Il presente contributo, che sviluppa un paper presentato in occasione del XVIII Colloquio scientifico sull’Impresa sociale, tenutosi presso l’Università degli Studi di Perugia il 18 e 19 ottobre 2024, intende proporre, a partire da alcuni casi di studio, una riflessione circa la relazione fra pluralismo sociale e attuazione dell’eguaglianza sostanziale, in coerenza con la dottrina costituzionalistica secondo cui le strutture associative contribuiscono «ad imprimere al processo di trasformazione un ritmo decisamente evolutivo» (così Costantino Mortati). Questa tematica viene sviluppata attraverso l’analisi dell’Associazione “Quelli che… con LUCA Onlus” e della Fondazione “GrandeAle ETS”, soggetti di Terzo settore capaci di promuovere con i rispettivi progetti molteplici sinergie con la componente pubblica nell’ambito della ricerca scientifica e della cura della leucemia infantile.
Keywords: solidarietà sociale; Terzo settore; leucemia infantile; innovazione sociale; modelli organizzativi
La tutela costituzionale della salute e il valore della solidarietà fondano insieme da una parte il diritto del singolo e dall’altra il dovere, in capo alla comunità, di farsi carico non solo della salute, ma più ampiamente della dignità umana dei suoi membri, il che implica un «diritto a non morire di una malattia curabile»[1]. La conferma giunge anche dal giudice costituzionale che interpreta il diritto alle prestazioni sanitarie come diritto a ricevere cure mediche non nocive, efficaci e corrispondenti ad uno standard tecnico in costante progresso e aggiornamento[2].
Quest’ultima asserzione – come si cercherà di dimostrare nel secondo e terzo paragrafo del presente contributo – viene elevata a paradigma di riferimento dagli enti del Terzo settore oggetto di caso di studio, il cui impegno si colloca sul versante della «tutela attiva della salute». In particolar modo, le iniziative di interesse generale attuate dall’Associazione “Quelli che… con LUCA Onlus” e dalla Fondazione “GrandeAle ETS” agiscono positivamente nel rimuovere alcuni dei fattori limitanti la protezione delle situazioni giuridiche soggettive riconducibili all’articolo 32 della Costituzione: si tratta dell’osservanza «delle compatibilità di bilancio» e dello «stato» delle «tecnologie e delle conoscenze scientifiche disponibili»[3].
Entrambe le realtà di Terzo settore richiedono di essere studiate a partire dalla scelta dei familiari fondatori di reagire al dolore per la prematura perdita del proprio figlio, praticando la “cultura del dono e della solidarietà”[4] attraverso la costituzione di associazioni e fondazioni che, sulla base della promozione della ricerca scientifica e della cura della leucemia infantile, potessero contribuire ad evitare ad altre famiglie la stessa sofferenza. Tale missione primaria viene accompagnata anche dallo sviluppo di ulteriori progetti meritevoli di attenzione di cui i due enti risultano rispettivamente fautori. Se l’Associazione “Quelli che… con LUCA” si dedica soprattutto alla diffusione della cultura del volontariato, la Fondazione “GrandeAle” si impegna invece a vantaggio del supporto ludico e psicologico dei bambini durante la degenza, oltre a garantire aiuto economico alle famiglie disagiate e ad occuparsi del decoro delle tombe del campo 74 del Cimitero Maggiore di Milano.
Una volta approfondita l’attività sinergica svolta da queste due esperienze di Terzo settore, ci si concentrerà sul profilo relativo alle modalità organizzative operativamente impiegate nell’attività solidale: la strategia di raccolta fondi adottata, le campagne di sensibilizzazione promosse e le diverse tipologie di eventi benefici creati appaiono, infatti, funzionali ad assicurare l’ausilio adeguato alle analisi dei ricercatori della Fondazione “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus” sulle origini della malattia, sulle complicazioni post-trapianto e sugli approcci innovativi nel trattamento del paziente, come si avrà modo di osservare nel quarto paragrafo.
Quanto illustrato permetterà di riflettere, all’interno del quinto paragrafo, sulla correttezza o meno dell’attribuzione al Terzo settore di compiti sociali così rilevanti nella sfera degli ambiti connessi alla garanzia dei diritti fondamentali di natura sociale, rispetto ai quali vale la preminente responsabilità del potere pubblico per la definizione di un sistema sociale idoneo a realizzare i fini sanciti dalla Costituzione[5].
Non solo, le attività di solidarietà e promozione umana esaminate indurranno a osservare l’articolo 32 della Costituzione alla luce della situazione effettiva del nostro Paese, ove, da una parte, la salute è l’unico diritto ad essere qualificato espressamente come “fondamentale” dalla Costituzione e, dall’altra, lo sviluppo di cure adeguate che garantiscano protezione in modo universalistico viene limitato dalla carenza delle risorse necessarie all’attività di ricerca scientifica anche laddove questa appaia molto promettente.
Secondo questa logica, la selezione di casi di studio relativi al “patto di alleanza” tra pubblici poteri e società civile presente nell’originario disegno costituzionale consentirà di cogliere il fondamento del valore costituzionale della solidarietà. In questo patto si realizza invero una profonda rivalutazione delle formazioni sociali come «strumento efficiente di attiva partecipazione» più che di «passiva difesa» nei confronti dell’ordinamento generale[6].
L’Associazione “Quelli che… con LUCA Onlus” viene costituita da Andrea Ciccioni il 12 ottobre 2011 con la manifesta volontà di trasformare la forza con la quale suo figlio Luca affronta la malattia che gli costa la vita all’età di soli dieci anni nella determinazione ad impegnarsi per salvare la vita di altri bambini ammalati, agevolando il “cambio di passo” necessario nella cura della leucemia infantile.
Lo spirito che contraddistingue l’attività dell’Associazione si colloca pertanto in linea con quella «pretesa del malato a godere dei risultati della ricerca scientifica» quale diritto a poter sperare nei risultati anche futuri della scienza, che è adombrata nella pronuncia della Corte costituzionale del 1998 sul «metodo di Bella»[7]. D’altra parte, è lo stesso giudice costituzionale a declinare il diritto alla salute come diritto «ad essere curato efficacemente, secondo i canoni della scienza e dell’arte medica [che] si fonda sulle acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione»[8].
All’epoca, qualora la sottoposizione alle cure terapeutiche di prima e seconda linea non avesse consentito di raggiungere la remissione completa della malattia, non ci sarebbero state ulteriori soluzioni per la guarigione dei pazienti. Questo è proprio l’epilogo conosciuto dalla vicenda di Luca Ciccioni, sconfitto da una grave forma di leucemia mieloide acuta.
