In questo contributo mi propongo di esplorare possibili dimensioni di collaborazione tra agenzie culturali e agenzie sociali, e di considerare gli spazi di intervento che possono scaturire dalle molteplici sinergie praticabili. L’ipotesi è che le intersezioni operative determinino uno spazio di welfare socio-culturale, vantaggioso per i diversi soggetti coinvolti. Cosa si intende per welfare socio-culturale? Il welfare socio-culturale è lo spazio di intersezione in cui le competenze e le propensioni delle agenzie culturali e sociali si incontrano, creando nuove opportunità per la cultura e l'inclusione sociale. Il welfare culturale si concentra sull'impatto positivo che le attività culturali (come teatro, musica, lettura, pittura) hanno sul benessere individuale. Il welfare sociale, invece, mira a fornire supporto e inclusione a persone che rischiano l'esclusione. Il welfare socio-culturale si colloca quindi in un punto di incontro tra questi due ambiti. Entrambi mirano all'inclusione di persone che rischiano di essere escluse dalle opportunità e marginalizzate. Questa è un'area di transizione fertile, dove le caratteristiche di entrambi gli ambiti si fondono e creano qualcosa di vitale.
Per entrare nel vivo delle riflessioni è utile una premessa terminologica. Nello sviluppo delle argomentazioni ricorreranno due termini: agenzie culturali e agenzie sociali, utilizzati per identificare attori pubblici, di terzo settore, o privati che operano rispettivamente a) nel campo della cultura: biblioteche, musei, teatri e spazi performativi, cinema, scuole di musica, di canto e di danza, atelier e spazi per le arti visive, pittura, scultura e fotografia, centri culturali e spazi ibridi; o b) in ambito sociale: servizi sociali di base, servizi specialistici socio-sanitari o sanitari, attività tipiche di cooperative sociali, fondazioni, e associazioni di volontariato in ambito sociale, socioeducativo, socioassistenziale e sociosanitario, ad esempio comunità o altre strutture residenziali, centri diurni, centri di aggregazione, interventi presso il domicilio di pazienti fragili quali anziani con limitata autosufficienza o persone con disabilità, interventi sul territorio per l’inclusione ad esempio di giovani o di famiglie, ecc. Si tratta di due elenchi - peraltro non esaustivi - di attori che possono costruire tra loro una infinita varietà di collaborazioni.
Una seconda premessa circoscrive ulteriormente il campo rispetto al quale verranno sviluppate le riflessioni che seguono. In questo articolo, infatti, l’attenzione verrà riservata alle possibili collaborazioni tra biblioteche (pubbliche o autogestite) o musei con agenzie sociali attraverso servizi o progetti promossi da comuni e gestiti da enti di terzo settore. Le esperienze sullo sfondo delle riflessioni si riferiscono a interventi di consulenza direttamente svolti. In particolare segnalo la costruzione partecipata del piano strategico di “CUBI - Culture biblioteche in rete”, allora intersistema bibliotecario e oggi azienda speciale consortile di 60 comuni del territorio ad est di Milano (Agustoni, Cau, Maino 2019 e 2020) che ha previsto collaborazioni tra le biblioteche della rete e le realtà associative di terzo settore presenti nei contesti operativi; la costruzione partecipata (2020-2023) del piano strategico del Multiplo centro culturale, biblioteca e museo diffuso del Comune di Cavriago (Noviello et al., 2023); il percorso di consultazione degli interlocutori promosso dal Comune di Quattro Castella in vista della costruzione di una nuova biblioteca civica (2022-2023); il recente percorso di formazione intervento realizzato per conto della provincia di Sondrio (2024-2025) che ha realizzato tre laboratori di partecipazione, uno dei quali dedicato alla messa a punto delle linee operative di un local hub - spazio rivolto ad adolescenti e giovani - gestito dalla biblioteca e una coprogrammazione territoriale promossa dal Museo Civico di Storia Naturale di Morbegno. Insieme agli interventi di accompagnamento sul campo richiamati, per sviluppare le riflessioni che seguiranno, tengo a riferimento le undici micro-ricerche esplorative sviluppate dalle studentesse e dagli studenti che nell’autunno 2023 hanno frequentato il corso “Costruire progetti e interventi nel welfare locale” proposto nel contesto della laurea magistrale MOVASS - Metodologia, Organizzazione e Valutazione dei Servizi Sociali del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università degli Studi di Trento. In particolare, le micro-ricerche condotte hanno esplorato, esperienze di collaborazione tra otto biblioteche civiche e tre biblioteche autogestite con attori sociali del contesto locale, e hanno messo in luce la pluralità delle possibili collaborazioni volte a valorizzare caratteristiche, sensibilità, propensioni e disponibilità specifiche dei contesti. Tre di queste ricerche conoscitive sono state documentate in altrettanti articoli: Andreatti et al. (2024), Casula et al. (2024); Moiola e Spadetto (2024). Come nell’anno accademico 2023-2024, così nell’anno accademico 2024-2025 (nell’autunno 2024) nell’ambito del corso “Costruire progetti e interventi nel welfare locale” proposto nel contesto della laurea magistrale MOVASS - Metodologia, Organizzazione e Valutazione dei Servizi Sociali del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università degli Studi di Trento sono state condotte micro-ricerche volte a esplorare la collaborazione tra agenzie culturali e agenzie sociali. In questo caso sono state esplorate sei collaborazioni fra musei e agenzie sociali locali, un’esperienza di atelier d’arte civico e sette esperienze collaborative che hanno visto coinvolte biblioteche e attori locali. Tra le esperienze riguardanti biblioteche una era riferita ad una biblioteca di quartiere autogestita da volontarie e volontari, una era riferita alla rete delle biblioteche di condominio promossa dal Comune di Milano e una terza ha considerato un’esperienza di biblioteca vivente promossa a Trento.
Le biblioteche e i musei stanno generando trasformazioni culturali significative, consolidando il loro ruolo di agenti di promozione del welfare socio-culturale. Le esperienze sul campo dialogano con le riflessioni della letteratura, che ha posto – e continua a porre – particolare attenzione alle dinamiche di collaborazione tra agenzie culturali e agenzie sociali (Antoniacomi, 2021). Il dibattito sulle trasformazioni che interessano biblioteche e musei in particolare evidenzia come tali cambiamenti non siano episodi isolati, ma processi in corso, che si diffondono nei diversi contesti di riferimento (Faggiolani, 2022; Anzivino e Caligaris, 2021).
