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ISSN 2282-1694
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Numero 4 / 2021

Saggi brevi

L’impatto sulle associazioni di Padova Capitale Europea del Volontariato 2020

Roberta Cosentino, Silvia Demita, Marta Gaboardi, Massimo Santinello

Abstract

Nell’anno 2019, la città di Padova ha ricevuto il riconoscimento di “Capitale Europea del Volontariato 2020”, per il lavoro svolto nell’ambito del volontariato e del Terzo settore. Per il premio ricevuto, sono stati programmati una serie di eventi ed attività rivolti alla cittadinanza e al coinvolgimento delle associazioni, che sono stati poi modificati e riadattati a causa dell’emergenza sanitaria per Covid-19. La presente ricerca si pone l’obiettivo di indagare l’impatto della nomina di Capitale Europea del Volontariato per la città di Padova, in particolare approfondendo il punto di vista delle associazioni, i punti di forza e le criticità della nomina, il ruolo del Centro Servizi Volontariato e le conseguenze dell’emergenza pandemica.

Keywords: volontariato, Terzo settore, Capitale Europea del Volontariato 2020, Covid-19

DOI: 10.7425/IS.2021.04.03

Introduzione

Dal 2013, il Centro Europeo del Volontariato[1] promuove l’iniziativa “Capitale Europea del Volontariato”: ogni anno una città viene nominata capitale europea, un riconoscimento che viene assegnato per il lavoro nel campo del volontariato e del Terzo settore, in base al rispetto e all’attuazione delle raccomandazioni previste dalla Policy Agenda on Volunteering in Europe (P.A.V.E.) (EYV, 2011) e delle priorità politiche definite "5R" (CEV, 2015)[2].

La città di Padova è stata nominata Capitale Europea del Volontariato 2020 e per questa occasione è stato predisposto un fitto programma di eventi e iniziative, anche se l’emergenza sanitaria per il Covid-19 ha comportato la necessità di ridimensionare e modificare quanto previsto.

In questo contributo si intende analizzare l’impatto della nomina di Padova come Capitale Europea del Volontariato 2020 sulle associazioni di volontariato della città e sulla cittadinanza nel suo complesso. Si è indagato se e come le associazioni si siano sentite coinvolte e protagoniste di un anno importante per il Terzo settore padovano e come le iniziative abbiano comportato un aumento del numero di volontari e di visibilità, e se siano state percepite come portatrici di una nuova cultura del volontariato.

Il disegno della ricerca

Al fine di raccogliere i punti di vista delle associazioni è stata elaborata un’intervista semi-strutturata costituita da domande aperte e domande chiuse volte a raccogliere informazioni riconducibili a tre aree:

  • Informazioni rispetto alle caratteristiche delle associazioni partecipanti (nome dell’associazione, ambito di intervento, numero dei soci).
  • I cambiamenti affrontati in risposta alla situazione di emergenza sanitaria: alle associazioni veniva chiesto di rispondere apertamente alla domanda “Durante l’emergenza per Covid-19, siete riusciti a mantenere le vostre attività?”. Veniva poi chiesto “Quanto sono cambiate le vostre attività in relazione all’emergenza Covid?” con possibilità di risposta su una scala Likert da 1 (per niente) a 4 (molto).
  • Il ruolo delle associazioni all’interno degli eventi e delle attività di “Padova Capitale Europea del Volontariato”: veniva chiesto se le associazioni avessero svolto particolari attività in relazione alla nomina e quanto, da 1 (per niente) a 4 (molto) le loro attività fossero cambiate. Venivano poi indagati, con domande aperte, il grado di partecipazione agli eventi e la percezione riguardo il ruolo del CSV. Inoltre, è stato chiesto quanto da 1 (per niente) a 4 (molto) la nomina di Padova Capitale Europea avesse influito sull’associazione in termini di visibilità, incremento del numero di volontari, crescita della rete con altre associazioni, una visione europea del volontariato e una nuova visione culturale del volontariato. La stessa domanda è stata posta rispetto alla città di Padova. È stata indagata, infine, la soddisfazione generale riguardo alle attività svolte nell’ultimo anno (in scala Likert da 1=per niente a 4=molto).

Le interviste sono state realizzate dagli studenti e dalle studentesse del corso di “Modelli di intervento in Psicologia di comunità”, del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione (DPSS) dell’Università degli Studi di Padova. Durante i mesi di novembre-dicembre 2020, gli studenti e le studentesse, divisi in 29 gruppi, dopo una formazione specifica hanno contattato e intervistato i referenti di associazioni padovane che operano in ambito sociale, sanitario, culturale e ambientale. Le organizzazioni sono state selezionate dal registro delle associazioni della città di Padova, consultabile nel sito dell’Amministrazione comunale.

