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ISSN 2282-1694
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Numero 2 / 2025

Intervista

Sostenere le imprese sociali giovanili: il punto di vista della filantropia

Mirella Maturo, Sandra Aloia, Anna Brugnara, Camilla Desideri, Daniela Gregnanin, Daniele Messina, Eugenio Giordano Orsini, Niccolò Romano

Mirella Maturo dialoga con Camilla Desideri di Fondazione con il Sud, Daniele Messina e Niccolò Romano di Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Eugenio Giordano Orsini e Anna Brugnara della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Sandra Aloia e Daniela Gregnanin della Fondazione Compagnia di San Paolo.

 

Le fondazioni dispongono di un importante osservatorio su come i giovani vedono e interpretano l’impresa sociale. Talvolta promuovono iniziative specifiche di sostegno a favore delle imprese sociali giovanili o comunque incontrano giovani aspiranti imprenditori sociali che si propongono con i loro progetti o, ancora, per preparare al meglio tali iniziative di sostegno, possono dare vita a studi e ricerche per comprendere le specificità del mondo giovanile. In ogni caso, è probabile che un gruppo di giovani che vogliono dare vita ad una impresa sociale si rivolga alle fondazioni per avere un sostegno economico, formativo, relativo al networking, ecc.; e che dunque le fondazioni ricavino una loro immagine di questo spaccato del mondo giovanile. Impresa Sociale ha intervistato i rappresentanti di quattro fondazioni italiane raccogliendo il loro punto di vista su come i giovani vedono l’impresa sociale, sulle caratteristiche delle imprese sociali promosse da giovani, sulle strategie per sostenerle e sui punti di forza e le criticità che i giovani incontrano in queste iniziative.


1) Giovani e impresa sociale: dal vostro punto di vista, i e le giovani come vedono l’impresa sociale? Cosa li attrae e cosa li respinge?

Fondazione Caritro. Fondazione Caritro, come Fondazione di origine bancaria che persegue scopi di utilità sociale e sviluppo economico, incontra e dialoga nelle sue attività anche con il Terzo Settore e le Imprese sociali. È socia fondatrice di Euricse e sostenitrice fino dalle prime edizioni del Master in Gestione delle imprese sociali ed è stata parte attiva alla riscrittura partecipata del Manifesto dell’impresa sociale per le nuove generazioni. Dal nostro osservatorio di Fondazione non possiamo non notare la rinnovata relazione che i giovani hanno con il lavoro: cercano un equilibrio diverso tra vita personale e professionale, ma anche un impiego che consenta loro di esprimere sé stessi, di posizionarsi su dei valori che stanno loro a cuore e di contribuire a un cambiamento positivo. L’impresa sociale risponde a questa esigenza e diventa quindi spazio dove il lavoro assume un significato più profondo, connesso all’aggancio valoriale e alla partecipazione attiva. Tuttavia, vi è un tema di precarietà lavorativa che riguarda e ha riguardato anche il settore sociale aggiunta alla fatica dei contratti collettivi ad aggiornarsi, che spesso scoraggia una generazione che si dimostra più esigente riguardo la qualità del lavoro e della vita lavorativa. Ma non solo, i giovani chiedono la possibilità di prendersi più spazio, di vivere organigrammi più orizzontali, di vedere ridotti i tempi di crescita. In questo clima di negoziazione generazione, la Fondazione ha deciso di investire sui processi organizzativi e sulla strategia di queste organizzazioni, con la convinzione di renderle più solide e attrattive anche per i nuovi lavoratori.  Ad esempio, l’iniziativa “tra dire e il fare” è nata proprio per sostenere le imprese sociali e culturali nella creazione di piani strategici triennali: percorsi che sono delle vere e proprie occasioni per riflettere su scelte strategiche, gestionali e organizzative.