La rappresentazione sociale, intenzionalmente ricercata dalle biblioteche stesse, si evolve: si passa da istituzioni impegnate nella promozione della lettura, ad agenzie di promozione delle molteplici forme e fruizione di proposte culturali. La rappresentazione è dinamica, e si rimodula grazie alle evoluzioni che le biblioteche raggiungono, con tempi e modalità differenti a seconda delle condizioni territoriali e istituzionali (Solimine, 2021), in ragione delle capacità di proporre nuovi approcci e nuove offerte nei contesti operativi specifici (Anzivino e Caligaris, 2021) e delle opportunità generate da collaborazioni territoriali e istituzionali (Agustoni et al., 2019). L’interazione tra pratiche e riflessioni teoriche produce nuove idee, disegna percorsi inediti e stimola visioni non ancora consolidate, ponendo le biblioteche di fronte a nuove sfide, progetti e modalità operative. Il cambiamento delle biblioteche avviene all’interno di una società attraversata da crisi e tensioni di natura sociale e ambientale, a scala sia globale che locale (Agnoli, 2023).
In questo contesto, le biblioteche si configurano progressivamente come infrastrutture di promozione del welfare socio-culturale diffuso e locale (Maino e Maino, 2022), partecipando attivamente alla ridefinizione culturale in corso, anche grazie alla loro presenza capillare sul territorio. Il valore del welfare culturale è stato esplicitato da Cicerchia, Rossi Ghiglione e Seia (2020), che – riprendendo le osservazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – hanno evidenziato l’impatto delle attività culturali, artistiche e creative sulla promozione della salute e del benessere individuale e relazionale, nonché sullo sviluppo di autonomie e capacità di apprendimento e azione nei contesti di vita.
Come le biblioteche, così anche altre iniziative di welfare culturale si rivelano strumenti efficaci nel contrasto alla solitudine, al decadimento personale e alle disuguaglianze, nel rafforzamento della coesione sociale e del capitale sociale, nel sostegno ai processi di invecchiamento attivo e nell’inclusione di persone in condizioni di sofferenza psichica, disabilità o marginalità sociale (Manzoli e Paltrinieri, 2021). Tuttavia, il focus di questa riflessione non è il contributo che le attività culturali offrono alla salute, quanto piuttosto la collaborazione tra agenzie culturali e sociali che scelgono di attivare interlocuzioni e costruire interventi insieme. L’obiettivo è comprendere in che modo queste alleanze possano amplificare la loro capacità di ascolto e di risposta ai bisogni delle comunità. In particolare, ci interroghiamo su come musei, biblioteche e altre agenzie culturali riescano a rappresentare una risorsa per gli interventi sociali e, reciprocamente, su come gli interventi sociali costituiscano un valore per le biblioteche e per altre agenzie culturali. La questione centrale non è (solo) quella di una collaborazione funzionale ad un risultato: si tratta di attivare sinergie capaci di moltiplicare i benefici di costruire un’integrazione mutualmente vantaggiosa.
La figura 1 rappresenta alcune possibili collaborazioni tra agenzie culturali e agenzie sociali. Il diagramma ci restituisce l’idea di una intersezione di comuni interessi e operatività, ma mancano dati e numeri per offrire una dimensione alle collaborazioni, e non emerge l’elemento espansivo che può scaturire dalle collaborazioni attivabili.
L’evoluzione della missione dei musei proposta dall’International Council of Museums (ICOM) è significativa per esplicitare come l’associazione internazionale che rappresenta a livello mondiale musei e agenzie culturali, abbia nell’arco di quindici anni (tra il 2007 e il 2022) ripensato le coordinate di indirizzo generali in una direzione di apertura. Nell’ambito della ventiduesima Assemblea Generale tenutasi nel 2007 a Vienna, ICOM aveva formulato la seguente definizione di museo:
Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali ed immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, e le comunica e specificatamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto.
Nel corso dell’Assemblea Generale straordinaria svoltasi nel 2022 a Praga, la definizione di museo è stata rivista. La nuova definizione di museo, esito di un processo partecipativo che ha coinvolto 126 Comitati nazionali, è questa:
Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano in modo etico e professionale e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze.
L’evoluzione della mission di museo tra il 2007 e il 2022 racconta la trasformazione del ruolo dei musei nelle società contemporanee. Questi gli elementi della nuova definizione che enfatizzano il ruolo dei musei sul piano sociale:
La nuova definizione rappresenta un aggiornamento significativo, che risponde alle trasformazioni globali nel modo di concepire i musei. L'accento sull'inclusione, la sostenibilità, l'etica, e la partecipazione delle comunità segnala un cambiamento di paradigma: il museo non è più solo un luogo di conservazione ed esposizione, ma un attore sociale partecipe nel promuovere la diversità culturale, il dialogo e lo sviluppo sostenibile. Perché l’evoluzione della definizione di museo, della sua missione nella società contemporanea è significativa? Perché segna un’apertura e una disponibilità alla collaborazione, una mentalità che vede la cultura come risorsa per le comunità da sviluppare ricercando sinergie e collaborazioni. Queste prospettive di azione sono fondamentali per le agenzie sociali: per consonanza di intenti e per la reciproca disposizione a sviluppare - nella pluralità di forme che si possono costruire - partnership aperte, trasformative e inclusive.
Le riflessioni di Michel de Certeau (1994) sulla pluralità delle pratiche e dei luoghi di produzione culturale, sul profondo intreccio con le dinamiche sociali e politiche, sui riverberi ideologici, sugli effetti nei contesti di vita, e sulle molteplici interpretazioni delle dimensioni culturali, suggeriscono che non vi siano limiti alle potenziali collaborazioni tra agenzie culturali e sociali. Queste collaborazioni possono assumere forme propositive, critiche, dialettiche, sperimentali, costruttive e trasformative. Se dunque possiamo pensare alla cultura come fermento diffuso, ciò non toglie che si possano tentare di mappare le regioni, gli ambiti di collaborazione tra agenzie culturali e agenzie sociali, per poter poi entrare nelle dinamiche che favoriscono alleanze, nelle condizioni di apertura e di inclusione di diversi soggetti attivi nei contesti di operatività. La figura 2 prova a indicare sei regioni nelle quali musei, biblioteche, teatri, o centri culturali possono immaginare di unire le forze con enti di terzo settore e servizi sociali, socio-educativi o socio-sanitari per animare i contesti di prossimità con iniziative di promozione e coinvolgimento culturale.