Tuttavia, gli studi clinico-scientifici avevano identificato una nuova frontiera nel trattamento delle leucemie acute pediatriche (leucemia linfoblastica acuta e leucemia mieloide acuta): si trattava della terapia molecolare[9], su cui vertevano le ricerche condotte dal Laboratorio di Terapia Genica e Cellulare “Stefano Verri”, struttura realizzata per iniziativa della Clinica Pediatrica dell’Ospedale San Gerardo di Monza con le risorse della Fondazione “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi”, del Comitato “Maria Letizia Verga” e del Comitato “Stefano Verri”. La terapia molecolare costituiva a tutti gli effetti l’unica valida alternativa per quei bambini che non avrebbero avuto speranza di guarigione nei casi di recidività e refrattarietà, ossia pazienti nei quali la malattia resiste al trapianto oppure che non rispondono alle cure perché la malattia si presenta eccessivamente aggressiva e non vi è il tempo materiale per praticare il trapianto.
Le limitate risorse economiche a disposizione però non avevano permesso il progressivo sviluppo del progetto verso la traslazione clinica, nonostante la leucemia rappresentasse (e rappresenti tutt’oggi) la forma più frequente di tumore pediatrico[10].
Sin dalla sua costituzione, l’Associazione “Quelli che… con LUCA Onlus” sancisce un’alleanza con il Laboratorio di Terapia Genica e Cellulare “Stefano Verri” e l’Ospedale San Gerardo di Monza volta a sostenere economicamente e direttamente, senza nessun passaggio ulteriore, il progetto di terapia molecolare. Nel 2012, ad un solo anno dalla nascita, l’Associazione risulta già in grado di raccogliere i fondi necessari per finanziare l’acquisto del Citofluorimetro, strumento utile per conoscere la funzionalità delle cellule modificate in laboratorio. Nel corso dell’anno successivo, “Quelli che… con LUCA” sostiene la nascita, all’interno del Laboratorio “Stefano Verri”, a fronte dell’autorizzazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco, della c.d. “Stanza di Luca” – prima stanza di terapia genica non virale in Italia – preposta allo studio della terapia molecolare e luogo di installazione del macchinario di produzione delle cellule CAR-T, il Nucleofector. Inoltre, l’Associazione si fa carico del finanziamento di una borsa di studio della durata di tre anni, incentrata appositamente sull’applicazione del progetto alla leucemia mieloide acuta. Nel 2016, invece, avviene il completamento della “stanza sterile”, area di sviluppo della fase preclinica e passaggio indispensabile per la sicurezza del risultato nei pazienti. Nei tredici complessivi anni di attività “Quelli che… con LUCA” investe oltre un milione di eufro nella ricerca con lo scopo statutario di rafforzare il proposito scientifico che, tramite la strategia di manipolazione genica non virale, intende abbassare i costi di produzione rispetto alle cellule CAR-T commerciali derivate tramite metodi virali, per rendere la cura fruibile su vasta scala con cellule CAR-T più efficaci e sicure.
L’Associazione, dunque, adotta un modus operandi ben definito: il paziente con i suoi bisogni viene concepito come l’“asse portante” per la gestione dei fondi raccolti e indirizzati a strutture, personale, macchinari e materiali del Centro di Ricerca “Fondazione Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus”. Quanto illustrato trova una più chiara corrispondenza nella predisposizione annuale, a partire dal 2017, del piano di sviluppo e del budget necessario per le attività precliniche in vitro e in vivo da compiersi con l’appoggio finanziario di “Quelli che… con LUCA”[11]. Inoltre, nel campo di tale ricostruzione, si menziona la nascita di un nuovo progetto scientifico appoggiato dall’Associazione nel 2020, vale a dire gli studi effettuati dal Laboratorio dell’oncoematologia pediatrica della ASST Spedali Civili di Brescia sui tumori solidi pediatrici.
Anche durante l’esperienza pandemica “Quelli che… con LUCA” si dimostra attenta alla protezione del bene «salute», muovendosi in prima linea nella lotta contro il Covid-19. L’Associazione offre il proprio sostegno economico alla Fondazione Spedali Civili di Brescia per la realizzazione di posti di terapia intensiva, all’Ospedale Maggiore di Cremona per il potenziamento della struttura ospedaliera e alla Croce Rossa Italiana di Lainate e Cantù. Ma l’impegno è rivolto altresì all’acquisto e alla donazione di camici, mascherine e tamponi a favore dell’Associazione Volontaria di Pronto Soccorso e Pubblica Assistenza di Uboldo, dell’Ordine Professione di Ostetrica Interprovinciale di Bergamo, Cremona, Lodi, Milano e Monza Brianza e della Polizia Locale di Uboldo.
L’Associazione “Quelli che… con LUCA” si dedica storicamente alla promozione del proprio progetto di ricerca attraverso l’organizzazione autonoma di eventi come i regali solidali di Natale, Pasqua e Halloween, oltre alla tradizionale lotteria. Tuttavia, per il raggiungimento della somma investita nella ricerca scientifica, un ruolo chiave è giocato dalle donazioni ricevute e che sono frutto di quelle iniziative benefiche create a vantaggio dell’Associazione da numerose realtà sportive e commerciali presenti sul territorio. Si possono ricordare, in tal senso, camminate commemorative, spettacoli teatrali, aste di beneficenza, feste, stand, tornei sportivi, mostre e concorsi. Oltre a ciò, anche il 5 per mille costituisce una fonte rilevante per il finanziamento dell’iniziativa di interesse generale dell’Associazione[12].
In termini generali, a fare la differenza per la crescita nell’appoggio da parte del tessuto sociale è la scelta di “Quelli che… con LUCA” di vincolare i fondi raccolti unicamente al consolidamento del progetto scientifico presso il Centro di Ricerca Fondazione “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus”, dando così risalto alla propria posizione nell’ottenimento dei risultati clinici di prospettiva derivanti dall’infusione nel paziente dei CAR-T. Dal 2016 ad oggi, infatti, i pazienti, sia adulti sia bambini, trattati con i CAR-T, nell’oltre 70% dei casi di leucemia linfoblastica acuta, conoscono la remissione della malattia.
