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ISSN 2282-1694

Numero 4 / 2025

Saggi

Repertori dell’impegno nell’attivismo sociale: dalle motivazioni del volontariato al rapporto con la sfera politica

Matteo Boldrini, Vittorio Mete, Stella Milani

1. Introduzione

In questo articolo viene presentata un’analisi relativa al rapporto con la politica di un campione di attivisti e partecipanti ad associazioni e gruppi di quattro città italiane: Milano, Firenze, Roma e Napoli. I dati sono stati raccolti tra il 2023 e il 2024 nell’ambito della ricerca per il Decimo Rapporto sull’associazionismo sociale promossa e coordinata dall’Istituto di ricerche educative e formative (Iref). Il nostro obiettivo è entrare dentro questo variegato mondo di attivismo associativo, individuare gruppi diversi che lo compongono e delinearne caratteristiche e profili politici.

I gruppi di cui fanno parte le persone intervistate nell’ambito della ricerca che qui si presenta possono essere paragonati alle isole di un arcipelago. Un arcipelago tutto immerso nel mare della distanza, della disaffezione quando non proprio del rigetto e dell’odio nei confronti della politica, dei suoi simboli e delle sue istituzioni. Il fenomeno è ormai noto da tempo, pervade tutte le democrazie occidentali (Pharr, Putnam, 2000; Norris, 1999; Hay, 2007; Stoker, 2017) e si presenta in maniera particolarmente acuta in Italia (Mete, 2022). I sintomi sono tanti e molto vistosi: dal successo dei partiti anti-establishment o populisti (Albertazzi, Vampa, 2021), all’elevata volatilità elettorale (Chiaramonte, Emanuele, 2022), al crollo della partecipazione al voto (Mete, Tuorto, 2025).

Alcune terre emerse che resistono al montare della marea antipolitica prendono la forma di associazioni e gruppi informali di cui è da sempre pervasa la società. Secondo una felice definizione coniata dalla letteratura che si è occupata del tema, le associazioni di volontariato possono infatti essere viste come “bacini di democrazia” (van der Meer, van Ingen, 2009; van Ingen, van der Meer, 2016), luoghi in cui si concentrano cittadini politicamente impegnati e consapevoli. Si tratta, ovviamente, di una semplificazione della realtà, che è invece sempre più complessa, sfaccettata e contraddittoria rispetto alle immagini che di essa si costruiscono. Il mondo dell’associazionismo e del volontariato è difatti molto articolato al proprio interno e le motivazioni individuali a farne parte possono essere anche assai differenti tra loro. Lo stesso si può dire della dimensione politica dell’impegno per gli altri e delle finalità politiche che i singoli volontari intendono perseguire nella loro attività associativa.

Per far risaltare la pluralità delle forme che può assumere il rapporto degli attivisti con la politica, nelle pagine che seguono si è provato a distinguere i nostri intervistati sulla base delle finalità dichiarate che li spingono a partecipare ad associazioni e gruppi di volontariato. Sono stati così ricavati quattro tipi di attivisti e volontari per poi delinearne caratteristiche generali e profilo politico. Nel prossimo paragrafo viene presentato il modo attraverso il quale sono stati definiti questi gruppi, le etichette che si è ritenuto opportuno attribuirgli e alcune loro caratteristiche generali. Il paragrafo 3 è invece dedicato alla caratterizzazione politica dei quattro gruppi. Nel quarto paragrafo viene fatto il punto del ragionamento e riassunti i principali risultati della nostra analisi.

2. Dai profili motivazionali al rapporto con la sfera pubblica: una lettura situata

La vasta riflessione scientifica sulle motivazioni del volontariato, pur con lenti disciplinari e approcci analitici differenziati, ha ben evidenziato come le ragioni dell’impegno associativo non possano ritenersi attributi semplici, lineari o stabilmente ancorati all’individuo. Si tratta, piuttosto, di configurazioni situate e dinamiche, in cui si intrecciano dimensioni valoriali, relazionali, di sviluppo personale, che si plasmano entro specifiche ecologie organizzative e lungo traiettorie biografiche mutevoli (Wilson, 2000; Musick, Wilson, 2007; Paine, Hill, Rochester, 2010). Gli approcci originati dal Volunteer Functions Inventory (VFI) hanno avuto il merito di rendere analiticamente visibile la pluralità delle spinte motivazionali, distinguendo funzioni valoriali/prosociali, di comprensione/apprendimento, relazionali e di crescita/auto-sviluppo, accanto a componenti più strumentali (Clary, Snyder, Stukas, 1996; Clary, Snyder, 1999). Queste stesse prospettive invitano, tuttavia, alla cautela rispetto a letture deterministiche che postulano un rapporto diretto tra motivazioni e agire volontario, sottolineando come le combinazioni motivazionali interagiscano sistematicamente con contesti e opportunità (Omoto, Snyder, 1995; Penner, 2002). Allo stesso modo, la ricerca sociologica sugli stili di partecipazione ha evidenziato che le motivazioni necessitano di essere contestualizzate rispetto ai mutamenti strutturali che attraversano il volontariato contemporaneo e, dunque, interpretate come disposizioni che sono attivate e rimodellate dai soggetti entro opportunità organizzative e campi relazionali specifici. In questa prospettiva, gli studi sugli stili “post-tradizionali” offrono una chiave interpretativa particolarmente utile, documentando processi di individualizzazione dei percorsi, l’alternanza tra fasi episodiche e fasi più intense dell’impegno, l’ibridazione di repertori orientati al servizio e all’advocacy e assetti organizzativi più ibridi e porosi verso istituzioni pubbliche e arene civiche (Hustinx, Lammertyn, 2003; Hustinx, 2010). Tali dinamiche trovano riscontro anche nel contesto italiano rispetto al quale la ricerca restituisce un campo plurale e in trasformazione (Caltabiano, Vitale, Zucca, 2024; Guidi, Fonović, Cappadozzi, 2020; Guidi, 2022).