Il concetto di welfare socio-culturale si basa sull’integrazione tra politiche culturali e sociali per rispondere ai bisogni della comunità attraverso le opportunità di coinvolgimento e di innovazione che cultura e sociale possono attivare. La collaborazione tra agenzie culturali e agenzie sociali può generare spazi di welfare in cui l’accesso alla cultura diventa uno strumento di inclusione sociale, benessere e partecipazione attiva. Gli ambiti di seguito considerati provano a identificare forme di collaborazioni praticate e praticabili.
Una possibilità per sviluppare sinergie è data dalle molteplici iniziative culturali che agenzie culturali possono promuovere insieme con i servizi alla persona e con enti del terzo settore. In biblioteca, unendo le energie, si possono ospitare incontri formativi, laboratori, attività esperienziali e di scambio di esperienze, conferenze ed eventi. Possono anche essere organizzati laboratori di lettura ad alta voce che vedono protagoniste persone che si incontrano sulla base di interessi comuni, proiezioni e animazioni. Le biblioteche, infatti, non appena intravedono la possibilità di animare i loro spazi con attività culturali, aprono le porte alle collaborazioni, esprimendo la loro vocazione a co-ideare e promuovere eventi che animano la cultura locale e che, di volta in volta, si fanno moltiplicatori di nuovi contatti e nuove progettazioni. Organizzare iniziative come esito di collaborazioni tra agenzie culturali e agenzie sociali significa considerare congiuntamente esigenze specifiche alla ricerca di soluzioni trasformative, mettere a sistema le diverse risorse che gli attori possono proporre: reti di supporto, capacità di attivazione e di ingaggio, idee sfidanti, risorse parziali che messe a fattor comune consentono iniziative di maggiore risonanza. Musei e centri di salute mentale, comunità terapeutiche o servizi per persone con disabilità possono predisporre e realizzare percorsi esperienziali. Esempi significativi sono descritti nelle esperienze del museo MUSE di Trento (Famà et al, 2023) che ha formato figure professionali dedicate, ha attivato percorsi accessibili e inclusivi rivolti a visitatori neurodivergenti, ha predisposto uno Spazio Calmo e ha adottato una guida in Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA). Si tratta di interventi strutturali che mirano a rimuovere le barriere fisiche e cognitive, a creare ambienti accoglienti, agibili, attenti al benessere soggettivo e a promuovere esperienze di fruizione museale di qualità per la varietà di pubblici che accedono al museo. Ulteriori esempi di collaborazione a tutto campo sono stati promossi dalla Galleria Nazionale di Roma con l’obiettivo di coinvolgere giovani (De Stefano, 2023). Dal 2018, la Galleria ha collaborato con l'Accademia di Belle Arti di Roma per creare programmi di mediazione culturale. Questi programmi hanno come obiettivo quello di superare le barriere all'accessibilità e a promuovere un dialogo orizzontale tra i visitatori e l'arte. Progetti specifici includono attività per bambini, adolescenti con fragilità e giovani detenuti, tutti progettati per favorire l'espressione personale e l'apprendimento attraverso l'arte. L'obiettivo generale è rendere l'esperienza museale più inclusiva, significativa e trasformativa per tutti i visitatori. Agenzie culturali insieme a servizi sociali, sanitari e assistenziali possono mettere a punto percorsi coinvolgenti che favoriscono l’inclusione, e trasformano i luoghi della cultura in spazi di relazione, cura e cittadinanza attiva.
In biblioteca, unendo le energie, possono essere ospitati incontri formativi, laboratori, attività esperienziali e di scambio di esperienze, conferenze, eventi a contenuto sociale. Al museo sarebbe possibile organizzare merende conviviali inclusive in occasioni di visite guidate, incontri su temi specifici, attività di divulgazione scientifica o culturale. In collaborazione con agenzie culturali, attente ai temi sociali e ambientali si potrebbero allestire spazi per lo scambio di giochi o di vestiti, oltre che laboratori sul riuso e sul riciclo, utili a promuovere esperienze di economia circolare. Le agenzie culturali, se colgono l’opportunità di animare i loro spazi con attività sociali coerenti con la loro mission culturale, favoriscono collaborazioni, esprimendo così la loro vocazione ad ospitare e mettere a disposizione gli spazi di cui dispongono per eventi che animano la cultura locale e che - di volta in volta - si fanno moltiplicatori di nuovi contatti e di nuove relazioni. La collaborazione può muoversi nei due sensi e non solo su un terreno comune: i servizi alla persona possono sponsorizzare un ciclo di incontri con a tema il viaggio, e la biblioteca può sponsorizzare una serie di incontri rivolti ai genitori che affrontano la transizione da un ciclo scolastico ad un altro o l’utilizzo consapevole dei social dei loro figli. L’aspetto chiave dell’ospitalità e del rilancio reciproco sta proprio nell’identificare l’altra agenzia o le agenzie che collaborano come istituzioni in grado di ospitare, amplificare, rilanciare e legittimare proposte costruite in contesti differenti. Apparente queste forme di sinergie sembrano di livello minimo, mentre proprio perché promuovono il riconoscimento di soggetti e di attività altre da sé, costituiscono forme di connettività sociali che consolidano il capitale sociale dell’ecosistema di azione. L’ambito sociale può proporre un ciclo di incontri di programmazione nel museo locale, la residenza per anziani può ospitare nel suo auditorium le prove e la realizzazione di uno spettacolo teatrale, e, in ultimo, nelle salette della biblioteca si possono svolgere incontri protetti (Maino, 2020). I musei possono ospitare attività di educazione alla salute e alla legalità, in collaborazione con servizi sociosanitari e centri per il contrasto alla violenza di genere. Le scuole di musica possono collaborare con i servizi per l’infanzia e le famiglie, offrendo percorsi musicali per genitori e bambini in situazioni di difficoltà. I centri culturali possono ospitare sportelli di ascolto, mediazione culturale e alfabetizzazione digitale, in collaborazione con cooperative sociali e associazioni di volontariato. Allo stesso tempo, gli spazi sociali possono ospitare attività culturali, portando teatro, musica, arte e lettura in comunità residenziali, ospedali o in carcere. Aprire gli spazi culturali alle agenzie sociali e viceversa, attivare reciproche ospitalità permette di costruire ponti tra mondi diversi, valorizzando gli spazi culturali come luoghi di welfare e gli spazi sociali come contesti di produzione culturale.
