Sostienici! Rivista-Impresa-Sociale-Logo-Mini
Fondata da CGM / Edita e realizzata da Iris Network
ISSN 2282-1694
impresa-sociale-1-2024-filantropia-e-impresa-sociale-si-apre-una-nuova-stagione

Numero 1 / 2024

Editoriale

Filantropia e impresa sociale, si apre una nuova stagione

Felice Scalvini, Carlo Borzaga


Questa sezione della rivista è realizzata nell’ambito del progetto “Fondazioni e imprenditoria sociale insieme per lo sviluppo. Una piattaforma abilitante per enti filantropici e imprese sociali” – Progetto finanziato da fondazione Cariplo.


Questo numero di Impresa Sociale presenta una prima rassegna di analisi, narrazioni e riflessioni relative al rapporto tra due mondi che, nell’ambito del Terzo Settore o in quello più ampio dell’Economia Sociale, hanno acquisito nel corso degli ultimi decenni sempre più rilevanza e protagonismo. Da un lato quello dell’Impresa sociale (IS) divenuto, grazie soprattutto al travolgente sviluppo della cooperazione sociale, soggetto portante del welfare del paese, ed oggi in fase di espansione verso altri ambiti di interesse generale quali la cultura e l’ambiente. Dall’altro il mondo della filantropia istituzionale, nata sia dall’originalissima alchimia legislativa che ha generato le Fondazioni bancarie, sia da una diffusa germinazione spontanea di iniziative private di diversa natura – comunitaria, di famiglia, di impresa – che, oltre ad essersi diffuse, hanno ottenuto anche uno specifico riconoscimento legislativo – gli Enti Filantropici (EF) – nell’ambito del Codice del Terzo settore. Due gruppi di sogggetti ben identificati che stanno segnando visibilmente e in profondità l’evoluzione del terzo settore nel suo complesso, ridefinendone in molti casi le modalità operative e le prospettive di medio-lungo termine.

Conseguenza di questo sviluppo parallelo è il costante aumento delle iterazioni tra le due tipologie di soggetti. Ormai una significativa fetta degli interventi degli enti della filantropia vede come destinatarie le IS, che a loro volta guardano sempre di più alle fondazioni e agli EF come interlocutori consolidati, ai quali rivolgersi per ottenere le risorse necessarie allo svolgimento e allo sviluppo della loro attività.

Questo è il motivo che ci ha spinti a dedicare un numero della Rivista ad esplorare l’evoluzione di questo specifico insieme di relazioni. A tal fine fine abbiamo raccolto vari punti di vista e chiesto a chi opera direttamente sul campo, su un fronte o sull’altro, di presentare esperienze e riflessioni, partendo da quanto, soprattutto nel corso degli ultimi anni, è andato sviluppandosi.

Leggendo l’insieme dei contributi emerge un quadro composito, caratterizzato da alcuni elementi ricorrenti e da una serie di questioni aperte, sulle quali varrà la pena di svolgere in futuro ulteriori approfondimenti. Ciò che cerchiamo di fare in questa introduzione è fornire, in forma molto sintetica, un quadro concettuale al quale ricondurre le molteplici esperienze, considerazioni, valutazioni fornite nei successivi articoli e interviste. Una sorta di filigrana che possa aiutare a riorganizzare al meglio i molteplici spunti e, soprattutto favorire il procedere di ulteriori riflessioni e dibattiti. Confidando che da ciò discenda una sempre maggiore capacità collettiva, di EF e IS, di essere motori di trasformazioni e sviluppi sociali ed economici efficaci e duraturi.

Il primo dato da considerare è l’assoluta complementarietà tra le due tipologie di soggetti, uniti dalla medesima finalità, ma strutturalmente diversi nel dispiegare le rispettive azioni. Da un lato le IS chiamate a realizzare il loro scopo sociale attraverso la produzione e vendita di servizi e beni, cioè chiamate a procurarsi le risorse operando sul mercato, sia esso pubblico o privato. Dall’altro gli EF che al mercato sono totalmente estranei, ricevendo le risorse da rendite, donazioni e contributi ed impegnandosi in attività erogative, per loro natura prive di qualsiasi forma di corrispettivo. Dunque due mezze mele naturalmente destinate a congiungersi, avendo però reciprocamente cura che la loro integrazione risulti efficacemente e durevolmente utile per i destinatari ultimi della loro azione comune: i soggetti – persone e contesti – portatori di “interessi generali” a favore dei quali intervenire. Ed è qui, nell’area di connessione funzionale alla realizzazione della finalità ultima comune, che si situa lo snodo principale, sul quale vale la pena di riflettere in modo analitico. Posto che la forma naturale della collaborazione è data dal flusso di risorse dall’ente filantropico all’impresa sociale, le questioni sulle quali soffermarsi sono relative:

  • agli obiettivi specifici (la finalità comune di perseguire l’interesse generale può darsi per acquisita);
  • alla tipologia delle risorse;
  • alle modalità di trasferimento.