Molto, naturalmente, dipende poi dalla capacità dell’Associazione di sapersi radicare sul territorio anche attraverso la partecipazione ad iniziative scolastiche dirette ad avvicinare le giovani generazioni ai soggetti che promuovono il senso di cittadinanza attiva responsabile. Diviene così doveroso menzionare la c.d. “settimana della solidarietà”, organizzata dall’Istituto comprensivo statale “Aldo Moro” di Saronno (VA), in attuazione dell’insegnamento scolastico dell’Educazione Civica[13]. L’incontro con l’Associazione presenta un risvolto positivo su diversi piani, da quello sociale, passando per quello psicologico e formativo, fino a quello del contrasto alla dispersione scolastica[14].
La Fondazione “GrandeAle ETS” viene costituita da Luisa Mondella e Giorgio Zancan il 28 luglio 2014. Il loro figlio, Alessandro Maria, venuto a mancare per una grave forma di leucemia linfoblastica acuta di tipo T all’età di soli dieci anni, durante la malattia, ripeteva più volte il desiderio di avere fra le mani un libro magico a cui chiedere la formula “per guarire tutti i bambini dell’ospedale”, assicurando aiuto ai medici, e per fare in modo, soprattutto, che nessun bambino potesse più conoscere l’esperienza della malattia.
Su queste premesse nasce la Fondazione, dedita primariamente al sostegno della ricerca scientifica in materia di leucemia infantile, in forza di un Comitato scientifico presieduto dal Dottor Momcilo Jankovic, pediatra ed ematologo dell’Ospedale San Gerardo di Monza, il quale aveva seguito Alessandro Maria lungo tutto il percorso di cura.
L’aiuto però non intende fermarsi alla sola progettazione e realizzazione di progetti di ricerca scientifica e cura della leucemia. A partire dal percorso clinico vissuto da Alessandro Maria vengono infatti individuate quattro ulteriori e virtuose aree di attività di interesse generale per la Fondazione: il sostegno ludico e psicologico dei bambini ospedalizzati, l’appoggio economico alle famiglie in difficoltà e la sistemazione delle tombe del campo 74 del Cimitero Maggiore di Milano. In tal modo, “GrandeAle”, riconoscendo giustizia alla salute come diritto fondamentale della persona e obiettivo costituzionalmente tutelato, si propone di lavorare per impedire che si possano costituire situazioni prive di tutela che, di fatto, possano pregiudicare l’effettiva fruibilità di quel diritto[15].
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il concetto di «salute» come «condizione di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità»[16]. In questa prospettiva, la tutela della salute di cui all’articolo 32 della Costituzione non richiede solo trattamenti sanitari di prevenzione e cura delle malattie, ma pure l’efficace promozione di condizioni ambientali e stili di vita salutari, in chiave sia “conservativa” sia “reintegrativa” sia “accrescitiva”[17]. L’ampiezza della nozione di «salute» viene fatta propria dai progetti scientifici di cui è artefice la Fondazione “GrandeAle”. Detti progetti si concretizzano nei dieci anni di attività nell’erogazione di oltre 1.2 milioni di euro, la maggior parte dei quali a vantaggio della ricerca scientifica.
Il principale obiettivo statutario della Fondazione concerne proprio l’individuazione di strategie terapeutiche innovative atte a incrementare il successo nella cura della leucemia linfoblastica acuta infantile a cellule T resistente alla terapia, che rappresenta il 15% dei casi di leucemia di quella forma diagnosticati in tenera età. Più precisamente, la ricerca intende approfondire i meccanismi di risposta alla terapia della LLA-T e lo sviluppo di molecole di nuova generazione e di procedure di terapia cellulare in grado di agire nei confronti del tumore secondo metodi efficaci e meno tossici. Come nel caso dell’Associazione “Quelli che… con LUCA”, i fondi raccolti vengono destinati al Centro di Ricerca Fondazione “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus”, tramite “finanziamento a soggetto”, presso la c.d. “Stanza GrandeAle” del Laboratorio di ricerca. Parimenti, si segnala il finanziamento del Laboratorio di ricerca presso l’Ospedale di Parma, impegnato in opzioni terapeutiche atte a inibire l’azione del gene NOTCH1, quale causa della resistenza alle cure di una percentuale rilevante di casi di leucemia, e a identificare nuovi farmaci per neutralizzarlo a livello molecolare.
Tuttavia, l’attività di interesse generale sul versante sanitario e socioassistenziale della Fondazione viene contraddistinta da una serie di iniziative aggiuntive, funzionali ad assicurare una adeguata considerazione del sistema-salute, che deve essere improntato, oltre che agli obiettivi di cura, anche all’attenzione nei confronti dei pazienti e del complesso dei loro bisogni personali e relazionali[18]. Muovendo dunque dal riconoscimento del valore della persona-paziente come consistenza ontologica e vitale, “GrandeAle” elabora i progetti “animatrice in reparto” e “psicologa in reparto a disposizione di bambini e ragazzi”, indirizzati alla salvaguardia della serenità del paziente durante il percorso terapeutico. La Fondazione – consapevole della necessità di garantire ai bambini durante la degenza momenti di svago e creatività ma anche aiuti nella gestione delle proprie ansie – sostiene l’intero orario di lavoro dell’animatrice e della psicologa nell’area di oncoematologia pediatrica dell’Ospedale San Gerardo di Monza.
Queste due missioni hanno modo di testimoniare come l’attività della Fondazione sia da valutarsi, a partire dall’esperienza di Alessandro Maria, nei termini di “antenna sociale sul territorio”. Per il Terzo settore procedere secondo questa modalità significa compiere una duplice operazione: da una parte, intercettare nuovi bisogni e nuove marginalità laddove questi prendono forma, ovvero nei contesti quotidiani dei soggetti coinvolti in quelle dimensioni; dall’altra, segnalare pubblicamente esigenze e vulnerabilità mediante innovativi modelli d’intervento, tanto efficaci quanto capaci di mutare condizioni date in problemi da affrontare[19]. Vi è poi il progetto di “sostegno alle famiglie”: si tratta di un fondo destinato a fornire appoggio alle famiglie, sia italiane sia straniere, che vivono in condizioni di disagio economico a causa della malattia del proprio figlio. Infine, la Fondazione si adopera nel progetto di “sistemazione delle tombe dei bambini del Cimitero Maggiore di Milano” al fine del rifacimento e del miglioramento ogni anno di alcuni dei giardinetti delle tombe presenti nel campo 74 del Cimitero Maggiore di Milano. A completamento, si segnala l’operatività di “GrandeAle” durante l’emergenza pandemica al fine di acquistare alcuni fondamentali presidi per il contenimento del Covid-19, come gel igienizzante e oltre 10.000 mascherine distribuite presso gli istituti ospedalieri.