Le agenzie culturali rappresentano una risorsa strategica per accogliere persone che necessitano di opportunità per sperimentarsi, avviare o riprendere un percorso lavorativo, sviluppare competenze e mettere alla prova le proprie attitudini. Biblioteche, musei, teatri e altri spazi culturali offrono contesti concreti in cui esperienze di tirocinio o di inserimenti al lavoro possono realizzarsi, contribuendo alla abilitazione individuale. Possono accogliere persone coinvolte in misure alternative alla detenzione, soggetti in condizione di fragilità che necessitano di tirocini formativi, o individui impegnati in percorsi di reinserimento lavorativo e attività di utilità sociale. Oltre a facilitare l’accesso al mondo del lavoro, questi spazi culturali giocano anche un ruolo attivo nella costruzione della coesione sociale e della cittadinanza attiva. Le agenzie culturali possono diventare spazi di formazione e inserimento lavorativo per persone seguite dai servizi sociali, contribuendo a rafforzare l’empowerment personale e professionale. Alcuni esempi concreti includono: tirocini in musei e teatri per persone in percorsi di reinserimento lavorativo; borse lavoro nei centri culturali per giovani in uscita da percorsi di tutela (ad esempio, ex minori stranieri non accompagnati, ex detenuti, vittime di tratta); volontariato nei festival, nelle biblioteche e negli eventi culturali per persone con fragilità sociali. Queste esperienze non solo favoriscono l’autonomia e l’inserimento professionale, ma creano anche opportunità di partecipazione attiva, trasformando gli spazi culturali in vere e proprie infrastrutture di welfare socio-culturale. Parallelamente, le biblioteche rappresentano anche un luogo privilegiato per il volontariato, offrendo occasioni per sviluppare interessi, acquisire nuove competenze e contribuire alla vita della comunità. In questo senso, esse costituiscono un punto di raccordo fondamentale tra politiche culturali e servizi alla persona, promuovendo percorsi di accompagnamento al lavoro.
Le agenzie culturali e sociali possono unire le forze per portare attività culturali nei luoghi della comunità, favorendo la partecipazione e la coesione sociale (Rasetti, 2017). Questo significa diffondere cultura e welfare negli spazi pubblici attraverso partnership che valorizzino temi di comune interesse. La diffusione sarà poi amplificata dall’impegno congiunto nel sollecitare riflessioni, stimolare il confronto, sorprendere, provocare, ricordare e proporre nuove prospettive su questioni rilevanti per la società. L’obiettivo è creare spazi di partecipazione accessibili e inclusivi. Esempi concreti di questa sinergia includono la realizzazione di giornate culturali, festival tematici, rassegne di cinema e teatro, eventi su tematiche sociali, maratone di lettura, passeggiate esplorative, concerti e letture animate in contesti con forte valenza sociale, come case di riposo, ospedali, carceri, sedi istituzionali e servizi pubblici. Un esempio emblematico di questa trasformazione è il ruolo delle biblioteche: da semplici contenitori di attività, possono diventare promotrici attive di iniziative territoriali, direttamente o in collaborazione con altre agenzie locali. Il patrocinio della biblioteca, il suo logo e la sua presenza simbolica conferiscono credibilità e rilevanza alle iniziative proposte alla comunità. Questo effetto di riconoscibilità si amplifica quando le attività vengono ideate e realizzate in modo collaborativo, rafforzando la loro efficacia e il loro impatto. La collaborazione tra agenzie culturali e sociali non solo conferisce maggiore rilievo alle iniziative, ma esplicita una linea d’azione propositiva e inclusiva. La co-promozione di eventi in spazi pubblici, commerciali e frazioni cittadine, o nell’ambito di feste ed eventi già esistenti trasmette un chiaro messaggio di impegno congiunto per la comunità. Seguendo questo approccio, si osserva che servizi e progetti innovativi nascono dal dialogo e dalla convergenza tra istituzioni, terzo settore e privato. Tale visione trasforma la cultura in uno strumento di resilienza sociale, capace di richiamare attenzione, stimolare riflessione, e creare connessioni tra temi e persone. Attraverso un lavoro congiunto, le agenzie culturali e sociali possono promuovere modelli di relazione basati sulla conoscenza, sul rispetto e sul riconoscimento reciproco, affrontando temi cruciali come la promozione della salute, l’inclusione delle diversità e il valore della cultura come diritto e motore di cambiamento sociale. Portare cultura e welfare fuori dagli spazi tradizionali e attraversare i luoghi pubblici significa interpellare la società e aprire nuovi cantieri di cittadinanza attiva. Il welfare socio-culturale rappresenta una sfida e un’opportunità per costruire comunità più inclusive, solidali e partecipative.
Le istituzioni culturali hanno un potenziale ancora in parte inesplorato nel diventare infrastrutture di welfare socio-culturale, capaci di rispondere alle esigenze delle comunità locali non solo come spazi di fruizione e produzione culturale, ma anche come centri di aggregazione e inclusione. Biblioteche, teatri, musei e centri culturali possono ospitare servizi alla persona, promuovere percorsi di cittadinanza attiva e diventare punti di riferimento per chi opera nei settori del sociale e dell’educazione. La capacità di attivare le rispettive reti costituisce una risorsa reciproca e per i contesti in cui agenzie sociali e culturali promuovono alleanze. Così, se un progetto sociale co-promosso da servizi alla persona o da una rete di cooperative sociali con obiettivi di prevenzione ha intavolato relazioni costruttive con le associazioni sportive del territorio, potrebbe mettere a disposizione questo capitale di fiducia per nuovi progetti, che vedono in campo una rete di biblioteche interessate a proporre iniziative culturali su temi sportivi. Allo stesso modo una rete di scuole di musica potrebbe avere interesse ad attivare progetti di inclusione lavorando con un network di associazioni di volontariato e con un circuito di musei per promuovere opportunità di ascolto e di pratica musicale nella natura e con una rete di parchi per realizzare tale attività. Le connessioni si estendono in una logica di sistema e nascono partnership capaci di collegare proposte di tutela del paesaggio con la promozione turistica, o incontri tra abitanti che vivono e lavorano in diverse parti del mondo con iniziative di promozione dell’arte. Questi esempi mostrano come le collaborazioni tra agenzie culturali e sociali possono dare vita a reti territoriali per il welfare socio-culturale.