Prendendo le mosse dalle sollecitazioni offerte dalla letteratura, l’analisi proposta adotta un approccio esplorativo nello studio delle configurazioni motivazionali con l’obiettivo di identificare profili partecipativi ricorrenti. Questa tipizzazione costituisce il punto di partenza per una successiva indagine comparativa volta a esaminare le differenze nel rapporto con la politica che tali profili possono implicare. In questa direzione, la rilevazione condotta nell’ambito del Decimo Rapporto sull’associazionismo sociale (Caltabiano, Vitale, Zucca, 2024) si presta ad esplorare il radicamento motivazionale degli attivisti mediante un’analisi in componenti principali (ACP) che, coerentemente con la pluralità motivazionale descritta in letteratura, predispone il terreno per una tipizzazione induttiva degli stili partecipativi. In particolare, i cinque item ricompresi nel questionario sulle finalità e le motivazioni per le quali si partecipa ad associazioni o gruppi – stare con gli altri, arricchimento professionale/aumento delle opportunità lavorative, aiutare gli altri, impegno politico, crescita personale (scala 1-10) – restituiscono tre componenti interpretabili (cfr. Appendice A): (a) un asse socio-evolutivo che satura positivamente stare con gli altri, crescita personale e arricchimento professionale, sintetizzando dimensioni quali appartenenza, apprendimento e sviluppo del sé; (b) un asse civico-pubblico dominato da impegno politico, relativamente autonomo dagli altri indicatori; (c) un asse prosociale trainato quasi interamente ad aiutare gli altri.

I punteggi fattoriali associati alle tre componenti individuate, mostrano una coerenza con le letture sociologiche che distinguono stili di causa, di servizio e di auto-sviluppo (Wilson, 2000; Musick, Wilson, 2007) e costituiscono la base per una clusterizzazione in quattro gruppi (cfr. Appendice B):

  • a bassa intensità motivazionale: caratterizzato da motivazioni non strutturate, spesso legate a una partecipazione episodica;
  • prosociale puro: centrato sull’aiuto agli altri e sulla prossimità relazionale, con scarso orientamento alla dimensione politica o formativa;
  • politico-civico: orientato all’impegno pubblico e di causa, in cui la dimensione politica si combina con motivazioni di crescita personale e competenza;
  • multi-motivato: integra dimensioni relazionali, prosociali e di autorealizzazione, con una spinta elevata, ma non politicizzata all’impegno.

Il profilo “a bassa intensità motivazionale” si colloca stabilmente sotto la media del campione su tutte le dimensioni considerate. Il piacere di stare con gli altri è moderato (6,14) e non diventa mai leva trainante, così come la crescita personale (6,72). L’interesse per l’arricchimento professionale è debole (3,30), segno che l’esperienza non è vissuta come investimento formativo. La spinta altruistica risulta debole (aiutare gli altri 3,80) e l’ancoraggio alla sfera pubblica è basso (impegno politico 3,97). L’ampiezza delle dispersioni suggerisce un insieme eterogeneo e in parte “di soglia”, composto da soggetti che si collocano ai margini delle forme di partecipazione più strutturate. Si tratta di una modalità di coinvolgimento meno ancorata a un asse motivazionale prevalente, ma non per questo priva di significato: può riflettere forme di attivazione più pragmatiche, episodiche o contingenti, legate a disponibilità temporanee o a contesti specifici più che a orientamenti valoriali consolidati. Questo profilo si avvicina alle forme di volontariato episodico, caratterizzate da un coinvolgimento intermittente e da una debole strutturazione motivazionale (MacDuff, 1991). Tali forme, spesso legate a disponibilità temporanee o a esperienze non continuative, rappresentano una modalità di partecipazione meno vincolata e più fluida rispetto ai modelli tradizionali.

