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ISSN 2282-1694
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La riforma del Terzo settore tra unità e differenziazione

Luca Gori, Gianfranco Marocchi

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Gestione delle risorse umane in agricoltura sociale

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Coprogrammazione, banco di prova per l’amministrazione condivisa

Redazione

La co-programmazione ex articolo 55

Andrea Bongini, Pina Immacolata Di Rago, Salvatore Semeraro, Umberto Zandrini

La coprogrammazione a Caluso

Gianfranco Marocchi

Recensioni

Cooperative da riscoprire. Recensione

Simone Poledrini

Numero 2 / 2021

Recensioni

Cooperative da riscoprire. Dieci tesi controcorrente

Simone Poledrini

Borzaga C. (a cura di) (2018), Cooperative da riscoprire. Dieci tesi controcorrente, Donzelli, Roma.

 

C'è una cosa sulla quale sia i sostenitori del mondo della cooperazione sia quelli che la denigrano si trovano d'accordo ed è la considerazione che le cooperative sono diverse dalle imprese for profit. Ora però la questione sta nel definire in che cosa consiste tale diversità, perché, infatti, per i primi le cooperative costituiscono una ricchezza per l’intero sistema economico e sociale per le loro peculiarità e differenze delle imprese tradizionali. Per i secondi, invece, le cooperative sarebbero dei luoghi di inefficienza a discapito dell’intera collettività che ne pagherebbe il prezzo attraverso forme non ben definite di sussidio, come ad esempio quando si sostiene che “i processi di privatizzazione dei servizi sociali o di accoglienza dei rifugiati sono erogati in realtà per ingrassare qualche cooperativa”.

La ricchezza del volume qui presentato – Cooperative da riscoprire. Dieci tesi controcorrente a cura di Carlo Borzaga e pubblicato nel 2018 da Donzelli – è data dal portare alla luce in modo onesto, cioè non ideologico, il dibattito “pro e contro” la cooperazione. In particolare, sono messi in evidenza i punti di forza e di debolezza del sistema cooperativo e di come questo influenza e interagisce (positivamente o negativamente) con l’intero sistema economico e sociale.

Il volume affronta la tematica in questione attraverso l’originale approccio di portare alla luce 10 luoghi comuni sulle cooperative e sviscerarli attraverso la presentazione di dati e informazioni provenienti da diversi centri di ricerca del settore nonché da pubblicazioni scientifiche. In altre parole, gli autori del volume hanno scelto di rispondere alle “dicerie” sulle cooperative portando alla luce dei fatti e dati concreti. Le dieci tematiche riguardano: la dimensione, le problematiche di accesso al credito, l’efficienza, la pressione fiscale, la qualità del lavoro, il rapporto con la pubblica amministrazione, la capacita di creare lavoro durante le crisi economiche, il rapporto con il territorio, la tecnologia, il rapporto con il settore bancario.

A ciascuno dei sopra elencati aspetti è stato dedicato un capitolo del volume che, quindi, ne ha 10. Questi, inoltre, sono preceduti da una breve introduzione scritta da Carlo Borzaga che ha contestualizzato il tema oggetto della pubblicazione all’interno del più generico dibattito economico e sociale in corso nel nostro paese. I 10 capitoli sono, brevemente, così di seguito riassunti.

Il primo capitolo, a cura di Gianluca Salvatori, mette in evidenza come la questione dimensionale nella forma di grandi cooperative non sia di per sé preclusa a questa tipologia di organizzazioni tanto che a livello internazionale vi sono molte grandi cooperative. Piuttosto, in molti casi, si tratta di una scelta d’opportunità fatta dalle cooperative per rimanere di medie-piccole dimensioni al fine di poter meglio venire incontro alle esigenze dei propri soci e del territorio. Come dice l'autore a pag. 21, per le cooperative “lo scopo, quindi, non è mai quello della crescita in sé e neppure della crescita orientata prevalentemente all'aumento del valore dell'azienda. Perché la crescita deve essere funzionale ai bisogni dei soci e non a quelli degli investitori. Quindi il suo ritmo è dettato da un'esigenza di stabilità e sostenibilità nel tempo”.

