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ISSN 2282-1694
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Numero 3 / 2024

Echi

L'impatto del percorso evolutivo della cooperazione sociale italiana in Europa. Il contributo chiave di Carlo Borzaga

Mary O'Shaughnessy


Introduzione

Con grande tristezza ho ricevuto la notizia della scomparsa del professor Carlo Borzaga. Questo mi ha spinto a riflettere sul mio primo incontro, da giovane ricercatrice, con questo grande studioso. L’occasione del primo incontro con Carlo, avvenuto a Bruxelles nel 1996, è stata uno dei momenti più significativi nel percorso di costituzione della Rete Internazionale di Ricerca EMES. In quella circostanza appresi anche che, da giovane, Carlo aveva trascorso del tempo a imparare l’inglese nella mia città natale, Cork in Irlanda. Questo cementò la nostra amicizia, che durò quasi 27 anni, fino alla sua prematura scomparsa. I contributi di Carlo allo studio delle caratteristiche istituzionali delle imprese sociali, sia a livello italiano che europeo, sono di valore senza pari; hanno avuto un impatto significativo sulla comprensione che gli studiosi oggi hanno delle cooperative e dell’impresa sociale.

La sua analisi sulla capacità delle imprese sociali di contemperare i molteplici obiettivi dei diversi stakeholder, sui benefici collettivi generati, ma anche sul processo di istituzionalizzazione delle imprese sociali e la conseguente tendenza alla professionalizzazione e delle conseguenze involontarie del loro agire ci lascia un colossale patrimonio di conoscenza teorico ed empirico. Carlo non solo ha migliorato la nostra comprensione delle imprese sociali, ma si è adoperato anche per favorirne il riconoscimento e sostenere la definizione di un quadro legislativo idoneo.

In questo breve articolo vorrei riflettere sul contributo intellettuale del professor Carlo Borzaga alla nostra comprensione dell’economia sociale italiana e su quanto le sue riflessioni abbiano avuto un impatto importante sia sul mio percorso di ricerca come dottoranda, concentrata su uno specifico tipo di impresa sociale, l’Impresa Sociale di Integrazione Lavorativa (WISE), sia sulla riflessione europea su questi temi.

Una luce sull’economia sociale italiana

Il professor Carlo Borzaga ha acceso un importante riflettore sull’economia sociale e in particolare sulle cooperative e sulle imprese sociali. Questo ha fatto sì che l’esperienza italiana diventasse, in una certa fase storica, un riferimento per l’affermazione dell’impresa sociale a livello europeo. Credeva infatti che le imprese sociali in forma cooperativa, grazie alla loro specifica struttura proprietaria e di governance, avessero un importante potenziale per risolvere alcune delle sfide globali che ci troviamo ad affrontare, tra cui la transizione ecologica, l’occupazione dignitosa, la coesione sociale e una maggiore partecipazione civica.

La sua analisi ci ha permesso di comprendere le determinanti del percorso evolutivo della cooperazione in Italia, sottolineando l’importanza di un ecosistema abilitante per lo sviluppo, la crescita e la resilienza della cooperazione. Con la sua critica alle teorie predominanti sull’impresa ha sottolineato l’importanza di nuovi paradigmi, che riconoscano la specificità delle cooperative rispetto ad altre forme di impresa. Per Carlo, le teorie economiche ortodosse dominanti hanno trascurato il pluralismo istituzionale e in particolare il modo in cui imprese diverse, soprattutto organizzazioni non tradizionali con proprietari diversi dagli investitori e quindi non guidate da uno scopo di lucro, perseguono i loro obiettivi.

Per molti studiosi dell’impresa sociale a livello internazionale, la comprensione della cooperazione sociale italiana, emersa da uno specifico contesto storico, legale e politico, ha costituito un importante punto di partenza. Ad esempio, il caso italiano è stato importante per gli studiosi europei per comprendere, grazie a Carlo, il ruolo significativo delle politiche pubbliche nel sostenere lo sviluppo delle imprese sociali; ha evidenziato la particolare vocazione di queste forme istituzionali a realizzare servizi di interesse generale. Anche a partire da questo, Carlo è stato lo studioso che ha più di altri contribuito a spiegare la prima generazione di leggi sviluppate per regolare le imprese sociali (OCSE, 2022). L’autorevolezza della sua posizione e i dati da lui portati sono stati, in Italia e in Europa, elementi determinanti nel delineare percorsi di riconoscimento dell’impresa sociale e del ruolo che essa può avere nella trasformazione dei sistemi di welfare. L’opera di disseminazione operata da Carlo rispetto alla pionieristica legge italiana 381/1991, è stata determinante a livello europeo su vari aspetti, tra cui quello di richiamare l’attenzione su una specifica forma di impresa sociale, l’impresa sociale di inserimento lavorativo, riconosciuta appunto sin dal 1991 dalla legislazione italiana e identificata per il fatto di avere tra i propri occupati almeno il 30% di lavoratori svantaggiati.