Il cluster “prosociale puro” presenta una fisionomia nitida, incentrata sulla prossimità di cura. L’item “aiutare gli altri” raggiunge il valore più elevato tra i profili (9,17) con una variabilità minima, a testimonianza di un nucleo motivazionale coeso. Tutte le altre dimensioni rimangono sullo sfondo: stare con gli altri 6,11 (2,78) e crescita personale 6,48 (2,79) non si configurano come leve primarie; arricchimento professionale è particolarmente basso, 2,06 (1,69), segnalando che l’esperienza potrebbe riflettere una sorta di cultura dell’impegno disinteressato, tipica del volontariato tradizionale, che tende a separare nettamente l’impegno civico dalle logiche professionali o di utilità personale; l’impegno politico è contenuto, 3,53 (3,27). Ne risulta una rappresentazione congruente con il volontariato di servizio, centrato sulla prossimità e sulla continuità operativa, poco politicizzato e poco interessato a ritorni in termini di competenze spendibili nell’ambito lavorativo (Bekkers, Wiepking, 2011).

Nel profilo “politico-civico” l’impegno associativo è fortemente radicato nell’impegno politico (7,55), dimensione che trova invece valori molto deboli negli altri gruppi. Tale connotazione si associa a spinte motivazionali di crescita personale (8,58), arricchimento delle competenze (5,09) e a motivazioni altruistiche e relazionali che si collocano sopra la media del campione (aiutare gli altri 8,66; stare con gli altri 7,84). L’immagine che ne deriva è quella di un impegno di causa, capace di integrare dimensioni operative e di apprendimento. In termini organizzativi, questa combinazione è potenzialmente associata a ruoli che richiedono visibilità esterna, coordinamento e interazione con arene pubbliche, dove la traduzione del registro valoriale in bridging sociale – cioè, di connessione e apertura verso reti eterogenee (Putnam, 2000) – diventa parte integrante della partecipazione associativa.

Infine, il profilo “multi-motivato” restituisce la configurazione più densa sulle dimensioni non politiche, con valori massimi e coesi su relazioni 9,60 (0,81), aiuto agli altri 9,71 (0,57) e crescita personale 9,61 (0,82), e un livello molto alto di arricchimento professionale 8,39 (1,75). L’esperienza associativa è percepita simultaneamente come appartenenza, servizio, sviluppo del sé e costruzione di competenze: un’integrazione che la bassa dispersione sui tre item rende strutturale più che episodica. A fronte di questa connotazione, l’impegno politico è basso, 3,19 (2,22), ben al di sotto della media del campione. Ne risulta un profilo in cui l’investimento profondo sembra concentrarsi su ciò che avviene “dentro” l’organizzazione – relazioni, compiti, apprendimento, efficacia operativa – senza che ciò si traduca, almeno sul piano motivazionale, in un orientamento alla sfera pubblica.

Il campione mostra una distribuzione dominata dal profilo politico-civico, seguito da quello prosociale puro, multi-motivato e a bassa intensità (Tabella 1), percentuali descrittive che necessitano di essere lette alla luce della natura non probabilistica del campione.

Tabella 1 - Distribuzione dei cluster motivazionali

Cluster

Freq.

Percentuale

A bassa intensità

71

9,7

Prosociale puro

219

29,9

Politico-civico

340

46,4

Multi-motivato

103

14,1

Totale

733

100

Fonte: elaborazioni degli autori su dati Decimo Rapporto associazionismo sociale, Iref.

Spostando l’analisi dalle motivazioni ai contesti e alle modalità in cui esse si articolano, emergono differenze significative e coerenti con quanto evidenziato dalla letteratura. Rispetto al ciclo di vita (Figura 1), si osserva un addensamento dei profili politico-civico e multi-motivato nelle età giovani e centrali, fasi biografiche in cui mobilitazione e apprendimento si intrecciano con passaggi di ruolo e sperimentazioni identitarie. Il cluster prosociale puro cresce nelle fasce più mature, mentre quello a bassa intensità motivazionale è più visibile tra i 25-44 anni, segmenti segnati da forte competizione tra sfere (lavoro, famiglia, studio) che, verosimilmente, possono associarsi ad una maggiore selettività dell’investimento motivazionale (Hustinx, Lammertyn, 2003; Musick, Wilson, 2007).

Figura 1 - Composizione dei cluster per fasce di età

Fonte: elaborazioni degli autori su dati Decimo Rapporto associazionismo sociale Iref.