Date le normative e le restrizioni in vigore, le interviste sono state condotte secondo diverse modalità: in presenza, in modalità telefonica o in videochiamata. Le interviste audio-video registrate sono durate in media 30 minuti e sono state successivamente trascritte. Il carattere semistrutturato delle interviste e il fatto che siano state affidate a studenti ha comportato in alcuni casi linee di conduzione dell’intervista non omogenee; d’altro canto questa esperienza ha rappresentato una interessante forma di coinvolgimento di un corso universitario su questi temi. 

I dati relativi alle risposte a scelta multipla sono stati analizzati con l’utilizzo del software Statistical Package for Social Science (SPSS, versione 26.0) mentre per le risposte aperte è stata effettuata l’analisi tematica del contenuto. Le interviste sono state trascritte e lette. Successivamente, seguendo un approccio induttivo, sono state identificate unità di testo che sono state raggruppate nelle seguenti macro-categorie:

  • cambiamenti nelle attività dovute a Padova Capitale Europea del Volontariato;
  • punti di forza e criticità relative a Padova Capitale Europea del Volontariato;
  • ruolo del CSV (Centro Servizi Volontariato Provinciale di Padova);
  • cambiamenti nelle attività avvenuti come conseguenza della pandemia da Covid-19.

All’indagine hanno partecipato 81 associazioni. Tra queste, 6 si occupano prevalentemente di temi ambientali, 4 sono associazioni culturali, 57 associazioni lavorano in ambito sociale, infine, 14 in ambito sanitario. Le associazioni coinvolte presentano caratteristiche molto diverse rispetto al numero di soci e di volontari coinvolti. Alcune di queste (13), infatti, essendo presenti su tutto il territorio nazionale, contano oltre 100 di soci, mentre altre (28), più piccole e presenti solo sul territorio padovano, contano 10 soci o anche meno. Infine, 13 associazioni hanno dichiarato una numerosità tra i 50 e i 100 associati, mentre le rimanenti non hanno specificato il numero dei soci.

L’evento

La programmazione iniziale dimensione 

In seguito alla nomina di Capitale Europea del Volontariato, il CSV di Padova si è prefissato l’obiettivo di “trasformare Padova in città-laboratorio di respiro nazionale, capace di attrarre idee, attivare progetti, avviare processi ed esperienze, per stimolare un’azione collaborativa tra tutte le componenti sociali e favorire così ricadute positive su Padova, l’Italia e l’Europa” (CSV, 2020a, p. 4).

La giornata del 7 febbraio 2020 ha ufficializzato l’avvio delle attività ospitando un evento al quale hanno partecipato più di 5 mila volontari e volontarie, oltre al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, per l’apertura di quelli che sarebbero dovuti essere “12 mesi intensi e ricchi di iniziative diversificate” (CSV, 2020a) che avrebbero visto protagonista la città di Padova e che avrebbero comportato, inoltre, comunicazioni e scambi europei con le precedenti città Capitali Europee del Volontariato.

Le attività previste hanno avuto una sorta di anteprima già a settembre 2019, quando si è svolta la seconda edizione di “Solidaria”, Festival del CSV di Padova, dedicato al tema “Sconfinamenti”, ovvero “un viaggio attraverso i confini e i limiti”. Inoltre, sono stati attivati 7 gruppi di lavoro su temi specifici: Povertà e Nuove Emarginazioni; Salute Sport e Benessere; Cultura e Istruzione; Ambiente e Urbanistica; Economia e Sviluppo Sostenibile; Tecnologia e Innovazione; Pace, Diritti Umani e Cooperazione Internazionale4. I tavoli tematici sono stati gestiti direttamente dalle organizzazioni non profit, con l’obiettivo di elaborare percorsi di progettualità condivisi e l’organizzazione di eventi durante l’anno 2020. Un programma fitto, con l’organizzazione di circa 400 eventi durante tutto l’anno 2020 ed il coinvolgimento di enti ed associazioni del territorio, attivi nei diversi ambiti di volontariato.