Fondazione Con il Sud. L’impresa sociale rappresenta per molti giovani un’opportunità concreta per coniugare valori etici, impegno civico e dimensione imprenditoriale. Offre la possibilità di lavorare su temi a forte impatto sociale – come l’ambiente, l’inclusione, la rigenerazione urbana e la valorizzazione culturale – senza rinunciare alla propria realizzazione personale e lavorativa. L’idea di “mettersi in gioco” con il proprio lavoro, contribuendo a costruire modelli economici più equi e sostenibili, è spesso una motivazione profonda. Questa attrattiva risulta particolarmente rilevante nel contesto del Sud Italia, dove i giovani si confrontano quotidianamente con una carenza strutturale di opportunità occupazionali, alti tassi di disoccupazione giovanile e fenomeni di spopolamento. In questo scenario, nella nostra esperienza, l’impresa sociale può essere percepita come uno strumento per rimanere e “resistere” nei propri territori, generando sviluppo locale e ricucendo legami sociali. Un esempio virtuoso che abbiamo sostenuto è quello della cooperativa sociale La Paranza di Napoli, nata nel 2006 da cinque giovani nel Rione Sanità che attraverso la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale (a partire dalle Catacombe di San Gennaro), che oggi offre occupazione ad oltre 60 giovani del territorio. Non mancano, tuttavia, gli elementi che possono scoraggiare i giovani dall’intraprendere un percorso imprenditoriale in ambito sociale. Tra i principali ostacoli vi è una scarsa consapevolezza del significato reale dell’impresa sociale e delle sue potenzialità, spesso percepita come un’attività a basso impatto economico o troppo legata a logiche di volontariato in senso stretto. È fondamentale invece lavorare sull’idea imprenditoriale per verificarne la cantierabilità e la sostenibilità nel lungo periodo, rafforzando le competenze formative dei giovani per affrontare sfide imprenditoriali.

Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Dall’esperienza della Fondazione Monte dei Paschi di Siena si può affermare che spesso nel mondo giovanile non c’è una conoscenza approfondita di cosa implichi, in generale, fare impresa, dato che la scuola e la formazione universitaria sono spesso molto più teoriche che pratiche. Da questo assunto nasce la volontà di assistere i giovani e le giovani nel maturare una maggiore consapevolezza sull’impresa, attraverso i corsi imprenditorialità promossi con il programma IKIGAI. Relativamente all’impresa sociale, trattandosi di una specie del genus impresa, la conoscenza è ancora meno sviluppata e la scelta del veicolo societario è spesso affidata a scelte non ponderate opportunamente od a consigli e suggerimenti da parte di professionisti senza specifiche competenze. Purtuttavia, nel caso in cui ci sia la comprensione del modello dell’impresa sociale, sono spesso significativi e determinanti il trasporto valoriale, la volontà di impattare socialmente e la convinzione di operare nell’interesse generale da parte delle nuove generazioni.

Fondazione Compagnia di San Paolo. Dal nostro punto di osservazione, i e le giovani guardano all’impresa sociale con uno sguardo duplice: da un lato la percepiscono come un luogo possibile di coerenza tra valori personali e lavoro, dall’altro la avvertono talvolta come una forma organizzativa poco conosciuta e attrattiva. Ciò che li attrae è la possibilità di produrre impatto sociale tangibile, lavorando in modo collettivo su sfide ambientali, sociali o culturali che sentono urgenti. Molti giovani sono mossi da un forte desiderio di “fare la differenza”, e l’impresa sociale offre uno spazio per coniugare questo impulso con un’attività professionale. La struttura non verticistica dell’organizzazione, che genera soluzioni condivise con modalità partecipative, l’ibridazione tra competenze diverse e l’adozione di linguaggi alternativi a quelli tradizionali del lavoro o del profitto sono ulteriori elementi di attrattività. Invece, ciò che talvolta allontana i giovani dai percorsi professionali nelle imprese sociali sono i compensi, percepiti come non adeguati all’impegno richiesto e alle proprie aspirazioni, i contratti offerti, ritenuti precari e poco tutelanti, e la difficoltà a conciliare vita privata e lavorativa a causa della flessibilità necessaria a garantire un servizio continuativo e di qualità. Inoltre, ciò che talora può respingere è il concetto stesso di “impresa” unita a “sociale”, che non sempre trova riscontro nei linguaggi e nei riferimenti della generazione più giovane. In molti casi, i giovani non si riconoscono in questa etichetta: preferiscono parlare di progetti, iniziative civiche, collettivi, pratiche a impatto, senza necessariamente passare dalla formalizzazione giuridica dell’impresa. Così come intensa e stimolante è la discussione aperta sul grado di democraticità interno alle governance del mondo della promozione sociale rispetto all’impresa sociale.