Le prime iniziative solidali create dalla Fondazione “GrandeAle ETS” si distinguono per la volontà di mantenere vivo il ricordo di Alessandro Maria. La prima riguarda la scrittura di un libro commemorativo mentre la seconda concerne la distribuzione del ciondolo in metallo dorato e argentato raffigurante un angioletto in legno di ulivo a cui Alessandro Maria era affezionato. Ma nell’arco dei dieci anni di storia la Fondazione si dedica anche alla realizzazione di numerosi eventi benefici, fra i quali si segnalano serate musicali, spettacoli teatrali, concerti, eventi sportivi come tornei di beach tennis, padel e calcio, insieme a “Lanterne per Ale” e “Palloncini per Ale”. Vi sono poi le offerte libere per panettoni, uova di cioccolato, diffusori per ambienti, calendari, segnalibri, bomboniere, collezioni di gioielli e vestiario, oltre ai proventi derivanti dal meccanismo del 5 per mille. Modalità peculiare attraverso la quale la Fondazione “GrandeAle” rimarca la sua stretta vicinanza ai bambini ricoverati in reparto riguarda l’organizzazione della tradizionale consegna in ospedale di doni, panettoni e uova in occasione delle festività natalizie e pasquali. Inoltre, negli anni 2019 e 2022, la Fondazione dà vita ad una partita benefica all’interno del carcere di San Vittore che vede coinvolti i ragazzi guariti dalla leucemia, i detenuti, la Polizia Penitenziaria, gli Avvocati dell’Ordine di Milano, i Magistrati, la Guardia di Finanza, il Comune di Milano e la squadra “GrandeAle”, formata dagli amici di Alessandro Maria. Dunque, lo sport come aggregatore sociale per sensibilizzare la cura della malattia ma anche come segno della volontà di rivolgere aiuto ad altre persone come i detenuti nella logica del reinserimento a livello sociale. Infine, con il sostegno economico di “GrandeAle”, si costituiscono l’Associazione “Tutti Insieme”, che opera affinché, tramite lo sport, prevalentemente il nuoto, i ragazzi con disabilità possano crescere insieme a quelli normodotati nel pieno segno della inclusività, nonché l’Associazione “Doctor Dog Pet Therapy”, dedita al coinvolgimento dei bambini nelle attività ludiche con gli animali durante la fase della remissione della malattia.
Le attività di interesse generale di “Quelli che… con LUCA Onlus” e “GrandeAle ETS”, da un lato, valorizzano la posizione di chi concepisce la sussidiarietà orizzontale quale principio in grado di declinare la libertà in «responsabilità» e la solidarietà in «fraternità»[20] e, dall’altro, collocano queste due realtà nell’orizzonte della «società solidale» su cui ragiona la Corte costituzionale nella storica sentenza n. 131 del 2020. Gli enti del Terzo settore costituiscono, infatti, «sul territorio una rete capillare di vicinanza e solidarietà, sensibile in tempo reale alle esigenze che provengono dal tessuto sociale, e sono quindi in grado di mettere a disposizione dell’ente pubblico sia preziosi dati informativi (altrimenti conseguibili in tempi più lunghi e con costi organizzativi a proprio carico), sia un’importante capacità organizzativa e di intervento: ciò che produce spesso effetti positivi, sia in termini di risparmio di risorse che di aumento della qualità dei servizi e delle prestazioni erogate a favore della società del bisogno»[21].
Quest’ultimo profilo viene in rilievo a fronte dei dati clinico-scientifici documentati dal Centro di Ricerca “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus”, tali da veicolare come la continuità del sostegno assicurato dalle numerose associazioni e fondazioni – vicine alla causa per la storia personale dei propri fondatori – dia vita ad un legame virtuoso fra il mondo del non profit e quello della ricerca scientifica, in particolare degli Enti di ricerca privati senza finalità lucrativa. Dall’esame del bilancio e della relazione di missione al bilancio di esercizio chiuso al 31 dicembre 2021, 2022 e 2023 dalla Fondazione “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus”, si può meglio evincere come nel corso di ogni esercizio questa sia destinataria di contributi considerevoli dai soggetti privati, soprattutto non profit, pari a 2.820.325 euro per il 2021, 3.715.801 euro per il 2022 e 3.025.264 euro per il 2023[22]. Tali numeri – al netto delle risorse economiche provenienti dagli Enti pubblici che non sono mai venute meno, pur essendo di entità inferiore[23] – testimoniano come le erogazioni del privato sociale permettano ai ricercatori di poter contare su disponibilità economiche immediatamente fruibili, sulla base delle quali definire progettualità a lungo termine e, soprattutto, al passo con i tempi. Non solo, tale garanzia consente di compiere una efficace fase preclinica attraverso esperimenti atti a raccogliere dati preliminari funzionali all’oggetto dei bandi pubblicati da Enti pubblici e privati[24].
Ai fini dei casi di studio, risulta peraltro interessante esaminare alcuni dei progressi scientifici conseguiti dal Centro di Ricerca con riferimento ai progetti promossi dalle due realtà di Terzo settore. Quanto all’Associazione “Quelli che… con LUCA Onlus” si rammenta un recente studio datato 2023 coordinato dalla Fondazione “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi” – insieme all’Università di Perugia, all’Università di Milano-Bicocca e al Lumicks di Amsterdam – avente ad oggetto l’approfondimento dell’azione di linfociti “speciali” capaci di riconoscere e aggredire le cellule generate dalla leucemia mieloide acuta[25]. Per la Fondazione “GrandeAle ETS” si menziona, invece, il risultato raggiunto nel 2021 dai ricercatori, in collaborazione con l’Università di Padova e la Charles University di Praga, capaci di decifrare il linguaggio delle cellule T-ALL della leucemia linfoblastica acuta in risposta ai farmaci impiegati[26]. I risultati clinico-scientifici richiamati sono il segnale degli sforzi generali compiuti nel corso dei decenni dai ricercatori della Fondazione “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus” e ne elevano la credibilità al punto tale che il progetto di ricerca sui CAR-T viene presentato all’American Society of Hematology, uno dei più importanti congressi mondiali in ambito ematologico. Ma si richiamano anche le numerose pubblicazioni su riviste scientifiche note nel settore come Haematologica, Blood Avances, Molecular Therapy Journal e Journal of Clinical Investigation. A dimostrazione della rilevanza degli studi effettuati dalla realtà lombarda, la Fondazione “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi”, unitamente all’Ospedale San Gerardo di Monza e alla Fondazione “Monza e Brianza il Bambino e la sua Mamma”, diviene nel 2023 Istituto di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico, costituendo un unico ente, la Fondazione San Gerardo dei Tintori di Monza, che raggruppa le proprie eccellenze cliniche e di ricerca nell’area dell’oncoematologia pediatrica[27].