Riguardo agli obiettivi specifici, semplificando e polarizzando, ma solamente a fini di chiarezza analitica, vi sono sostanzialmente due possibili forme di relazione:

  • che l’EF finanzi l’attività, quindi sostanzialmente divenga una sorta di cliente dell’IS, nella posizione del terzo pagante che garantisce le risorse, in toto o in parte, per l’attuazione di uno specifico programma di intervento. Si tratta normalmente di contribuzioni a fondo perduto che entrano nel bilancio dell’IS direttamente nel conto economico a copertura dei costi di un intervento.
  • Oppure, che l’EF decida di allinearsi col processo di sviluppo dell’IS per sostenerla, rinforzandone la capacità complessiva di crescita armonica e di efficiente perseguimento dei propri obiettivi, tanto sociali quanto economici.

L’art. 37, comma 1, del Codice del Terzo settore prevede che “Gli enti filantropici sono enti del Terzo settore costituiti in forma di associazione riconosciuta o di fondazione al fine di erogare denaro, beni o servizi, anche di investimento, a sostegno di categorie di persone svantaggiate o di attività di interesse generale”.

L’Agenzia delle Entrate, rispondendo ad un quesito di Assifero (associazione di rappresentanza delle fondazioni e degli enti filantropici di natura privatistica), con la Risoluzione 75 del 21/12/2023, ha confermato che gli Enti filantropici possono intervenire non solo attraverso donazioni, ma anche attraverso sottoscrizione di capitale sociale, prestiti e varia forme di finanziamento, a condizione che le risorse messe a disposizione non generino alcuna forma di remunerazione; ha inoltre evidenziato come l’attività filantropica possa essere “diretta”, verso persone con fragilità, ma anche “indiretta”, sostenendo quindi altri Enti di Terzo settore che a loro volta operano a sostegno di categorie svantaggiate o in attività di interesse generale. L’Agenzia si esprime anche rispetto all’esenzione dall’IRES per i proventi derivanti dal possesso di attività immobiliari, nel caso in cui gli immobili siano detenuti al mero fine di riversare i proventi delle locazioni alle attività filantropiche, senza d’altra parte configurare l’attività di locazione in forma di impresa.

Si configura una nuova possibilità operativa da parte degli enti filantropici, ampiamente descritta e sviluppata anche negli articoli di questo numero di impresa sociale, consistente nella creazione di specifici fondi per sostenere, ad esempio con l’ingresso nel capitale sociale di un’impresa sociale, l’avvio di nuove attività o strategie di rafforzamento organizzativo di medio periodo o altro, comunque in una logica diversa da quella erogativa, in quanto le risorse così impegnate sono destinate a ricostituirsi dopo un certo numero di anni e ad essere pertanto nuovamente impiegate per sostenere altre imprese sociali. D’altra parte, dal punto di vista dell’impresa sociale, questo significa poter contare su mezzi finanziari effettivamente solidali e pazienti, che non richiedono alcuna forma di remunerazione e che irrobustiscono per tutto il tempo necessario la struttura patrimoniale, incoraggiando tra l’altro in questo modo anche l’azione di altri soggetti finanziatori o investitori. Questo tipo di azione può combinarsi, come si vedrà anche nei successivi articoli, con interventi volti al rafforzamento delle competenze e al lavoro a fianco del gruppo dirigente delle imprese sociali, configurando così una forma di sostegno assai diversa dall’erogazione di risorse per realizzare uno specifico progetto rivolto a cittadini fragili.


Si tratta di un’alternativa non valoriale, ma correlata a specifici momenti e contesti rispetto ai quali viene costruita l’alleanza tra EF e IS. Ha quindi a che fare con le prospettive strategiche e operative che caratterizzano l’azione dei due soggetti in gioco. Di fronte a un’emergenza o al comune desiderio di aprire nuovi spazi di azione e mercato sociale, l‘allineamento degli obiettivi e dell’azione si concretizzerà normalmente col sostegno dei costi afferenti all’attività prevista. Se invece l’obiettivo ha a che fare con lo sviluppo di medio-lungo periodo di linee d’azione condivise e sostenibili, il supporto all’IS sarà orientato preferibilmente al rafforzamento di quelli che sono i fattori strategici di sviluppo: competenze, struttura patrimoniale, capacità strategica, organizzazione e sistemi operativi. In questo secondo caso le modalità di intervento dell’EF potranno essere diversificate e mirate a specifiche esigenze, contribuendo a sostenere costi, anche di supporti esterni, ad esempio consulenziali o formativi, ma anche apportando in varie forme mezzi finanziari temporanei quali capitali di rischio o prestiti.

