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ISSN 2282-1694
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Introduzione

Sull’economia sociale nella dimensione globale

Gianluca Salvatori

L’impresa sociale: dalla teoria alle policy

Giulia Galera, Stefania Chiomento

Dal mondo

Esperienze dal mondo

Redazione

Le cooperative agricole familiari in Brasile

Leandro Pereira Morais, Miguel Juan Bacic

Economia solidale: due esperienze dall'America latina

Maura Viezzoli, Luigi Grando

Innovazione sociale: una via mediterranea?

Dario Carrera, Suheli Chrouda, Rosario Sapienza, Marco Traversi

L’ESS per il lavoro dignitoso nell’Africa subsahariana

Jürgen Schwettmann

In memoria

Ricordando Marco Maiello

Felice Scalvini

Numero 1 / 2022

Un Europa sociale

L’economia sociale nel panorama europeo

Anna Athanasopoulou, Patrick Klein

Original English version

Cresce l’interesse per l’economia sociale

Sebbene l’economia sociale non sia un fenomeno nuovo, in questi anni ha guadagnato un ruolo crescente nelle politiche pubbliche. Le organizzazioni e le imprese dell’economia sociale hanno dimostrato una buona capacità nel colmare le lacune lasciate da Stato e mercato, e si sono dimostrate innovative, adattabili e reattive ai bisogni delle comunità, quando ne hanno avuto le opportunità e un ambiente favorevole.

Negli ultimi due decenni, lo sviluppo di nuovi modelli di business e di nuove soluzioni organizzative ha ampliato la capacità di comprendere il fenomeno dell’economia sociale e il suo ruolo nei diversi territori, come attore in grado di operare per diffondere i principi di inclusione, equità e responsabilità, principi che le amministrazioni pubbliche e gli enti privati devono abbracciare per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite.[1]

In seguito alla crisi sanitaria globale, la domanda di economia sociale non è mai stata così grande. Con la fragilità dell’economia e l’aggravarsi delle disuguaglianze esistenti, è emerso un naturale bisogno di resilienza, innovazione e cooperazione. La pandemia da Covid-19 ha causato importanti ripercussioni economiche e sociali a livello globale. Mentre le nostre economie iniziano a riprendersi, è il momento di riflettere sulle lezioni apprese e sul ruolo che l’economia sociale può svolgere per una “buona” ricostruzione; un’analisi da collocare entro scenari economici e sociali più ampi, chiedendosi come le trasformazioni attuali e future possano contribuire a modelli di sviluppo e crescita più sostenibili. Questo è il motivo per cui l’economia sociale trova un suo posto nella strategia industriale europea[2], che nel suo ultimo aggiornamento si pone l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica e la leadership digitale.

Le discussioni sull’economia sociale e sul suo futuro in Europa sono quindi tempestive. Mentre stiamo ancora affrontando le sfide della pandemia, la Commissione europea sta guardando oltre la crisi per costruire una società più equa e inclusiva e accelerare la doppia transizione – verde e digitale – che desideriamo vedere nel prossimo decennio. E sebbene l’economia sociale stia già dando un contributo significativo alla vita delle persone e delle comunità, ha ancora un enorme potenziale non sfruttato.

Oggi è giunto il momento di guardare oltre la crisi che stiamo affrontando e lavorare alla costruzione di una società più giusta, più prospera e più forte. L’economia sociale è un eccellente esempio di “economia che opera per le persone”. Contribuisce a costruire un’Europa sociale, trasformando i principi dell’European Pillar of Social Rights – il Pilastro europeo dei diritti sociali – in azioni con risultati concreti per i cittadini. Gli attori dell’economia sociale sono i più adatti a sostenere l’ambiziosa agenda concordata tra i leader europei a Porto,[3] per plasmare il futuro dei diritti sociali in Europa.

In poche parole, dobbiamo trasformare le grandi sfide in opportunità. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti per ottenere di più in termini di eque trasformazioni e crescita sostenibile a lungo termine.