La ricostruzione qui operata in ordine alla mission primaria assunta dall’Associazione “Quelli che… con LUCA Onlus” e dalla Fondazione “GrandeAle ETS” apre a talune riflessioni in ordine alla declinazione del principio di sussidiarietà orizzontale di cui all’articolo 118, ultimo comma, della Costituzione. In ragione del richiamato principio, la Pubblica amministrazione non ha più la responsabilità esclusiva di determinare autonomamente quale sia l’interesse generale, ma deve promuovere il contributo delle diverse espressioni della società civile, anch’esse chiamate all’individuazione di detto interesse[28]. Si tratta più propriamente di un’evoluzione che investe il diverso ruolo del potere pubblico, tenuto ad esprimere un assetto sociale che sia corrispondente alla pluralità di forme e contenuti che lo tratteggiano e da cui provengono molteplici istanze. Dette istanze, in particolare, recano esigenze di partecipazione, gestione, collaborazione e controllo nell’erogazione delle prestazioni sociali, che presuppongono, a loro volta, moduli collaborativi, destinati ad una compiuta interpretazione dei bisogni sociali e pari regolazione degli interventi satisfattivi[29].
L’elemento interessante che si può ricavare dai casi di studio attiene proprio allo schema relazionale articolatosi fra la Pubblica amministrazione e i soggetti del Terzo settore. L’apporto dell’Associazione “Quelli che… con LUCA” e della Fondazione “GrandeAle” si rivela determinante sul piano dell’integrazione delle risorse statali destinate alla ricerca scientifica e alla cura della leucemia infantile presso il Centro di Ricerca Fondazione “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus”, che collabora con una struttura di cura, la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza[30]. Non si rinviene dunque la tradizionale gestione dei servizi sociali affidata al Terzo settore – inaugurata dalla legge quadro n. 328/2000 e riscontrabile anche nei casi di c.d. “amministrazione condivisa” previsti dal decreto legislativo n. 117/2017 – in cui la Pubblica amministrazione dispone della parte maggioritaria delle risorse e ne promuove l’utilizzo attraverso forme collaborative che coinvolgono gli organismi del Terzo settore nel solco della concezione “integrata” degli interventi rivolti alla persona, cui concorrono tutti i soggetti attivi in una determinata comunità locale, siano essi pubblici o privati, soprattutto non profit[31]. Nelle esperienze oggetto di indagine, al contrario, è il Terzo settore ad occuparsi del reperimento dei fondi necessari e a orientarne l’impiego, mentre la Pubblica amministrazione constata, in primo luogo, la corrispondenza tra i propositi degli enti e le priorità pubbliche e, in seguito, realizza gli interventi. Sono, infatti, numerosi gli enti del Terzo settore che, perseguendo statutariamente lo scopo della promozione della ricerca scientifica, si assumono l’impegno di raccogliere in modo continuativo le risorse con cui finanziano progetti di ricerca e borse di studio in favore di giovani studiosi nell’ambito di convenzioni-quadro stipulate con università, ospedali e IRCCS pubblici[32].
Pare affermarsi insomma una inversione di ruoli tale da far emergere in tutta la sua forza la capacità del Terzo settore di perseguire l’interesse generale, sino ad assumere una posizione decisiva nel “farsi carico” del concetto di “equità” ricavabile dall’articolo 32 della Costituzione, cosicché ogni individuo abbia «le stesse opportunità di realizzare pienamente il proprio potenziale di salute» e, specularmente, nessuno venga «svantaggiato nel raggiungerlo a causa della propria posizione sociale o di altre circostanze socialmente determinate»[33]. Quanto osservato risulta peraltro coerente con la visione antropologica di tipo personalistico che attribuisce ai pubblici poteri l’obbligo di riconoscere e favorire, correlativamente, ai cittadini il diritto di essere riconosciuti ed essere favoriti come soggetti in grado di anticipare, rafforzare e accrescere la qualità delle scelte pubbliche[34]. Il Consiglio di Stato conferma, in tal senso, come il modello promosso dal principio di sussidiarietà orizzontale si connoti per la «spontanea cooperazione dei cittadini con le istituzioni pubbliche mediante la partecipazione alle decisioni e alle azioni che riguardano la cura dei beni comuni, che (…) cospirano alla realizzazione dell’interesse generale della società assumendo a propria volta una valenza pubblicistica, nella consapevolezza che la partecipazione attiva dei cittadini alla vita collettiva può concorrere a migliorare la capacità delle istituzioni di dare risposte più efficaci ai bisogni delle persone e alle soddisfazioni dei diritti sociali che la Costituzione riconosce e garantisce»[35].
Inoltre, i punti di contatto tra l’azione dei due enti esaminati, da un lato, e, dall’altro, il dovere costituzionale di solidarietà e il carattere fondamentale del diritto alla salute rafforzano la posizione di chi ritiene che le formazioni sociali del Terzo settore costituiscano, al di là della forma giuridica assunta sul piano civilistico, un luogo ove si svolge la personalità umana (cfr. articolo 2 della Costituzione) e dunque lo spazio per eccellenza per l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà. Di tal guisa, tali formazioni sociali finiscono per essere pienamente iscritte nel programma dell’articolo 3, comma 2, della Costituzione – aspirazione ultima del disegno costituzionale – il cui concreto compimento passa dall’esercizio delle libertà costituzionali in senso sociale, anche e soprattutto nella loro componente collettiva[36].