La quantità di tempo dedicata distingue ulteriormente i profili (Tabella 2). Sopra la mediana delle ore si collocano più spesso politico-civico e multi-motivato, il prosociale puro occupa una posizione intermedia, mentre il profilo a bassa intensità motivazionale si addensa sotto la mediana. L’associazione significativa tra profili e impegno orario è coerente con l’evidenza, ben documentata, che motivazioni di causa o integrate si accompagnano più frequentemente a un investimento temporale maggiore e a traiettorie di impegno sostenute e durature, mentre salienze motivazionali tenui si traducono in impegni ridotti e più intermittenti (Penner, 2002; Omoto, Snyder, 1995).

Tabella 2 - Distribuzione dei cluster motivazionali in base alle ore di impegno settimanale. Valori %

Ore settimanali

A bassa intensità

Prosociale puro

Politico-civico

Multi-motivato

Totale

Basso (≤ mediana)

70,4

59,4

47,7

50,5

53,8

Alto (> mediana)

29,6

40,6

52,4

49,5

46,3

Totale

100,0

(N=71)

100,0

(N=219)

100,0

(N=340)

100,0

(N=103)

100,0

(N=733)

Pearson chi²(3) = 16,2481, Pr = 0,001

Fonte: elaborazioni degli autori su dati Decimo Rapporto associazionismo sociale Iref.

La posizione organizzativa (Tabella 3) fa riferimento all’autodefinizione del ruolo rilevata dal questionario (“Come definirebbe il ruolo che svolge all’interno del suo gruppo?”) mediante le opzioni: Simpatizzante, Partecipante, Attivista, Coordinatore/Referente, Altro. Le differenze così misurate si prestano ad essere lette come collocazione lungo un continuum che riguarda: la presa in carico di compiti, la continuità dell’impegno operativo e la visibilità/assunzione di responsabilità. Alla luce di questa graduazione, l’autodefinizione del ruolo riflette una distribuzione coerente dei profili motivazionali lungo l’asse della responsabilità e del coinvolgimento. Tra attivisti e coordinatori/referenti prevale il profilo politico-civico – un profilo tipicamente associato a repertori d’azione pubblica e coordinamenti inter-associativi –, tra i partecipanti rimane prevalente il prosociale puro, mentre il profilo a bassa intensità motivazionale si colloca nelle soglie d’ingresso (simpatizzanti/partecipanti) e decresce al crescere di responsabilità e visibilità. Il cluster multi-motivato attraversa l’intero continuum, con presenze non trascurabili in coordinamento, coerenti con l’idea che capitale di competenze e riconoscimento sostengano ruoli più complessi (Omoto, Snyder, 1995; Musick, Wilson, 2007).

Tabella 3 - Distribuzione del ruolo nel gruppo per cluster. Valori %

Ruolo nel gruppo

A bassa intensità

Prosociale puro

Politico-civico

Multi-motivato

Totale

Simpatizzante

1,5

1,4

0,6

1,0

1,0

Partecipante

45,5

39,7

24,2

35,9

32,5

Attivista

27,3

24,8

32,3

29,1

29,1

Coordinatore/Referente

24,2

30,4

36,9

29,1

32,6

Altro

1,5

3,7

6,0

4,9

4,8

Totale

100,0

(N=66)

100,0

(N=214)

100,0

(N=331)

100,0

(N=103)

100,0

(N=714)

Fonte: elaborazioni degli autori su dati Decimo Rapporto associazionismo sociale Iref.

 

Le matrici culturali delle associazioni di appartenenza dei volontari mostrano che negli ambiti a più forte esposizione pubblica (politica, legalità/giustizia) prevale il politico-civico, nelle aree sanitarie/comunitarie il prosociale puro; nei gruppi a vocazione conviviale/educativa cresce il multi-motivato, senza che il politico-civico risulti tuttavia marginale; nelle realtà sportive la componente politico-civica è elevata, ma eterogenea, segno che pratiche di impegno civico possono emergere anche in arene non immediatamente “politiche”. In questa prospettiva, tali esiti appaiono coerenti con l’ipotesi che differenti repertori d’azione organizzativi offrano opportunità non equivalenti a combinazioni motivazionali diverse, selezionandone e valorizzandone alcune più di altre (Wilson, 2000; Guidi, 2022).

È inoltre opportuno considerare che tali configurazioni motivazionali possono essere profondamente influenzate dai contesti organizzativi. La cultura interna delle associazioni può incidere in modo significativo sulla visibilità e sulla valorizzazione dei diversi profili: in un’associazione cattolica tradizionale, ad esempio, un orientamento prosociale può costituire una risorsa per l’assunzione di ruoli di responsabilità, mentre in un’organizzazione con una forte identità politico-sindacale è più probabile che l’avanzamento associativo sia collegato a motivazioni di tipo civico-politico. In questa prospettiva, le differenze osservate riflettono non solo disposizioni individuali, ma anche meccanismi di selezione che definiscono le traiettorie possibili dell’impegno.