A tal fine, il 9 dicembre la Commissione europea ha rilasciato alcune ambiziose misure. In primo luogo, l’European Action Plan on Social Economy – il Piano d’azione europeo per l’economia sociale – definisce la visione e il quadro d’azione per l’economia sociale nel prossimo decennio. In secondo luogo, il percorso di transizione per l’ecosistema industriale Proximity and Social Economy presenta diversi scenari per consentire agli attori dell’economia sociale di essere all’avanguardia nella trasformazione verde e digitale. Il documento è un invito a costruire, insieme agli stakeholder, un percorso verso la resilienza e la doppia transizione.[4]

Action Plan for Social Economy: un passo verso un’economia più inclusiva e sostenibile

Il Piano d’azione europeo per l’economia sociale si pone l’obiettivo di porre condizioni favorevoli per lo sviluppo dell’economia sociale, il cui potenziale è sottoutilizzato e rimane sconosciuto a molti. A causa di questa mancanza di comprensione e riconoscimento, le imprese e le organizzazioni dell’economia sociale incontrano molte difficoltà a scalare le proprie attività. All’interno del Mercato Unico si può ambire ad ottenere di più per integrare e replicare esperienze di successo in tutti i territori.

La Social Business Initiative nel 2011 aveva già spianato la strada a ulteriori progressi nell’UE per quanto riguarda lo sviluppo del settore;[5] tuttavia, rimangono molti ostacoli, come dimostrato da uno studio condotto nel 2020.[6] Di qui, alcuni punti importanti per il futuro dell’economia sociale. 

Creare le condizioni per il rafforzamento dell’economia sociale

In primo luogo, dobbiamo creare le giuste condizioni affinché l’economia sociale possa crescere/svilupparsi.

Giungere ad una definizione condivisa di economia sociale – comprendendo e integrando le tradizioni eterogenee degli Stati membri – è tra i primi obiettivi dell’agenda della Commissione europea. Pertanto, per attribuire un peso crescente alle politiche di sostegno e all’inquadramento giuridico, è fondamentale sostenere le opportunità di apprendimento reciproco e offrire orientamenti. Nel 2023 la Commissione proporrà una raccomandazione del Consiglio sulle condizioni per lo sviluppo dell’economia sociale negli Stati membri, che riguarderà temi quali le competenze, la fiscalità, il sostegno finanziario e gli appalti pubblici.

E proprio gli appalti pubblici sono in cima all’agenda. La fornitura di beni e servizi agli enti pubblici e alle imprese è fondamentale per il rafforzamento dell’economia sociale e la sua connessione con l’economia mainstream. Negli ultimi anni, diversi enti locali e regionali hanno sviluppato forme di appalti pubblici socialmente responsabili, ma occorre fare molto di più, soprattutto per migliorare la consapevolezza e promuovere lo scambio di buone pratiche in Europa.[7] Inoltre, è importante promuovere delle catene del valore più socialmente responsabili; a riguardo la Commissione proporrà delle azioni per indurre le imprese tradizionali a collaborare con gli attori dell’economia sociale all’interno delle loro filiere.[8]

L’accesso ai finanziamenti per le imprese e le organizzazioni dell’economia sociale continuerà ad essere una delle principali sfide da affrontare. Nel periodo 2014-2020 sono stati mobilitati almeno 2,5 miliardi di euro dal bilancio dell’UE per sostenere l’economia sociale, bilancio che dovrebbe aumentare nel periodo 2021-2027, utilizzando l’effetto moltiplicatore dei nostri strumenti finanziari, come InvestEU, FSE+, FESR, il Single Market Program o Erasmus +, solo per citarne alcuni.

Per quanto riguarda la finanza sociale, la Commissione lavorerà sul lato della domanda e dell’offerta per adattare le opportunità di finanziamento alle organizzazioni dell’economia sociale. Lo strumento NextGenerationEU permetterà inoltre agli Stati membri[9] di mobilitare investimenti e riforme al fine di sviluppare l’economia sociale e l’imprenditoria sociale. Gli strumenti ci sono, dobbiamo metterli a disposizione degli imprenditori sociali e delle organizzazioni dell’economia sociale.

La Commissione europea continuerà a sostenere il rafforzamento dell’economia sociale a livello regionale e locale. Ha senso generare cooperazione tra le autorità regionali e locali poiché i modelli di business dell’economia sociale sono spesso stabiliti a livello locale, generando crescita e occupazione.

A partire dal 2018, più di 100 città e regioni hanno organizzato eventi di sensibilizzazione in tutta Europa e si sono unite alla nostra rete European Social Economy Regions (ESER) per condividere esperienze, buone pratiche e conoscenze.[10] Lo scambio ed una maggiore cooperazione rimarranno un modo efficace per migliorare l’apprendimento reciproco sull’economia sociale. Il sostegno tramite FSE+, FESR o FEASR continuerà a svolgere un ruolo significativo.

