Impresa Sociale ha in questi anni dedicato una grande attenzione al tema dell’amministrazione condivisa. Non a caso: si tratta del più rilevante riconoscimento mai accordato all’impresa sociale e all’intero Terzo settore, che si ricollega idealmente alle leggi del 1991 sulla cooperazione sociale e sul volontariato e alla riforma della Carta costituzionale del 2001. L’affermazione, nelle leggi del 1991, della presenza di soggetti non pubblici, ma che operano per “l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”, non era certo facile da digerire né da parte del nostro ordinamento giuridico, né dalla cultura delle pubbliche amministrazioni; e non a caso il percorso per una effettiva traduzione di questo principio nelle pratiche sociali e amministrative ha avuto un percorso accidentato. Lo stesso si può dire rispetto all’art. 118 della Costituzione riformata nel 2001: non a caso la Corte costituzionale indica, nella Sentenza 131/2020, l’art. 55 del Codice del Terzo settore come la prima procedimentalizzazione del principio di sussidiarietà enunciato dalla carta quasi vent’anni prima.
I tempi lunghi e il cammino contrastato di questa evoluzione sono comprensibili se inquadriamo l’amministrazione condivisa entro un percorso sottoposto a tensioni differenti e contrastanti.
Da una parte, la concezione stessa delle politiche – anche al di là del Terzo settore – è di per sé evoluta in senso sistemico. Se si immagina di intervenire su un sistema complesso – rilanciare un quartiere degradato, promuovere lo sviluppo locale, intervenire sulla condizione dei giovani in un territorio – necessariamente si pensa ad un complesso di attori – imprese, associazioni, istituzioni, cittadini - che agiscono in modo sinergico. Guardando più da vicino l’ambito sociale, il riferimento della legge 328/2000, pur non molto avanzata su questi aspetti, al “sistema integrato di interventi e servizi” (che è cosa diversa dal disciplinare “i servizi sociali”) è figlio di questa cultura. E questo elemento sicuramente porta a guardare con interesse soluzioni collaborative.
Del secondo elemento si è già detto: l’art. 55 del Codice del Terzo settore e poi la Sentenza 131/2000 della Corte costituzionale hanno ridisegnato il campo, che oggi non vede più soggetti pubblici e soggetti privati, ma soggetti di interesse generale (pubblici e di Terzo settore, tra cui le imprese sociali) e soggetti privati. È un cambio radicale di prospettiva, che riconosce la società civile e il contributo che essa dà al benessere delle comunità locali. Ma, al di là del lato culturale, come ben illustrato negli articoli del dossier, questa evoluzione normativa ha portato a legittimare gli strumenti dell’amministrazione condivisa, rendendoli “normali” e non più residuali.
Ma, d’altra parte, vi sono anche forze che spingono potentemente in senso contrario. La religione della competizione di mercato per trent’anni ha indicato un’unica soluzione a tutti i problemi: più concorrenza. Più concorrenza nell’energia, nelle comunicazioni, nei trasporti, nella sanità… e anche nel welfare. L’appalto non è solo uno strumento amministrativo, è il frutto naturale di una cultura che, come un riflesso condizionato – e apertamente contraddittorio con la cultura sistemica prima richiamata – vede il Terzo settore come controparte contrattuale della pubblica amministrazione, impegnato a competere duramente per aggiudicarsi una fornitura; e ritiene che tutto questo abbia come risultato il miglior perseguimento dell’interesse del cittadino. Trent’anni di questa cultura hanno dato forma alla mentalità di amministratori pubblici e leader di terzo settore, formando persone e organizzazioni che non possono che guardare con diffidenza e resistenza agli scenari collaborativi. E anche nel Terzo settore sono purtroppo diffusi atteggiamenti muscolari, orientati a prevalere piuttosto che a costruire reti e a integrarsi con altri.
In questo contesto, si verifica la diffusione delle esperienze di coprogettazione e, in misura minore, di coprogrammazione, ormai diverse centinaia in tutto il paese. Se la diffusione quantitativa è un dato di per sé molto significativo, la qualità di queste esperienze si gioca nell’equilibrio delle tensioni contrapposte prima richiamate. Le leggi cambiano, la mentalità e la cultura delle persone può richiedere tempo per evolvere, entro organizzazioni complesse dove le suddette tensioni – spesso presenti anche in una stessa organizzazione – imprimono orientamenti talvolta non lineari.
Questo dossier fotografa quindi un’evoluzione in corso, fatta di eccellenze e criticità, di sperimentazioni avanzate e di casi in cui l’amministrazione condivisa fatica a superare le vecchie logiche degli affidamenti. Ricerca le criticità per comprendere come affrontarle, studia le buone prassi per capire come diffonderle.