L’impatto del Covid sulla manifestazione

Con l’arrivo dell’emergenza sanitaria da Covid-19 il calendario ha subito grandi tagli: la programmazione è stata sospesa e le energie sono state subito distribuite anche (e soprattutto) verso nuove iniziative. In questo nuovo contesto emergenziale il CSV ha subito ridefinito le priorità, attivando – in collaborazione con l’Amministrazione Comunale – il progetto “Per Padova noi ci siamo” (e il successivo “Per Padova noi ci siamo… ancora”) (CSV, 2021), che ha raccolto l’adesione di oltre mille volontari che si sono impegnati in diverse attività di servizio ai cittadini per far fronte alle criticità portate dalla pandemia (come la consegna della spesa, dispositivi di protezione o strumenti tecnologici a persone sole o famiglie in difficoltà). 

Allo stesso modo, anche le attività legate ai tavoli tematici hanno subito modifiche drastiche. Molte sono state cancellate, altre riformulate o rimandate.

Sono state, inoltre, proposte delle iniziative sul territorio, tra cui, ad esempio: il festival culturale “Solidaria” rivolto alla cittadinanza; un’attività di raccolta fondi fatta da nove street artists e writers che hanno devoluto il ricavato delle vendite delle loro opere a famiglie in difficoltà socio-economiche; un’installazione artistica di carattere globale dal titolo “Inside Out” (ideata dall’artista francese JR, consistente in una successione di 104 ritratti fotografici di volontari, trasformati in manifesti) (CSV, 2020c).

L’impatto del Covid sul Terzo settore locale

L’emergenza sanitaria ha portato ad una riorganizzazione d’urgenza in svariati contesti: lavorativi, che hanno spesso optato per modalità di lavoro a distanza; scolastici e universitari, anche questi ripensati in modalità telematica; privati e familiari. Anche il mondo del Terzo settore e del volontariato si è dovuto adattare in fretta per poter offrire una risposta ai nuovi e urgenti bisogni (Cosentino et. al, 2021; Gaboardi et al., 2020; Gaboardi, Demita et al., 2020), nel sostegno delle persone maggiormente in difficoltà (ad esempio, con problemi socioeconomici o più a rischio di contrarre il virus). Le associazioni di volontariato hanno dovuto modificare le proprie attività, in alcuni casi riducendole, in altri incrementandole (Cosentino et. al, 2021), ad esempio in conseguenza all'aumento di richieste di aiuto economico, sostegno psicologico o sulla base dei nuovi bisogni emersi. Un elemento fondamentale per continuare a lavorare nonostante le nuove misure restrittive e di distanziamento sociale, sono state le tecnologie (Abel, McQueen, 2020) e anche le organizzazioni del Terzo settore hanno da subito attivato strategie alternative, anche online, per mantenere la relazione d’aiuto con gli utenti e garantire la possibilità di usufruire dei servizi di cui beneficiavano (Petrella, 2020). Le modalità telematiche, però, non sempre si sono ben adattate alle necessità degli enti. Ad esempio, sono emerse difficoltà sul piano organizzativo quali l’eccessivo carico di lavoro, dovuta alla ridistribuzione emergenziale dei ruoli e dei compiti, ma anche alla mancanza di formazione specifica sull’uso di tecnologie e sulla gestione delle emergenze (Cosentino et. al, 2021; Gaboardi et al., 2020).

Un cambiamento così improvviso ed inaspettato ha costretto le organizzazioni a gestire la situazione con le risorse che avevano a disposizione. Non è stato possibile, infatti, effettuare un’accurata pianificazione, né introdurre gradualmente modifiche, prevedendo un momento di formazione interna, né di comunicazione agli utenti sulle nuove modalità di lavoro.

Anche il CSV di Padova – soggetto principale dell’organizzazione di iniziative legate a Padova Capitale Europea del Volontariato – ha dovuto ridefinire le proprie priorità a sostegno della comunità, coinvolgendo nuovi volontari in attività di supporto alle fasce più deboli della popolazione (Santinello et al., 2021).

Risultati

Il primo esito può essere riassunto come segue: dalla valutazione delle associazioni emerge che Padova Capitale Europea del Volontariato ha avuto un certo impatto sulla percezione pubblica del volontariato, ma un impatto abbastanza limitato sulle singole associazioni, anche se la valutazione di questo ultimo aspetto varia in modo rilevante a seconda del grado di coinvolgimento di ciascuna associazione nell’iniziativa.

L’impatto sulle associazioni

Rispetto a Padova Capitale Europea del Volontariato, 64 associazioni sostengono di non aver cambiato (48,7%) o cambiato poco (32%) le proprie attività come conseguenza dell’iniziativa. Per la maggior parte dei partecipanti (80,7%) l’evento non ha portato alcun cambiamento: “Il fatto che Padova fosse capitale del volontariato non ha modificato i nostri programmi” (#3). Dalle parole di un altro partecipante “abbiamo partecipato all’inaugurazione, poi dopo nient’altro” (#28).