Inoltre, incoraggiare lo sviluppo di cluster sociali ed ecologici in Europa può essere un ottimo veicolo per uno sviluppo economico inclusivo e per aprire opportunità per le PMI locali. Questi cluster sono “gruppi di imprese dell’economia sociale ed altri attori economici e di supporto che cooperano in un determinato luogo per aumentare il loro impatto sociale ed ecologico congiunto, migliorando la attitudine a cooperare, mettendo in comune risorse e capacità di innovazione”. I cluster consentono di creare posti di lavoro o di rivitalizzare le aree più fragili a livello sociale ed economico.[11] 

Il sostegno alle imprese e al loro sviluppo

In secondo luogo, dobbiamo attivare nuove opportunità per aumentare il sostegno alle imprese e lo sviluppo di competenze.

Le imprese sociali hanno caratteristiche e bisogni specifici, che richiedono soluzioni su misura. La Commissione europea proseguirà nel consolidare i servizi di sviluppo alle imprese, come gli incubatori o i parchi di innovazione sociale, per promuovere lo scaling-up dell’innovazione sociale a livello comunitario. Sebbene questi incubatori abbiano spesso delle proprie metodologie operative, continueremo a incentivare gli scambi reciproci per aumentarne l’efficienza e l’apprendimento reciproco.

Sarà poi fondamentale sviluppare le giuste competenze per rimanere in contatto con il mercato del lavoro. La Commissione europea ha lanciato recentemente il Pact for Skills – patto per le competenze – per l’ecosistema dell’economia sociale e di prossimità; un modello di impegno condiviso per il miglioramento delle competenze esistenti (upskilling) e la formazione di nuove competenze (reskilling).

Per sostenere una ripresa equa e realizzare le ambizioni della transizione verde e digitale, la Commissione invita gli enti pubblici e le imprese private a unire le forze e ad adottare misure concrete. Le imprese, i lavoratori, le autorità nazionali, regionali e locali, le parti sociali, gli operatori attivi nell’istruzione e nella formazione, per citarne alcuni, avranno un ruolo chiave. Il Pact for Skilss è infatti la prima delle azioni faro nell’ambito dell’European Skills Agenda – agenda europea per le competenze[12] – ed è saldamente radicato nel Pilastro europeo dei diritti sociali.[13]

È anche necessario continuare a promuovere l’imprenditoria sociale e l’educazione all’economia sociale nei programmi di studio. Attualmente, molti studenti vogliono iniziare la loro vita professionale con un lavoro che sia significativo e carico di valore, cercando al tempo stesso stabilità lavorativa e opportunità di crescita professionale. A questo proposito, la Commissione europea dedica particolare attenzione alla formazione all’imprenditorialità dalla scuola primaria all’università, al fine di incoraggiare i giovani europei a diventare gli imprenditori del futuro. Crediamo inoltre fermamente che debbano essere insegnati diversi modelli imprenditoriali – come l’imprenditorialità sociale o cooperativa – anche se poche scuole lo fanno. Non sorprende quindi che quei giovani che desiderano avviare una nuova impresa non prendano in considerazione questi modelli.

Per affrontare questo problema, nel 2022 la Commissione europea lancerà una nuova Accademia per le politiche per l’imprenditorialità giovanile. Mirerà a promuovere l’imprenditorialità giovanile, con particolare attenzione alla questione di genere e al sociale, collaborando con i responsabili politici nazionali e le reti di imprenditoria giovanile. Continueremo inoltre a promuovere i nostri programmi imprenditoriali Erasmus for Young, in modo che gli stakeholder dell’economia sociale possano partecipare attivamente.

L’economia sociale come ecosistema chiave per la transizione industriale

L’Europa sta avviando una transizione verso la neutralità climatica e la leadership digitale. Queste due transizioni caratterizzano la maggior parte delle politiche dell’UE e sono particolarmente rilevanti per la nostra politica industriale (aggiornata a maggio 2021)[14]. Abbiamo introdotto un nuovo approccio basato su 14 ecosistemi industriali, riunendo attori pubblici e privati, grandi e piccole imprese appartenenti alle stesse catene del valore in diversi Stati membri, che rappresentano il 90% del valore aggiunto delle imprese nell’UE. Tra questi, vi è l’ecosistema Proximity and Social Economy – Economia sociale e di prossimità.