2) Come nascono le imprese sociali a conduzione giovanile? Che tipo di giovani le promuove? Cosa li muove? Verso quali modelli e quali forme giuridiche si orientano? In che misura la volontà di cambiamento delle persone giovani, che si esprime nelle diverse forme di attivismo, si evolve in impresa sociale?

Fondazione Caritro. Le imprese sociali a conduzione giovanile nascono sempre più spesso come risposte nuove a bisogni sociali, ambientali o territoriali non soddisfatti, configurandosi spesso come un’evoluzione naturale di percorsi di attivismo, volontariato o esperienze associative. Accanto alle forme più tradizionali come le cooperative sociali — tra cui citiamo l’esperienza de Le Rais, ristorante nella Val di Fiemme — stanno emergendo nuove configurazioni giuridiche e organizzative. Si pensi, ad esempio, alla S.r.l. impresa sociale TuttoVerde, garden/vivaio a Trento, oppure alle collaborazioni tra associazioni di promozione sociale e aziende agricole, come nel progetto Logical Forest per la coltivazione del bambù in Valsugana. Crescono anche le iniziative legate alle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), ambito su cui anche la Fondazione sta investendo con interventi mirati ad accompagnare questi modelli sostenibili e partecipativi. Particolarmente significative sono anche le cooperative di comunità, che si fanno carico della cura dei territori, soprattutto nelle aree interne e montane. Queste esperienze rappresentano veri e propri atti politici di “restanza”, come li definisce Livio Teti, e dimostrano come l’impresa sociale possa nascere dall’incontro tra attivismo civico e bisogni locali. Su questo tema, in Trentino-Alto Adige è stata introdotta nel 2022una legge regionale ad hoc.

Fondazione Con il Sud. Pur non occupandoci specificatamente di imprenditoria sociale a conduzione giovanile, sulla base dell’esperienza maturata attraverso gli oltre 1.800 progetti sostenuti dalla Fondazione con il Sud dal 2006 ad oggi, possiamo affermare che molte imprese sociali giovanili nascono da percorsi di attivismo civico e volontariato. Spesso i giovani che partecipano alle attività promosse dagli ETS si auto-organizzano dando vita a nuove imprese sociali, con l’obiettivo di coniugare occupazione, innovazione sociale e sviluppo dei territori. Proprio nel Sud Italia si registra negli ultimi anni un incremento delle imprese sociali composte da giovani: secondo i dati Censis e Confcooperative (ottobre 2024), il 35,4% dei giovani imprenditori italiani è presente proprio nel Mezzogiorno, contro il 28,5% del Nord Ovest, il 19,4% del Nord Est e il 16,7% del Centro. Un segnale forte che mostra come i giovani del Sud, pur in un contesto spesso sfavorito e più complesso, siano tra i più attivi nel creare nuove forme di impresa, anche a vocazione sociale. Chi promuove queste iniziative sono generalmente giovani con una forte motivazione al cambiamento, sensibili ai temi dell’equità, dell’ambiente, dei diritti. Sono spinti dal desiderio di dare risposte concrete a problemi locali, spesso vissuti in prima persona, e dalla volontà di restare o tornare nei territori di origine, contribuendo attivamente alla loro rigenerazione. Un esempio significativo dell’esperienza della Fondazione è rappresentato dall’edizione 2019 del “Bando Volontariato”, che ha promosso il protagonismo del volontariato e lo sviluppo di pratiche di cittadinanza attiva, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo socioeconomico e culturale delle aree interne del Mezzogiorno. Tra i risultati più rilevanti, l’impegno di un gruppo di giovani attivisti del territorio ha portato, nella Valle del fiume Simeto (provincia di Catania), alla nascita di un’impresa sociale specializzata nell’accompagnamento di processi di sviluppo locale. I modelli più diffusi si orientano verso forme partecipative e cooperative, in particolare cooperative sociali, che meglio si adattano ai principi di inclusione e democrazia economica. Più marginalmente, si riscontra anche l’adozione della forma di società a responsabilità limitata con qualifica di impresa sociale, soprattutto quando la componente tecnologica è più marcata. L’attivismo giovanile evolve in impresa sociale quando, oltre ad un’idea imprenditoriale forte, esiste un ecosistema favorevole, fatto di reti di supporto, spazi di accompagnamento, percorsi di capacity building e accesso a risorse finanziarie dedicate.

Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Se nel panorama delle start up è possibile identificare come elemento determinante nella nascita di una nuova iniziativa imprenditoriale l’idea di prodotto o servizio attualmente non presente sul mercato, nel caso della costituzione di un’impresa sociale la genesi è spesso più complessa e meno lineare; sovente si parte da esperienze di volontariato, di attivismo civico o da azioni di intervento comunitarie che cercano una stabilizzazione in termini operativi, senza perdere al contempo quella spinta di innovazione sociale nell’interesse della comunità. I modelli spesso adottati all’inizio sono quelli più leggeri sotto il profilo giuridico e burocratico – associazioni in primis – per poi trovare una maggiore formalizzazione in cooperative sociali, cooperative di comunità o società a responsabilità limitata. Da un confronto con l’esperienza condotta negli ultimi tre anni con l’incubazione di start-up tradizionali emerge, tuttavia, un elemento che accomuna giovani start-upper e aspiranti imprenditori sociali: il desiderio di fare la differenza, di apportare un cambiamento con la propria idea imprenditoriale.

Fondazione Compagnia di San Paolo. Le imprese sociali a conduzione giovanile nascono spesso in modo non lineare, come esito di percorsi di attivismo civico, culturale o ambientale che si consolidano nel tempo. Non di rado partono come esperienze informali o associative, talvolta persino come progetti personali o collettivi attivati in contesti universitari, laboratori civici o programmi promossi da enti pubblici o fondazioni. È a partire da una presa in carico concreta di un bisogno – nel proprio quartiere, nella propria comunità, nei territori marginali – che alcuni gruppi di giovani iniziano a sperimentare modelli più strutturati di azione. I profili dei e delle giovani che promuovono imprese sociali sono variegati: spesso si tratta di persone con background culturali medio-alti, percorsi formativi ibridi (umanistici, sociali, ambientali) e una forte esposizione a pratiche internazionali di innovazione sociale. A motivarli è il desiderio di essere protagonisti del cambiamento, ma anche quello di costruire un lavoro coerente con la propria visione del mondo, in contesti che riconoscano la soggettività, la flessibilità e il senso collettivo. Sul piano giuridico, molti si orientano verso associazioni, cooperative sociali o start-up innovative a vocazione sociale, cercando formule che bilancino sostenibilità economica, impatto sociale e agilità gestionale. Dal nostro punto di osservazione, la forma della S.r.l. con qualifica di impresa sociale viene scelta con meno frequenza, anche per una scarsa conoscenza di questo tipo di opportunità. In molti casi, quindi, l’impresa sociale non è l’esito naturale dell’attivismo giovanile, ma una sua possibile evoluzione – che richiede però condizioni favorevoli: un contesto che accompagni, che alleggerisca la burocrazia, che favorisca la connessione tra idealità e strumenti operativi. Solo in queste condizioni la volontà di cambiamento può tradursi in organizzazioni stabili, con una missione sociale forte e una governance sostenibile.