Rispetto alla partecipazione agli eventi legati a Padova Capitale Europea del Volontariato, solo il 33,7% delle associazioni dichiara di averne preso parte, ma riferendosi soprattutto all’evento di apertura del 7 febbraio 2020.

Inoltre, è stato chiesto in che modo la propria organizzazione avesse avuto vantaggi in termini di visibilità, incremento del numero dei volontari, crescita della rete con altre associazioni, formazione di una visione europea e culturale del volontariato. L’opinione più diffusa che i vantaggi rispetto ai diversi aspetti indagati siano stati pochi; la media delle risposte per i diversi item (Tabella 1), infatti, è compresa tra m=1,52 (ds=0,82), che è il punteggio medio più basso, riferito all’incremento del numero dei volontari, e m=2,43 (ds=1,08), ovvero il punteggio più alto riferito alla visione culturale del volontariato (Tabella 1).

Tabella 1. Medie (M) e Deviazioni Standard (DS) per vantaggi percepiti per la propria associazione. Gamma di risposta da 1 (per niente) a 4 (molto).

ITEM

N.

M

DS

Incremento della visibilità

65

2,22

1,11

Incremento del numero dei volontari

63

1,52

0,82

Crescita della rete con le altre associazioni

65

2,11

0,99

Visione europea del volontariato

53

2,06

1,05

Nuova visione culturale del volontariato

51

2,43

1,08


Tra le poche associazione che, invece, hanno partecipato alle attività e ai gruppi tematici, il riscontro è invece entusiastico: “Da subito il CSV ha organizzato tavoli tematici invitando tutte le associazioni della provincia a partecipare. Noi abbiamo partecipato al tavolo sette da subito(#50).Siamo riusciti ad organizzare la conferenza nazionale del settore giovanile dell’associazione per via telematica, che sostanzialmente è andata a “sostituire” la manifestazione del settore giovanile dell’associazione (...) Grazie a questo progetto vi sono state più di 150 nuove adesioni che hanno portato ad un aumento del 10% del numero dei volontari(#51).

Per queste associazioni, la valutazione è che l’evento abbia determinato una visibilità che non riguarda solo la città in generale, ma anche le singole associazioni presenti sul territorio, che hanno avuto l’opportunità di conoscersi tra loro e farsi conoscere dalla comunità: “L’associazione ha acquisito una certa visibilità, all’interno delle organizzazioni di Padova Capitale del Volontariato 2020 (...) Un dato positivo è stato quello che nelle poche riunioni che si sono fatte, si è cercato di capire cosa fanno anche gli altri confrontandosi, con conseguente aumento delle relazioni con altre associazioni, anche di altre province e zone” (#7).

“Padova Capitale Europea del Volontariato” ha così permesso ad alcune associazioni di aprire una finestra di dialogo sul mondo del volontariato, incrementando le occasioni di sensibilizzazione e favorendo la creazione di una rete più solida tra le associazioni presenti nel territorio.

L’aspetto che ha inciso in maniera più significativa è la consapevolezza di quanto Padova sia ricca di organizzazioni di volontariato e realtà che lavorano nel Terzo settore presenti sul territorio, e ciò è punto di partenza per la capacità di fare rete (...) Anche il Covid-19 è stato utile a questo proposito perché ha mostrato prepotentemente come siamo in grado di far fronte a tutte le necessità attraverso il lavoro di rete, in cui ogni realtà provvede a soddisfare le richieste e necessità in cui ha competenza(#14).

L’impatto sulla città

Rispetto alla città, le associazioni ritengono, invece, che l’evento abbia determinato un aumento della visibilità per la città di Padova (m=3,13; ds=0,91), così come anche un aumento del numero di volontari (m=2,59; ds=1). Inoltre, che abbia abbastanza contribuito alla formazione di una visione culturale del volontariato (m=2,51; ds=1,01). Tra i punti di forza spesso riferiti, infatti, “una visibilità del volontariato italiano nel mondo che non è indifferente. Noi sapevamo che a Padova il volontariato era un settore molto importante, ma con Padova Capitale è stato riconosciuto da tutti. Ci ha fatto sentire importanti, anche se eravamo già importanti prima” (#28).

Riguardo l’incremento del turismo, invece, pare non abbia influito particolarmente (m= 1,53; ds= 0,71) ma è da considerare il periodo storico che ha visto una riduzione, e anche un blocco, degli spostamenti e dei viaggi (Tabella 2).