Infine, la declinazione delle appartenenze distingue con chiarezza stili maggiormente orientati all’ampiezza di rete da stili maggiormente coerenti con la profondità del ruolo (Tabella 4). Tra i politico-civici quasi la metà dichiara di svolgere attività di volontariato nell’ambito di un altro gruppo, oltre a quello principale. Nel cluster multi-motivato la quota scende sensibilmente e, insieme alle molte ore, segnala una concentrazione sull’organizzazione principale. Prosociale puro e a bassa intensità motivazionale si collocano in posizioni intermedie.

Tabella 4 - Distribuzione dei cluster motivazionali in base alla multi-appartenenza. Valori %

Cluster motivazionale

0 gruppi

≥1 gruppo

Totale

A bassa intensità

57,8

42,3

100,0

(N=71)

Prosociale puro

55,7

44,3

100,0

(N=219)

Politico-civico

50,3

49,7

100,0

(N=340)

Multi-motivato

70,9

29,1

100,0

(N=103)

Totale

55,5

44,5

100,0(N=733)

Nota: Pearson chi2(3) = 13,7382, Pr = 0,003.

Fonte: elaborazioni degli autori su dati Decimo Rapporto associazionismo sociale Iref.

Nel complesso, la tipologia intende offrire una lente interpretativa per osservare tre snodi che la ricerca individua come meccanismi di traduzione tra impegno associativo e sfera pubblica: registro motivazionale, tessitura relazionale (prevalenze relative di coesione interna e aperture eterogenee), collocazione organizzativa (famiglie associative, ruoli, intensità, appartenenze). I dati mostrano che i profili si collocano diversamente lungo questi assi, offrendo un punto di vista privilegiato per interrogare, nella sezione successiva, se e come tali configurazioni siano associate a diverse declinazioni del rapporto degli attivisti con la politica.

3. I profili politici dei cluster degli attivisti

Dopo aver delineato i profili motivazionali degli attivisti, è possibile chiedersi come questi diversi orientamenti si riflettano nella relazione con la politica. Analizzare questi aspetti permette di comprendere se e in che misura le diverse forme di impegno associativo siano accompagnate da un coinvolgimento politico più diretto, oppure se prevalgono distacco, indifferenza o emozioni negative. In altre parole, ci consente di valutare quanto i mondi associativi siano “porte di accesso” alla politica e quanto, invece, si configurino come spazi autonomi e alternativi.

Per esplorare più in profondità la relazione tra attivismo e politica, un primo aspetto che può essere utile analizzare è legato ai sentimenti che sono suscitati negli attivisti dalla politica. L’obiettivo è cogliere non tanto il grado di politicizzazione in senso stretto, quanto piuttosto il clima emotivo con cui gli attivisti si rapportano alla sfera politica, elemento cruciale per comprendere la qualità e la direzione della loro partecipazione.

La Tabella 5 evidenzia le medie (su scala 1-10) dei punteggi attribuiti dai rispondenti ai vari sentimenti, divisi per profilo.

Il cluster politico-civico si distingue nettamente dagli altri: registra i livelli più alti di interesse (7,7) e impegno (7,6), accompagnati da valori elevati di passione (6,8) ed entusiasmo (6,1). Tuttavia, questo coinvolgimento non è privo di ambivalenze: nello stesso gruppo emergono anche le punte più alte di diffidenza (5,0), rabbia (6,0) e disgusto (4,6), a conferma di una relazione intensa, ma conflittuale con la politica[1].

Il cluster prosociale puro mostra, invece, un profilo più tiepido: valori medi su interesse (6,3) e impegno (6,1), combinati a bassi livelli di emozioni negative. Qui la politica appare meno centrale e viene interpretata soprattutto attraverso la dimensione del servizio agli altri.

Il cluster a bassa intensità si colloca nella fascia più bassa su quasi tutte le dimensioni, con punteggi medi di interesse (6,1) e impegno (5,8), ma senza un forte investimento emotivo. La politica, per questi attivisti, suscita un coinvolgimento più distaccato, a tratti segnato da noia (3,5) e indifferenza (3,2).

Infine, il cluster multi-motivato mostra un profilo equilibrato, senza picchi marcati né in positivo né in negativo. L’interesse (6,0) e l’impegno (6,1) sono medi, la passione contenuta (4,8) e al tempo stesso emergono segnali di noia (4,3) e indifferenza (3,7). Si tratta dunque di un rapporto meno polarizzato con la politica, in cui motivazioni personali e prosociali tendono a compensarsi.

