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ISSN 2282-1694
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Numero 4 / 2023

Recensioni

Carlo Borzaga e Giulia Galera, La rivoluzione dell’impresa sociale. Recensione

Redazione


È da poco uscito il libro La rivoluzione dell’impresa sociale di Carlo Borzaga e Giulia Galera, edito da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli.

Si tratta un libro da consigliare innanzitutto ai dirigenti delle imprese sociali, ai practitioner che sentono il bisogno di dare profondità alla propria azione quotidiana grazie ad una maggiore consapevolezza sugli elementi fondati dell’impresa sociale. Di questo vi è quanto mai bisogno in un contesto culturale in cui abbondano concetti effimeri e fragili e in cui quindi la natura dell’impresa sociale tende ad annacquarsi in mezzo a una pluralità di definizioni che tentano di raccogliere in qualche modo la tendenza di molte imprese ad operare – autenticamente o di facciata – secondo criteri di responsabilità sociale. Al contrario, evidenziano gli autori, nel volume si intende “dimostrare perché l’impresa sociale non rappresenti una via di mezzo tra la filantropia e l’impresa a scopo di lucro, ma un nuovo soggetto istituzionale con caratteristiche proprie e originali modalità di governance”. In altre parole, l’impresa sociale è una soluzione istituzionale con caratteristiche proprie, diverse da quelle delle imprese for profit (comprese quelle che adottano strategie attente alle conseguenze sociali del proprio agire) e chi guida imprese sociali, se ne è consapevole, può valorizzarle al meglio: “il libro vuole ridare alle imprenditrici e agli imprenditori sociali fiducia in sé stessi, rendendoli consapevoli sia della rilevanza sociale delle attività che svolgono sia del loro importante ruolo di imprenditori”; e al tempo stesso stimola gli imprenditori sociali a confrontarsi con le principali sfide che li attendono per i prossimi anni. E, tra le sfide a cui il libro piò validamente contribuire, vi è appunto quella della formazione di una classe dirigente, tanto più considerando che “una classe dirigente spesso senza una formazione adeguata … è certamente una delle cause della deriva isomorfistica di una parte delle imprese sociali. Questa constatazione, unita alla necessità di ricambio della vecchia classe dirigente, dovrebbe portare le organizzazioni di secondo livello a una riflessione seria sulla predisposizione, anche in collaborazione con altri soggetti, in primo luogo le Università, di un ampio programma formativo costruito a partire dalle necessità concrete di chi oggi gestisce o si appresta a gestire queste organizzazioni”.

Nel delineare profilo e specificità dell’impresa sociale, il libro ha il pregio di rilanciare il dibattito, un po’ languente negli ultimi vent’anni, sui fondamenti dell’impresa sociale: tema che appassionava gli studiosi nella fase fondativa, poi abbandonato a favore di piste di ricerca maggiormente orientate all’operatività e che gli autori riportano all’attenzione dei lettori nell’intento appunto di contribuire a dirimere la confusione che avvolge questi temi nell’ultimo periodo, dal momento che, ricordano gli autori, il successo dell’impresa sociale “è stato infatti accompagnato da una progressiva perdita di chiarezza su cosa si debba veramente intendere per impresa sociale e su quali caratteristiche debba avere un’iniziativa per potersi definire tale.”

Accanto ai practitioner, il libro ha anche un altro destinatario naturale: il decisore, il policy maker, chi quindi, a vario titolo, contribuisce a delineare le politiche su ambiti connessi all’impresa sociale. Se, nei fatti, le imprese sociali si sono sviluppate in Italia e in altri paesi europei, se, in diversi paesi, si è assistito a forme più o meno nitide di riconoscimento dell’impresa sociale, sul fronte delle politiche, evidenziano gli autori, molto resta ancora da fare. La confusione di cui sopra e i pregiudizi di cui l’impresa sociale è vittima – la convinzione che sia economicamente debole, sottocapitalizzata, sbilanciata da un punto di vista finanziario – porta fuori bersaglio le politiche, mentre manca d’altra parte la consapevolezza sul ruolo che la imprese sociali giocano nel welfare, nell’occupazione - in particolare di lavoratori appartenenti a fasce deboli - nello sviluppo locale, nella sostenibilità ambientale e, non ultimo, nella tenuta del nostro sistema democratico, costruendo spazi di partecipazione e di democrazia economica, oltre che un presidio di resilienza nelle fasi più difficili della nostra storia recente.