Tabella 2. Medie (M) e Deviazioni Standard (DS) per vantaggi percepiti per la città. Gamma di risposta da 1 (per niente) a 4 (molto).

ITEM

N.

M

DS

Incremento della visibilità

52

3,13

0,91

Incremento del numero dei volontari

49

2,59

1,00

Incremento numero di associazioni

47

2,13

0,99

Visione culturale del volontariato

43

2,51

1,01

Incremento del turismo

49

1,53

0,71

Capitale del volontariato in tempo di Covid

L’emergenza sanitaria ha avuto un forte impatto nelle attività programmate, impedendo di sfruttare al massimo le opportunità che il riconoscimento portava con sé: “L’impatto del Covid-19 sull’evento è stato decisivo sull’organizzazione e sullo svolgimento, e ne ha compromesso la buona riuscita” (#76). L’influenza della pandemia da Covid-19 ha reso difficile anche la valutazione, da parte delle associazioni, dell’anno appena concluso: “La pandemia non ha, purtroppo, permesso di fare una valutazione degli aspetti positivi e negativi alla luce di Padova Capitale del Volontariato. Relativamente a questo evento in particolare è difficile dire cosa è stato positivo e cosa negativo, tutto è stato stravolto dalla pandemia” (#17).

La pandemia è quindi percepita, dalla maggioranza delle associazioni partecipanti, come la più grande criticità, che rende Padova Capitale Europea del Volontariato “un'occasione mancata” (#23). Dal forte impatto che la pandemia ha avuto sul riconoscimento ricevuto dalla città sembra scaturire la difficoltà, da parte dei partecipanti, di scindere la loro opinione tra ciò che è stato organizzato per la nomina di Capitale Europea del Volontariato e ciò che è derivato dal Covid-19.

Ulteriori criticità, infatti, riguardano il poco coinvolgimento e la mancanza di comunicazione riferiti da varie associazioni partecipanti. Tra queste, c’è chi attribuisce lo scarso coinvolgimento all’emergenza sanitaria: “Se le circostanze non fossero state quelle attuali, Padova Capitale Europea sarebbe stato un buon evento perché tutti avremmo potuto partecipare e dare visibilità del lavoro che viene fatto sul territorio, che solitamente viene dato per scontato” (#57).Altre, invece, ne criticano la gestione e la comunicazione: “Non c’era molta chiarezza sull’evento. Avrei fatto più proposte facili e semplici alle associazioni a cui aderire durante l’anno” (#60).

Il volontariato e il Covid

Al di là dell’impatto del Covid su Padova Capitale Europea del Volontariato, l’emergenza sanitaria ha avuto un forte rilievo sul complesso delle attività svolte dalle associazioni. Su 81 associazioni rispondenti, 34 hanno dichiarato che le proprie attività sono cambiate abbastanza (42%), mentre 31 che sono cambiate molto (38,3%). Per 15 associazioni le attività sono cambiate poco o per niente (e 1 non ha risposto).

Tutte le associazioni hanno dovuto adattarsi ai cambiamenti imposti dall’emergenza sanitaria: per circa l’80% dei partecipanti questi cambiamenti sono stati importanti, in alcuni casi determinando un impatto molto forte. Per quasi tutte le associazioni l’impatto è stato negativo. Tutte, nel limite delle possibilità, hanno provato a reagire al cambiamento e ad adattarsi alle nuove condizioni.

Alcune associazioni descrivono tragicamente l’influenza del Covid-19, in particolare in riferimento al periodo di lockdown: “Il momento ci ha colto veramente in modo drammatico, è stata una scure che si è abbattuta drammaticamente sulla nostra testa, perché ha interrotto la nostra attività” (#47).

Altre associazioni, invece, si sono adattate e reinventate, cercando di ottenere un cambiamento positivo, nonostante le difficoltà, evolvendosi e rinnovandosi: “Una volta capito il contesto e aver preso coscienza tutti insieme della situazione, abbiamo capito come porci e come fare attività. Il cambiamento? Moltissimo, però in positivo. Sotto vari punti di vista abbiamo fatto cose che non pensavamo di poter fare e che non avevamo mai pensato di fare. Dal punto di vista interno, ma anche esterno, c’è stato un arricchimento” (#36).

Un cambiamento riscontrato dalla maggior parte delle associazioni riguarda la trasformazione delle modalità delle attività prima svolte in presenza che, con l’arrivo del Covid-19, quando possibile, sono state modulate in attività online o telefoniche. Ad esempio, come dice un partecipante, “Abbiamo organizzato diversi workshop online, quindi in qualche modo sì, le attività sono continuate, hanno cambiato forma diciamo… facendo delle campagne in via telematica” (#8). Molte associazioni, in questo modo, hanno potuto continuare ad operare. Ciò è risultato più semplice, secondo alcuni partecipanti, nelle associazioni in cui il team era formato da persone giovani e che avevano familiarità con l’utilizzo di piattaforme online.