Questa strategia industriale consentirà all’Unione Europea di poter superare l’attuale crisi in modo da tutelare economia, società e ambiente. Contribuirà inoltre a raggiungere maggiori livelli di preparazione per potenziali shock futuri e a trasformare gradualmente l’economia, nei decenni a venire, verso una maggiore sostenibilità competitiva.

La Commissione europea collaborerà con le parti interessate per preparare un percorso di transizione per l’ecosistema dell’economia sociale e di prossimità, mobilitando gli stakeholder verso azioni congiunte per promuovere la duplice trasformazione verde e digitale dell’economia sociale.

L’economia sociale come fattore abilitante per la transizione verde

Gli attori dell’economia sociale hanno un ruolo cruciale nel raggiungere l’ambizio obiettivo del Green Deal europeo di fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Inoltre, conciliare la crescita economica con la sostenibilità ambientale offre numerose opportunità di business per il settore.

L’economia sociale ha fornito soluzioni verdi innovative per decenni, come gli esempi di economia circolare – attraverso servizi di riutilizzo e riciclo e generando nuovi prodotti e servizi – oppure in servizi di mobilità pulita e condivisa, soluzioni abitative sostenibili, produzione di alimenti biologici o applicazioni industriali a basse emissioni di carbonio.[15]

Nonostante queste storie di successo, molte delle sfide per far scalare le innovazioni nel mercato e in tutte le regioni d’Europa rimangono aperte. La natura sempre più competitiva dei diversi mercati – in particolare per quanto riguarda la gestione e il riciclaggio dei rifiuti – sta esercitando un’ulteriore pressione sui modelli consolidati di economia sociale. Per aiutare gli imprenditori sociali e le PMI dell’economia sociale a sviluppare ulteriori capacità, nel 2022 mobiliteremo 6 milioni di euro nell’ambito del Single Market Programme per sostenere le reti transnazionali di intermediari e diffondere buone pratiche. Merita la dovuta attenzione anche lo sviluppo di strumenti di misurazione d’impatto, che forniscano evidenza degli impatti ambientali e sociali, e della sostenibilità delle attività ai propri beneficiari, agli acquirenti di servizi e agli investitori.

Un altro aspetto importante per la transizione verde dell’ecosistema è la povertà energetica e il ritardo nel rendere più ecologiche le infrastrutture sociali che molti attori dell’economia sociale utilizzano o possiedono per gestire le loro attività (istruzione, apprendimento permanente, edilizia sociale, assistenza e sanità). Un’iniziativa chiave nell’ambito della Renovation Wave è la Affordable Housing Initiative (AHI),[16] che intende guidare la ristrutturazione dei sistemi di illuminazione in 100 distretti e sostenere gli investimenti in alloggi sostenibili di social housing a prezzi accessibili da parte di Stati membri, regioni e città. AHI contribuirà anche al nuovo Bauhaus europeo, in quanto – in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo – si pone l’obiettivo di soddisfare i bisogni della comunità attraverso modelli partecipativi per progetti di ristrutturazione e rigenerazione. Tali iniziative sono importanti per rendere la transizione verde non solo sostenibile ma anche equa.[17]

L’economia sociale come motore della trasformazione tecnologica e digitale

La crisi causata dalla pandemia da Covid-19 ha reso più visibile il divario digitale tra gli attori dell’economia sociale, ma ha anche accelerato[18] la tendenza verso la digitalizzazione di molti dei sottoinsiemi dell’ecosistema (ad esempio, le cooperative agricole, i fornitori di servizi e assistenza sociale, gli sviluppatori di tecnologie sociali).

L’economia sociale ha molte opportunità di plasmare lo sviluppo e l’applicazione delle tecnologie per raggiungere il bene sociale. In molti casi, gli attori della società civile e dell’economia sociale sono già stati abbastanza efficaci nell’utilizzare tecnologie digitali mature. Ciò è evidente nelle crescenti comunità europee di innovazione sociale digitale (DSI – Digital Social Innovation).[19]

Ad esempio, all’interno di questo ecosistema i “pionieri digitali” sviluppano tecnologie e servizi digitali come le piattaforme decentralizzate (ad esempio, piattaforme in forma cooperativa, piattaforme di crowdfunding e piattaforme collaborative) che hanno un impatto positivo sulle comunità e sulla società. Inoltre, nell’economia sociale sta crescendo il modello di business per sostenere i gruppi vulnerabili offrendo competenze digitali e formazione all’imprenditorialità.