Tutto ciò pone l’impresa sociale accanto alle amministrazioni pubbliche come soggetto che contribuisce a realizzare l’interesse generale e in questo sta il vero fondamento degli strumenti di amministrazione condivisa che si stanno affermando nel nostro paese e che, evidenziano gli autori, per questo andrebbero rafforzati. Al contrario, nel nostro paese troppo spesso manca una adeguata considerazione dell’impresa sociale, come evidenziano i due esempi portati dagli autori relativamente al PNRR e alle politiche del lavoro, ambiti in cui vi è una storia consolidata di presenza dell’impresa sociale, che viene però trascurata nel momento in cui si dà forma alle politiche.

Anche se il libro non si indirizza in modo esplicito a studiosi e ricercatori, va detto che con ogni probabilità anche il lettore specializzato nel tema troverà riferimenti interessanti: chi grazie alla capacità del libro di proporre confronti costanti e riferimenti allo scenario europeo, chi grazie alla ricostruzione storica dello sviluppo dell’impresa sociale, chi per la presenza di analisi inedite sui dati che caratterizzano il fenomeno e le sue caratteristiche economiche.


La prima parte del libro è dedicata a delineare natura e confini dell’impresa sociale. Nel primo capitolo si riassumono i termini del dibattito e nel secondo si approfondiscono le caratteristiche dell’impresa sociale e se ne ricostruisce la nascita e l’evoluzione sia reale che normativa. Si confronta quindi, nel secondo capitolo, la definizione di impresa sociale con altri concetti utilizzati per individuare attività socialmente rilevanti individuandone l’originalità. Nel terzo capitolo si propone una riflessione di carattere teorico sulla natura, la funzione e la sostenibilità di imprese con le caratteristiche illustrate nel capitolo precedente: quali funzioni, quindi, queste imprese, grazie alla loro specificità istituzionale, sono in grado di svolgere meglio di altre organizzazioni.

Il quarto capitolo ha natura storica ed analizza la nascita e l’evoluzione prima della cooperazione sociale e poi dell’impresa sociale in Italia. Il nostro è, infatti, il paese dove il concetto ha iniziato ad essere utilizzato, come risultato diretto di una serie di sperimentazioni e riflessioni promosse dalla società civile, dove ha ottenuto i primi riconoscimenti giuridici ed è, ad oggi, largamente diffuso.

Se nel nostro paese l’impresa sociale ha una tradizione di grande rilievo, è nel quinto capitolo che essa è descritta come fenomeno globale, con alcuni approfondimenti focalizzati su paesi dove si sono sviluppati modelli di particolare interesse sia in Europa, sia in altri continenti, anche provando, pur nella scarsità dei dati disponibili, a proporre qualche prima sommaria quantificazione del fenomeno.

Nel sesto capitolo si affronta il tema delle fonti con cui queste imprese sostengono e finanziano la loro attività, anche smentendo alcuni luoghi comuni sulla presunta debolezza delle imprese sociali e ragionando quindi su forme di sostegno efficaci.

Nel settimo capitolo si propongono alcuni approfondimenti sul contributo che le imprese sociali stanno dando in alcuni ambiti della vita sociale ed economica, evidenziando come nei fatti “la maggior parte dei 17 obiettivi indicati [dall’Agenda 2030] coincidono con gli intenti o i comportamenti concreti dell’impresa sociale.”

Nel capitolo finale ci si sofferma su opportunità e criticità del contesto, sulle sfide che l’impresa sociale si trova ad affrontare, sulle prospettive di sviluppo e sulle politiche che possono sostenerle.

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