Il capitolo due affronta il tema della cosiddetta sottocapitalizzazione di cui le cooperative, secondo alcuni, dovrebbero soffrire. Eddi Fontanari affronta l’argomento partendo dalla presentazione di una ricca, ma allo stesso tempo sintetica, review della letteratura per poi affrontare in modo più approfondito il tema all’interno del caso italiano. Per farlo sono stati utilizzati i dati più rilevanti da un punto di vista statistico per l’anno 2015 e tratti dai bilanci di esercizio disponibili nella banca dati Aida-Bureau Van Dijk. Diversamente da quanto creduto e sostenuto da molti, i dati analizzati dimostrano che se si utilizzano gli indicatori giusti il confronto con le società di capitali non segnala criticità. Anzi, in molti casi le cooperative dimostrano di avere perfino delle performance migliori delle imprese di capitali.

Il terzo capitolo si intitola “Poco efficienti perché democratiche?”. Il tema trattato da parte di Carlo Borzaga e Silvia Sacchetti, è quello dell’efficienza allo scopo di confutare la teoria secondo la quale le cooperative sarebbero meno efficienti delle imprese di capitali perché caratterizzate da una governance democratica. Il capitolo mette in luce come, di fatto, vi siano ragioni teoriche e riscontri empirici sia a favore sia contro questa convinzione e che tutto sommato tali convincimenti si bilanciano. Tuttavia, gli autori sottolineano a pag. 57 che “se però nel definire l'efficienza si tiene conto anche della capacità delle diverse forme di governance di limitare i fallimenti del mercato, le forme democratiche risultano in diverse situazioni più efficienti di quelle basate sulla gerarchia. Anche se esse possono comportare costi specifici di gestione superiori, almeno in teoria, a quelli delle forme gerarchiche”.

Il capitolo successivo tratta il tema dei presunti vantaggi fiscali dei quali le cooperative godrebbero a discapito della collettività. Eddi Fontanari e Carlo Borzaga hanno qui cercato di affrontare il problema partendo dalle caratteristiche delle cooperative e dalla rilevanza quantitativa delle agevolazioni di cui godono. In particolare, è stata considerata l’intera pressione fiscale sia delle cooperative sia delle S.p.A. e non quindi le sole singole imposte che poi di fatto sono solitamente ridotte al prelievo sugli utili non distribuiti ai proprietari. In tale prospettiva emerge che le cooperative italiane hanno più che compensato le agevolazioni godute sul fronte del reddito di impresa attraverso i prelievi subiti sul costo del lavoro. Pertanto, le cooperative si sono trovate a dover far fronte a una pressione fiscale superiore a quella delle S.p.A.

Il capitolo 5, redatto da Chiara Carini e Sara Depedri, affronta il tema del lavoro nelle cooperative e in particolare se questo può essere considerato di serie b rispetto a quello nelle imprese di capitali. Le autrici con onestà intellettuale hanno messo in evidenza il tema delle false cooperative e di come queste ultime negli anni più recenti abbiano contribuito a far crescere tra la collettività la credenza che le imprese cooperative offrono posizioni di lavoro precarie e sotto retribuite. Il capitolo risponde a tale falsificazione attraverso la presentazione e l’analisi di dati Istat contenuti in un Rapporto sulla cooperazione italiana curato da Euricse. Tali dati mostrano che le condizioni di lavoro praticate nelle cooperative italiane, benché talvolta diverse sotto alcuni aspetti, sono uguali, e in alcuni casi, perfino migliori di quelle delle imprese tradizionali o delle pubbliche amministrazioni.