Similarmente, una nicchia di “abilitatori digitali” che offrono tecnologia digitale aperta o condivisa per piccoli imprenditori, cittadini e località sta acquisendo importanza e sta aumentando il suo potenziale. È infatti fondamentale la presenza di “abilitatori tecnologici o digitali” o intermediari nell’ecosistema che offrono soluzioni tecnologiche e formazione adattate e su misura. Questi specifici acceleratori mettono a disposizione soluzioni tecnologiche in modo conveniente, aperto o condiviso e progettano una tecnologia che aiuta a raggiungere una crescita sostenibile e più centrata sulle persone.

Molte delle organizzazioni che fanno parte dell’economia sociale hanno riconosciuto l’importanza delle tecnologie digitali e il loro potenziale nell’affrontare i problemi sociali e ambientali. È giunto il momento di esaminare come il settore possa svolgere un ruolo più attivo nella trasformazione digitale costruendo un approccio coerente per modellare le tecnologie in modi che vadano a beneficio dell’intera società.

Conclusione

Nell’ultimo decennio, la Commissione europea ha adottato misure significative per promuovere lo sviluppo dell’economia sociale come parte integrante del nostro mercato sociale europeo. Le azioni proposte nell’European Action Plan on Social Economy e la preparazione del percorso di transizione dell’ecosistema industriale Proximity and Social Economy possono avere successo solo se gli stakeholder giocheranno un ruolo da protagonisti. Dobbiamo continuare a creare soluzioni insieme, condividere esperienze e scambiare idee per realizzare politiche e azioni per una società più forte in Europa.

L’European Social Economy Summit, che abbiamo organizzato a Mannheim nella primavera del 2021, è un brillante esempio di questo processo di co-creazione. Ha chiarito che gli imprenditori e gli innovatori attivi nell’economia sociale possono portare avanti questi obittivi ambizione. Il Summit ha presentato esperienze e buone pratiche agli oltre tremila partecipanti, che hanno fornito un forte messaggio di azione attraverso la Dichiarazione di Mannheim.[20]

Possiamo ottenere di più, insieme. Mettiamoci in marcia e agiamo!

DOI: 10.7425/IS.2022.01.01

Note

  1. ^ Itçaina X., Richez-Battesti N. (eds.) (2018), Social and Solidarity-based Economy and Territory. From Embeddedness to Co-construction, CIRIEC, Peter Lang.
  2. ^ European industrial strategy, European Commission.
  3. ^ Porto Social Summit, 7-8 May 2021.
  4. ^ European Commission (2021), Scenarios towards co-creation of a transition pathway for a more resilient, sustainable and digital Proximity and Social Economy industrial ecosystem, Commission staff working document, SWD(2021) 982 final.
  5. ^ Social enterprise: https://ec.europa.eu/growth/sectors/proximity-and-social-economy/social-economy-eu/social-enterprises_en
  6. ^ 6. European Commission (2020), Impact of the European Commission’s Social Business Initiative (SBI) and its Follow-up Actions, Final Report – November 2020.
  7. ^ Sui lavori precedenti sulla questione, Social Procurement.
  8. ^ Un esempio di best practice: Social Entrepreneurship, Purpose and Sustainability, SAP.
  9. ^ Recovery plan for Europe, European Commission.
  10. ^ ESER - European Social Economy Regions - Social Economy Community.
  11. ^ PTCE | Le Labo de l’ESS.
  12. ^ European Skills Agenda, Employment, Social Affairs & Inclusion, European Commission.
  13. ^ European Pillar of Social Rights, European Commission.
  14. ^ European industrial strategy, European Commission.
  15. ^ Job creation in the re-use sector: Data insights from social enterprises, RREUSE.
  16. ^ Affordable housing initiative.
  17. ^ New European Bauhaus : beautiful, sustainable, together.
  18. ^ Si veda nota 4.
  19. ^ DSI4EU.
  20. ^ Mannheim Declaration on Social Economy, European Social Economy Summit 2021.
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