3) La vostra Fondazione ha attuato o sta pensando di attuare misure volte a sostenere l’imprenditorialità sociale dei giovani? A quali iniziative vi rivolgete? Con quali strumenti le sostenete?

Fondazione Caritro. L’investimento nella crescita di competenze dei giovani viene ritenuto dalla Fondazione un ambito traversale rispetto ai settori di intervento della ricerca, istruzione, cultura e sociale, e questo va nella direzione della promozione della cultura dell’imprenditorialità, anche sociale. Di seguito vengono citati alcuni interventi che possono rappresentare un sostegno iniziative di imprenditorialità sociale giovanile:

  • Accompagnami: accompagnamento per lo sviluppo di nuove attività o progetti proposti da imprese sociali; oltre all’azione di consulenza, alle imprese sociali vengono affiancati giovani studenti e studentesse o neolaureati e neolaureate per arricchire il percorso con i loro stimoli e visioni. Il coinvolgimento è anche utile ad avvicinarli alle imprese sociali e molte delle persone coinvolte in questi primi quattro anni di iniziativa ad oggi lavorano nel Terzo Settore.
  • GIC-giovani idee per la comunità: bando rivolto ad associazioni giovanili o gruppi informali e volto a favorire lo sviluppo delle loro idee e progetti. Sostenere il volontariato e l’attivismo giovanile è per la Fondazione la chiave per investire sulla partecipazione, elemento che contraddistingue la vita delle imprese sociali.
  • Impresa in azione: iniziativa per studenti e studentesse degli Istituti di istruzione secondaria superiore e della Formazione Professionale sui temi della cultura dell’imprenditorialità realizzato con JA Italia. Molte delle idee imprenditoriali che emergono da questo progetto si caratterizzano per una significativa impronta sociale e ambientale. Questi percorsi si configurano come un ottimo orientamento ai percorsi di studio e alle professioni.
  • Tra dire e il fare: percorso di accompagnamento dove si attivano consulenza e risorse economiche per lo sviluppo strategico, gestionale e organizzativo delle imprese sociale, culturali e degli Enti del Terzo Settore. Anche questi interventi che rafforzano le competenze e la visione delle organizzazioni sono un supporto all’attrattività e alla sostenibilità del settore.
  • Ufficio Svolta: spazio di progettazione sociale condiviso da Fondazione Caritro, CSV Trentino e Fondazione Trentina per il volontariato sociale rivolto a tutte le persone che vogliono attivarsi e a tutte le organizzazioni del Terzo Settore della Provincia Autonoma di Trento. In particolare, si occupa di supportare la progettazione di alcune progettualità attraverso sportelli di consulenza, accompagna reti alla nascita di progetti, supporta percorsi di amministrazione condivisa, facilita processi con un focus sul protagonismo giovanile.

Fondazione Con il Sud. Tra i principali punti di forza dei giovani imprenditori sociali possiamo citare la creatività, la capacità di leggere i bisogni emergenti, la naturale propensione all’innovazione, l’uso consapevole delle tecnologie e una forse spinta valoriale. Spesso sono portatori di visioni più inclusive, interculturali e sostenibili, proponendo modelli organizzativi nuovi, più aperti alla collaborazione e al coinvolgimento della comunità. Tuttavia, decidere di intraprendere un percorso imprenditoriale – e ancor più in ambito sociale – rappresenta una scelta complessa. Le difficoltà principali riguardano la burocrazia disincentivante, la difficoltà di accesso ai finanziamenti, la mancanza di accompagnamento e formazione imprenditoriale e l’instabilità economica. Per questo motivo, è fondamentale costruire percorsi di accompagnamento forti e inclusivi, orientati alla definizione di piani di impresa solidi, sostenibili e rispondenti ai bisogni dei territori, attraverso formazione mirata, opportunità di networking, presenza di incubatori sociali, attivazione di collaborazioni con enti pubblici e altri attori del terzo settore.  Ed è proprio in questa direzione che si muovono le iniziative e i bandi promossi dalla Fondazione con il Sud, che da anni è impegnata proprio nel favorire percorsi di coesione sociale e buone pratiche di rete per favorire lo sviluppo del Sud Italia.