Tabella 5 - Valori medi (scala 1-10) dei sentimenti evocati dalla politica, per profilo motivazionale

Sentimento

A bassa intensità

Prosociale puro

Politico-civico

Multi-motivato

Totale

Interesse

6,1

6,3

7,7

6,0

6,9

Noia

3,5

3,4

3,6

4,3

3,6

Impegno

5,8

6,1

7,6

6,1

6,8

Diffidenza

4,8

5,0

5,0

5,3

5,0

Passione

5,1

5,3

6,8

4,8

5,9

Entusiasmo

4,0

4,4

6,1

4,5

5,2

Indifferenza

3,2

3,1

2,9

3,7

3,1

Rabbia

5,5

5,8

6,0

5,2

5,8

Disgusto

4,0

4,4

4,6

4,5

4,5

Fonte: elaborazioni degli autori su dati Decimo Rapporto associazionismo sociale Iref.

Un secondo elemento utile per comprendere il rapporto tra motivazioni e sfera politica riguarda la frequenza con cui gli attivisti parlano di politica nella vita quotidiana (Tabella 6). Esso consente di inquadrare in che modo questi sentimenti verso la politica si traducono poi in effettive pratiche quotidiane, fornendo un’ulteriore chiave interpretativa sul rapporto che i diversi profili intrattengono con la sfera pubblica e politica. I dati mostrano, in primo luogo, una forte polarizzazione: il gruppo dei politico-civici si distingue nettamente dagli altri per l’intensità della discussione politica. Oltre la metà di essi dichiara di parlare di politica “tutti i giorni” (59%) e un ulteriore 44% “qualche volta alla settimana”. Si tratta, dunque, di un profilo per il quale la politica rappresenta non solo un ambito di impegno, ma anche un tema ricorrente nella vita quotidiana e nelle relazioni sociali. Sebbene questo risultato possa apparire in parte tautologico, data la definizione del cluster politico-civico sulla base dell’impegno politico, esso conferma la coerenza interna del profilo: la dimensione politica non solo orienta le motivazioni, ma struttura anche le pratiche discorsive e relazionali quotidiane, distinguendolo nettamente dagli altri gruppi.

Gli “A bassa intensità”, al contrario, mostrano un rapporto decisamente più distante: tra loro la quota di chi discute di politica quotidianamente è molto contenuta (8,7%), mentre prevalgono coloro che se ne occupano solo sporadicamente o mai (oltre il 40% ne parla al massimo una volta al mese o addirittura mai). Questa configurazione riflette la natura più episodica e strumentale del loro coinvolgimento associativo, dove la dimensione politica non costituisce un riferimento centrale.

Il cluster dei prosociali puri, che si caratterizza per motivazioni legate all’aiuto e alla solidarietà, presenta una posizione intermedia. La maggioranza parla di politica almeno “qualche volta alla settimana” (33%), ma con livelli di quotidianità inferiori rispetto ai politico-civici. Questo profilo sembra incarnare un impegno etico più che politico, in cui la discussione sui temi pubblici può emergere, ma non rappresenta l’asse portante dell’esperienza associativa.

Infine, i multi-motivati mostrano una situazione più articolata: pur presentando una quota non trascurabile di chi parla frequentemente di politica (oltre il 20% tra quotidiani e settimanali), spicca anche un gruppo consistente di soggetti che affrontano l’argomento solo occasionalmente o raramente. Questo dato rispecchia la natura ibrida del profilo, in cui si intrecciano motivazioni personali e collettive, politiche e relazionali, producendo un rapporto con la politica meno lineare, ma non per questo marginale.

Nel complesso, la distribuzione conferma la coerenza interna dei cluster motivazionali: dove la politica è tra le motivazioni centrali (politico-civici), essa si riflette anche nella quotidianità discorsiva; dove prevalgono spinte solidaristiche o di autorealizzazione (prosociali e multi-motivati), la politica tende invece a essere un tema secondario.

Tabella 6 - Distribuzione dei cluster motivazionali in base alla frequenza con cui si parla di politica. Valori %

Frequenza

A bassa intensità

Prosociale puro

Politico-civico

Multi-motivato

Totale

Tutti i giorni

8,7

25,0

59,0

7,3

100,0

(N=288)

Qualche volta alla settimana

8,9

32,8

43,9

14,4

100,0

(N=305)

Qualche volta al mese

14,0

27,9

31,4

26,7

100,0

(N=86)

Qualche volta all’anno

18,8

37,5

18,8

25,0

100,0

(N=32)

Mai

4,6

50,0

13,6

31,8

100,0

(N=22)

Totale

9,7

29,9

46,4

14,1

100,0

(N=733)

Nota: Pearson chi2(12) = 64,092, Pr = 0,000.

Fonte: elaborazioni degli autori su dati Decimo Rapporto associazionismo sociale Iref.

Un ulteriore elemento utile per comprendere la relazione tra motivazioni associative e orientamento politico è rappresentato dal grado di identificazione con la tradizionale distinzione tra destra e sinistra (Tabella 7). Anche in questo caso, i dati delineano profili nettamente differenziati.

