Peter Utting (a cura di) (2015), Social and Solidarity Economy. Beyond the Fringe, Just Sustainabilities, Zed Books, London.
Il volume collettaneo curato da Peter Utting – con il contributo di Suzanne Bergeron, Stephen Healy, Carina Millstone, Bénédicte Fonteneau, Georgina Gómez, Marguerite Mendell, Paul Nelson, John-Justin McMurtry, Cecilia Rossel, Abhijit Ghosh, Ananya Mukherjee-Reed, Jean-Louis Laville, Justine Nannyonjo, Bina Agarwal, Béatrice Alain, Cristina Grasseni, Francesca Forno, Silvana Signori, Darryl Reed, Roldan Muradian, José Luis Coraggio, and Milford Bateman – analizza criticamente il vasto e diversificato campo d’azione dell’economia sociale e solidale ponendo attenzione, in particolare, alle sue determinanti e alle sue sfide. A differenza di altri contributi, al volume va riconosciuto il merito di adottare un approccio non ideologico, incline a far emergere tensioni e contraddizioni insite nei processi di crescita ed espansione dell’economia sociale e solidale. Si tratta quindi di una lettura fondamentale per coloro che sono interessati a comprendere le crescenti dinamiche dal basso che vedono protagonisti gruppi di cittadini interessati a promuovere un’economia più inclusiva e democratica. Il volume è quindi rivolto ad una pluralità di lettori tra cui operatori del settore della cooperazione internazionale, ricercatori, attivisti e policy maker.
Il concetto a cui gli autori fanno riferimento ha il pregio di collegare le più convenzionali nozioni di “impresa”, “imprenditorialità” e “protezione sociale” a concetti che hanno in sé una maggiore portata di cambiamento: diritti, eguaglianza, cittadinanza attiva, etica, solidarietà ed emancipazione (sociale, ambientale e distributiva). Di qui, il forte orientamento a favore di una giustizia sociale dell’economia sociale e solidale, che non ricomprende soltanto le organizzazioni appartenenti tradizionalmente all’“economia sociale” o al “terzo settore”, come le cooperative, le mutue e le organizzazioni non-governative, ma anche una miriade di gruppi di auto muto aiuto che spaziano dall’organizzazione di produzione di beni e servizi (reti di commercio equo e solidale, e altre tipologie di gruppi di acquisto solidale) alle associazioni dei lavoratori dell’economia informale, alle imprese sociali di più recente costituzione, fino alle monete complementari e ad alcune tipologie di crowdfunding digitale.
Le caratteristiche fondanti che accomunano le organizzazioni dell’economia sociale e solidale sono la priorità assegnata a obiettivi sociali e spesso ambientali, l’importanza data ad aspetti che hanno a che fare con l’etica e il ripensamento delle pratiche economiche al fine di promuovere l’autogestione democratica e la cittadinanza attiva. In sostanza, a differenza di altri concetti comunemente usati in letteratura, l’economia sociale e solidale integra obiettivi economici, sociali, ambientali e culturali con la dimensione politica insita nei modelli di governance partecipati e inclusivi che la contraddistinguono.
La domanda di ricerca a cui gli autori cercano di dare risposta, attraverso analisi teoriche e empiriche, è a quali condizioni l’economia sociale e solidale può crescere dimensionalmente o espandersi orizzontalmente a livello territoriale, mantenendo integri i propri valori e obiettivi. Più specificamente, la prima parte del volume è dedicata ad analizzare come il significato e le linee evolutive dell’economia sociale e solidale siano stati influenzati dai cambiamenti istituzionali, dall’evoluzione dei rapporti tra stato, mercato e società civile e dalle diverse correnti filosofiche e ideologiche, che si sono via via affermate nel corso degli ultimi due secoli. Ripercorrendo la storia dell’economia sociale e solidale vengono individuate alcune fasi di sviluppo, che ne spiegano l’altalenante percorso evolutivo. Dalla nascita all’inizio del diciannovesimo secolo di numerose iniziative solidali per mezzo di forme associative volte a promuovere l’empowerment economico e politico attraverso l’azione collettiva si è passati alla solidarietà filantropica finalizzata a ridurre la povertà attraverso donazioni individuali, quindi all’affermarsi del modello stato-mercato che ha sostanzialmente relegato il mondo associativo a svolgere un ruolo marginale, fino ad una rivitalizzazione della solidarietà collettiva a seguito dei movimenti sociali degli anni ‘70, precursori di una nuova mobilitazione dal basso. Nel libro viene inoltre dedicato ampio spazio alle relazioni instaurate dalle organizzazioni dell’economia sociale e solidale con le agenzie pubbliche, sottolineando il ruolo chiave svolto dalle politiche, dagli interventi normativi e dai programmi pubblici a sostegno dell’economia sociale e solidale nel garantirne la stabilità, evidenziando altresì i rischi connessi all’integrazione nelle politiche pubbliche delle organizzazioni che ne fanno parte. Di qui l’importanza della co-definizione delle politiche da parte delle organizzazioni dell’economia sociale e solidale, richiamata da numerosi autori nell’ottica di una individuazione dei bisogni da perseguire, delle risorse a cui attingere e delle priorità degli interventi da realizzare, che deve riflettere l’interesse e le dotazioni della collettività.
La seconda parte del volume, attraverso casi studio riguardanti organizzazioni che operano in una pluralità di settori e paesi del Nord e soprattutto del Sud del mondo, analizza le diverse dimensioni – orizzontale, verticale e multisettoriale – dei processi di espansione e crescita dell’economia sociale e solidale, soffermandosi ulteriormente sulle relative opportunità e criticità. I casi selezionati consentono di analizzare le tensioni che contraddistinguono molte iniziative dell’economia sociale e solidale nel momento in cui iniziative di piccole dimensioni, incentrate su scambi personali, rapporti fiduciari e di reciprocità a livello locale, lasciano il posto a interventi impersonali di grandi dimensioni.
Si tratta quindi di un volume estremamente attuale che riporta al centro del dibattito temi spesso trascurati dalla letteratura dominante, come in particolare il ruolo e i limiti della partecipazione e della mobilitazione collettiva nella costruzione di un nuovo modello di sviluppo che sia al contempo più equo e sostenibile per il nostro pianeta.
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