Le attività delle associazioni sono cambiate anche rispetto alle nuove esigenze della comunità: in alcuni casi sono state ridefinite, trasformandosi, ad esempio, in consegna della spesa a domicilio: “noi ci prestavamo come servizio a domicilio, i nostri volontari portavano la spesa” (#2).

In altri casi, invece, molte associazioni si sono trovate costrette ad annullare alcune iniziative, non avendo altri mezzi e modalità per proporre le attività. Come spiega un partecipante: “purtroppo durante questa emergenza abbiamo dovuto annullare la gran parte degli eventi e delle attività che avevamo programmato” (#1).

Altre tipologie di associazioni hanno dovuto interrompere totalmente le loro attività. È il caso di quelle associazioni che operano in ambito sanitario e che rivolgono le loro attività a soggetti fragili “Trattandosi di soggetti fragili, metabolici, cardiopatici, anziani e non essendoci la certezza che il volontario potesse aiutarci abbiamo dovuto ridurre al massimo tutti i servizi. Se non per tutte la attività di assistenza fatte a distanza (ricerca di certificati e documenti fatti al telefono), tutte attività in presenza si sono fermate” (#11). “Non ci è più concesso andare negli ospedali” racconta un partecipante “sia per noi che per i pazienti” (#16). 

Infine, alcune associazioni sono riuscite a continuare con le proprie attività nel rispetto delle norme di sicurezza stabilite: “Così insieme ad altri non abbiamo mai interrotto l’attività di servizio alle famiglie con il ‘pacco famiglia’, nel rispetto di tutte le norme, le attenzioni e le limitazioni necessarie” (#34).

In generale, quindi, si è assistito ad un cambiamento delle quotidiane attività delle associazioni (per l’80% le attività sono cambiate abbastanza o molto) e alla loro capacità di mantenere le attività pur adattandosi al contesto.

Complessivamente, per le organizzazioni coinvolte, il 33,9% si ritiene abbastanza o molto (28,8%) soddisfatto delle attività che hanno svolto durante l’anno.

Il ruolo del Centro Servizi Volontariato di Padova

Infine, è stato chiesto ai partecipanti di esprimere la propria opinione sul ruolo svolto dal CSV di Padova e su quanto questo sia cambiato durante l’anno. Le associazioni hanno definito il CSV come un “punto di riferimento molto forte” (#25), collante per la rete delle associazioni del territorio: “Per me il CSV rappresenta il motore di questa ‘macchina’ che è il volontariato sul territorio. Per come l’ho vissuta io, anche quest’anno è stato così. È un ente importante e fornisce il sostegno giusto alle varie associazioni” (#27).

Dalle interviste emerge, da una parte il ruolo di sostegno al mondo del volontariato, dall’altra il ruolo di promotore e coordinatore delle iniziative, caratterizzato da una “capacità di effetto moltiplicatore di alcuni temi all’interno del dibattito cittadino” (#54).

In questo contesto difficile, il ruolo del CSV è stato “essenziale nel coordinare le azioni di volontariato nei vari progetti” (#35).

Sono 7 le associazioni che hanno sottolineato che nell’emergenza sanitaria il CSV ha acquisito un ruolo attivo, modificando le proprie aspettative rispetto a “Padova Capitale Europea Del Volontariato”: “Il CSV non potendo fare certe cose ne ha fatte altre, ciò ha permesso una conoscenza e una riflessione sul CSV differente da come lo conoscevano prima” (#62).

D’altro canto, però, per alcuni dialogare con il CSV è stato difficile; 11 partecipanti evidenziano difficoltà nella comunicazione e nel coinvolgimento nelle attività. Per quanto negli anni il CSV sia sempre stato attivo, vicino e disponibile, quest’anno avere informazioni è stato più complicato: È stato un po' difficile comunicare. Ad esempio, prima avevamo dei rapporti personali con gli uffici, bastava andare semplicemente in ufficio e ti dedicavano più tempo. Mentre adesso o solo tramite appuntamento oppure devi fare via mail o social” (#19). Un altro partecipante, invece, sostiene: "Quest'anno avrei apprezzato meno visibilità e più sostegno per le attività dell’associazione. Sono state fatte tante richieste, non solo da questa associazione ma anche da altre di cui io faccio parte, e le risposte sono sempre state poco concrete, non dal punto di vista economico ma organizzativo (...) Per quanto riguarda i 1500 volontari che si erano messi a disposizione per aiutare durante il periodo Covid, abbiamo richiesto il loro aiuto più di una volta, ma non abbiamo ricevuto risposta in merito” (#7). Le condizioni imposte dall’emergenza sanitaria e dalle misure di sicurezza, probabilmente, non hanno creato le condizioni per una comunicazione sempre efficace.