Tra i politico-civici, oltre la metà (53%) si riconosce esplicitamente in questa distinzione, confermando un orientamento politico definito e un riferimento più marcato al linguaggio e alle categorie della politica tradizionale. Si tratta di individui per i quali l’attività associativa sembra intrecciarsi in modo diretto con la partecipazione civica e l’impegno politico in senso stretto.

Il cluster dei “A bassa intensità” mostra invece un atteggiamento più distaccato: solo l’8% dichiara di riconoscersi nella dicotomia destra-sinistra, mentre una quota relativamente alta preferisce non collocarsi o dichiara di non sapere. Anche questo risultato conferma il profilo di un gruppo meno politicizzato, in cui la partecipazione ha un carattere più debole, episodico o pragmatico.

I prosociali puri, pur collocandosi a metà strada, si distinguono per una prevalenza di risposte “né di destra né di sinistra” o “non saprei” (circa un terzo). La loro esperienza di partecipazione appare dunque guidata da motivazioni etiche e solidaristiche piuttosto che da un orientamento politico riconoscibile.

Infine, i multi-motivati rappresentano il gruppo più eterogeneo: al loro interno coesistono soggetti politicamente identificati e altri che, pur fortemente attivi, tendono a collocarsi al di fuori delle categorie tradizionali. La loro propensione a combinare motivazioni personali e collettive si traduce anche in una visione fluida della politica, meno ancorata agli schemi ideologici consolidati.

Nel complesso, la distinzione destra-sinistra sembra dunque dividere i profili ad alto contenuto politico da quelli incentrati su motivazioni solidaristiche o relazionali. Laddove la politica è percepita come parte integrante del proprio impegno (politico-civici), la collocazione ideologica rimane un riferimento saliente; laddove invece prevale una concezione etica, comunitaria o personale della partecipazione, la distinzione appare meno significativa o addirittura superata.

 

Tabella 7 - Distribuzione dei cluster motivazionali in base al riconoscimento nella distinzione destra-sinistra. Valori %

Destra-sinistra

A bassa intensità

Prosociale puro

 

Politico-civico

Multi-motivato

Totale

8,4

30,0

52,6

9,0

100,0

(N=454)

No

14,1

30,7

36,2

19,0

100,0

(N=163)

Non saprei

2,9

25,0

44,1

27,9

100,0

(N=68)

Non voglio rispondere

16,7

33,3

25,0

25,0

100,0

(N=48)

Totale

9,7

29,9

 

46,4

 

14,1

 

100,0

(N=733)

Nota: Pearson chi2(9) = 47,209, Pr = 0,000.

Fonte: elaborazioni degli autori su dati Decimo Rapporto associazionismo sociale Iref.

4. Conclusioni

In questo contributo si è condotta un’esplorazione all’interno del complesso mondo dell’associazionismo e del volontariato in Italia. Grazie ai dati messi a disposizione dall’Iref e relativi a un campione piuttosto ampio di partecipanti ad associazioni e gruppi in quattro grandi città della Penisola (Milano, Firenze, Roma, Napoli), abbiamo provato a distinguere gli intervistati in gruppi tra loro omogenei rispetto alle motivazioni che li spingono a partecipare alle attività associative. Una volta definiti tali gruppi, ne abbiamo delineato un profilo generale e, più specificamente, il loro rapporto con la politica.

L’analisi delle motivazioni che sostengono l’impegno associativo conferma la natura plurale del volontariato contemporaneo. L’analisi delle componenti principali ha individuato tre assi motivazionali – socio-evolutivo, civico-pubblico e prosociale – che, combinati, danno origine a quattro configurazioni tipiche di attivismo: a bassa intensità motivazionale, prosociale puro, politico-civico e multi-motivato. Questi cluster di attivisti e volontari riflettono differenti modi di intrecciare dimensioni di servizio, apprendimento e partecipazione pubblica. Il profilo politico-civico si distingue per l’orientamento alla causa e l’integrazione tra impegno associativo e sfera politica; il prosociale puro per la centralità dell’aiuto e della prossimità; il multi-motivato per la combinazione tra altruismo e autorealizzazione; l’attivista a bassa intensità per il coinvolgimento più episodico e debole. Differenze significative emergono anche in relazione all’età, al tempo dedicato e al ruolo organizzativo, segnalando come i profili motivazionali si strutturino lungo il ciclo di vita e nei diversi contesti associativi. Nel complesso, la classificazione restituisce un campo dell’attivismo caratterizzato da crescente individualizzazione e ibridazione, in cui le motivazioni agiscono come risorse flessibili che orientano, più che determinano, i percorsi di partecipazione.