La collaborazione tra agenzie culturali e agenzie sociali è più efficace se non si limita alla realizzazione di singole iniziative, ma se si traduce in un percorso strutturato di coprogrammazione delle politiche locali. Il welfare socio-culturale, infatti, può costituire un indirizzo strategico per l’integrazione delle politiche pubbliche, superando la tradizionale separazione tra l’ambito culturale e quello sociale, e favorendo l’elaborazione di strategie territoriali più efficaci.
Nella programmazione dello sviluppo locale, le agenzie culturali – biblioteche, teatri, musei, centri culturali, scuole di musica – e le agenzie sociali – servizi sociali, cooperative, associazioni di volontariato, altri enti del terzo settore – dovrebbero poter dialogare per immaginare iniziative capaci di connettere le rispettive competenze e risorse. Un approccio integrato permette di sviluppare azioni più incisive, in cui la cultura diventa uno strumento di inclusione e partecipazione sociale, e il sociale arricchisce la progettazione culturale con nuove prospettive e bisogni emergenti dalla comunità.
Forme di coprogrammazione costituiscono un'opportunità per far convergere esperienze e progettualità, rafforzando il legame tra cultura e coesione sociale. Per le biblioteche e i servizi sociali, ad esempio, significa creare spazi di confronto in cui le rispettive linee di intervento possano essere armonizzate per rispondere in modo più efficace ai bisogni del territorio. La stessa logica si applica a musei, teatri e centri culturali, che possono diventare laboratori di welfare socio-culturale attraverso il coinvolgimento attivo di operatori sociali e reti associative.
Affinché la coprogrammazione tra agenzie culturali e sociali sia efficace, è necessario dotarsi di impianti di governance collaborativa che favoriscano il dialogo tra settori diversi e permettano la condivisione di risorse e competenze. Le politiche culturali e sociali beneficiano convergenze in grado di costruire piani operativi coordinati e sostenibili. Un elemento chiave in questo processo è il ruolo delle amministrazioni e dei servizi pubblici e degli enti del terzo settore: coinvolgere questi soggetti nel disegnare insieme le strategie territoriali permette di definire progettualità non solo più efficaci, ma anche più rispondenti alle esigenze delle comunità.
Dal punto di vista operativo, la coprogrammazione tra agenzie culturali e sociali può avere poi come esiti operativi accordi fondati su strumenti amministrativi come i patti di collaborazione e la coprogettazione. Si tratta di approcci che promuovono una logica di corresponsabilità nella definizione delle politiche locali. Le biblioteche, ad esempio, possono entrare nei piani di sviluppo delle politiche sociali attraverso accordi con i servizi per l’inclusione e l’integrazione, mentre i teatri e i musei possono collaborare con enti del terzo settore per sviluppare progetti di partecipazione culturale rivolti a categorie fragili.
Ricercare sinergie consente di ottimizzare le risorse e amplificare l’impatto delle azioni. In un contesto in cui le amministrazioni locali devono affrontare vincoli di bilancio e una crescente domanda di servizi, investire in forme di collaborazione intersettoriale diventa una strategia per rendere più efficaci le politiche pubbliche contenendo i costi e ottimizzando le risorse disponibili. Un modello di sviluppo locale che integri cultura e sociale non si limita a migliorare l’offerta di servizi, ma contribuisce a rafforzare la coesione territoriale, a stimolare la partecipazione attiva dei cittadini e a favorire la rigenerazione di spazi e luoghi in un’ottica di utilità pubblica.
Le politiche di sviluppo locale dovrebbero quindi incorporare le dimensioni sociale e culturale, riconoscendo che l’integrazione tra questi due ambiti rappresenta un'opportunità per il contesto territoriale. In questo scenario, è essenziale che le istituzioni culturali e sociali lavorino insieme per identificare strategie di collaborazione durature, capaci di trasformare sperimentazioni in modelli consolidati. La coprogrammazione deve essere intesa come un processo dinamico, in cui le diverse competenze e sensibilità si incontrano per costruire linee di intervento. Promuovere il welfare socio-culturale all’interno delle politiche di sviluppo locale significa riconoscere che la cultura e il sociale non sono ambiti separati ma dimensioni integrabili.
Sono quattro i principali fattori che favoriscono le sinergie tra agenzie culturali e agenzie sociali:(1) l'impegno a promuovere l’accessibilità; (2) la cura nell’assicurare l’agibilità; (3) la capacità di proporre spazi e attività creative; e (4) lo sforzo nello sviluppare collaborazioni significative. Questi quattro indirizzi operativi contribuiscono a rendere la cittadinanza un’esperienza più inclusiva e partecipativa.
Accessibilità. Il tema dell’accessibilità accomuna l’intenzionalità operativa di biblioteche e musei con quella di servizi alla persona e di organizzazioni con finalità di intervento e promozione sociale, costituendo una sfida concreta, costantemente presente nella progettazione e nella realizzazione di proposte, iniziative e attività culturali. Le biblioteche e i musei affrontano le questioni connesse all’accessibilità con alcuni focus principali: l’accessibilità all’informazione, l’accessibilità agli spazi e l’accessibilità alla conoscenza (Ciaccheri e Fornasari, 2022). Parallelamente, i servizi alla persona lavorano per garantire opportunità di accesso ad attività fruibili per le persone che si trovano in condizioni di fragilità, marginalità o isolamento sociale (Brunelli e Di Pasquale, 2022). Questa convergenza di intenti fa dell’accessibilità un terreno naturale di alleanza tra agenzie culturali e agenzie sociali. Per le biblioteche e i musei, l’accessibilità rappresenta un principio operativo guida che si traduce nella cura nell’ideare e nel comunicare le proposte culturali, nell’eliminazione di barriere fisiche (e nell’attenzione ai pregiudizi in agguato), nella promozione della diversità e dell’inclusione. Contemporaneamente per gli attori sociali, l’accessibilità è un obiettivo prioritario che orienta la costruzione di interventi a misura delle diverse necessità delle persone che vivono nella comunità. Le declinazioni dell’accessibilità sono molteplici: la cura per l’accessibilità fisica con la creazione di spazi inclusivi, ambienti adatti, attività realizzabili da tutte le persone; la cura per l'accessibilità linguistica e culturale (che passa dalla disponibilità di collezioni in lingue diverse, alla presenza di materiali per persone con bisogni educativi speciali, a proposte specifiche per adolescenti, migranti, persone anziane); l’attenzione all’accessibilità economica (anche con azioni premiali e incentivi economici), alla riduzione dei costi di accesso alla cultura ed alla realizzazione di iniziative gratuite per persone che incontrano difficoltà economiche.