Al tempo stesso, non si può tuttavia non riconoscere come sia il solo settore pubblico, vincolato come è nel fine dalle norme costituzionali, a dover assicurare un’erogazione universale, globale e uguale delle prestazioni connesse alla garanzia di diritti fondamentali, ordinando la propria azione a principi di imparzialità e neutralità, posti a fondamento del suo agere. Il privato (anche sociale), per quanto svolga attività di interesse generale, esercita la propria azione alla luce di fini che sono – legittimamente – interpretati dall’ente in base a ideologie e concezioni proprie del bene comune[37]. La libertà dei singoli e delle formazioni sociali proiettata, sul piano dell’assiologia costituzionale, verso l’esigenza dell’uguaglianza sostanziale implica, infatti, come il donatore sia libero di destinare le proprie risorse economiche e di dedicare il proprio impegno civico a favore di quelle organizzazioni del Terzo settore impegnate sui contenuti che ritiene maggiormente vicini alle proprie sensibilità (tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, interventi e servizi sociali, attività culturali, promozione e tutela dei diritti, protezione civile …).
Tenendo a mente il quadro costituzionale[38], appare chiaro come la questione dell’equità – in materia di reperimento e distribuzione dei fondi disposti per la ricerca scientifica sulle diverse patologie (da quelle che suscitano maggior attivismo civico, anche in forza della loro maggior incidenza nella popolazione, come leucemia, sclerosi multipla o diabete, a quelle invece meno attenzionate come la sindrome di Zellweger o la displasia scheletrica di tipo Greenberg) – non costituisca una responsabilità da attribuire ai donatori, quanto piuttosto alla Pubblica amministrazione. La stessa nozione di «libertà sociale»[39] evoca quelle attività di tipo altruistico e elargivo, volte alla cura e diffusione di beni della vita a fruizione collettiva, che è un qualcosa che il libero confluire e ordinarsi della società in gruppi rende possibile, ma non doveroso, come invece lo è per la parte pubblica[40].
In conclusione, l’equilibrio virtuoso fra l’attività di interesse generale promossa dalle formazioni sociali del Terzo settore e le politiche pubbliche realizzate in conformità agli indirizzi costituzionali risulta essere un tema ancora da esplorare e non privo certamente di tensioni, laddove accada che le istituzioni – diversamente dai casi di studio qui esposti – non valorizzino a sufficienza l’impegno civico e sociale, ritenendosi custodi esclusive dell’interesse generale. Dette tensioni sono frutto di un contesto culturale ancora scarsamente propenso a inquadrare la complessità delle relazioni intercorrenti fra soggetti pubblici e di Terzo settore in una logica integrata, sinergica e sussidiaria. Ciononostante, la previsione del “coinvolgimento attivo degli enti del Terzo settore” da parte delle Pubbliche amministrazioni, indicando come strumenti attuativi la co-programmazione, la co-progettazione e l’accreditamento, concretizzi definitivamente nel Codice del Terzo settore l’elemento caratterizzante l’articolo 118, ultimo comma, della Costituzione[41]. Si parla, cioè, della collaborazione quale criterio di collegamento fra i soggetti del pluralismo istituzionale e sociale nell’orizzonte dell’ordinamento costituzionale solidarista, una collaborazione che apre ad una compartecipazione dei cittadini all’esercizio di funzioni pubbliche[42].
DOI: 10.7425/IS.2024.03.07
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[1] G. Demuro, La ricerca scientifica e il diritto alla salute, in Rivista AIC, n. 4/2013, p. 2.
[2] Corte costituzionale, sentenza n. 338/2003.
[3] E. Cavasino, Perché costruire il diritto alla salute come “diritto a prestazione” rende le forme normative dell’uguaglianza dipendenti dal limite economico-finanziario e ridimensiona l’effetto garantistico del “contenuto minimo essenziale”, in Rivista del Gruppo di Pisa, n. 3/2012, pp. 2-3.
[4] In siffatta prospettiva, il recente Codice del Terzo settore (d.lgs. n. 117/2017) riconosce il “valore” e la “funzione sociale” dell’associazionismo, dell’attività di volontariato e della cultura e pratica del dono, quali espressioni di partecipazione, promuovendone lo sviluppo, salvaguardandone spontaneità e autonomia e favorendone l’apporto originale per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, anche mediante forme di collaborazione con lo Stato, le Regioni, le Province autonome e gli enti locali.
[5] F. Paruzzo, Tra valorizzazione della “società solidale” e crisi dello stato sociale. Terzo settore e pubblico potere nell’erogazione di prestazioni sociali, in Dirittifondamentali.it, n. 3/2023, p. 153.
[6] In questi termini, E. Castorina, Le formazioni sociali del Terzo settore: la dimensione partecipativa della sussidiarietà, in Rivista AIC, n. 3/2020, p. 357.
[7] Corte costituzionale, sentenza n. 185/1998, come richiamata da R. Bin, Libertà della ricerca scientifica in campo genetico, in Alle frontiere del diritto costituzionale. Scritti in onore di Valerio Onida, Milano, Giuffrè, 2011, pp. 12-13.
[8] Corte costituzionale, sentenza n. 282/2002.
[9] La terapia molecolare conosce come fondamento gli studi concernenti il comportamento delle cellule tumorali nei confronti delle difese immunitarie del paziente. Inserendo molecole artificiali chiamate “recettori chimerici tumore-specifici” (o CARs) sulla superficie dei linfociti T citotossici – cellule del sistema immunitario aventi la funzione di controllare ed eliminare possibili agenti patogeni e cellule tumorali – dei donatori di midollo osseo, queste cellule si attivano come “radar” che colpiscono selettivamente le cellule leucemiche del bambino.
[10] La Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro rileva che i tumori che colpiscono le cellule del sangue sono più frequenti in età infantile che in quella adulta. Più in dettaglio, la leucemia linfoblastica acuta rappresenta circa il 75% delle leucemie diagnosticate nei bambini fino a 14 anni, mentre quella mieloide acuta il 15-20%. Negli adulti, invece, la maggior parte delle leucemie acute è rappresentata dalle forme mieloidi, mentre quelle linfoblastiche sono meno frequenti, circa il 25-30%.
[11] Per il 2024/2025 si parla di un investimento di €400.000,00. Una parte del contributo (€190.000,00) è rivolta agli studi innovativi sul metabolismo delle cellule CAR-T e sulla risposta delle cellule tumorali all’attacco da parte delle Cellule CAR-T o da parte di farmaci più convenzionali o di nuova generazione. Inoltre, al fine di sostenere il Laboratorio nell’acquisto di macchinari all’avanguardia, altra significativa quota del budget (€150.000,00) viene riservata all’acquisito del macchinario Incucyte.