Per quanto concerne il secondo punto - la tipolgia delle risorse - la prima considerazione è che quanto più l’EF attingerà anche al proprio capitale immateriale, tanto più darà afficacia alle risorse materiali che mette in campo. Si tratti di finanziare progetti di immediata attuazione o sostenere lo sviluppo di lungo periodo delle IS, la questione non cambia: avere precisa consapevolezza del quadro di intervento e disporre delle necessarie competenze per concorrere a definirlo significa poter dare molto più valore alle risorse economiche erogate. Ma da dove deriva il sistema di saperi necessari? Sicuramente vi è innanzitutto la dotazione di competenze proprie dell’EF, che saranno tanto maggiori quanto più l’ente si è dedicato ad accumulare nel tempo capitale immateriale, attraverso l’esperienza maturata con i vari interventi e dotandosi di competenze interne o di un adeguato sistema di relazioni e supporti esterni. Ma non v’è dubbio che risultino parimenti decisive le risorse immateriali dell’impresa o delle imprese sociali che entrano in gioco. Da parte loro risulta decisivo dimostrare di saper cogliere le potenzialità di un flusso di risorse gratuite in grado di sostenere trasformazioni e sviluppi positivi. Evitando il rischio che un eccesso di risorse facili, se non gestite adeguatamente, come molte esperienze hanno dimostrato, risultino in realtà tossiche per il futuro dell’impresa. Appare quindi fondamentale, per dare valore alla collaborazione, la capacità di mettere a fattor comune – EF e IS – i saperi di ambedue gli enti, attraverso un lavoro di reciproca conoscenza e di dialogo approfondito. Su questo fronte riteniamo vi sia molto da fare e confidiamo che questo numero della Rivista possa dare un contributo significativo, innescando confronti permanenti, in grado di generare anche nuove e più evolute esperienze.

E veniamo così al terzo profilo, quello relativo alle modalità di trasferimento delle risorse. In proposito crediamo esista una regola aurea da tenere sempre presente. Un principio che ha a che fare con la natura dell’impresa, in tutte le sue forme, come ente finalizzato a generare valore attraverso la organizzazione e la trasformazione dei diversi fattori produttivi ad essa apportati. E ciò anche per l’IS, per propria specifica natura impegnata a produrre valore sociale, ma a patto di saper produrre anche il valore economico necessario a sopravvivere e svilupparsi nel lungo periodo. Dunque, la regola aurea, che vale in tutti i casi di intervento, ci dice che le risorse apportate dall’EF devono trovare nel funzionamento dell’IS che le riceve un meccanismo che le moltiplichi nella loro capacità di generare i risultati attesi. Sia che questi risultati siano previsti nel breve periodo, sia nel lungo periodo. L’impresa sociale deve dunque sapersi proporre come gestore attento a valorizzare nel modo migliore le risorse ricevute da un ente filantropico che, a sua volta deve avere presente come il suo intervento possa e quindi debba risultare incentivante riguardo a questo specifico profilo. In sostanza è richiesta agli EF una adeguata conoscenza dei meccanismi di funzionamento e sviluppo delle IS, così da essere in grado di calibrare nella misura e nella forma i propri apporti, consapevoli che errori di misura e di approccio possono rivelarsi anche particolarmente dannosi per le imprese che si intendeva sostenere.

Da ultimo due considerazioni, a mo’ di postille per futuri approfondimenti.

La prima riguarda il tema dell’impatto, oggi molto di moda con le sue presunte metriche quantitative, ma oggettivamente poco utile e nemmeno appropriato quando si tratta di innescare forme di collaborazione orientate allo sviluppo di organizzazioni nel medio-lungo periodo.

La seconda l’utilizzo del patrimonio degli EF per i related investiment o impact investiment in IS. Ci pare evidente che l’esigenza di garantire la tutela del patrimonio investito ed un suo anche minimo rendimento, nonchè una forma di way-out entro l’orizzonte consueto dell’intervento dei fondi di investimento, rende poco realizzabile la possibilità di mettere in campo capitali realmente “pazienti e solidali”. Forma che invece risulta naturale utilizzando una quota delle risorse erogative attraverso i Servizi di investimento filantropico previsti per gli EF dall’art. 37 del Codice del Terzo Settore e dettagliatamente descritte dal recente pronunciamento della Direzione dell’Agenzia delle Entrate.

Sostieni Impresa Sociale

Impresa Sociale è una risorsa totalmente gratuita a disposizione di studiosi e imprenditori sociali. Tutti gli articoli sono pubblicati con licenza Creative Commons e sono quindi liberamente riproducibili e riutilizzabili. Impresa Sociale vive grazie all’impegno degli autori e di chi a vario titolo collabora con la rivista e sostiene i costi di redazione grazie ai contributi che riesce a raccogliere.

Se credi in questo progetto, se leggere i contenuti di questo sito ti è stato utile per il tuo lavoro o per la tua formazione, puoi contribuire all’esistenza di Impresa Sociale con una donazione.