In conclusione, la ricerca e la sperimentazione di soluzioni per estendere l’accessibilità costituisce una dimensione di comune interesse per agenzie culturali e agenzie sociali. Il confronto e la costruzione di interventi nell’ambito del contrasto alla povertà educativa e culturale è forse il campo di sinergia più evidente per la strutturazione di proposte di welfare socio-culturale.
Agibilità: Nel dibattito sul welfare socio-culturale, il concetto di accessibilità è ormai riconosciuto come una condizione necessaria per garantire il diritto alla partecipazione e alla fruizione dei servizi culturali e sociali. Tuttavia, affinché tale accesso si traduca in un’effettiva possibilità di utilizzo autonomo e continuativo, è fondamentale integrare il concetto di accessibilità con quello di agibilità. L’agibilità riguarda la possibilità concreta di usufruire in autonomia delle opportunità, di interagire con esse nel tempo, e di contribuire attivamente alla loro evoluzione. In questo senso, agibilità significa garantire che servizi e iniziative culturali e sociali non siano solo pensati per essere inclusivi, ma siano anche strutturati in modo da favorire un utilizzo prolungato, adattabile e trasformabile da parte dei fruitori stessi. Mentre l’accessibilità riguarda la rimozione degli ostacoli (siano essi fisici, economici, culturali o linguistici) che impediscono appunto l’accesso - l’ingresso - nei contesti sociali e culturali, l’agibilità si concentra sulla capacità di muoversi, cioè di interagire e di co-costruire nuove possibilità una volta che l’accesso è stato assicurato. Questo implica un cambiamento di prospettiva: non si tratta solo di garantire l’ingresso in uno spazio o in un servizio, ma di progettare esperienze che consentano alle persone di vivere attivamente e in modo autonomo quegli spazi e servizi nel tempo (Famà et al., 2023). Un ambiente socio-culturale è agibile quando non impone un utilizzo rigido e predeterminato, ma permette flessibilità e adattamento in base alle esigenze dei fruitori, favorisce il protagonismo delle persone, consentendo loro di fruire delle iniziative e delle attività, ma anche di modificarle, facendo esperienza di modalità di utilizzo autonome e creative; riconosce e valorizza le competenze e le aspirazioni delle persone, anche di coloro che si trovano in condizioni di marginalità o svantaggio sociale, offre strumenti che rendono autonomi nella partecipazione, evitando forme di assistenzialismo passivo e promuovendo piuttosto la capacità delle persone orientarsi e collocarsi nei contesti e nelle attività socio-culturali. In un’ottica sociale e culturale, la costruzione di affordance adeguate significa creare contesti in cui le persone possano interagire attivamente con i servizi offerti, modificandoli in base alle proprie necessità e contribuendo alla loro evoluzione. Ciò implica progettare spazi e servizi che favoriscano l’iniziativa individuale e collettiva: ad esempio, biblioteche che non siano solo luoghi di consultazione, ma anche spazi di co-progettazione, co-working e partecipazione attiva. Garantire la continuità dell’esperienza: un servizio è realmente agibile quando chi ne usufruisce può tornarvi nel tempo, anche in autonomia, senza dover dipendere da operatori o mediatori. Prevedere meccanismi di adattabilità e personalizzazione: la fruizione di un servizio deve poter variare in base alle esigenze e alle competenze di chi lo utilizza, senza che l’individuo si trovi in una condizione di subordinazione rispetto a un modello rigido.
L’agibilità rappresenta un’evoluzione necessaria del concetto di accessibilità: non basta garantire l’accesso ai servizi culturali e sociali, ma bisogna strutturarli in modo che possano essere vissuti attivamente, modificati, trasformati e reinterpretati dai fruitori stessi (Simon, 2010). Affinché ciò avvenga, è essenziale adottare una prospettiva in cui l’autonomia, il protagonismo e la capacità di agire in modo indipendente siano al centro della progettazione dei servizi (Fazzi, 2021). Solo così il welfare socio-culturale può diventare un vero strumento di emancipazione, capace di rispondere non solo ai bisogni immediati, ma anche di creare le condizioni affinché le persone possano autodeterminarsi, innovare e partecipare attivamente alla costruzione del proprio benessere e di quello della comunità (Ciaccheri, 2024) e agendo a pieno dei diritti di cittadinanza sul piano sociale e culturale.
Creatività. La creatività è un altro elemento che può favorire l’intreccio tra il lavoro di musei, biblioteche, circoli culturali e le attività ideate e proposte da organizzazioni che operano in ambito sociale. Sia le agenzie culturali, sia le agenzie sociali sono alla ricerca di proposte accattivanti, in grado di coinvolgere e appassionare, capaci di intercettare interessi differenti, capaci di rispondere a esigenze individuali, a interessi sociali, in grado di offrire occasioni di relazioni interessanti. Non si tratta semplicemente di proporre attività insolite o originali, ma di sviluppare soluzioni innovative che rispondano a bisogni emergenti e favoriscano nuove forme di partecipazione. La creatività - nella fase ideativa messa in campo dalle agenzie coinvolte e nella tessitura delle attività proposte - diventa così un motore di trasformazione sociale, capace di generare impatti significativi attraverso la sperimentazione di nuovi modelli di coinvolgimento. La Serious Leisure Perspective (VanScoy, 2020) offre una cornice teorica per analizzare attività piacevoli, svolte senza interessi economici e a titolo volontario, da proporre e da svolgere nel tempo libero. Secondo questo approccio teorico le attività che si possono svolgere nel tempo libero possono essere casuali, piacevoli, di breve durata e non richiedere particolari competenze o formazione: passare del tempo conversando, sfogliando riviste, ascoltando musica sono attività di relax poco impegnative che hanno l’obiettivo di offrire svago. Altre attività si presentano come più impegnative: partecipare ad un evento culturale, seguire una conferenza sono impegni circoscritti che però richiedono un grado di investimento definito. Una terza dimensione di attività del tempo libero si riferisce alla ricerca di attività interessanti e appaganti, che colgono sfere di crescita personale e identitaria, che richiedono maggiore impegno e consentono di sviluppare competenze, conoscenze e relazioni con altre persone con le quali condividere interessi. Laboratori nei musei, nelle biblioteche o nei FabLab, partecipazione a gruppi di lettura, repair café, knit café, sessioni di gioco (da tavolo o digitali), attività di lettura ad alta voce, gruppi di fotografia, altre attività culturali richiedono un certo grado di investimento e di impegno per essere interessanti e appaganti. I partecipanti sviluppano competenze, conoscenze ed esperienze, incontrano altre persone con le quali condividere interessi e passioni. In questo caso si tratta di attività di svago svolte con impegno e costanza (serious leisure activities): attività che richiedono perseveranza, dedizione per acquisire conoscenze e competenze, progressione nelle competenze attraverso prove successive, e che restituiscono senso di realizzazione e appartenenza, la percezione di un impegno di senso e una forte identificazione personale con l'attività e con i gruppi impegnati. Come si può osservare, si aprono tre spazi per proporre attività coinvolgenti e creative, con gradi di ingaggio differenti.