Le imprese sociali di integrazione lavorativa

La mia prima occasione di lavorare a fianco di Carlo fu il progetto PERSE, un progetto di ricerca innovativo che si è concentrato sulle imprese sociali di integrazione lavorativa (WISE). PERSE, acronimo di “The Socio-Economic Performance of Social Enterprises in the field of Integration by Work”, è un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione europea (DG Ricerca) nell’ambito del programma “Improving the Human Research Potential & the Socio-Economic Base”. Coordinato dalla professoressa Marthe Nyssens, PERSE ha visto la partecipazione di ricercatori provenienti da 11 Paesi dell’Unione Europea (UE). Il principale contributo scientifico di PERSE è stato quello di produrre una serie di documenti di lavoro specifici per ciascun Paese e il libro Social Enterprises. All’incrocio tra mercato, politiche pubbliche e società civile; si tratta di un libro che ancora oggi rappresenta una risorsa intellettuale significativa per gli studiosi di imprese sociali a livello globale. PERSE si è concentrato su un nuovo tipo di impresa sociale: l’impresa sociale di integrazione lavorativa o WISE, una forma di impresa sociale che, anche grazie al lavoro di Carlo, è stata riconosciuta a livello europeo e non solo.

Uno dei principali contributi intellettuali di Carlo nel progetto PERSE è stato quello di sottolineare, attraverso la definizione EMES di impresa sociale, il coinvolgimento di più stakeholder nella governance dell’organizzazione. Ha anche evidenziato le potenziali tensioni che possono sussistere tra le aspettative di questi diversi stakeholder e su come trovare un equilibrio tra i diversi bisogni di cui gli coinvolti stakeholder sono portatori. Carlo, nelle sue riflessioni, ha evidenziato come l’obiettivo delle WISE sia quello di integrare i lavoratori svantaggiati attraverso un’attività produttiva che rappresenta al tempo stesso una occasione di autonomia e un percorso di integrazione sociale; ed ha argomentato come tutto questo generi anche benefici collettivi.

A questo proposito, Carlo ha fornito un’analisi delle WISE e delle cooperative sociali italiane. Ha documentato l’evoluzione delle forme di sostegno pubblico e l’impegno che, in quella fase storica, soprattutto i comuni assicuravano allo sviluppo dell’inserimento lavorativo attraverso gli affidamenti riservati [nota della redazione: su come sia evoluto – o meglio, sia degenerato -, nella valutazione di Borzaga, il coinvolgimento delle istituzioni nel sostegno all’inserimento lavorativo in Italia si rimanda a Borzaga C. e Marocchi G., L’inserimento lavorativo, malgrado le politiche, in Impresa Sociale 2/2022].

Carlo era in grado di collocare le sue analisi in un quadro quantitativo dettagliato della situazione del mercato del lavoro, ad esempio dal punto di vista del genere o da quello regionale e di sviluppare una discussione critica circa le diverse politiche del mercato del lavoro, comprese quelle per i lavoratori svantaggiati. Attraverso l’esame della legislazione in materia, Carlo ha contribuito a contestualizzare e spiegare l’emergere delle WISE italiane.

Calo inoltre intravide le potenziali conseguenze indesiderate della crescente professionalizzazione e istituzionalizzazione delle WISE e delle altre imprese sociali, le potenziali tensioni – anche relative ai diversi soggetti coinvolti – tra strategie centrate sull’inserimento lavorativo e strategie centrate sulla formazione professionale; era consapevole dei rischi di skimming (“scrematura”) dei lavoratori inseriti e dei rischi che, sotto pressione di esigenze economiche, le WISE scelgano di concentrarsi solo su quei lavoratori che, pur riconosciuti come svantaggiati, presentano forme di svantaggio più lieve; ha intuito l’utilità di analizzare i canali informali che collegano le imprese sociali e i loro lavoratori.

Un contributo duraturo

La partecipazione al progetto PERSE è stata per me un’esperienza formativa straordinaria e un’opportunità di lavorare a stretto contatto con i colleghi di EMES, tra cui il professor Carlo Borzaga. Carlo è stato un pioniere su molti fronti. Il suo impegno per far progredire l’indagine scientifica sull’economia sociale, comprese le imprese sociali, ha portato a ricerche innovative come quella pubblicata nel suo libro fondamentale, The Emergence of Social Enterprise, scritto insieme al professor Jacques Defourny nel 2001. Il suo costante impegno nella ricerca di nuova conoscenza e nel fornire un’opportunità di scambio tra mondo accademico e operatori del settore ha portato alla fondazione di Impresa Sociale, prima rivista dedicata all’impresa sociale italiana e all’istituzione del centro di ricerca internazionale EURICSE, dedicato alla conoscenza e all’innovazione per l’economia sociale. Tuttavia, l’impatto di Carlo va al di là della ricerca: il suo rigore accademico, l’impegno genuino nella sua materia, unito alla sua personalità affascinante, gli hanno permesso di avere un impatto duraturo e un’influenza positiva sui decisori politici, impegnati a costruire un’economia sociale più forte e più resistente a beneficio della società. Questo è forse uno dei maggiori contributi di Carlo all’impresa sociale. D’altra parte, l’atteggiamento di Carlo, sempre aperto al dialogo e curioso rispetto agli sviluppi dell’impresa sociale in contesti diversi da quello da cui lui proveniva, come quello irlandese, ha fatto sì che la relazione fosse sempre biunivoca: una forma di reciproco arricchimento e contaminazione che ha portato allo sviluppo di questo dibattito in Europa.

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