Fondazione Monte dei Paschi di Siena. La FMPS negli ultimi anni - attraverso il programma IKIGAI, promosso con il partner tecnico Pluriversum S.r.l. - ha cercato di valorizzare le giovani ed i giovani come principale risorsa del territorio; la modalità scelta per farlo è stata quella di prendersene cura attraverso percorsi di accompagnamento personalizzato mediante tutoraggi e la messa a disposizione di risorse economiche finalizzate all’individuazione delle proprie vocazionalità ed aspirazioni personali e professionali. IKIGAI ha quindi sviluppato a beneficio di ragazze e ragazzi (anche con determinate fragilità) percorsi scolastici di orientamento (Ikigai Scuola), di sostegno e finanziamento alla formazione professionalizzante in Italia ed all’estero (Ikigai Talenti) e di accompagnamento alla creazione di impresa (Ikigai Start up). In quest’ultimo ambito, in particolare, è stata promossa, in collaborazione con Euricse, una verticalità focalizzata sul tema dell’economia civile rivolta alle imprese sociali, che ha ibridato i modelli di accompagnamento tipici delle start up con le metriche di valutazione dell’impatto dell’economia sociale. Anche in questo caso il percorso si basa su una forte componente di accompagnamento personalizzato a cui si aggiunge un contributo economico all’impresa.

Fondazione Compagnia di San Paolo. La Compagnia di San Paolo sostiene l’imprenditorialità sociale giovanile attraverso un approccio trasversale che coniuga partecipazione civica, sviluppo locale e innovazione economica. In particolare, le Missioni Partecipazione e Innovazione collaborano per immaginare strumenti capaci di rispondere alla pluralità di forme con cui oggi si esprime l’impegno dei giovani in campo sociale. Un esempio è il programma APICE – Alleanza per l’Imprenditorialità Giovanile nelle Aree Alpine, sviluppato insieme a partner istituzionali e locali. APICE intende promuovere la creazione di nuove imprese da parte di giovani under 35, in territori caratterizzati da spopolamento e fragilità demografica. Il percorso prevede scouting, formazione, affiancamento personalizzato e contributi a fondo perduto per l’avvio delle attività. Inoltre, la Fondazione promuove interventi di venture building sul territorio torinese e genovese, per valorizzare la creatività di giovani talenti e sviluppare idee d’impresa a impatto socio-ambientale, e programmi di incubazione e accelerazione che valorizzino le vocazioni del territorio, in grado di attrarre competenze a livello globale, promuovere lo sviluppo socioeconomico e generare lavoro stabile e dignitoso. Accanto a questi strumenti più strutturati, stiamo lavorando anche su misure di sistema. A breve avvieremo una ricerca coordinata dal Forum Diseguaglianze e Diversità focalizzata sulla presenza dei e delle giovani nella governance degli enti del Terzo Settore, comprese le imprese sociali. L’obiettivo è capire non solo chi partecipa, ma anche chi resta ai margini e perché, per disegnare politiche di supporto più eque e inclusive. Nel prossimo quadriennio, la strategia della Compagnia nel quadro della Missione Innovazione prevede il supporto alla transizione tecnologica nell’economia sociale, con il coinvolgimento attivo dei giovani, e percorsi di formazione su imprenditorialità a impatto sociale e ambientale, propensione al rischio e gestione del fallimento; la strategia della Missione Partecipazione prevede inoltre il rafforzamento di organizzazioni giovanili e percorsi di accompagnamento “leggeri” pensati per intercettare il protagonismo giovanile anche prima che si traduca in forma d’impresa. Crediamo infatti che sostenere l’imprenditorialità sociale significhi prima di tutto creare le condizioni per cui i giovani si sentano autorizzati a pensarsi come agenti di cambiamento economico e sociale.