Il dossier è diviso in quattro sezioni.
Nella prima si ripercorre l’affermarsi del paradigma collaborativo, seguendone lo sviluppo storico (Gianfranco Marocchi), giuridico (Mario Gorlani), soffermandosi in particolare sull’impatto della Sentenza 131/2020 della Corte costituzionale (Luca Gori); Gregorio Arena apre lo sguardo a forme ulteriori di amministrazioni condivisa, individuando i diversi spazi della coprogettazione e dei patti di collaborazione, mantre Gianmaria Gotti esamina il tema dell'amministrazione nel contesto comunitario.
La seconda sezione, con articoli di Gianluca Salvatori, Silvia Sacchetti e Giacomo Pisani, affronta il tema dell’amministrazione condivisa come elemento in grado di rivitalizzare le nostre istituzioni democratiche.
Nella terza sezione, Luca Fazzi, Leonardo Becchetti, Emanuele Bobbio, Luca Raffaele e Lorenzo Semplici propongono una lettura complessiva del fenomeno, individuandone punti di forza, criticità e studiando.
Segue una quarta sezione in cui sono raccolti studi di caso e ricerche sul tema, offrendo al lettore uno spaccato di quanto concretamente sta accadendo sul territorio.
Infine, la quinta sezione contiene dei materiali che tentano di offrire risposte ad alcune delle più frequenti questioni che si pongono durante le concrete pratiche di amministrazione condivisa.
AMMINISTRAZIONE CONDIVISA, COLLABORAZIONE, SUSSIDIARIETÀ
Impresa Sociale propone un dossier sul tema dell'amministrazione condivisa. Raccogliere contributi teorici e studi di casi concreti, ricerca le criticità per comprendere come affrontarle, studia le buone prassi per capire come diffonderle.
Teoria politica
Amministrazione condivisa e democraziaL'amministrazione condivisa è recupero del carattere collettivo della decisione e può dare nuova linfa alla democrazia, riequilibrando sovranità pubblica e iniziativa dei cittadini. L'impresa sociale porta in dote la sua specifica vocazione, organizzando l'azione di interesse generale oltre lo spontaneismo.
Diritto
Co-progettazione e proprietà intellettualeLa coprogettazione porta con sé un'esigenza di condivisione dei saperi e delle conoscenze dagli enti partecipanti. Ma, rispetto alla proprietà intellettuale, le linee guida si limitano a tutelare e le prerogative dell'amministrazione mentre sarebbe utile una riflessione che consideri in modo equilibrato le diverse istanze.
Diritto
Art. 55, la nuova legge regionale in UmbriaApprovata la nuova legge sull'amministrazione condivisa in Umbria. Definisce principi generali, soggetti e esiti dei procedimenti di coprogrammazione e coprogettazione.
Policy
La voce E23 e le coprogettazioniSe nelle coprogettazioni non si possono fare utili, come può l'amministrazione condivisa diventare un'esperienza ordinaria per le imprese sociali? Come possono sopravvivere e rafforzarsi? Tema complesso, che richiede alla base di ripensare i concetti in coerenza con una economia cooperativa.
Attualità
Codice degli appalti: che confusione!In questi giorni sta circolando una bozza del nuovo Codice dei contratti pubblici che entra nel merito degli istituti di amministrazione condivisa. Con notevole confusione e poca conoscenza dei termini della questione. Soprattutto,senza che ve ne fosse bisogno.
Policy
Il peggior nemico dell'amministrazione condivisaIl peggior nemico dell'amministrazione condivisa sono le coprogettazioni fatte male, quelle che sembrano appalti, quelle in cui si deve competere più che collaborare. E' il caso di questo esempio toscano, del tutto estraneo allo spirito e alla lettera della norma
Policy
Coprogettazione: parliamo di soldiIl Terzo settore si sta appassionando all'amministrazione condivisa. Ma sente il rischio che essa porti con sé un'insidia: dovere ulteriormente diminuire, sotto i limiti della sostenibilità, le risorse disponibili. E' quindi urgente provare a fare ordine sui temi del "contributo" e del "cofinanziamento".
Impresa Sociale è una risorsa totalmente gratuita a disposizione di studiosi e imprenditori sociali. Tutti gli articoli sono pubblicati con licenza Creative Commons e sono quindi liberamente riproducibili e riutilizzabili. Impresa Sociale vive grazie all’impegno degli autori e di chi a vario titolo collabora con la rivista e sostiene i costi di redazione grazie ai contributi che riesce a raccogliere.
Se credi in questo progetto, se leggere i contenuti di questo sito ti è stato utile per il tuo lavoro o per la tua formazione, puoi contribuire all’esistenza di Impresa Sociale con una donazione.