In una prospettiva di welfare socio-culturale, la capacità di offrire attività coinvolgenti che attivano gli interessi di chi vi prende parte e promuovono creatività, si configura come un obiettivo chiave per rendere i servizi attrattivi, agibili e trasformativi. Per raggiungere questi obiettivi, le progettazioni di attività che hanno come sfondo la dimensione socio-culturale devono lavorare sulle caratteristiche di coinvolgimento delle persone a cui ci si rivolgono, di apertura e di potenziale evoluzione delle proposte, di tenuta nel tempo per consentire di aggregare interessi e promuovere autonomia e protagonismo. Alcuni vividi esempi di proposte socio-culturali sono offerti nel libro di Antonella Agnoli (2023) che esplora in particolare le caratteristiche delle biblioteche come spazi accoglienti, agibili, creativi e attrattivi:
In questa prospettiva la sinergia tra musei e biblioteche con agenzie sociali può mettere in campo proposte e laboratori in cui la creatività anima processi di empowerment sociale.
Collaborazione. La collaborazione è la modalità per costruire reti di iniziative per il benessere collettivo. Si tratta di pensare proposte capaci di rispondere contemporaneamente agli interessi dei diversi soggetti in gioco, capaci di costruire strategie mutualmente vantaggiose capaci di generare valore aggiunto per la comunità a partire dal versante sociale o dal versante culturale, e in ultima analisi capaci di ampliare l’impatto degli interventi.
Musei, biblioteche, circoli culturali, enti di terzo settore, servizi sociali e socio-sanitari, infatti, condividono campi di intervento, si rivolgono a comuni tipologie di fruitori, condividono l’obiettivo di favorire l’inclusione e la partecipazione, di proporre attività emancipanti e coinvolgenti, di suscitare interesse. In questo senso, la collaborazione con istituzioni locali che operano nel campo culturale o dei servizi alla persona, o con organizzazioni del terzo settore, rappresenta un'opportunità doppia: da un lato per ottimizzare le risorse, dall’altro per rendere gli interventi più incisivi. Un aspetto cruciale riguarda la necessità di coordinare le interlocuzioni tra i diversi attori, evitando sovrapposizioni e favorendo una gestione più integrata delle risorse disponibili. Un sistema di welfare socio-culturale efficace deve basarsi su strategie di raccordo tra gli enti coinvolti, favorendo lo sviluppo di progettualità comuni e il superamento di barriere operative.
Tra i principali elementi che spiegano le differenze nelle politiche di welfare state in paesi diversi, Pfau-Effinger (2005) pone l'attenzione su come gli assunti culturali influenzano le politiche di contrasto delle disuguaglianze sociali e su come le politiche per l’inclusione e per l’accesso al lavoro orientano le idee per promuovere inclusione nelle sfere della cittadinanza, dell’accesso ai servizi e al mercato del lavoro, dell’assistenza per persone in condizioni di fragilità. Gli assunti culturali influenzano l’idea di redistribuzione delle risorse collettive, la rappresentazione sociale della povertà, dei fattori che la determinano e delle modalità per intervenire e ridurne l’impatto. Gli assunti culturali influenzano anche le idee di strutturazione delle politiche sociali, le forme di articolazioni dei servizi di welfare e la titolarità nell'accesso ai servizi, il ruolo della famiglia. Le rappresentazioni sugli assetti di welfare e sul ruolo degli attori sociali si esprimono nei contesti più diversi determinando processi di negoziazione di significati e di indirizzi di azione. Sulla scorta di queste riflessioni ci si può chiedere come intervenire nei luoghi in cui si costruiscono le rappresentazioni e le coordinate per l’azione: la sfera del dibattito pubblico che alimenta la costruzione di cornici di senso e gli ambiti di regolazione delle politiche di welfare. Una costruzione che passa certamente dai media, ma che può svilupparsi anche in contesti di prossimità e nelle pratiche concrete di produzione di cultura nei contesti locali.
Per cogliere come il welfare socio-culturale possa contribuire a rafforzare il welfare mix locale (Fazzi, 2021), possiamo considerare tre aspetti: (1) la risposta inclusiva che è in grado di mettere in campo; (2) la capacità di svilupparsi con risorse contenute; (3) le potenzialità generative e connettive. Riguardo al primo aspetto, le riflessioni proposte da Maino e Lodi Rizzini (2021) indicano tre sfide per le agenzie che promuovono welfare sociale. Tre sfide che dal piano nazionale si propagano a livello locale: facilitare innovazioni nelle risposte, nelle attivazioni e nei servizi; promuovere cambiamenti negli assetti di welfare sociale; farsi garanti di diritti esistenti ed emergenti. Circa il secondo aspetto, Rigoni e Scalera (2023) suggeriscono che il futuro del welfare italiano si basa su un approccio più flessibile, partecipativo e integrato, che tenga conto delle specificità locali e delle esigenze dei cittadini. Il welfare di comunità e il welfare socio-culturale sono elementi chiave per la costruzione di un sistema di welfare più efficace e sostenibile. Forme di collaborazione tra agenzie pubbliche e private sono fondamentali per garantire la sostenibilità e l'efficienza del sistema. Relativamente al terzo aspetto, Maino e Maino (2023) suggeriscono che il welfare socio-culturale si caratterizza come una forma di secondo welfare che si sviluppa in contesti di vita e di socialità. Una forma di welfare che scaturisce delle collaborazioni tra attività culturali e azioni di tutela del benessere individuale e collettivo. Diverse le caratteristiche che il welfare socio-culturale esprime:
Il welfare socio-culturale si distingue anche per la sua capacità di farsi plurale, e di adattarsi alle condizioni locali e regionali, promuovendo azioni territoriali e soddisfacendo bisogni emergenti attraverso il coinvolgimento di attori pubblici e privati.
