidiarietà orizzontale e di un terzo settore autonomo dalla sfera dell’influenza pubblica e dall’altra gli statalisti che rimarcano invece l’esigenza di un controllo e di una funzione di supervisione del pubblico a garanzia dell’universalismo e della tutela dei diritti. Da questi margini molto stretti della discussione che di volta in volta hanno cercato di collocare le sue riflessioni da una parte o dall’altra della barricata – per gli statalisti Carlo era un pensatore che metteva in discussione l’idea universalista del welfare state, mentre per i fans della sussidiarietà orizzontale era un socialista – Borzaga ne è sempre stato in realtà molto fuori. Le fondamenta del suo pensiero rimandavano alla tradizione dell’economia delle istituzioni e al fecondo dibattito che ha visto tra gli anni 80 e 90 come protagonisti economisti del calibro di Hansmann, Ben-Ner e Rose Ackermann. Distaccandosi dalla tradizione del non-profit delle fondazioni statunitense, Carlo sviluppa la sua teorizzazione nell’ambito del pensiero riformista europeo che assume come fondanti i principi di universalismo, democrazia e partecipazione. L’idea dell’impresa sociale che sviluppa in trenta anni di studio e ricerca si basa sul principio di complementarietà tra pubblico e terzo settore di matrice imprenditoriale. Le imprese sociali che prendono soprattutto la forma delle sue amate cooperative sociali sono le istituzioni che, aggregando le istanze trasformative della società civile in forma economica, immettono nel più ampio quadro delle riforme risorse, progetti e idealità che contribuiscono a edificare un sistema di offerta efficiente e orientato a rispondere ai bisogni che stato e mercato faticano a intercettare. Allo stesso tempo, in forza dei vantaggi competitivi che il modello teorico della cooperazione sociale esprime – capacità di massimizzare gli incentivi intrinseci della forza lavoro, distribuire valore agli stakeholder e essere resiliente alle crisi – queste imprese sono meritevoli di essere supportate dalle politiche pubbliche. Il rapporto pubblico impresa sociale è naturalmente dialettico e contraddittorio e, soprattutto dopo la crisi del 2008, Borzaga è tra i primi a evidenziare i pericoli di una assimilazione di modelli organizzativi e processi produttivi alle logiche del risparmio e del managerialismo burocratico pubblico. Per questo è in prima fila a sostenere l’introduzione di nuovi strumenti collaborativi che prenderanno poi corpo nella stagione della riforma del Codice del terzo settore nel noto art. 55. Allo stesso tempo, egli è conscio che la forza dell’impresa sociale si basa nella capacità imprenditoriale e di mobilitazione di risorse dal basso e rifugge quindi con decisione le ipotesi di un’integrazione strumentale e supina delle imprese sociali nelle politiche pubbliche. L’impegno a costruire uno scenario di politiche favorevole allo sviluppo dell’impresa sociale e dell’autonomia progettuale della società civile è riassunto magistralmente nei capitoli in cui si profila il ruolo futuro dell’economia sociale e le condizioni attraverso le quali essa può svolgere un ruolo trasformativo dell’economia e della società. L’avvento del fenomeno dell’imprenditorialità sociale e più di recente della sua versione italiana dell’economia civile vista da questo punto di vista li sembra logicamente alieno dalle basi teoriche e scientifiche dell’economia delle istituzioni e da qui nasce la sua decisa avversione alle nascenti teorizzazioni sull’ibridazione e sull’impatto che si profilano nel suo schema di analisi come pericolose derive da un modello di welfare che mosso da spinte della società civile trovano cittadinanza sul piano del riconoscimento politico e istituzionale. Il libro fa sintesi di questo pensiero latente sempre teso a dimostrare empiricamente la solidità delle affermazioni teoriche e restio a farsi trascinare in dibattiti che Borzaga considerava ideologici e poco scientifici. Per il suo carattere schietto e per la sconfinata cultura di cui disponeva, Carlo non ha mai fatto mistero delle sue convinzioni più profonde. Questa raccolta di scritti ne restituisce con uno sguardo a tutto tondo la completezza e la solidità dell’opera e rivela come dietro i grandi pensieri ci sono sempre anche grandi persone. Da allievo e amico di Carlo, non posso che ringraziare Gianfranco Marocchi che, con solerzia e passione, si è dedicato a raccogliere un pensiero che ancora oggi deborda da ogni parte.
DOI: 10.7425/IS.2024.03.08
Borzaga C., “Non ho mai smesso di ragionare. Impresa sociale e biodiversità imprenditoriale”, Vita Trentina Edizioni, Trento, 2024.
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