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ISSN 2282-1694
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Numero 3 / 2023

Opinioni

L'amministrazione condivisa in mezzo al guado

Redazione


Questo numero presenta un ampio inserto sul tema dell’amministrazione condivisa; è il primo di una coppia di focus, questo centrato prevalentemente – anche se non esclusivamente – sulla coprogrammazione, il prossimo dedicato alla coprogettazione.

Il punto di partenza comune a questo e al prossimo focus è che se oggi il tema dell’amministrazione condivisa è, nei suoi aspetti generali, ampiamente conosciuto, ciò che è invece interessante e poco esplorato è approfondire la sua traduzione in concrete pratiche, perché è sul terreno applicativo che si realizzano tanto le migliori prassi quanto le esperienze fallimentari e che nascono dubbi e interrogativi.

Insomma, come scrive nell’articolo introduttivo Luca Fazzi, una amministrazione condivisa “in mezzo al guado”, in un contesto in cui, a fronte delle difficoltà che talvolta si riscontrano, non mancano, anche nel Terzo settore voci che si chiedono se “ne valga la pena”, talvolta avvertendo la pesantezza delle tante promesse di riforma mancate; questo, in alcuni casi, si spinge sino ad auspicare un ritorno agli appalti, dimenticando, come ricorda l’autore, come “sia stato proprio il regime instauratosi con l’avvento della competizione a costituire una delle cause più importanti delle attuali difficoltà di passaggio a un sistema collaborativo”. Per cogliere la sfida della collaborazione, conclude l’autore, “serve soprattutto pragmatismo, e consapevolezza che ogni processo di cambiamento richiede impegni, tensione verso l’apprendimento attraverso prove e errori e che, comunque sia, se si guarda avanti è sempre meglio che tornare alla situazione di partenza”.

Segue un’intervista a più voci: Ugo De Ambrogio, Felice Scalvini, Salvatore Semeraro ed Emilio Vergani rispondono in parallelo ad alcune domande sulla coprogrammazione, a partire dalla constatazione che, seppure essa si ponga, da un punto di vista logico, a monte della coprogettazione e seppure, almeno nel campo del welfare, essa erediti la tradizione dei Piani di Zona 328, in Italia si coprogetta molto e si coprogramma poco (e, forse, in modo non sempre compiuto). Quali le cause di questa anomalia? E quali le conseguenze? Cosa ne è di un’amministrazione condivisa concentrata sul momento operativo, ma dove di rado si ragiona insieme sulle strategie e sulle evoluzioni di maggior respiro?

Luca Gori fa il punto sulla normativa regionale, altro importante tassello dell’implementazione operativa dell’amministrazione condivisa. Dal 2020 – con la legge 65 della Regione Toscana – ad oggi quattro Regioni (Toscana, appunto, Molise, Umbria, Emilia-Romagna) hanno approvato una normativa organica sul Terzo settore comprendente gli istituti dell’amministrazione condivisa previsti dal Codice del 2017 o normative specifiche attuative degli istituti del titolo VII del Codice. Come si collocano queste leggi nell’equilibrio di competenze tra Stato e Regioni? Su quali aspetti scelgono di intervenire? Quali sono i punti di contatto, quali le differenze, quali i percorsi evolutivi e i temi aperti?

Gianmaria Gotti si interroga sul passaggio applicativo successivo, proponendo un’analisi empirica sulla Regione Toscana: dal momento che la norma regionale, in coerenza con le linee guida, lascia all’autonomia amministrativa dei singoli Enti i passaggi successivi, cosa avviene poi a livello comunale? I comuni capoluogo delle province toscane hanno a propria volta approvato atti regolamentari per sostenere l’applicazione a livello locale dell’amministrazione condivisa? La timidezza nell’approvare regolamenti evidenziata da Gotti non preclude ovviamente la possibilità di coprogrammare o di coprogettare, ma certamente questi procedimenti rischiano di essere contingenti, senza che l’amministrazione condivisa sia assunta come opzione strategica consapevole da parte dell’ente.

Graziano Maino e Marco Cau, attingendo alla loro esperienza professionale, si interrogano su tecniche e metodologie per favorire la partecipazione. Il coinvolgimento, evidenziano, non può essere dato per scontato, i processi vanno animati e curati, vanno individuati format adeguati, va sviluppata una riflessione sul momento della scrittura in cui si materializzano le varie fasi del processo partecipativo, da quelle tese a coinvolgere i partecipanti sino alla redazione finale dei documenti che sintetizzano gli esiti. Un processo partecipativo richiede quindi, per essere accessibile e accogliente – e quindi, in ultima analisi per cogliere le finalità per cui è realizzato – di porre attenzione a numerosi elementi metodologici.

In chiusura viene presentato il volume di Ugo De Ambrogio e Gianfranco Marocchi Coprogrammare e coprogettare. Amministrazione condivisa e buone pratiche, uscito per Carocci pochi mesi fa, un volume che affronta i temi in modo completo e approfondito, anche a partire dalle esperienze concrete sviluppatesi in questi anni nel nostro paese.

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