[12] M. Fattore-G. Vittadini, Sussidiarietà: il motore del bene comune, in G.C. Blangiardo et al. (a cura di), Sussidiarietà e… sviluppo sostenibile. Rapporto della sussidiarietà 2021/2022, Milano, Fondazione per la Sussidiarietà, 2022, osservano che i contribuenti che nel 2020 assegnano lo 0,5% dell’imposta che grava sui propri redditi (Irpef) sono oltre 15 milioni e, nel corso dell’ultimo decennio, gli enti non profit accreditati per ricevere il beneficio risultano più che raddoppiati passando dai 33.000 del 2011, agli oltre 73.000 del 2020. Si stima che questa importante fonte di finanziamento per il Terzo settore si traduca in un valore sociale da 3 a 5 volte superiore al valore dei contributi, in ragione dell’impegno dei volontari. Fra i primi dieci beneficiari, che in totale assorbono un quarto delle risorse, figurano soggetti non profit attivi proprio nel campo oggetto di indagine nel presente elaborato, ossia ricerca e salute.
[13] Ai sensi degli artt. 1, co. 1, e 8, co. 1, legge 20 agosto 2019, n. 92, sull’assunto per cui l’Educazione civica contribuisce a formare cittadini responsabili e attivi e a promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità, nel rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri, il legislatore ne prevede un insegnamento trasversale integrato con esperienze extra-scolastiche, in una osmotica collaborazione con altri soggetti istituzionali, anche afferenti al mondo del volontariato e del Terzo settore.
[14] Come messo in rilievo da L. Gori, Terzo settore e Costituzione, Torino, Giappichelli, 2022, pp. 76-77, con l’impegno nel Terzo settore, ciascuna persona concorre pienamente al progresso materiale o spirituale della società, attraverso il compimento di attività di interesse generale in varie forme (volontario, associato, amministratore …) e nell’orizzonte della libertà e della gratuità, esprimendo così compiutamente la propria libertà per mezzo di una attività che incrementa le risorse collettive a disposizione dei consociati al di fuori dello schema tipico del lavoro.
[15] Cfr. sul punto Corte costituzionale, sentenza n. 509/2000.
[16] Vedi il Preambolo alla Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come adottato dalla Conferenza Internazionale della Sanità, New York, 19-22 giugno 1946; sottoscritto il 22 luglio 1946 dai rappresentanti di 61 Stati ed entrato in vigore il 7 aprile 1948.
[17] Così R. Balduzzi-D. Servetti, La garanzia costituzionale del diritto alla salute e la sua attuazione nel Servizio sanitario nazionale, in R. Balduzzi-G. Carpani (a cura di), Manuale di diritto sanitario, Bologna, il Mulino, 2013, p. 31.
[18] A. Banchero, Salute, servizi sanitari e valori umani: analisi sull’evoluzione dei valori nei 40 anni del sistema sanitario italiano, in Corti Supreme e Salute, n. 3/2018, p. 524.
[19] Per tale ricostruzione, S. Citroni, L’associarsi quotidiano. Terzo settore in cambiamento e società civile, Sesto San Giovanni, Meltemi Editore, 2022, p. 49.
[20] F. Pizzolato, Il principio di sussidiarietà, in T. Groppi-M. Olivetti (a cura di), La Repubblica delle autonomie. Regioni ed enti locali nel nuovo Titolo V, ed. II, Torino, Giappichelli, 2003, p. 200.
[21] Corte costituzionale, sentenza n. 131/2020.
[22] Oltre all’impegno economico di “Quelli che… con LUCA” e “GrandeAle”, il Centro di Ricerca “Matilde Tettamanti Menotti De Marchi Onlus” può contare, tra i tanti, sui fondi derivanti dai bandi promossi dalla Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro dal valore di €746.662,00 per il 2023, €559.698,00 per il 2022 e €685.918,00 per il 2021; non solo, il “Comitato Maria Letizia Verga ODV” assicura risorse pari a €935.899,00 per il 2021 e €1.000.000,00 per il 2022 e 2023, a cui si aggiungono i finanziamenti di Fondazione Cariplo-Progetto Bio Banking pari a €5.050,00 per il 2021, €77.922,00 per il 2022 e €58.750,00 per il 2023. Inoltre, si segnala il sostegno di tante altre “associazioni amiche” come “SKO Arianna Amore”, “Sorelle di Reparto”, “Beat Leukemia”, “Benedetta Vita”, “Antonellina Clemente”, che – sotto la voce “contributi finalizzati a finanziare personale e reagenti” – garantiscono complessivamente €110.140,00 per il 2021, €163.521,00 per il 2022 e €251.784,00 per il 2023.
[23] Rispetto alle risorse economiche provenienti dagli Enti pubblici, si segnalano per l’anno 2023 €1.660.187,00, di cui, in particolare, €960.774,00 derivanti dal MUR e €615.540,00 da AIFA; quanto all’anno 2022, si registrano invece contributi pari a €531.036,00, rispetto ai quali vi sono due diversi progetti promossi dal Centro di Ricerca e ammessi al finanziamento rispettivamente di un Bando del Ministero della Salute, tramite Alleanza contro il Cancro, per un importo di €158.326,00 e di un Bando di AIFA per la somma di €281.582,00.
[24] In questo ambito l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta una grande sfida: dalla capacità di politiche sanitarie e investimenti oculati dipende il futuro della ricerca e della tutela sanitaria del nostro Paese. Attraverso i fondi europei, vengono finanziati tre tipi di intervento dei ricercatori che operano nel Servizio Sanitario Nazionale: programmi di ricerca o progetti nel campo delle malattie rare e dei tumori rari, per rafforzare la capacità di risposta dei centri di eccellenza presenti in Italia e i modelli innovativi che migliorino la qualità complessiva della presa in carico; progetti di ricerca sui fattori di rischio e prevenzione, nonché eziopatogenesi e meccanismi di tutela per le malattie croniche non trasmissibili, ad alto impatto sui sistemi sanitari e socio-assistenziali; infine, progetti che mirano a colmare il gap tra ricerca e industria (c.d. proof of concept), che si crea nell’intervallo tra la fase della scoperta e della messa a punto.
[25] Si tratta di una ulteriore evoluzione della terapia CAR-T che, pur mostrando eccellenti risultati nel trattamento della leucemia linfoblastica acuta, è ancora poco efficace contro la leucemia mieloide acuta, a causa della mancata individuazione degli antigeni specifici, necessari alle cellule CAR-T per attivarsi e rispondere alle cellule leucemiche.