Il welfare socio-culturale è una strategia di azione locale capace di rafforzare la coesione sociale attraverso la sinergia tra politiche culturali e politiche sociali. Biblioteche, musei, teatri, centri culturali e scuole di musica non sono solo luoghi di produzione culturale, ma spazi di incontro e partecipazione attiva, capaci di favorire relazioni tra cittadini e di promuovere pratiche inclusive. Quando queste istituzioni si aprono a progettualità condivise con agenzie sociali come servizi sociali, cooperative sociali, associazioni di volontariato e servizi per l’inclusione sociale e lavorativa, si generano opportunità di dialogo tra ambiti diversi. La cultura diventa così un motore di sviluppo sociale e la dimensione sociale si arricchisce attraverso le pratiche culturali. Il valore del welfare socio-culturale risiede nella capacità di riportare le questioni sociali fuori dai contesti specialistici e di reintegrarle nella vita quotidiana, negli spazi civici e nelle dinamiche di comunità. L’incontro tra agenzie culturali e sociali, infatti, permette di affrontare tematiche complesse – dalle disuguaglianze all’inclusione, dalla partecipazione civica al benessere collettivo – in modo trasversale e partecipato. Non si tratta di aggiungere compiti alle istituzioni culturali, né di trasferire le competenze sociali all’ambito in contesti culturali, ma di individuare punti di connessione che permettano di rendere più efficaci e significativi gli interventi di entrambi i settori. I musei e le biblioteche, ad esempio, continuano a essere presìdi fondamentali di accesso alla conoscenza e alla produzione culturale, ma quando promuovono progettualità sociali, ospitano iniziative condivise e collaborano attivamente con altri soggetti del territorio, amplificano la loro capacità di farsi piattaforme in cui la cultura diventa strumento di inclusione e coesione. Come sottolinea Klinenberg (2019), la collaborazione tra infrastrutture culturali e sociali contribuisce a contrastare le disuguaglianze e le esclusioni, favorendo una maggiore responsabilizzazione civica e il superamento delle frammentazioni locali. Considerare musei, biblioteche, teatri e centri culturali come infrastrutture significa riconoscerne la funzione connettiva e abilitante all’interno della società. Questi spazi non solo possono ospitare attività e proposte sociali, ma sono in grado di mettere in relazione gruppi sociali, attivano reti di collaborazione e generano opportunità di partecipazione che vanno oltre la semplice fruizione culturale. La loro capacità di trasformarsi in luoghi di incontro tra attori diversi – cittadini, organizzazioni di volontariato, servizi sociali, imprese sociali, associazioni culturali, cooperative e fondazioni – permette di sviluppare progettualità condivise e di sperimentare nuove forme di intervento. E non esistono limiti alle possibili collaborazioni tra cultura e sociale. Un teatro può diventare un luogo di produzione di spettacoli di teatro sociale o di laboratori per giovani in situazioni di vulnerabilità. Un museo può ospitare percorsi esperienziali progettati con centri per la salute mentale o con associazioni che lavorano con persone con disabilità. Le scuole di musica possono avviare percorsi di musicoterapia in collaborazione con ospedali e servizi sanitari, mentre i centri culturali possono accogliere sportelli di ascolto, mediazione culturale e alfabetizzazione digitale per facilitare l’inclusione di persone con percorsi migratori o in condizioni di marginalità. Si tratta di interventi che non solo arricchiscono l’offerta culturale, ma rafforzano il senso di comunità, moltiplicando le opportunità di accesso e di espressione. Le collaborazioni tra agenzie sociali e culturali devono essere costruite in una prospettiva di reciproco vantaggio, così che attività e risultati abbiano valore sia sul piano sociale sia sul piano culturale.
In fase di esplorazione delle possibilità di collaborazione e nella successiva ideazione di iniziative, è essenziale identificare gli impatti concreti, valutando come e in che misura queste sinergie possano contribuire a migliorare la qualità della vita dei cittadini e la vitalità culturale del territorio.
Nel 2024, durante le Giornate sulla coesione sociale di Catanzaro (Fazio et al., 2025), il welfare socio-culturale è stato identificato come un terreno privilegiato per favorire l’incontro tra competenze e discipline diverse. In particolare, è stato sottolineato come la co-progettazione tra cultura e sociale possa generare effetti significativi nel rafforzamento del capitale sociale, nella promozione dell’integrazione, e nella sperimentazione di nuovi modelli di partecipazione. L’ascolto attivo del territorio attraverso percorsi partecipativi è stato individuato come elemento essenziale per far emergere i bisogni e i desideri delle comunità, anche nei contesti più critici. Il dialogo con gli abitanti è una risorsa fondamentale per costruire relazioni e promuovere un benessere diffuso. La partecipazione è un elemento chiave della coesione sociale, e l’intreccio tra attività sociali e culturali dà maggiore profondità ai processi partecipativi. Ripensare i servizi culturali e sociali in un’ottica di coinvolgimento attivo dei cittadini permette non solo di ampliare la platea di fruitori, ma di rendere più efficace e sostenibile l’intervento pubblico, valorizzando il contributo delle comunità nella definizione delle strategie di sviluppo locale. Le proposte di welfare socio-culturale efficaci sono in grado di integrare esperienze fisiche e digitali, riconoscendo il potenziale delle piattaforme online nel facilitare la partecipazione e nell’ampliare le possibilità di accesso alle attività culturali. E sono in grado di accompagnare la rigenerazione di spazi culturali, trasformando biblioteche e musei in luoghi multifunzionali, capaci di ospitare nuove proposte e di generare processi di apprendimento, alfabetizzazione e scambio intergenerazionale. Investire politiche di welfare socio-culturale significa impegnarsi per garantire l’accesso alla cultura e alle attività creative, potenziare il patrimonio informativo e sostenere l’operatività delle istituzioni culturali, affinché possano adattarsi ai cambiamenti sociali e continuare a svolgere un ruolo attivo nelle comunità. Rendere la cultura accessibile, partecipata e connessa con le dinamiche sociali non è solo una questione di equità, ma un modo per costruire società più inclusive, in cui le differenze non siano elementi di divisione, ma risorse per un dialogo aperto e generativo. Le istituzioni culturali e sociali, operando insieme, raggiungono risultati superiori alla semplice somma dei loro sforzi individuali.
DOI 10.7425/IS.2025.01.01
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