Riguardo al tema del coinvolgimento, dalle parole delle associazioni emerge che avrebbero voluto essere coinvolte maggiormente. Come racconta un partecipante: “Il CSV si è attivato di più, è stato più presente con le associazioni. Hanno fatto seminari, ma li hanno proposti maggiormente all’inizio e poco nel corso dell’anno. Hanno fatto poca pubblicità, o forse siamo anche noi un po’ pigri nel cercare queste iniziative, ma siccome conoscono le associazioni avrebbero potuto cercarle e coinvolgerle un po’ di più” (#60).

Sembra che le associazioni dimostrino un atteggiamento ambivalente nei confronti del CSV. Da una parte riconoscono il ruolo fondamentale che questo assume nel coordinare le associazioni del territorio, dall’altra durante l’ultimo anno, anche a causa dell’emergenza sanitaria, si sono sentite un po’ abbandonate a se stesse e poco coinvolte nelle iniziative organizzate.

Discussione

Il 2020, che per la città di Padova avrebbe dovuto essere un anno ricco di eventi ed iniziative legati alla nomina di Capitale Europea del Volontariato, si è trasformato in un periodo di cambiamenti e di adattamento alle nuove condizioni imposte dall’emergenza sanitaria per Covid-19.

Nelle mutate condizioni, parte delle associazioni del territorio riferiscono di aver continuato, ove possibile, ad offrire i propri servizi in modalità online, in altri casi, invece, hanno dovuto adottare soluzioni più drastiche, cancellando le attività o ristrutturandole sulla base del bisogno del momento. Le stesse criticità sono emerse anche da una precedente indagine che ha avuto lo scopo di rilevare i cambiamenti avvenuti nelle attività delle associazioni di Padova in conseguenza alla pandemia da Covid-19, in particolare quelle che si occupano di grave marginalità (Gaboardi et al., 2020).

Rispetto alla nomina di Padova Capitale Europea del Volontariato, le associazioni intervistate non hanno percepito un forte impatto, ritenendo di non aver assistito all’aumento del numero dei volontari all’interno delle associazioni. Sembra, invece, che a trarre vantaggio dalla nomina sia stata la città, ad esempio grazie all’aumento del numero di volontari.  

Queste nuove forze avrebbero potuto aiutare significativamente le associazioni in sofferenza, che, nonostante tutto, hanno cercato di portare avanti le proprie attività. Per la maggior parte, però, i volontari non sono stati indirizzati alle associazioni già presenti sul territorio; inoltre, parte dei volontari che avevano dato disponibilità non è stata attivata, come rilevato da precedenti ricerche (Santinello et al., 2021; Gaboardi et al., 2021). D’altra parte, è possibile che i volontari stessi non fossero interessati a formalizzare la loro attività entrando a far parte di un’associazione e che preferissero, invece, una forma di volontariato episodico.

Secondo la letteratura, infatti, durante crisi ed emergenze accade spesso che i cittadini si prendano cura di chi è in difficoltà attraverso aiuti e servizi (anche sostituendosi a servizi già esistenti). In questo caso si parla di volontariato “informale”, ad indicare il volontariato svolto da cittadini comuni che offrono il loro tempo, le loro capacità e le loro risorse per aiutare gli altri (Whittaker et al., 2015).

Inoltre, negli ultimi anni si è assistito ad un aumento del volontariato “informale”, diventando la forma prevalente tra i giovani (Meneghini et al., 2017). Questo tipo di volontariato non comporta l’adesione ad associazioni, dando modo ai volontari e alle volontarie di essere più flessibili e di rendersi disponibili rispetto al proprio tempo e alle proprie esigenze e meno a quelle delle associazioni, diversamente da ciò che accade con un volontariato più strutturato.

In questo modo, il volontario pone in essere azioni immediate, rendendosi efficace per obiettivi prefissati nel qui ed ora; può le attività, i soggetti destinatari e i luoghi dell'impegno, senza dover formalizzare la propria attività con un’organizzazione (Occhino, 2012).