[26] Il progresso scientifico è dipeso dall’uso della citometria di massa a livello di singola cellula. Si tratta di un metodo di particolare interesse per questa tipologia di tumori perché consente di analizzare fino a 50 parametri biologici, consentendo di ovviare all’eterogeneità della malattia per via del raggruppamento delle cellule in sottogruppi omogenei e identificando popolazioni cellulari minoritarie, il cui significato sarebbe oscurato nella moltitudine del tumore interno. I ricercatori scoprono così che le cellule T-ALL attivano dei circuiti diversi, in risposta a stimoli fisiologici o farmaci somministrati in laboratorio. Inoltre, tale comportamento si mantiene inalterato in occasione della recidiva e potrebbe avere una correlazione con la risposta in vivo ai farmaci steroidei nelle prime settimane di trattamento clinico.
[27] In coerenza con il duplice scopo istituzionale dell’assistenza ospedaliera e della ricerca scientifica cui sono preordinati, gli Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico si presentano come enti a due facce: sotto il profilo assistenziale, identificano ospedali di eccellenza, di regola specializzati in settori deputati alla cura di patologie di rilievo nazionale a elevato impatto sociale; sotto il profilo scientifico, viceversa, rappresentano organismi di ricerca nazionali, deputati allo svolgimento della ricerca di base, conformemente agli indirizzi del Programma di ricerca sanitaria. Le conoscenze tecniche e operative sviluppate all’interno degli Irccs nell’esercizio delle funzioni assistenziali, nella realizzazione degli obiettivi di ricerca individuati nel Piano sanitario nazionale e nella formazione del personale sono messe a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale. Per un approfondimento, E. Griglio, Gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, in R. Balduzzi-G. Carpani (a cura di), Manuale di diritto sanitario, cit., pp. 267-278.
[28] P. Consorti-L. Gori-E. Rossi, Diritto del Terzo settore, Bologna, il Mulino, ed. II, 2021, p. 56.
[29] La posizione espressa è di V. Tondi della Mura, Sussidiarietà ed enti locali: le ragioni di un percorso innovativo, in Federalismi.it, n. 20/2007, p. 7.
[30] Se l’indagine condotta nel 2023 dall’Agenza Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca dimostra che l’Italia è ancora decisamente indietro rispetto agli altri Paesi per la spesa in ricerca e sviluppo (1,47% rispetto al dato OCSE del 2,54%), tuttavia il nostro Paese si sta comunque avvicinando alle medie europee soprattutto in forza della componente privata che risulta essenziale per sostenere i livelli raggiunti. In particolare, gli esperti di politica della ricerca riconoscono che il lento ma costante trend in crescita della ricerca privata si deve ai finanziamenti derivanti dagli enti non profit, che svolgono un ruolo sussidiario rispetto allo Stato, colmando evidenti lacune esistenti a livello di volontariato, ma anche per quanto riguarda la ricerca, dalle malattie rare alle grandi patologie non ancora sconfitte come il cancro.
[31] Sul punto, cfr. E. Vivaldi, Garanzia dei diritti sociali e ruolo degli enti non profit, in Rivista AIC, n. 2/2012, p. 6.
[32] Può essere utile la ricostruzione di P.P. Olmi, Gli enti del Terzo settore come soggetti protagonisti del disegno costituzionale: un nuovo orizzonte per la promozione della ricerca scientifica e per la tutela del diritto alla salute, in Terzjus. Osservatorio di diritto del Terzo settore, della filantropia e dell’impresa sociale, 15 novembre 2021.
[33] Così V. Molaschi, Programmazione e organizzazione dell’equità in sanità. L’organizzazione come “veicolo” di eguaglianza, in BioLaw Journal, n. 2/2019, p. 35.
[34] L. Gori, Terzo settore e Costituzione, cit., p. 83.
[35] Consiglio di Stato, Sez. III, sentenza n. 1546/2019.
[36] Così L. Gori, Terzo settore e Costituzione, cit., p. 67.
[37] F. Paruzzo, Tra valorizzazione della “società solidale” e crisi dello stato sociale. Terzo settore e pubblico potere nell’erogazione di prestazioni sociali, cit., p. 152.
[38] M. Benvenuti, Diritti sociali, in R. Bifulco-A. Celotto-M. Olivetti (a cura di), Digesto delle Discipline pubblicistiche, Torino, Utet, 2013, p. 245, osserva proprio come l’indicazione circa il ruolo indefettibile dei pubblici poteri in subiecta materia sia da ritenersi, sulla base del dettato costituzionale, coerente e univoca. Così, per quanto concerne il diritto al lavoro, ai sensi dell’art. 4, co. 1, Cost., spetta alla “Repubblica” il compito non solo di “riconosce(rlo)”, ma altresì di “promuove(re) le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. La “Repubblica” viene parimenti evocata anche rispetto al diritto alla (tutela della) salute e al diritto a cure gratuite agli indigenti, ai sensi dell’art. 32, co. 1, Cost. Inoltre, anche a proposito del diritto ad una scuola aperta, al diritto alla gratuità dell’istruzione inferiore e al diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi, previsti rispettivamente all’art. 34, co. 1, co. 2 e co. 3, Cost., compare nuovamente il riferimento alla “Repubblica”, espressamente obbligata ad “istitui(r)e scuole statali per tutti gli ordini e gradi” e “a rende(re) effettivo” il diritto a raggiungere i più alti gradi degli studi “con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”. Ancora, nei confronti del diritto al mantenimento e all’assistenza sociale, al diritto alla previsione e all’assicurazione di mezzi adeguati alle esigenze di vita e al diritto all’educazione e all’avviamento professionale, di cui rispettivamente all’art. 38, co. 1, 2 e 3, Cost., si precisa che spetta ad “organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato” (art. 38, co. 4, Cost.) provvedere ad essi.
[39] La giurisprudenza costituzionale riconduce l’attività del Terzo settore “all’ambito delle libertà sociali” garantite dall’art. 2 Cost., in quanto poste in essere da soggetti privati che operano per scopi di utilità collettiva e di solidarietà sociale”. Cfr., sul punto, Corte costituzionale, sentenza n. 185/2018.
[40] E. Balboni, Sussidiarietà, libertà sociali, coerenza della normazione e disciplina delle fondazioni primaria e secondaria con riguardo alla natura di origine bancaria, in Giur. cost., 2003, pp. 3149 ss.
[41] Cfr. artt. 55, 56 e 57, decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117.
[42] L. Gori, Terzo settore e Costituzione, cit., p. 84.
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