“Imprese vere o sussidiate da denari pubblici?”, così si intitola il capitolo curato da Giulia Galera allo scopo di affrontare il tema della gestione dei servizi di interesse pubblico o di interesse generale da parte delle cooperative. Infatti, negli ultimi decenni, si è andato affermando sempre di più il peso delle cooperative nell’erogazione di questa tipologia di servizi ed attività. Tuttavia, a tale evidenza è stata affiancata l’etichetta che tale sviluppo è stato reso possibile per un demerito o disimpegno del pubblico, piuttosto che per una capacita delle cooperative di far fronte ai bisogni emergenti della collettività. A tale problematica Galera risponde mettendo in luce come lo sviluppo della cooperazione italiana sia avvenuto principalmente grazie ad un approccio proveniente dal basso, cioè dalla società civile, piuttosto che per un merito del pubblico, il così detto approccio top down.

Il capitolo 7 presenta il recente fenomeno dei worker buyouts, cioè i lavoratori che diventano proprietari della propria azienda attraverso una forma di cooperativa per evitare il fallimento di questa. Chiara Carini, l’autrice di questa parte, presenta una serie di dati che mettono in luce come le cooperative italiane negli ultimi anni della crisi abbiano mantenuto il più possibile inalterati i livelli occupazionali e gestito la crisi al proprio interno senza scaricare tali oneri sulle finanze pubbliche attraverso, per esempio, il ricorso agli ammortizzatori sociali, diversamente da come hanno fatto le imprese tradizionali.

Il capitolo 8 è stato curato da Jacopo Sforzi sul tema delle imprese di comunità, su cui l’autore è uno dei massimi esperti in Italia. Il capitolo mette in luce come la natura giuridica delle cooperative abbia facilitato l'intercettazione da parte di queste dei bisogni delle persone all’interno di un contesto territoriale.

Il capitolo 9 è stato – a firma di Riccardo Bodini, Gianluca Salvatori e Flaviano Zandonai – affronta il tema della sharing economy. L’emergere delle piattaforme digitali ha fatto credere che tali tecnologie potessero essere gestite con l’adozione di modelli di servizio ispirati al principio della condivisione. Diversamente gli autori hanno messo in luce come questo non sia accaduto per il verificarsi di monopoli che hanno concentrato capitali a discapito della collettività.

Ivana Catturani e Silvio Goglio nel capitolo 10 hanno affrontato il tema delle banche di credito cooperativo (BCC) per confutare l’ultimo luogo comune presentato, ossia che le BCC sarebbero incapaci di rispondere alle esigenze dei clienti maggiori perché rette da una governance inadeguata. Gli autori rispondono non mancando di fare anche pertinenti critiche al mondo delle BCC (“rischio di paternalismo, non professionalità o burocratizzazione”, pag. 155), ma mettendo in evidenza quanto queste svolgano il fondamentale ruolo all’interno del sistema economico e sociale italiano di promuovere un'economia dove il valore deriva principalmente della relazione perché le BCC non si limitano a calcolare il solo valore economico quantificabile. In altre parole, attraverso le banche di credito cooperativo la finanza può tornare ad essere al servizio della collettività.

Per ultimo è giusto ricordare ed evidenziare il gruppo di autori che ha contribuito alla stesura del volume. Infatti, questi, coordinati dal professor Carlo Borzaga (già professore ordinario presso l'Università degli Studi di Trento e presidente di Euricse), sono tutti ricercatori o collaboratori di Euricse, uno dei più grandi centri a livello internazionale sullo studio della cooperazione nelle sue varie forme, da quella sociale a quella tradizionale. Se qualcuno poteva ancora avere dei dubbi sulla lettura di questo bel volume quest'ultimo aspetto di internazionalità e scientificità dovrebbe aver confutato ogni rimanente e possibile resistenza. Per tutte queste ragioni si consiglia la lettura di questo libro, sia per un pubblico esperto che non specializzato sul tema, perché la lettura è piana e piacevole.

DOI: 10.7425/IS.2021.02.11

 

 

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