4) Giovani che creano imprese sociali: quali sono i loro punti di forza? Quali le principali difficoltà che incontrano? Come cercano di superarle?

Fondazione Caritro. Le nuove generazioni che avviano imprese sociali si presentano con una solida preparazione accademica e profili altamente specializzati. Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto a chi, alla fine del secolo scorso, ha dato vita alle prime cooperative sociali in un contesto privo di un riconoscimento normativo e di un ecosistema professionale strutturato. Una delle sfide che questi giovani imprenditori saranno chiamati a incontrare è rappresentata dall’attuazione dell’articolo 55 della Riforma del Terzo Settore, dedicato alla co-progettazione, che richiede un ripensamento del modo in cui il terzo settore guarda al pubblico e il pubblico guarda al terzo settore. Le parti saranno chiamate sempre più a sedersi ai tavoli di co-programmazione e co-progettazione con nuove competenze e visioni. In questo senso, la multidisciplinarietà sarà una condizione necessaria dei team delle nuove imprese sociali che comprendono competenze manageriali, di progettazione, di analisi, ma anche educative, sociali, di comunità, oltre a quelle amministrative, economiche di comunicazione e fundraising. A tutto ciò si aggiunge un contesto segnato da bisogni sempre più complessi, disuguaglianze crescenti e dalla crisi climatica, che impone un ripensamento continuo dei nostri modelli di vita e di lavoro. Come fondazione di origine bancaria, sentiamo la responsabilità di essere un’istituzione attenta: stiamo lavorando per avviare un osservatorio sui bisogni territoriali, con l’obiettivo di costruire interventi capaci di contribuire a rispondere alle sfide del presente e del futuro.

Fondazione Con il Sud. La Fondazione con il Sud, pur non avendo un focus specifico sul tema, sostiene l’imprenditorialità sociale giovanile in modo trasversale su diversi bandi e iniziative, con una particolare attenzione ai percorsi di reinserimento socio-lavorativo di persone in condizioni di fragilità. In molti casi, tali percorsi si concretizzano anche attraverso forme di autoimprenditorialità, spesso promosse e guidate da giovani. Numerosi progetti sostenuti dalla Fondazione, infatti, sono realizzati da organizzazioni composte da giovani che decidono consapevolmente di restare nei propri territori di origine, contribuendo alla loro rigenerazione attraverso iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale, recupero di beni confiscati alla criminalità organizzata e cura di beni comuni. Per i giovani del Sud, queste esperienze rappresentano occasioni concrete per “costruire futuro” nel proprio contesto, attraverso modelli economici alternativi che coniugano impatto sociale e sostenibilità economica. Un’esperienza significativa è quella della cooperativa sociale Verbumcaudo in Sicilia, in cui un gruppo di giovani neolaureati ha risposto ad un bando promosso dal Consorzio Madonita per la Legalità e lo Sviluppo per l’assegnazione di un bene confiscato alla mafia. Si tratta di giovani che hanno scelto di restare e investire nell’entroterra siciliano producendo pasta, legumi, passate, olio e vino. Oggi Verbumcaudo, anche grazie al sostegno della Fondazione con il Sud, è un esempio virtuoso di rigenerazione e impegno civico. Con il contributo di ingegneri, geologi, guide naturalistiche, agronomi, commercialisti e operatori agricoli qualificati, la cooperativa rappresenta un simbolo di riscatto e della tenacia di una generazione che rivendica con determinazione il diritto di vivere e lavorare con dignità nella propria terra. A conferma di questo impegno, la Fondazione ha anche promosso – in collaborazione con Fondazione Finanza Etica – un’iniziativa specifica volta a incentivare il rafforzamento di imprese sociali nel settore turistico, con un focus particolare su giovani e donne. L’obiettivo è promuovere forme di turismo sostenibile e responsabile, capaci di generare impatto sociale ed economico positivo sui territori, valorizzando al contempo le risorse e le identità locali. Il bando, che ha portato alla selezione di 11 programmi di sviluppo proposti da imprese sociali del Sud Italia e all’assegnazione di contributi per 545.000 euro, sta favorendo la promozione di forme di turismo sostenibile e responsabile, capaci di generare impatto sociale ed economico positivo sui territori, valorizzando al contempo le risorse e le identità locali.

Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Creare un’impresa sociale è una sfida complessa, che unisce la difficoltà tipica di ogni azienda di posizionarsi sul mercato in modo profittevole a quella di svolgere, al contempo, attività di utilità sociale e di interesse generale. L’entusiasmo e la dinamicità dei giovani e delle giovani che creano un’impresa sociale sono sicuramente un elemento importante per fare l’impresa; nel caso di quella sociale a queste qualità si uniscono una componente valoriale significativa, una profonda motivazione ed un’attenta comprensione della società, che vanno al di là della ricerca del mero profitto quale obiettivo dell’impresa. Le difficoltà più grandi sono costituite dalla scarsa conoscenza del funzionamento di un’impresa e da un elevato grado di complessità normativa, amministrativa e burocratica, che possono scoraggiare il fondatore; per tale motivo l’accompagnamento ed il tutoraggio dei promotori delle iniziative imprenditoriali, ad opera di professionisti, è importante per sostenerli anche nei momenti più difficili, appoggiandoli nelle scelte societarie e supervisionando il loro operato, sì da correggere e gestire eventuali problemi.

Fondazione Compagnia di San Paolo. I giovani che scelgono di creare imprese sociali portano con sé alcuni tratti distintivi: una forte spinta valoriale, capacità di lavorare in rete, attenzione all’inclusione e alla sostenibilità non solo economica. Si muovono con agilità tra settori e linguaggi, integrano pratiche digitali e partecipative, innovano modelli organizzativi. Molti di loro mostrano una notevole capacità di apprendere facendo, costruendo nel tempo competenze ibride – tecniche e relazionali – spesso più flessibili di quelle proprie di generazioni precedenti. Tuttavia, incontrano ostacoli rilevanti. Il primo riguarda l’accesso alle risorse: capitale economico, ma anche relazioni, spazi, competenze manageriali. Il secondo è la scarsa visibilità dell’impresa sociale come opzione lavorativa: molti giovani la scoprono tardi, o non la associano a un percorso professionale sostenibile. A ciò si aggiunge la complessità burocratica, che rende difficile per realtà giovani e agili trovare forme giuridiche adeguate o accedere a bandi e finanziamenti pubblici. Per affrontare queste difficoltà, i giovani imprenditori e imprenditrici sociali si muovono con creatività: costruiscono alleanze, condividono risorse, si aggregano in reti informali. Cercano accompagnamento nei percorsi promossi da fondazioni o incubatori, sfruttano le opportunità della progettazione europea o dell’economia di piattaforma. Sempre più spesso, cercano di presidiare i territori marginali, dove il valore sociale dell’impresa è più evidente e l’impatto più riconosciuto dalle comunità. Come fondazione, riteniamo sia cruciale investire non solo sul “dopo”, quando l’impresa è nata, ma anche sul “prima”: sulla legittimazione culturale, sull’accesso ai primi strumenti di lavoro, sul rafforzamento di ambienti favorevoli e sull’educazione all’imprenditorialità. Solo così i punti di forza potranno davvero tradursi in nuove economie sociali, capaci di durare nel tempo.

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