A tale non formalizzazione consegue un guadagno di tempo in termini di aspetti burocratici e organizzativi della formalizzazione dell’appartenenza all’organizzazione, ma anche rispetto all’effettiva partecipazione alla vita associativa delle organizzazioni (Gori, 2018).

Ciononostante, si è assistito ad un incremento della rete associativa. Tale dato, che non può essere considerato largamente condiviso dal campione intervistato, rappresenta per noi un aspetto che, probabilmente, andrebbe ulteriormente approfondito, tenendo ben presente il contesto nel quale la ricerca si inserisce. In uno scenario segnato dall’emergenza sanitaria, ci chiediamo se l’incremento della rete percepito sia dovuto alle azioni messe in atto in seguito al riconoscimento (come capitale del volontariato) o se sia riconducibile alla necessità dei singoli (associazioni e volontari) di far fronte alla difficoltà, creando delle reti più solide.

Rispetto alla relazione con il CSV, le associazioni dichiarano di averne sentito la vicinanza e di averlo visto attivo e disponibile. Allo stesso tempo, nonostante la campagna social condotta dal CSV per pubblicizzare le iniziative, dalle interviste emergono la mancanza di comunicazione efficace e lo scarso coinvolgimento delle associazioni, che dichiarano, infatti, di non aver partecipato agli eventi proposti o di non esserne a conoscenza. È possibile che la comunicazione portata avanti sui social e rivolta alla cittadinanza non sia stata efficace soprattutto per quelle associazioni più “datate” da un punto di vista comunicativo, che non utilizzano i social e che fanno fatica con la dimensione digitale.

Nonostante questo, il dato sullo scarso coinvolgimento percepito entra in contrasto con la sensazione, abbastanza diffusa, della presenza di una rete più solida tra le associazioni del territorio. Dalle interviste sembra emergere il bisogno di sentirsi parte di una rete e sembra che Padova Capitale Europea del Volontariato abbia contribuito a gettare le basi per una nuova visione del volontariato, più coeso e presente sul territorio.

Considerando quanto emerso dalla presente ricerca, sembra essere mancata una programmazione delle attività sulla base di una strutturata analisi dei bisogni. Tale indagine preliminare, oltre a far sentire coinvolte e partecipi sin da subito le associazioni, avrebbe supportato anche gli organizzatori nell’orientare i lavori e la programmazione delle attività sulla base delle esigenze dei partecipanti, così da poter stilare degli obiettivi, e successivamente delle azioni, coerenti con le richieste (Leone, Prezza, 2003; Santinello, Vieno, 2013). Eventi ed attività che rispondono a bisogni emersi, infine, avrebbero potuto generare un più alto interesse ed una maggiore partecipazione.

Il riconoscimento ricevuto e l’attenzione al mondo del volontariato che ne è conseguita avrebbe potuto rappresentare una buona occasione per coinvolgere le associazioni e farne emergere la voce. Un costante monitoraggio delle associazioni, ma anche dell’utenza, avrebbe permesso, inoltre, la rilevazione di eventuali nuove esigenze e bisogni, fornendo uno spazio di dialogo tra enti e CSV, utile alle associazioni per esprimersi, proporre iniziative, avanzare richieste e segnalare eventuali criticità quando necessario. I tavoli tematici potevano rappresentare il luogo ideale per la discussione di determinati aspetti, raccogliendo questi le associazioni che operano nei diversi settori. Un’occasione, quindi, per migliorarsi e per progettare nuove strategie condivise, sulla base dei bisogni del territorio e delle associazioni che vi operano.

Bibliografia

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Note

  1. ^ Il Centro europeo del volontariato (CEV) è una rete di 60 organizzazioni europee che promuovono e sostengono il volontariato. Il CEV svolge un ruolo importante nella promozione e nel supporto del volontariato e dei volontari in Europa a livello europeo, nazionale e locale.
  2. ^ Le raccomandazioni rappresentano delle condizioni necessarie allo sviluppo del volontariato in Europa, dalle quali ne deriva l’implementazione di azioni concrete. Tra queste: un contesto che agevoli e favorisca il volontariato; una migliore qualità del volontariato, che deriva da una comprensione dei principi e delle caratteristiche di un buon volontariato (ad esempio, la corretta gestione e formazione di nuovi volontari e volontarie); la promozione di una “cultura del riconoscimento” del volontariato in tutta Europa; il volontariato ha valore e importanza, in quanto espressione di solidarietà e inclusione e promotore di capitale sociale. Il volontariato ha, inoltre, carattere trasformativo per le città, essendo capace di offrire soluzioni creative e innovative per le sfide globali.
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