L’analisi del rapporto tra i profili motivazionali e la politica evidenzia la coerenza interna e la differenziazione dei cluster. Il gruppo politico-civico mostra la relazione più intensa con la sfera politica, esprimendo elevati livelli di interesse, impegno e passione, ma anche emozioni ambivalenti come rabbia e disgusto, segno di una partecipazione critica, ma coinvolta. Gli attivisti prosociali e multi-motivati, invece, mantengono un rapporto più distaccato e pragmatico: la politica è presente, ma non costituisce l’asse centrale della loro esperienza, mediata da logiche di cura e autorealizzazione. Gli attivisti a bassa intensità, infine, si distinguono per un approccio intermittente alla dimensione pubblica. Le differenze emergono chiaramente anche nelle pratiche discorsive e negli orientamenti ideologici: i politico-civici discutono di politica quotidianamente e si riconoscono nella distinzione destra-sinistra, mentre gli altri gruppi mostrano una politicizzazione più debole o fluida. Nel complesso, i dati confermano che i mondi associativi rappresentano spazi plurali di relazione con la politica: per alcuni, canali di partecipazione civica e di impegno di causa; per altri, luoghi di espressione etica o personale, più che politico in senso stretto.

In definitiva, i risultati della nostra esplorazione empirica su questo ampio campione di attivisti e volontari di associazioni e gruppi di quattro grandi città italiane confermano la pluralità identitaria di chi decide di mettere a disposizione degli altri il proprio tempo e le proprie energie e competenze. Identità e traiettorie diverse, ma in buona misura accomunate da un rapporto con la politica peculiare e controcorrente. Sebbene con diversità interne anche significative, gli intervistati mostrano infatti un attaccamento alla politica e ai suoi simboli che si staglia dal mare, a volte anche in burrasca, del populismo, dei sentimenti anti-establishment e di vero e proprio odio nei confronti della politica che sembrano essere sempre più diffusi nella società. Anche per il loro essere nodi di reti solide e fitte, come solitamente sono quelle associative, gli attivisti e i volontari intervistati possono essere considerati attori attivi e risorse preziose per la qualità della democrazia. Pertanto, andando oltre il dibattito sull’associazionismo come palestra o bacino della democrazia, e riprendendo la metafora della marea antipolitica che monta, non è forse azzardato considerare le reti associative come scogli della democrazia.

DOI 10.7425/IS.2025.04.08 

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Appendice A – Analisi delle componenti principali (ACP) sulle motivazioni (D9)

Varianza spiegata dai primi componenti

Componente

Autovalore (Eigenvalue)

Differenza

Proporzione di varianza (%)

Cumulata (%)

Comp1

1,851

0,781

37,0

37,0

Comp2

1,070

0,181

21,4

58,4

Comp3

0,889

0,200

17,8

76,2

Comp4

0,689

0,188

13,8

90,0

Comp5

0,501

10,0

100,0

Carichi fattoriali (eigenvectors)

Variabile

Comp1

Comp2

Comp3

Varianza non spiegata

D9_1 – Voglia di stare con gli altri

0,524

-0,392

-0,054

0,324

D9_2 – Arricchimento professionale

0,499

-0,052

-0,337

0,436

D9_3 – Aiutare gli altri

0,349

0,076

0,916

0,023

D9_4 – Impegno politico

0,141

0,906

-0,091

0,079

D9_5 – Crescita personale

0,579

0,134

-0,191

0,329

Appendice B – Medie e deviazioni standard delle motivazioni (per cluster)

Motivazioni della partecipazione associativa (scala 1-10)

Cluster

D9_1 – Stare con gli altri

D9_2 – Arricchimento prof.

D9_3 – Aiutare gli altri

D9_4 – Impegno politico

D9_5 – Crescita personale

A bassa intensità

6,1 (2,7)

3,3 (2,7)

3,8 (1,8)

4,0 (3,1)

6,7 (2,5)

Prosociale puro

6,1 (2,8)

2,1 (1,7)

9,2 (1,1)

3,5 (3,3)

6,5 (2,8)

Politico-civico

7,8 (1,7)

5,1 (2,9)

8,7 (1,3)

7,6 (2,3)

8,9 (1,1)

Multi-motivato

9,6 (0,8)

8,4 (1,8)

9,7 (0,6)

3,2 (2,2)

9,6 (0,8)

Totale

7,4 (2,4)

4,5 (3,2)

8,5 (2,0)

5,4 (3,4)

8,1 (2,3)

Nota: tra parentesi le deviazioni standard.

[1] La dispersione dei punteggi su queste dimensioni risulta inoltre piuttosto ampia, con una varianza che spazia da 4,8 per l’interesse a 8,6 per il disgusto, segno che all’interno del gruppo convivono forme di coinvolgimento anche molto diverse: l’interesse verso la politica è diffuso e stabile, ma le reazioni emotive oscillano tra entusiasmo e disillusione.

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